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Occupato il Piccolo Teatro

Una cinquantina di persone, tra lavoratori del coordinamento spettacolo della Lombardia e studenti, questa mattina ha occupato il cortile del Teatro Grassi di via Rovello, in pieno centro a Milano. Per l’azione di protesta contro la chiusura delle istituzioni culturali hanno scelto – spiegano – una data non casuale: oggi è infatti la giornata mondiale del teatro.  “Stabiliremo qui un parlamento culturale permanente, come luogo di incontri, assemblee, dibattiti e laboratori” dice Valentino Ferro, tecnico luci e lavoratore dello spettacolo, tra gli occupanti del teatro Grassi. I lavoratori dello spettacolo intorno alle 8 di ieri mattina sono entrati nel cortile dell’istituzione culturale dove intendono rimanere quanto possibile per quelle che chiamano le ‘Prove di uno spettacolo vivo’. “Questa azione – spiega Ferro – si inserisce in una giornata di respiro nazionale per rilanciare le lotte dei lavoratori dello spettacolo e le nostre richieste di riforma, tutela e reddito di continuità. Abbiamo scelto il Piccolo perché è il primo teatro di prosa comunale d’Italia, come scritto nel programma di sala del’47. Per noi è un simbolo”. Alle 11 gli occupanti hanno svolto un presidio davanti all’ingresso del teatro, su via Dante. ANSA

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In scena la protesta luminosa dei teatri

In scena la protesta luminosa dei teatri. Oggi infatti va in scena la protesta luminosa dei teatri per ricordare l’anno di serrata a cui sono stati sottoposti i luoghi della cultura e dell’arte. Ecco dunque l’idea della protesta luminosa: Scala, Piccolo Teatro e Dal Verme accenderanno le luci aderendo all’iniziativa di Unita (Unione nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo) che ha invitato i direttori di teatro, gli artisti ma anche il pubblico a presidiare le sale rimaste chiuse troppo a lungo. La data non è casuale: il 22 febbraio è l’ultimo giorno in cui i teatri furono aperti senza restrizione. Poi arrivò la chiusura per il lockdown. La Scala sarà illuminata ma non aperta perché è in programma in streaming il recital di Vittorio Grigolo. Anche il Piccolo ha deciso di aderire così come il teatro Dal Verme che mette a disposizione degli spettatori un libro dei pensieri dove potranno lasciare un ricordo o una riflessione. E nel frattempo annuncia l’avvio del suo foyer digitale in cui si possono fare domande via social ai protagonisti dei concerti. Tra l’altro l’arte potrebbe essere proprio uno dei volani per la Milano del domani, una città che si spera diversa da quella del cazzeggio in birreria artigianale. La città che come prospettiva aveva andare alla Bocconi o diventare cameriere o ristoratore potrebbe essere sostituito da qualcosa di più solido. Con sbocchi umani e professionali meno predatori di quelli offerti finora. Un esempio era la proposta del nuovo teatro da intitolare a Gigi Proietti, ma forse è ancora troppo per una città che in fondo ha in testa gli appartamenti nel Bosco Verticale.

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Regione paga gli extra al Piccolo Teatro ma è fuori dalle nomine

Regione paga gli extra al Piccolo Teatro ma è fuori dalle nomine. L’assessore alla Cultura della Lombardia Stefano Bruno Galli parla di una “inaccettabile forzatura istituzionale” commentando la cooptazione di due nuovi membri del cda del Piccolo teatro. Perchè Regione paga gli extra, nella delibera del famoso milione che ha inguaiato la Lega sulla Lombardia Film Commission, al Piccolo Teatro ma è fuori dalle nomine: su due nuovi membri del cda, nessuno è scelto dal Pirellone. E questo “con il deliberato obiettivo – ha tuonato su Facebook – di nominare il nuovo direttore generale imposto dal ministero e dal Comune. Una vergogna! Sin dall’inizio della partita, Regione Lombardia, che negli ultimi due anni ha salvato il Piccolo dal default, ha sostenuto con coerenza la linea della trasparenza e del merito. E ha più volte offerto la propria disponibilità al dialogo, nell’esclusivo interesse del Piccolo, istituzione culturale profondamente legata alla storia della città di Milano”. “La risposta da parte del sindaco Sala, dell’assessore Del Corno e del Presidente Carrubba, è stata becera e arrogante. Un atto vergognoso e inaccettabile! Non si gestiscono così le istituzioni; così si svillaneggiano e si violentano” ha accusato aggiungendo che “esiste una responsabilità politica di cui risponderanno Sala, Del Corno e Carrubba, che hanno dimostrato che delle sorti del Piccolo non gliene frega un tubo, visto che l’hanno svenduto alle ingerenze del ministero dei Beni Culturali”. A rispondere alle critiche ci ha pensato una nota congiunta la segretaria metropolitana del Partito Democratico Silvia Roggiani e il capogruppo PD in Consiglio comunale Filippo Barberis: “Se c’è un becero nella vicenda del Piccolo, è solo il presidente della Regione, Attilio Fontana. Da mesi stiamo assistendo al vuoto lasciato dal direttore Escobar, a causa dell’indecente ostruzionismo di due consiglieri di Palazzo Lombardia all’interno del Consiglio di amministrazione. Uno stallo a cui ha deciso di mettere fine, come consente lo Statuto stesso del Teatro, il Comune di Milano e il ministero allargando il CdA all’ingresso di due nuovi consiglieri”.

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