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Saccone dovrebbe incontrare i commercianti di via Padova

Saccone dovrebbe incontrare i commercianti di via Padova. Perché il ruolo di un Prefetto deve sempre essere quello di relazionarsi alla città che amministra. Specialmente in una città come Milano dove la sua presenza è stata spesso necessaria negli ultimi anni. Più di quanto spetterebbe a un Prefetto. Perché i politici alla Zingaretti erano impegnati a trasformare il Covid in una sfida politica e non una sfida sanitaria. E allora c’è stato bisogno di chi proponeva protocolli per gli scaglionamenti delle entrate in azienda e nelle scuole. Di chi non rilanciava subito l’idea che il problema fosse andare a farsi gli apertivi nei quartieri della movida o a china town. Ora visto che l’ossessione delle periferie a quanto sembra è rimasta appannaggio di chi in periferia ci abita, sarebbe il caso che lo Stato non le usasse solo come sfogatoio per le manifestazioni. Anche perché Buenos Aires e via Padova sono costantemente oggetto di manifestazioni. E ogni volta i commercianti subiscono danni di vario genere. Molto spesso si sente ripetere che dovrebbero esserci più negozi, perché le strade di Milano si stanno svuotando e restano sempre più proprietà di chi ci sta per non lavorare. Il degrado può avanzare da solo per una serie di complesse questioni sociali, ma non può essee spinto dallo Stato. Sarebbe un paradosso istituzionale. Ecco perché Saccone dovrebbe incontrare i commercianti di via Padova. Sarebbe molto meglio cercare un dialogo a cui sono pronte tutte le parti. I commercianti non vogliono solo battere i piedi. Vogliono una vera garanzia che anche loro verranno tenuti in considerazione, non soltanto chi afferma le proprie idee e diritti con la forza. Manca solo una mano tesa dalla Prefettura.

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Il report della Prefettura sui controlli anti movida selvaggia

Il report della Prefettura sui controlli anti movida selvaggia. Nell’ambito del “Protocollo di Intesa finalizzato alla collaborazione per la realizzazione di azioni congiunte a favore dei giovani nell’ambito del divertimento notturno nelle zone della movida per la prevenzione ed il contrasto dei comportamenti antisociali” rinnovato lo scorso 7 ottobre, nelle zone della movida già individuate dal protocollo, nei giorni del 7 e 22 ottobre scorsi, sono stati effettuati, coordinati dalla Prefettura di Milano, specifici controlli da parte delle Forze di Polizia (Questura, Carabinieri e Guardia di Finanza) e della Polizia Locale, con il coinvolgimento di organi ispettivi del lavoro (gruppo CC Tutela del lavoro, ITL, INPS e INAIL).   ESITI ATTIVITA’ CONTROLLI 7 E 22 OTTOBRE 2022   ESERCIZI CONTROLLATI LAVORATORI CONTROLLATI LAVORATORI IRREGOLARI SOSPENSIONE ATTIVITA’ IMPRENDITORIALE E SANZIONI AMMINISTRATIVE LAVORATORI CLANDESTINI DENUNCIATI ex art. 10 bis D.Lgs. 286/98   DATORI DI LAVORO DENUNCIATI ex art. 22 D.Lgs. 286/98 61 328 58 36 9   2     PERSONE CONTROLLATE   AUTOVETTURE CONTROLLATE   MOTOVEICOLI CONTROLLATI   PERSONE DENUNCIATE   238   18   1   2   Contestualmente all’azione congiunta degli uffici del lavoro, sono in corso da due settimane – e proseguiranno nei week end – servizi straordinari delle forze dell’ordine nella zona di Corso Como, nelle ore notturne, per prevenire e contrastare fenomeni di reato.

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Tavolo in prefettura sulla sicurezza sui mezzi di trasporto

Ieri si è tenuto il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica a cui ha partecipato la direzione di Atm “per fare il punto della situazione sulla sicurezza del personale e dei passeggeri nel sistema di trasporto nell’area metropolitana milanese, argomento molto avvertito dalle organizzazioni sindacali di categoria”. Lo ha comunicato in una nota la stessa Prefettura, spiegando che “sulla rete circola quotidianamente un milione di passeggeri e a fronte di un costante e cospicuo decremento dei fenomeni di aggressione registrati dal 2009 al 2019, negli ultimi due anni si evidenziano più casi di atti vandalici soprattutto sulle linee di superficie, di diverbi anche violenti fra passeggeri e tra passeggeri e personale Atm e aggressioni ad operatori in servizio”. “Sulla rete metropolitana – prosegue il comunicato . gli episodi risultano più contenuti anche grazie all’attività quotidianamente svolta dalla Polmetro e da servizi dedicati nei fine settimana dall’Arma dei carabinieri”. “Per garantire il migliore coordinamento operativo e per una analisi più tempestiva e costante delle criticità”, è stata disposta l’attivazione di un tavolo tecnico dedicato, coordinato dalla questura, a cui prenderanno parte rappresentanti dei carabinieri, della guardia di finanza, della polizia locale e della security di Atm, e all’occorrenza, saranno coinvolti per i profili di competenza anche i vigili del fuoco. Atm “assicurerà l’informazione degli approfondimenti svolti anche alle organizzazioni sindacali nell’ambito delle ordinarie strette relazioni sindacali”.    

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Protocollo movida, non va tutto bene

Protocollo movida, non va tutto bene. Due giorni fa il Sindaco Sala sigla un protocollo per la gestione della movida. In particolare si prevede l’impiego da parte degli esercizi delle zone della movida di addetti alla vigilanza sussidiaria (privata..). Il protocollo firmato coinvolge, Prefettura, l’Ats di Milano, l’Università degli Studi di Milano Bicocca, Epam, Confesercenti Milano e Associazione Italiana Sicurezza Sussidiaria (AISS). Chi manca? Le organizzazioni sindacali e naturalmente i Comitati Cittadini, che sul tema avrebbero avuto certamente qualcosa da dire. Giustamente il Segretario della Camera del Lavoro di Milano Bonini, non solo lo rimarca, ma sottolinea che nel protocollo si intende “promuovere tra le società associate (ad AISS) PREZZI CALMIERATI PER L’IMPIEGO DI PERSONALE SPECIALIZZATO” e come dire…pagateli di meno. Condividiamo certamente la protesta della CGIL e del fatto che non si possa promuovere lavoro sottopagato e che si debba garantire lavoro di qualità. Non ci meraviglia però la scelta “liberista” del Sindaco. Forse in questi anni, si era mai accorto con il suo assessore, delle condizioni dei “riders” che giravano per la sua città? Oppure del precariato galoppante nelle grandi imprese del terziario, negli studi degli architetti e in genere professionali? Vogliamo parlare delle condizioni di lavoro nella magica Milano degli eventi? In realtà era impegnato a promuovere “il liberismo” d’immagine ed ad arricchire chi già aveva. Il lavoro cittadino nell’era ” Sala”, si è impoverito e precarizzato. Non ha avuto tempo per il il lavoro. *di Milano in Comune

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In Prefettura un protocollo per il divertimento responsabile

In Prefettura un protocollo per il divertimento responsabile. Firmato oggi in Prefettura il Protocollo d’intesa per la realizzazione di azioni a favore dei giovani negli ambiti della movida. L’obiettivo principale è mettere in campo azioni innovative per promuovere un modello sano e rispettoso del divertimento notturno giovanile, garantire sia ai residenti che ai fruitori contesti più sicuri e favorire comportamenti responsabili, limitando i grandi assembramenti e gli eccessi di rumore. Il Protocollo è stato concordato nell’ambito della collaborazione attivata dalla Prefettura di Milano tra il Comune di Milano, l’ATS Azienda di Tutela Salute della Città Metropolitana di Milano, l’Università degli Studi di Milano Bicocca, insieme a Epam (Associazione provinciale milanese Pubblici Esercizi – Unione Confcommercio – Imprese per l’Italia – Milano, Lodi, Monza e Brianza), Confesercenti Milano e Associazione Italiana Sicurezza Sussidiaria. Le finalità dell’accordo sono la promozione di una cultura di divertimento sano e rispettoso della città, grazie al coinvolgimento dei giovani nell’animazione di luoghi e stili di divertimento creativi, e attraverso l’impiego da parte degli esercizi delle zone della movida di addetti alla vigilanza sussidiaria provvisti di idonea qualificazione e formazione, con compiti di osservazione, prevenzione, dissuasione ed eventuale segnalazione alle Forze dell’Ordine. Le principali aree interessate dal Protocollo sono Duomo-Mercanti, corso Garibaldi-corso Como-via Monte Grappa, Darsena-Navigli, Brera, Colonne di San Lorenzo, piazzale Archinto, quartiere Lazzaretto-via Lecco-via Melzo, Arco della Pace, quartiere Isola, piazza Minniti-via Borsieri, NoLo e via Tortona, nei fine settimana. Con la sottoscrizione del protocollo, il Comune di Milano si impegna a introdurre opportune limitazioni agli orari di asporto di alcolici, nonché il divieto di vendita di bottiglie in vetro e lattine per contrastare il fenomeno della “malamovida”, ad intensificare le attività e i servizi di vigilanza, controllo e prevenzione, a promuovere interventi di prossimità, attraverso il coinvolgimento di associazioni di via e di quartiere ed enti del terzo settore, per una migliore fruizione degli spazi pubblici e per accrescere il senso civico e il rispetto delle regole di convivenza civile. Il Comune si impegna inoltre a sostenere progetti proposti dalle Associazioni di via e di categoria, per favorire sinergie virtuose con la Polizia Locale e le Forze dell’Ordine in caso di necessità, attraverso l’utilizzo, anche a rotazione tra gli esercizi coinvolti, di operatori della sicurezza privata adeguatamente specializzati e formati. Da parte dell’Azienda di Tutela della Salute della Città metropolitana di Milano è assicurato l’impegno educativo per contrastare comportamenti anti-sociali e il supporto in caso di necessità, anche attraverso la formazione degli operatori dei pubblici esercizi sui comportamenti da adottare in situazioni di alterazione mentale o ubriachezza. Con l’adesione al protocollo, EPAM – Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza e l’Associazione Confesercenti Milano assicurano la promozione dei pubblici esercizi “virtuosi” e la diffusione della cultura del divertimento responsabile, attraverso la formazione dei gestori e la valorizzazioni dei locali che adottano buone prassi. Garantiscono inoltre il supporto alle Associazioni di Via e promuovono presso i titolari dei Pubblici Esercizi delle zone di movida l’utilizzo di personale specializzato, formato, ai sensi del D.M. 6 ottobre 2009 ed iscritto negli elenchi prefettizi confluenti nel Database nazionale degli operatori della sicurezza privata, per favorire la gestione ordinata delle aree dei plateatici e delle aree esterne ai locali, in collaborazione con la Polizia Locale e le Forze dell’Ordine in caso di necessità. L’Associazione Italiana Sicurezza Sussidiaria (A.I.S.S.) promuove, in adesione all’accordo, specifiche convenzioni per l’impiego di operatori della sicurezza privata, favorendo l’individuazione di un coordinatore per ciascuna zona della movida con il ruolo di interfaccia privilegiato con la Polizia Locale e le Forze dell’Ordine La Prefettura di Milano assicura il supporto delle Forze dell’Ordine per servizi dedicati nelle zone individuate, secondo l’orientamento disposto in sede di Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica e coordinerà inoltre il Tavolo interistituzionale, verificando l’attuazione degli impegni assunti e le valutazioni del Gruppo di Lavoro coordinato dall’Università degli Studi di Milano Bicocca, quest’ultima curerà il coordinamento scientifico dell’intero progetto.  

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Fondo antiracket e antiusura da modificare per diventare più efficace

Fondo antiracket e antiusura da modificare per diventare più efficace di Benito Sicchiero Il Fondo antiracket e antiusura, nato 20 anni fa da un’idea di Giovanni Falcone va modificato.  Mira a sostenere e reinserire nell’economia legale le attività vittime dei due reati, concedendo elargizioni a fondo perduto alle vittime di estorsione e prestiti decennali alle vittime di usura, ristori commisurati ai danni patrimoniali e personali subiti dalle stesse. Ma è poco noto: tutti coloro che hanno denunciato – 319 in Italia, 37 in Lombardia, numeri irrisori rispetto all’entità del fenomeno – ne sono venuti a conoscenza solo al momento nel quale si sono rivolti alle forze di polizia o alle associazioni antiracket e antiusura; e presenta notevoli incongruenze, quali, nei casi di usura, l’obbligo di restituire i ristori ottenuti; e le denunce nei confronti delle banche vengono ‘cassate’ in partenza. E’ tra i risultati più rilevanti emersi da uno studio frutto di un accordo tra il commissario straordinario del governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura prefetto Giovanna Cagliostro e l’Università Bocconi di Milano, presentato in videoconferenza/presenza   dalla prefettura di Milano con la partecipazione in remoto del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, di esponenti delle istituzioni (tra i quali il presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici),  delle forze di polizia, delle associazioni antiracket e antiusura. Va anzitutto rilevato che i due reati – estorsione e usura – vengono commessi in contesti ben diversi: nel caso di imposizione del ‘pizzo’ la vittima subisce per paura di ritorsioni nei confronti suoi o di familiari; nel caso di usura, il criminale viene dapprima visto come persona che ti aiuta quando non puoi più ricorrere a fonti di credito legali. In comune, l’azione criminale ha quale obiettivo, non tanto e non solo lucrare interessi o imporre tangenti, quanto, pittosto impadronirsi dell’attività della vittima, inquinando l’economia legale, ma anche costringerla a diventare complice di azioni fuorilegge. “Lo studio assume particolare importanza nel periodo drammatico che viviamo”, ha dichiarato  Lamorgese riferendosi all’emergenza sanitaria Covid-19 e alla crisi economica che ne è derivata, con la conseguente “forte domanda di liquidità da parte di famiglie e imprese” che possono, se non percepiscono un’altrettanto forte presenza dello Stato, “rivolgersi a quel mondo sommerso pronto ad offrire soluzioni apparenti a tutti i problemi. Per questo le istituzioni devono saper ascoltare e intercettare le esigenze dei cittadini prima che la criminalità organizzata possa intervenire a soddisfarle come una sorta di welfare alternativo. In quest’ottica il Fondo di solidarietà si conferma fondamentale e concreto strumento di sostegno ai cittadini che si ribellano al racket e all’usura, e una più ampia diffusione della sua conoscenza unita a un suo ancora migliore funzionamento possono “concorrere a vincere la diffidenza nei confronti delle Istituzioni che è tra le cause della scarsa propensione delle vittime alla denuncia.” “I risultati raggiunti dal Fondo, che negli ultimi anni ha accolto circa la metà delle domande di accesso per circa la metà dell’importo richiesto, del resto “qualificano un percorso di riflessione, condotto in questi ultimi anni dalla struttura commissariale, sulla necessità di intraprendere iniziative di carattere amministrativo, di potenziamento delle procedure digitalizzate e di iniziative per modificare la legislazione di riferimento” ha commentato Cagliostro, concludendo l’evento in prefettura, presente anche il prefetto Renato Saccone. Lo studio in sintesi. I ricercatori della Bocconi, coordinati dall’adjunct professor Eleonora Montani, hanno costruito un database delle oltre 5.000 richieste alle quali il Fondo ha dato finora risposta, analizzandone circa il 20% nell’ambito di un’elaborazione preliminare dei dati dalla quale emerge che le domande di accesso al Fondo sono più frequenti in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, dove si collocavano tradizionalmente le principali organizzazioni criminali mafiose – che di usura e racket si servono per controllare il territorio e infiltrare l’economia locale -, e in Basilicata. Rispetto ai dati analizzati, le istanze presentate da vittime di estorsione sono il doppio di quelle presentate da vittime di usura, anche per le caratteristiche di questo tipo di reato, come osserva la coordinatrice, “subdolo e dotato di un’incredibile capacità di annichilire umanamente, psicologicamente ed economicamente le vittime”, le quali denunciano solo quando sono allo stremo, e per questo nell’82% dei casi, laddove ottengano il prestito a interessi zero dal Fondo, lo utilizzano per ripagare i debiti, senza più risorse per reinserirsi. Quanto ai settori economico-produttivi più colpiti, i dati esaminati confermano le evidenze processuali: coltivazioni, produzione animali, caccia e connessi (15,9%), commercio al dettaglio (15,2%), attività servizi di ristorazione (13,8%), costruzione edifici (14,5%), commercio e riparazione autoveicoli e motocicli (9,0%); mentre si segnala nello studio come un’anomalia la mancanza di riscontri nei settori delle forniture ad amministrazioni pubbliche e della gestione rifiuti.

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