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Aggressione in piazza Duomo per il PM fu violenza sessuale

La Procura di Milano sta indagando con l’ipotesi di reato di violenza sessuale per identificare gli aggressori della ragazza di 19 anni che nella notte di Capodanno, verso l’1.30, ha subito abusi sessuali in piazza Duomo, nel capoluogo lombardo, dopo essere stata circondata da una trentina di giovani. Le indagini sono coordinate dai pm del pool ‘fasce deboli’ e condotte dalla Squadra mobile di Milano. Oggi sulle pagine social chiamate ‘Milanobelladadio’ è stato pubblicato un video che riprende i momenti dell’aggressione ai danni della ragazza. Inquirenti e investigatori sono al lavoro per identificare i componenti del ‘branco’ che ha abusato della giovane. ANSA

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PM: archiviare inchiesta sul Pio Albergo Trivulzio

La Procura di Milano ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta con al centro gli anziani morti al Pio Albergo Trivulzio, storica ‘baggina’ milanese, nella prima ondata del Covid dei primi mesi del 2020. “La decisione della Procura di Milano – spiega Alessandro Azzoni, presidente dell’Associazione Felicita che riunisce i parenti – ci trova totalmente amareggiati ma non sorpresi”. La domanda “di verità e giustizia”, secondo l’associazione, è stata “elusa dalla procura (e non solo)”. La Procura milanese, a quanto si è saputo, ha chiesto l’archiviazione anche per tutti gli altri procedimenti simili relativi a morti nelle Rsa milanesi. La Procura milanese ha chiesto all’ufficio gip di archiviare l’inchiesta in cui risulta indagato, per omicidio colposo, epidemia colposa e violazione delle regole sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, l’ex dg Giuseppe Calicchio, oltre alla stessa struttura sulla base della legge sulla responsabilità amministrativa. Non è stata “acquisita alcuna evidenza di condotte colpose o comunque irregolari, causalmente rilevanti nei singoli decessi, in ordine all’assistenza prestata”. Lo scrivono i pm milanesi nella richiesta di archiviazione per il caso del Pio Albergo Trivulzio. Anzi, si legge ancora, “con riguardo ai singoli casi, neppure sono state accertate evidenze di carenze specifiche, diverse dalle criticità generali” riguardo le “misure protettive o di contenimento” del Covid “che possono con verosimiglianza avere inciso sul contagio”. Manca in sostanza, secondo i pm, la prova del “nesso causale” tra morti e condotte nella rsa. “Sin da subito, con fiducia – ha spiegato Azzoni – l’associazione Felicita per i diritti nelle RSA, già Comitato Giustizia e Verità per le vittime del Trivulzio, quale parte diligente e attiva si è messa a disposizione degli inquirenti, raccogliendo le testimonianze di numerosi familiari dei degenti della struttura e degli operatori sanitari”. Intanto, nel corso di questi 18 mesi di indagini, “che hanno visto il lungo e impegnativo lavoro degli inquirenti, della Guardia di Finanza e dei periti, ma non hanno mai dato spazio all’ascolto di nessuno dei 150 firmatari dell’esposto collettivo presentato dall’Associazione Felicita – ha aggiunto – Abbiamo assistito alla diffusa rimozione della tragedia nell’intento di cancellare il conflitto tra gli interessi dei cittadini direttamente colpiti e i diversi interessi delle parti economiche, politiche e istituzionali a vario titolo coinvolte nella catena di responsabilità, e per questo convergenti nell’ignorare la verità attraverso una comune narrazione auto-assolutoria”. “Una narrazione – si legge ancora in un nota – volta a giustificare e a rendere accettabile un’immunità giudiziaria generale (tutti colpevoli, nessun colpevole) e a sottrarre al diritto penale il giudizio sui fatti in nome del carattere straordinario, incontrollabile e imprevedibile del fenomeno pandemico. Il diritto alla particolare protezione degli anziani in quanto popolazione fragile, garantito dalla Costituzione, comporta l’obbligo/dovere del sistema sanitario e assistenziale ad approntare strumenti adeguati alla complessità del compito”. Nell’attesa di leggere gli atti depositati dalla Procura, Alessandro Azzoni, “presidente di Felicita, in settimana terrà una conferenza stampa per esprimere un giudizio più compiuto sull’archiviazione e comunicare tutte le azioni che l’associazione intende mettere in campo”.

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PM: Berlusconi è seriamente malato

Il Tribunale di Milano ha rinviato il processo Ruby Ter al prossimo 26 maggio, tra una settimana, per discutere sulla questione dello stralcio o meno della posizione di Silvio Berlusconi da quella degli altri imputati. In aula non erano presenti tutti i difensori, perché il processo non si svolgeva alla Fiera ma in Tribunale dove vigono le restrizioni anti Covid. E dunque proprio per far discutere sulla richiesta della Procura anche gli altri legali è stato disposto dai giudici il rinvio. In quella udienza il collegio deciderà se separare le posizioni. Oggi, infatti, hanno potuto intervenire in aula, oltre alla difesa di Berlusconi che si è associata alla richiesta dei pm di stralcio, solo gli avvocati Fabio Giarda (per l’imputato Luca Giuliante) e Mirko Palumbo (per l’imputata Raissa Skorkina), che hanno chiesto ai giudici di respingere l’istanza e disporre un rinvio lungo del processo per tutti gli imputati. Per tutti gli altri difensori era presente solo un avvocato ‘sostituto’, che prima si è associato alla difesa Berlusconi e poi però ha fatto notare il problema. Lo stesso legale Giarda ha suggerito di “dedicare l’udienza di mercoledì prossimo per risolvere la questione”. E così hanno deciso i giudici. I pm non si sono opposti e convocheranno comunque per quella data il ragioniere Giuseppe Spinelli, contabile di fiducia di Berlusconi e che avrebbe fatto avere i soldi alle ragazze. Testimonianza più volte saltata in questi mesi. Se i giudici decidessero di separare la posizione di Berlusconi, a quel punto il processo quel giorno andrà avanti con la deposizione di Spinelli. Poi, quando le condizioni di salute dell’ex premier lo permetteranno, la posizione semmai sarà riunita a quella degli altri e a quel punto, però, la difesa potrà chiedere di ‘integrare’ l’esame degli ultimi due testi dei pm e l’attività istruttoria che sarà stata fatta fino a quel momento con le proprie osservazioni e domande. Dopo la deposizione di Spinelli e di un ultimo teste di polizia giudiziaria (gli ultimi dell’accusa), sarà la volta dell’esame degli imputati e Marysthell Polanco nei mesi scorsi si è già detta pronta a “dire la verità”. “Noi crediamo assolutamente che Berlusconi sia seriamente malato e affetto da una patologia severa e questo dicono i certificati medici e le consulenze”. Lo ha detto il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano nel processo milanese sul caso Ruby ter chiedendo che la posizione del leader di FI venga stralciata “temporaneamente” da quella degli altri imputati. Richiesta a cui si è associata la difesa dell’ex premier col legale Federico Cecconi che ha chiarito che per il Cavaliere è necessario un periodo “di riposo assoluto” con una struttura “domestica-ospedaliera” ad Arcore. Il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il pm Luca Gaglio hanno chiesto in sostanza che il processo prosegua per gli altri 28 imputati, “che hanno diritto a un processo in tempi ragionevoli perché questo sta durando da tantissimo”, e che venga temporaneamente stralciata, per alcune udienze almeno, la posizione dell’ex premier per poi riunirla in seguito nel dibattimento. Per l’avvocato Cecconi questa non sarebbe una “situazione pregiudizievole” per la difesa Berlusconi e dunque il legale ha dato l’ok, mentre altre difese presenti in aula, come quelle degli imputati Luca Giuliante e Raissa Skorkina, hanno chiesto che l’ istanza di separazione venga respinta perché, ha detto un legale, “senza la difesa leader di Berlusconi questo dibattimento” non può andare avanti. Oggi si discuteva della nuova istanza di legittimo impedimento presentata dalla difesa del leader di FI per motivi di salute. L’ex premier è stata dimesso sabato scorso dal San Raffaele dove era stato nuovamente ricoverato per postumi del Covid che lo ha colpito lo scorso settembre. Per Cecconi, come ha chiarito in aula, il quadro clinico in pratica non è mutato e già un paio di settimane fa nelle consulenze mediche si segnalava la necessità di un periodo di riposo e cure “di 60 o 90 giorni”. Il collegio presieduto da Marco Tremolada ha chiesto alla difesa se accettasse un rinvio alla prossima settimana (proponendo anche una data invece a metà giugno) e poi è arrivata la proposta della Procura di separazione delle posizioni. Ora i giudici devono decidere. “Credo che Berlusconi stia male per davvero e traggo questo dai certificati medici e lo traggo anche da quelli prodotti nel processo di Siena – ha detto il pm Siciliano – non ho il minimo dubbio sulla situazione di particolare serietà e gravita e nulla mi fa dire che possa esserci una soluzione veloce e che il quadro non si possa riproporre con modalità diverse anche in seguito”. “Certo che siamo preoccupati”. Così il legale di Silvio Berlusconi, l’avvocato Federico Cecconi, ha risposto ai cronisti che, dopo l’udienza Ruby ter, gli hanno chiesto quali siano le condizioni del leader di FI. Il difensore ha chiarito che è “costantemente monitorato a casa”, è in condizioni “di degenza domiciliare” e lo ha descritto come un “soggetto defedato”, ossia deperito, non in buone condizioni. ANSA

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Quell’incrocio pericoloso tra pm e politica fa male a Milano

Quell’incrocio pericoloso tra pm e politica fa male a Milano. Ricordate sotto Pisapia come venne abbattuta la fama della Procura di Milano? Un cambio d’epoca dovuto allo scontro tra Alfredo Robledo e Edmondo Bruti Liberati. Casus belli fu il fascicolo SEA, dimenticato in un cassetto da Bruti Liberati per mesi. Tanti da veder evaporare qualunque rischio di coinvolgimento del Comune in uno scandalo da 300 milioni di euro. Robledo è tornato in Lombardia in questo periodo tra l’altro come consulente dell’assessore al Welfare della Regione Letizia Moratti, ma all’epoca era il magistrato ribelle. Nello scontro come sempre persero tutti: Bruti Liberati andò in pensione senza troppe lodi, Robledo fu trasferito e poi lasciò la toga, ma soprattutto la Procura di Milano perse l’aurea di santità che si era guadagnate con l’inchiesta Mani Pulite dei primi anni Novanta. Un bel danno, ma attutito dagli effetti benefici di Expo che aveva arricchito ancora di più la borghesia cittadina e pure gli altri. Anche allora si parlò di rapporti privilegiati tra gli ambienti politici di sinistra e alcuni magistrati. E come allora anche oggi quell’incrocio pericoloso tra pm e politica fa male a Milano. Perché se vanno Milano e la Lombardia, va male tutto il Paese come ha ricordato il commissario nazionale per l’emergenza Covid Figliuolo. Se ogni ombra sul servizio delle Iene e il caso Barbato non sarà fugata quanto prima sarà tutta la città a soffrirne. Sala tra l’altro ha l’indubbio vantaggio di non avere un competitor che può trasformare la vicenda in una vittoria politica, dunque ha tutto il tempo per chiarire ogni aspetto della vicenda anche perché pare che le Iene non vogliano mollare l’osso. L’occasione per fornire una versione dei fatti convincente può scrollargli di dosso l’immagine di sindaco in mano alla magistratura.

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