piove

Piove sull’arancione lombardo

Piove sull’arancione lombardo. Perché mentre i telegiornali trasmetto lo stesso programma da un anno, fuori è ricominciata una bella stagione proprio mentre la Lombardia si prepara a un nuovo giro di colori più tenui del rosso. Quanto sia inutile questa divisione lo hanno visto le persone in giro negli ultimi giorni: il grande senso di umanità evocato dal ministro dell’Interno Lamorgese è stato applicato (per fortuna) ampiamente e bene o male tutti sono andati o in vacanza o hanno preso qualche boccata d’aria. Ma prima ancora per Milano si vedevano centinaia di persone in giro, con tanto di mercatini e feste. Così l’unico vero risultato delle misure governative sembra aver dato soddisfazione alle migliaia di condomini che avrebbero tanto voluto veder scattare la polizia ogni volta che un vicino organizza una cena con amici. Quello perennemente incazzato con tutti perché fanno rumore, hanno un cane, ballano o semplicemente disturbano la quiete in cui vorrebbe immergersi pure vivendo in condominio. Quella particolare specie di umano che passa il tempo a controllare cosa buttano nella spazzatura i vicini di casa o controlla quante volte viene usato un parcheggio condominiale per essere sicuro di avere sempre disponibile quello che ritiene più comodo. Finalmente quando questi soggetti chiamano, polizia e carabinieri scattano per dovere a sanzionare i festaioli. Perché tecnicamente tutto è assembramento per adesso. Ma sull’arancione lombardo si addensano nubi: gli incazzosi di condominio non avranno lo stesso sfogo, ma anche gli altri come prenderanno le uscite? Dopo un anno di contatti sociali limitati il rischio di scontri è alto. Perché la tensione sta salendo e tutti saranno nel dubbio. Intanto è arrivata la pioggia. E se piove sull’arancione lombardo che si profila da lunedì, saranno tutti in macchina. Ancora più incazzati e timorosi allo stesso tempo.

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Piove pure

Piove pure. La crisi economica, la crisi climatica, la crisi pandemica. E la domenica di Zona Gialla piove pure. Una generazione così sfigata non si vedeva dai tempi di Tito. Erede di grandi, poteva essere lanciato verso un futuro brillante e invece eruzioni, rivolte, distruzioni. Una sfiga dietro l’altra. Più o meno come l’inizio degli anni Duemila. Vent’anni di sberle. Appena si iniziava a dire “però abbiamo la salute e il sorriso” siamo diventati un pianeta di lebbrosi. Chiusi dentro casa con il timore di ucciderci a vicenda per un abbraccio o un bacio. Persino lo starnuto è diventato pericoloso. Fuori non sembra andare meglio: a Roma si discute. Sembrano tutti d’accordo, ma il governo se va bene arriverà tra un paio di settimane. Perché c’è il NextgenerationEU e per gestirlo persino Salvini è disposto a governare con il Partito democratico, pure con i ministri della Lega. Però ci vuole tempo, proprio mentre tutti dicono che bisogna fare in fretta perché non ce n’è. Uno spettacolo sempre più surreale, ma forse è proprio da questi giorni di pioggia che lo spirito del tempo potrà dare il suo meglio. Forse sotto la pioggia in molti ricorderanno che “dio è nella pioggia”. Proprio quando si pensa di aver toccato il fondo, il tocco dell’acqua di una tempesta può ricordarci quanto sia profonda e vitale la forza che ci lega al pianeta. La Terra è in crisi e noi con lei. Ma forse proprio perché piove pure possiamo immaginare il momento in cui le mascherine cadranno e torneremo ad abbracciarci. Un’onda d’amore immensa dopo anni di odio e tensione crescente. Ci aspettano anni in cui non avere paure, ma prospettive. Per Milano lo sport può essere questo orizzonte, motivo per il quale i mondiali di Cortina diventano ancora più importanti: se funzionano così, nel 2026 andranno al massimo. Oggi mentre piove, pensiamo al futuro.

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Piove e la Metro 5 ha gli accessi ridotti

Piove e la Metro 5 ha gli accessi ridotti. Uno dei simboli della rinascita milanese è perennemente in panne: se non sono le scale mobili, sono i distributori automatici di biglietti o i tornelli. E se per sbaglio per qualche benedizione celeste la metro automatizzata decide di allinearsi allo storytelling del sindaco Giuseppe Sala, ecco che arriva la pioggia e costringe gli addetti a chiudere le uscite. L’ultima costruita dal celebratissimo studio di progettazione di Metropolitana milanese, la Metro Lilla è la peggiore: essendo nuova ci si aspetterebbe una quantità di guasti a tutti i livelli molto molto bassa. Invece i disservizi continuano, come per altro molte infrastrutture costruite da società tecnicamente fallite. Eppure pare che nulla si possa fare: rimettere mano a un progetto di quelle dimensioni vorrebbe dire spendere una marea di soldi. Senza contare che alcuni difetti, come la curva tra Isola e Garibaldi, non possono essere aggiustati a meno di non ricominciare tutto da capo, scavo compreso. La fortuna di Milano e di Astaldi è che un “potere forte” come Pietro Salini sarebbe anche disposto a caricarsi il carrozzone: vista la solidità data al gruppo Salini-Impregilo dal suo profilo internazionale, avrebbe le risorse per risanare quanto c’è da risanare e magari allungare pure la metro contribuendo a avvicinare i cittadini della città metropolitana. Altrimenti la triste fine della Metro 5 rischia di essere quella di Expo e di tante altre opere “made in Sala e amici”: un lento degrado che viene oscurato il tanto che basta per permettere ai manovratori di non essere fermati nella corsa a un potere sempre più ampio. Il conto, da  buona tradizione italiana, lo pagheranno altri in un altro momento. Quando magari saranno passati gli anni per la prescrizione: la domanda è seria, se un’opera è stata costruita male con i soldi pubblici perché non si possono cercare i responsabili ora? Forse è il momento di indire una class action contro chi ha usato i soldi di tutti per costruire “male” una metropolitana. Perché si creano solo comitati per lamentarsi del rumore o dei disagi quando vengono costruite le metropolitane e poi ci si rassegna a un servizio dagli evidenti limiti? Milano merita di più, molto di più. Magari anche progettisti migliori, sia a livello tecnico che amministrativo. E i magistrati, tra un procedimento e l’altro contro Matteo Salvini, perché non si muovono? Si fa più carriera ad attaccare i politici, o forse anche loro hanno sistemato qualcuno negli organici delle ferrovie milanesi? intanto piove e la metro 5 ha gli accessi ridotti.

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