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Cosa succede alla Polizia locale di Milano?

Cosa succede alla Polizia locale di Milano? Denunce e minacce di denunce reciproche, vigili arrestati perché avevano rapporti con gli spacciatori, la carica di comandante al centro di uno scontro fortissimo tra l’ex Barbato e il sindaco Sala che difende l’attuale Ciacci. Il quotidiano il Riformista addirittura ha sollevato il sospetto che la Procura di Milano abbia di fatto commissariato il sindaco Giuseppe Sala che avrebbe piegato il capo per i suoi numerosi problemi giudiziari. Un’eventualità pesantissima per Milano e quindi tutta l’Italia perché vorrebbe dire che la seconda città d’Italia è di fatto gestita da pubblici ministeri che nessuno ha eletto. Il sindaco Sala però si sa è refrattario a dare risposte, perché lui e Pogliani (uno degli spin doctor) reputano che così non si dà rilevanza alle critiche. Ma prima o poi tra suicidi, arresti, accuse e altro il sindaco dovrà mettere fuori il naso dalla tana. Perché per ora ha dato una lunga sebbene non completissima risposta, un testo stizzito in cui ha minacciato denunce e contestato alcune ricostruzioni. Sollevando invece pesanti dubbi sullo stesso Barbato che si era appena visto licenziare da Amat. Anzi il Comune ha anche dato la consegna del silenzio ai suoi dirigenti e dipendenti. Un gesto che non appare proprio in linea con la trasparenza che si aspetta da un’ente pubblico. Perché si parla di Palazzo Marino, non della Ferrari o della Coca cola. Ma allora torna la domanda: cosa succede alla Polizia locale di Milano? Ci sono veramente così tanti segreti da tenere coperti da imporre il silenzio?

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Fidanza (FdI): restituiremo dignità alla Polizia Locale

“Prima il caso dell’ex comandante Barbato, allontanato dal sindaco Sala senza motivazioni chiare, adesso quattro agenti del nucleo anti spaccio arrestati e altri tre indagati per presunti rapporti di complicità con alcuni spacciatori. E’ chiaro che la polizia locale sia allo sbando più totale per colpa di un’amministrazione inefficiente e poco trasparente” così in una nota l’europarlamentare milanese di Fratelli d’Italia, Carlo Fidanza, commenta l’arresto di quattro agenti della polizia locale di Milano per i reati di peculato, abuso d’ufficio, falso ideologico e materiale commessi dal pubblico ufficiale. “Uno dei primi impegni del nuovo sindaco di centrodestra – aggiunge Fidanza – sarà quello di restituire dignità a un Corpo glorioso, da sempre considerato un vanto per Milano, ma adesso in grande difficoltà. – concludendo – Questo obiettivo è fondamentale in primo luogo per difendere la stragrande maggioranza degli appartenenti alla polizia locale: persone oneste, serie e competenti”.

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Polizia locale: arrestati quattro agenti del Nucleo contrasto stupefacenti

La Polizia di Stato e la Polizia locale di Milano, al termine di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano, hanno dato esecuzione nella mattinata odierna alla misura cautelare degli arresti domiciliari disposta nei confronti di quattro agenti della Polizia locale, all’epoca dei fatti tutti in servizio al Nucleo contrasto stupefacenti. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal Giudice per le indagini preliminari, dott. Guido Salvini, su richiesta del Procuratore aggiunto dott. Maurizio Romanelli e del Sostituto procuratore dott. Elio Ramondini, avendo ritenuto i destinatari della misura responsabili a diverso titolo dei reati di peculato, abuso d’ufficio nonché falso ideologico e materiale commessi dal pubblico ufficiale. Le ultime due fattispecie ritenute aggravate dalla finalità  di occultare un altro reato e di assicurarsi il profitto, il prodotto e l’impunità nonché favorite dalla dolosa induzione in errore dell’ufficiale di polizia giudiziaria responsabile dell’intero Nucleo. Le indagini sono state avviate in corrispondenza con la diffusione dei servizi giornalistici del programma televisivo “Le iene”, trasmessi nel mese di ottobre 2020, a seguito dei quali il Comando di Polizia locale aveva già disposto in via cautelativa il trasferimento dei quattro dipendenti ad altri uffici con competenza di natura amministrativa. Nel corso di quei servizi sono state raccolte le testimonianze di alcuni cittadini italiani e stranieri che hanno dichiarato di essere stati vittime di condotte poste in essere, in violazione delle norme di legge, dagli operatori del Nucleo contrasto stupefacenti in occasione dell’espletamento di attività di polizia giudiziaria. In particolare, dalle loro dichiarazioni è stato delineato un sistema invalso all’interno del gruppo finalizzato a sottrarre importanti somme di denaro nel corso delle attività di perquisizione finalizzate alla ricerca di droga. In un caso le informazioni rese dalla vittima sono state supportate anche da documentazione audio-video. Le forze di Polizia delegate hanno pertanto proceduto all’approfondita analisi di tutto il materiale nella disponibilità della produzione televisiva, debitamente sottoposto a sequestro unitamente a quello ancora detenuto dal privato cittadino, così come alla ricostruzione degli episodi oggetto di contestazione attraverso l’analisi documentale e l’escussione delle vittime e di altre persone informate sui fatti. Nei confronti dei quattro arrestati e di altri tre agenti all’epoca appartenenti al Nucleo, anch’essi indagati per le stesse fattispecie di reato, sono state eseguite le perquisizioni in concomitanza con l’esecuzione delle misure cautelari.

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De Corato (FdI): Scavuzzo cerca scuse per evitare commissione sulla Polizia Locale

“Gli scandali che coinvolgono la polizia locale, ormai, non si contano più. Si è iniziato con lo spaccio di droga, per passare all’appropriazione indebita con riferimento alle multe e alle pagine tristi e dolorose dei suicidi dei 4 agenti, per finire con la questione dell’ex comandante Marco Barbato e di quello attuale, Antonio Ciacci, portata all’attenzione della cronaca dal recente servizio delle Iene. Come opposizione è da Marzo che chiediamo alla maggioranza  di riferire  in Consiglio o almeno in Commissione sui fatti avvenuti. Nonostante la richiesta più volte reiterata e la raccolta firme, da me promossa, tra i consiglieri di opposizione non abbiamo ancora avuto alcun riscontro.  La commissione si sarebbe dovuta già tenere ma, con la scusa delle indagini in corso, la nostra  istanza è stata rispedita al mittente. A portare avanti questa linea è il Vicesindaco Anna Scavuzzo in prima persona, per la quale, addirittura, la data più opportuna si individuerà: non appena l’autorità giudiziaria si sarà espressa in merito“, lo scrive in una nota Riccardo De Corato, Consigliere Comunale di Fratelli d’Italia. “Una scusa, a mio modo di vedere – continua De Corato – per continuare a non dare risposte alle opposizioni. I Consiglieri Comunali, in base all’articolo 30 del regolamento del consiglio, sono tenuti, nei casi indicati, a mantenere la riservatezza sulle questioni trattate, quindi è evidente che la giustificazione utilizzata dal Vicesindaco non regge. Mi auguro che il Presidente della Commissione Sicurezza proceda a riunire la commissione, da me richiesta il 17 marzo u.s., anche senza il bene placet della reticente Scavuzzo, convocando il comandante Ciacci, le sigle sindacali e anche l’ex comandante Barbato. Quello che noi consiglieri chiediamo è semplicemente di sapere cosa sta succedendo al corpo della polizia Municipale e quali azioni siano state intraprese a seguito dei numerosi scandali emersi. Informazioni  che ogni consigliere ha diritto di conoscere”. “E’ chiaro che la sinistra ha un’idea della democrazia molto riduttiva e personale e non posso non domandarmi cosa sarebbe accaduto se tutti questi scandali si fossero verificati in epoca Albertini o Moratti – conclude De Corato – L’augurio è che entro la prossima settimana venga comunicata una data. Diversamente mi vedrò costretto a rivolgermi presso le opportune sedi per chiedere il rispetto e l’applicazione del Regolamento comunale”.

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Le cose che non dicono: riqualificazione delle aree in stazione centrale.

Da due anni a questa parte, il Comune parla col comitato Salviamo Benedetto Marcello di  uno dei quartieri liberty più famosi e belli di Milano. La tanta proclamata riqualificazione del quartiere di Via Benedetto Marcello e dei dintorni, sembra proprio che non veda la luce. Parliamo di un progetto aperto coi residenti da più di 20 anni, quindi non proprio poco tempo. Assisteranno invece, all’ennesimo restyling delle aree della stazione centrale di Milano che è lì a due passi. Ben venga dico io, ma gli effetti di questa riqualificazione andranno a sommarsi a quelli del 2015. I cittadini così si trovano spostati sotto casa i problemi che girano attorno a tutte le stazioni del mondo. I residenti devono confrontarsi con: spaccio, abusivismo, prostituzione, insomma un mercato a cielo aperto di ogni genere.  La cosa drammatica sapete qual è? Che tutti sanno, ma che nessuno fa niente, persino il nostro Sindaco Beppe Sala aveva detto che se ne sarebbe interessato. Inoltre, i residenti chiamano le forze dell’ordine ma si sentono glissare continuamente. Bene, i cittadini, sono ancora in attesa della presa di posizione del nostro Sindaco e di sentirsi al sicuro ovviamente. Le elezioni fanno miracoli a volte, vedremo.  Il 14 febbraio 2020, è stato organizzato l’incontro da Mercato Centrale con la presenza del sindaco Giuseppe Sala, l’Assessore all’Urbanistica, al Verde e all’Agricoltura Pierfrancesco Maran, l’architetto e urbanista Stefano Boeri, l’Amministratore Delegato di Grandi Stazioni Retail Alberto Baldan e l’architetto del progetto Mercato Centrale Milano Alberto Torsello, per parlare del progetto imminente del mercato centrale. La cosa secondo il mio punto di vista, ma anche dei residenti, è quella che non si siano posti una domanda essenziale. Che senso ha concentrare il commercio proprio in questa zona? A copia o somiglianza di quello che avviene nelle capitali europee, ma come da tempo chiedono i residenti: perché non si vuole unire in un solo posto il mercato quindi? In Via Benedetto Marcello è in vigore un vincolo paesaggistico ed architettonico. Ricordiamolo. Quindi il mercato non ci potrebbe nemmeno stare. Per di più su un’area verde vincolata. Ulteriore danno provocato direi. Quindi facendo il punto della situazione, avremmo due aree di commercio a distanza di pochi metri. Utile vero? Ma soprattutto, molto difficile da gestire, sia per il traffico che genera e sia per tutti i problemi che un’area commerciale di questa portata si trascina dietro. Proprio perché viene considerato come servizio utile, civile e d’integrazione con la funzione all’interno del quartiere considerata la sua natura di spazio inclusivo e aperto al dialogo con il contesto urbano di riferimento, perché non toglierne una e concentrarla solo in stazione con tutti i benefit che ne deriverebbero? Perché procurare ulteriori problemi in zona, se Il fine è quello di dare un contributo concreto al territorio? Grazie alla creazione di importanti sinergie con i settori protagonisti del quartiere e lo sviluppo di progetti dal forte valore culturale e sociale, se ne avrebbe la possibilità così.  Perché non prendersi cura di quello che dicono i cittadini in riguardo? Si parla tanto di partecipazione, di collaborazione, ma qui non se ne vede tanta, anzi… quasi quasi si respira l’aria di speculazione edilizia, perché come ben si sa, un’area mercatale subisce di conseguenza un deprezzamento. Riqualificazione, territorio e identità sono temi cardine e non li si può strutturare ed inserire così in sordina in un progetto commerciale.  La cultura e l’integrazione, vanno ben oltre e non devono essere posti come problemi ai cittadini, perché così un buon progetto socio culturale commerciale come questo, diventerebbe un ennesimo concentrato degli effetti che si abbatterebbero sui residenti. Se come si dice: “il bello, attira il bello” da quando hanno rifatto il piazzale, tutti i problemi si sono spostati nelle vie limitrofe e non si risolvono così i problemi, vero? Spostandoli ed aggirandoli intendo.  

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Tre punti sensati per rifondare la Polizia locale di Milano

Tre punti sensati per rifondare la Polizia locale di Milano. Negli ultimi anni, la polizia locale di Milano è stata sottoposta a una vera e propria “restaurazione”, nel senso storico del termine. Da moderni agenti della polizia locale, i Ghisa sono tornati a essere i vecchi vigili urbani degli anni ’70! Un percorso, quello della Giunta Sala, intriso di quella ideologia egualitaria, che considera tutti identici, con stessi diritti e doveri, indipendentemente dalle funzioni svolte che, per contratto, norme, e attività, sono diverse. Tutti impiegati comunali, per la gioia e il sollazzo di amministratori incompetenti e sindacati conniventi! Come si fa a non capire che un impiegato dell’anagrafe che lavora dalle 9 alle 16, sabati, domeniche e festivi esclusi, non fa le stesse cose di un “Ghisa”, comandato 24 ore su 24, sabati, domeniche e feste incluse? Come si fa a non comprendere che funzioni e responsabilità sono diverse e maggiori, disciplinarmente, amministrativamente e penalmente? Forse è proprio per questa concezione totalizzante e livellante delle funzioni, che i Ghisa, durante la prima fase della pandemia, sono stati costretti dall’assessore alla sicurezza Scavuzzo a “stare in panchina”, come gli altri dipendenti comunali. Tradotto in soldoni, obbligati a rimanere a casa in ferie forzate o in smartworking. Trasformando i poliziotti locali in dipendenti comunali, la Giunta Sala ha ridotto, nei fatti, la “potenza di fuoco dei Ghisa”, con ripercussioni che sono sotto gli occhi di tutti. Distrarre dai propri compiti istituzionali la polizia locale, limitarne le funzioni, non assumere nuovi operatori in numero congruo, non formare quelli in servizio, non dotarli di tutti gli strumenti di lavoro, diminuire drasticamente i servizi, diminuire gli investimenti sulla sicurezza, e molto altro ancora, ha contribuito con certezza matematica a rendere Milano meno sicura, meno attraente, meno inclusiva… Basti solo pensare che i pochi Ghisa assunti non hanno nemmeno il tesserino di riconoscimento. Un pezzo di carta plastificato. Questo è puro disinteresse verso chi lavora, sciatteria. Non si era mai vista una cosa del genere in quasi 170 anni di storia del Corpo! I risultati di queste scelte si sono riverberati negativamente su gran parte di quel personale che ha sempre dato più del dovuto e che, nato per fare uno specifico mestiere, si è trovato a farne un altro, con evidenti ricadute sulla motivazione. Se chiedete oggi a un qualsiasi agente della polizia locale di Milano cosa pensa del proprio lavoro, vi risponderà che ha perso la passione, che il Corpo al quale appartiene è appiattito, che non è governato da logiche meritocratiche, che da parte dell’attuale amministrazione non vi è alcuna attenzione nei confronti di chi lavora in strada e rischia salute e vita, se non quella di sfruttare la polizia locale quando si vuole fare propaganda politica. Come cambiare rotta? Indipendentemente dall’approvazione della legge chimera (quella di riforma delle Polizie locali), alla quale io stesso lavoro da anni in prima persona, tema che deve essere affrontato dal Governo in carica, proprio per eliminare equivoci e storture, su Milano provo ad anticipare tre azioni concrete che possono contribuire a migliorare l’assetto attuale del Corpo 1°) ISTITUZIONE DI UNA COMMISSIONE DI INCHIESTA CONSIGLIARE che faccia il punto proprio sulla modifica dell’assetto della polizia locale di Milano, che verifichi le condizioni di lavoro alle quali è stato relegato il Corpo che, tempo addietro, era considerato il più efficiente d’Italia. Poi si deve fare luce su alcune vicende scottanti, perché da queste occorre ripartire per rifondare un Corpo che ha perso la guida e la visione del proprio operare. Si deve affrontare il tema degli scandali giudiziario mediatici che hanno coinvolto i Ghisa in questi ultimi due anni (quello del nucleo antidroga portato alla ribalta da un servizio delle IENE; quello del nucleo anticovid sorpreso a festeggiare senza mascherine e distanziamento, mentre i cittadini erano costretti in casa dagli obblighi determinati dai vari DPCM; quello dei sindacalisti che cancellavano multe agli amici degli amici; quello degli agenti che si davano alla fuga dopo avere investito un pedone con l’auto di servizio; quello dell’intervento anomalo del comandante della polizia locale nell’incidente mortale causato dalla figlia di due noti magistrati milanesi, etc.). Occorre anche che la commissione d’inchiesta apra uno specifico capitolo sul suicidio di quattro donne in divisa in meno di due anni, in questo caso avvalendosi di psicologi e sociologi, per provare a dare risposta nel merito del disagio evidente della categoria. Negare che esista un problema di disaffezione nell’appartenenza o di controllo della struttura, a mio modesto parere, è parte fondante della causa stessa. 2) SELEZIONARE UN NUOVO REPARTO INVESTIGATIVO INTERNO: in questi anni si è assistito troppe volte all’apertura di “indagini interne” da parte di agenti e ufficiali contro altri agenti e ufficiali, a volte condotte in modo cialtronesco e dilettantistico, su fatti spesso inesistenti o insussistenti, a volte motivati addirittura da rivalità politiche e sindacali, tanto da dare l’idea che alcune di queste “indagini” fossero state utilizzate per intimidire, per neutralizzare “avversari” o persone scomode, pertanto, come strumenti di repressione, di controllo. Il dubbio sovviene perché mentre si svolgevano indagini farsa contro i “nemici interni”, di contro, gli stessi “investigatori” parevano non accorgersi di nullafacenti travestiti da dirigenti sindacali che, sfrontati, impuniti, beandosi tronfi dei propri privilegi, commettevano le peggiori nefandezze, come cancellare multe agli amici o usare permessi per farsi gli affaracci propri! Occorre fare pulizia, eliminando queste pericolose deviazioni. Se all’interno del Corpo è giusto che ci sia un organismo che indaghi sugli eventuali comportamenti scorretti da parte degli operatori, una sezione investigativa interna, occorre che questa struttura garantisca però il principio che chi viene indagato deve avere la certezza che i colleghi che lo mettono sotto inchiesta siano i più capaci, i più neutrali, i più trasparenti possibili, e non i più sindacalizzati, i più raccomandati e i più inclini a fare favori ai potenti di turno. Rifondare l’investigativa interna è essenziale e non più procrastinabile. 3) ABOLIRE IL BADGE: nonostante la pervicacia dell’amministrazione Sala, la verità è che l’esperimento dell’adozione di questo sistema di controllo delle presenze è fallito

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