Quell’incrocio pericoloso tra pm e politica fa male a Milano

Quell’incrocio pericoloso tra pm e politica fa male a Milano. Ricordate sotto Pisapia come venne abbattuta la fama della Procura di Milano? Un cambio d’epoca dovuto allo scontro tra Alfredo Robledo e Edmondo Bruti Liberati. Casus belli fu il fascicolo SEA, dimenticato in un cassetto da Bruti Liberati per mesi. Tanti da veder evaporare qualunque rischio di coinvolgimento del Comune in uno scandalo da 300 milioni di euro. Robledo è tornato in Lombardia in questo periodo tra l’altro come consulente dell’assessore al Welfare della Regione Letizia Moratti, ma all’epoca era il magistrato ribelle. Nello scontro come sempre persero tutti: Bruti Liberati andò in pensione senza troppe lodi, Robledo fu trasferito e poi lasciò la toga, ma soprattutto la Procura di Milano perse l’aurea di santità che si era guadagnate con l’inchiesta Mani Pulite dei primi anni Novanta. Un bel danno, ma attutito dagli effetti benefici di Expo che aveva arricchito ancora di più la borghesia cittadina e pure gli altri. Anche allora si parlò di rapporti privilegiati tra gli ambienti politici di sinistra e alcuni magistrati. E come allora anche oggi quell’incrocio pericoloso tra pm e politica fa male a Milano. Perché se vanno Milano e la Lombardia, va male tutto il Paese come ha ricordato il commissario nazionale per l’emergenza Covid Figliuolo. Se ogni ombra sul servizio delle Iene e il caso Barbato non sarà fugata quanto prima sarà tutta la città a soffrirne. Sala tra l’altro ha l’indubbio vantaggio di non avere un competitor che può trasformare la vicenda in una vittoria politica, dunque ha tutto il tempo per chiarire ogni aspetto della vicenda anche perché pare che le Iene non vogliano mollare l’osso. L’occasione per fornire una versione dei fatti convincente può scrollargli di dosso l’immagine di sindaco in mano alla magistratura.