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Rinnovato il protocollo tra Regione e Prefettura per la tutela delle donne

Rinnovato il protocollo tra Regione e Prefettura per la tutela delle donne. Oggi è stato rinnovato, per un altro triennio, il “Protocollo d’intesa per la prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne”. Il documento, siglato nel pomeriggio dal Prefetto di Milano Renato Saccone, con i Prefetti delle Prefetture lombarde, e dall’Assessore alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari Opportunità di Regione Lombardia Alessandra Locatelli, prosegue, per altri tre anni, l’attività iniziata nel 2017, con l’obiettivo di realizzare iniziative e attività di prevenzione e contrasto del fenomeno della violenza contro le donne, con particolare riferimento all’individuazione di percorsi di formazione e specializzazione rivolti al personale delle Forze dell’Ordine. Nel corso del biennio 2018-2019, hanno partecipato alla formazione complessivamente 723 operatori tra Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri per assicurare la migliore assistenza alle donne vittime di violenza e ai loro figli, con un efficace collegamento con i centri antiviolenza territoriali. A conclusione della positiva esperienza del triennio passato, e in considerazione della priorità che il tema continua a rivestire, l’accordo, sottoscritto oggi, riprende e rafforza le iniziative già messe in campo con l’attivazione di ulteriori percorsi formativi, sia sotto il profilo operativo che tecnico-giuridico, e con l’implementazione della rete regionale antiviolenza.

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L’indagine statistica della Prefettura sugli atti intimidatori

L’indagine statistica della Prefettura sugli atti intimidatori. 300 Sindaci, 607 Amministratori locali, 457 tra Segretari comunali, Direttori Generali, Dirigenti e funzionari in posizione apicale: sono questi i soddisfacenti risultati in termini di adesione all’indagine condotta in forma anonima dalla Prefettura di Milano, ANCI Lombardia e l’Associazione “Avviso Pubblico” con il prezioso supporto dell’Università degli Studi di Milano, in vista della giornata formativa sul tema dell’intimidazione ai danni degli amministratori locali, che si terrà il prossimo giovedì 10 giugno alle ore 10.00. L’incontro, organizzato tramite videoconferenza al fine di consentire la massima partecipazione degli enti territoriali di tutta la regione Lombardia, intende costituire uno spazio di confronto, approfondimento e sensibilizzazione sul tema, ad oggi caratterizzato da una rinnovata attualità in correlazione alle problematiche di natura socio-economica che dell’emergenza sanitaria da COVID-19 hanno costituito insidioso corollario. Al contempo, l’utilizzo sempre più massiccio e diffuso dei social networks e degli strumenti di comunicazione via web rappresenta ulteriore fattore agevolante di condotte denigratorie e minacciose, spesso azionate in forma anonima e dotate di una potenzialità offensiva e di una pervasività particolarmente intensa. L’evento, introdotto dal Prefetto Vittorio Rizzi, Vice Direttore Generale della Pubblica Sicurezza e Direttore della Polizia Criminale presso il Ministero dell’Interno, dal Prefetto di Milano Renato Saccone e dal Presidente di ANCI Lombardia Mauro Guerra, sarà poi animato dai contributi dei relatori – Prof. Nando dalla Chiesa, Professore dell’Università degli Studi di Milano, Dott.ssa Alessandra Dolci, Procuratore Aggiunto e Capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, Dott.ssa Patrizia Liguori, Dirigente della Polizia Postale di Milano – che hanno inteso supportare l’iniziativa mettendo a disposizione del Tavolo la professionalità e l’esperienza che ne connotano l’azione e l’impegno sul territorio. Punto di partenza dei lavori di giovedì prossimo saranno proprio i risultati del questionario anonimo somministrato tramite modalità digitale nelle scorse settimane a tutti gli amministratori locali lombardi, ed attraverso il quale sono già emersi alcuni interessanti elementi di indagine e riflessione: in particolare, se da una parte il 76% dei partecipanti al sondaggio ha dichiarato di non aver mai subito atti intimidatori – dato sicuramente non esaustivo vista la assoluta volontarietà di adesione al questionario – dall’altra parte ben 54 Sindaci, 84 Amministratori locali e 49 dipendenti comunali hanno riferito di non aver voluto denunciare le pressioni e le minacce subite. Interessante si rivela altresì il dato relativo alla modalità con cui le condotte di sopraffazione ed intimidazione sono state poste in essere a danno di coloro che dichiarano di averle subite, e che nel 39% dei casi consistono in calunnie, screditamenti, diffamazioni e minacce operate tramite il web. Non manca peraltro, nel 75% degli aderenti al sondaggio, la consapevolezza della opportunità di favorire un utilizzo accorto e responsabile delle piattaforme social da parte dei medesimi amministratori locali al fine di prevenire possibili situazioni di conflitto con la cittadinanza, in tal senso confermando l’utilità di percorsi di sensibilizzazione e formazione sul tema. Oltre alla partecipazione da remoto delle Prefetture della Lombardia, delle Forze dell’ordine territoriali e delle amministrazioni locali destinatarie dell’iniziativa, è prevista la possibilità di richiedere l’accredito stampa per l’accesso a sala riservata presso la sede di ANCI Lombardia, in Milano alla Via Rovello 2, da dove gli organizzatori e i relatori dell’evento effettueranno i propri interventi in videoconferenza.

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Sulla festa dell’Inter ha ragione il Prefetto Saccone

Sulla festa dell’Inter ha ragione il Prefetto Saccone. Perché si possono criticare tutti, ma bisogna ragionare pur se viviamo in tempi di morte e confusione. Punto primo: i tifosi non sono mai stati controllabili. E meno male. Perché se persino nell’antica Grecia le città organizzavano le feste decisamente esagerate come i baccanali per sfogare gli istinti e celebrare gli dei, è giusto mantenere degli aspetti di elasticità del sistema anche oggigiorno. Punto secondo, veniamo da un anno di limitazioni delle libertà personali e la pentola sta per scoppiare perché una parte politica continua a spingere per la riapertura. Una posizione coraggiosa perché può portare a gravi danni alla popolazione se non venisse gestita bene. E allora sulla festa dell’Inter ha ragione il Prefetto Saccone: perché era meglio convogliare la folla in un punto unico con moltissimi sbocchi in caso di necessità. Una conformazione favorevole per evitare blocchi troppo lunghi o la creazione di un unico flusso di persone ammassate. In sostanza Saccone ha governato i flussi, evitando scenari da paesi asiatici con la polizia a disperdere la popolazione a colpi di fucile. I fiumi non si frenano in certi casi, si indirizzano. Soprattutto se la popolazione è sotto stress. Un lavoro difficile e per gente con i polsi saldi. Infatti governare non pare per tutti: Anna Scavuzzo in teoria è la responsabile della Sicurezza urbana. Ha già il titolo imponente di vicesindaco e forse il doppio incarico è troppo per lei. Perché pure questa volta è finita nel tritacarne per una mancata gestione delle piazze milanesi, sempre per eventi ampiamente prevedibili. Lei ha risposto che il Comune era pronto. A noi sembra che fosse pronta la Prefettura. Che avesse un’idea su come affrontare la situazione. Cioè quello per cui viene in teoria pagato il generoso fisso alla Scavuzzo. Ma già tempo fa con alcuni progetti sulle riaperture si era visto che la Prefettura aveva di fatto iniziato a governare Milano. Un’ottima idea perché la giunta Sala non parrebbe avere i numeri per farlo. Invece Saccone per fortuna pare di sì. Ed è stato educato, trasformando un commissariamento in un altro esempio di ottima collaborazione tra istituzioni: quando una è stata valutata, pesata ed è stata trovata mancante, se ne inserisce un’altra garantendo ai cittadini una minima continuità istituzionale che dà stabilità.

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Protesta degli albergatori davanti alla Prefettura

Decine di lavoratori del settore alberghiero si sono riuniti davanti alla sede della Prefettura di Milano per rivendicare i propri diritti durante l’emergenza sanitaria. Tre i punti fondamentali della protesta organizzata dai sindacati Confederazione unitaria di Base e S.I. Cobas: “Chiediamo prima di tutto che il blocco dei licenziamenti venga prorogato fino a fine anno – ha detto Roberto Firenze di S.I. Cobas – e che le aziende non abbiano deroghe per aggirare tale blocco. In secondo luogo, che la cassa integrazione copra almeno l’80% dello stipendio, mentre ora arriva a malapena al 50%”. “Rischiamo la fame” recita un cartello appeso al muro della prefettura. Infine, la questione degli appalti: “Sono mesi che organizziamo presidi – ha raccontato un’altra rappresentante dei Cobas – chiedendo a gran voce che il problema degli appalti venga risolto. È necessario costruire rapporti di lavoro stabili e assunzioni dirette perché la catena degli appalti è incontrollabile, come dimostra il caso dell’hotel Gallia, dove 80 lavoratori sono attualmente a casa perché a dicembre è stato ritirato l’appalto”. ANSA

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Protesta dei ristoratori sotto la Prefettura

La pioggia non ferma la rabbia dei ristoratori, gestori di bar e pub di Milano e provincia che si sono dati appuntamento a pochi passi dalla Prefettura di Milano per manifestare la loro rabbia contro il nuovo decreto del governo che impone loro la chiusura alle 18. Una delegazione sarà ricevuta dal prefetto di Milano, Renato Saccone. Con loro hanno bandiere tricolore e striscioni con le scritte ‘Servono fatti non decreti’, ‘Falliamo noi fallite voi’ e ‘No tasse e più aiuti concreti’. Questo nuovo decreto “è peggio del lockdown – ha spiegato Alfredo Zini, ristoratore che ha promosso la protesta a Milano – ci sarà così un mercato parallelo di abusivismo, la gente potrà acquistare alimentari e alcolici e consumarli anche abusivamente per la strada. Chiediamo un allineamento del Dpcm e dell’ordinanza regionale, uno dice chiudere alle 18 e l’altra alle 23”. Inoltre i ristoratori chiedono contributi “non a pioggia uguali per tutti ma commisurati alla perdita di fatturato”. Inoltre Zini lancia l’allarme per la “chiusura di tante attività che potrebbero finire nelle mani della criminalità organizzata”. La delegazione di ristoratori porterà al prefetto un documento con cui la categoria chiede di “rivedere il Dpcm e l’ordinanza regionale, la riduzione proporzionata del pagamento della contribuzione del costo del lavoro, tasse e tributi locali, la lotta all’abusivismo”. ANSA

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Liste in Prefettura, politici a casa

Liste in Prefettura, politici a casa. Non sappiamo come altro riassumere l’idea del Partito democratico di sottoporre al Prefetto preventivamente le proprie liste elettorali. Da un lato le numerose questioni aperte con la magistratura possono spiegare la necessità di un gesto simile. Tra le ultime un pezzo pesante del Pd lombardo è stato travolto da un’ondata di manette: Siria Trezzi, ex sindaco di Cinisello Balsamo e consigliere metropolitano con delega alla Mobilità, è stata arrestata per corruzione. I processi diranno se si trattava di un grande errore, ma i fermi hanno imposto un brusco risveglio alla comunità piddina. Viene però da chiedersi a cosa servono tutte le strutture politiche se poi è lo Stato a dover verificare se i candidati vanno bene o no. Anche perché lo Stato è tutt’altro che infallibile, ma se lo può permettere perché ha le spalle larghe. La politica a sinistra invece pare di no. Pare che non sia in grado di selezionare una proposta di classe dirigente senza chiedere l’assenso dei più grandi. Ma allora a cosa servono? Per questo diciamo liste in Prefettura, politici a casa. Se tanto chi può canidarsi lo sceglio il Prefetto, andiamo fino in fondo: la Prefettura stila una lista di eleggibili in base a conoscenze, capacità e disponibilità e poi si elegge per sorteggio. Senza imbastire la solita baracconata delle elezioni che riempono la città di manifesti abusivi per cui nessuno pagherà mai. Se dobbiamo solo avere una classe di amministratori con bollino di Stato, tanto vale non avere il perpetuo ronzio di fondo delle opinioni che oggi si chiama politica. La politica dovrebbe avere il coraggio e le spalle abbastanza larghe da candidare anche chi non è gradito allo Stato, perché i popoli senza idee sono greggi e non nazioni. L’omicidio delle ideologie ha portato a risultati impensabili: oggi è più importante chi dà le multe di chi costruisce le strade. Chi conferisce bollini di chi crea cultura, bellezza e innovazione. Rinunciando a legittimarsi da sola, la sinistra ha perpetrato l’ennesimo suicidio politico. A questo punto liste in Prefettura, politici a casa. Perché se domani non potessimo più chi vogliamo, non sarebbe più una democrazia. Nemmeno una Repubblica o una dittatura. Sarebbe un pascolo di greggi.

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