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De Marchi: “Manifesto Pro Vita era un grave attacco contro le donne”

De Marchi: “Manifesto Pro Vita era un grave attacco contro le donne”. Diana De Marchi è la consigliera comunale che ha chiesto la rimozione del manifesto contro la Ru486 apparso in centro a Milano, rimozione poi avvenuta con seguenti polemiche. Ecco l’intervento di De Marchi: “Il 7 dicembre è apparso un manifesto gigante a Milano di Pro Vita con scritto “Prenderesti mai del veleno?”. Un grave attacco consumato sulla pelle delle donne, una campagna di accanimento sulla libera scelta responsabile delle donne con false informazioni scientifiche. Nel manifesto una ragazza stesa a terra con una mela come una nuova Biancaneve inerme, minacciata nella sua legittima scelta, come fosse un’assassina. Questa è violenza contro le donne, usando in modo strumentale il loro corpo e la loro capacità di decidere sul proprio futuro. Inoltre vengono diffuse informazioni false sulla Ru486, farmaco più sicuro dell’aborto chirurgico e procedura medica  riconosciuta dal nostro servizio sanitario, una gigantesca fake news gravissima. Una crudeltà inaccettabile contro la libertà delle donne e per tutto ciò il manifesto è stato rimosso a Milano e in altre città, grazie anche alla mobilitazione di tante associazioni femminili e singole donne e uomini, non falsamente dalla parte delle donne. Il rispetto della libertà di scelta e della legge deve valere sempre  per donne e uomini.

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Manifesto strappato, Ruggeri (FdI): “I comunisti conoscono solo una libertà, la loro”

Manifesto strappato, Ruggeri (FdI): “I comunisti conoscono solo una libertà, la loro”. La questione del manifesto di Pro Vita strappato dopo le pressioni politiche ricevute, viene ricollegata da Otello Ruggeri, presidente del circolo Almerigo Grilz di Fratelli d’Italia, anche quando Paolo Limonta aveva strappato i manifesti per commemorare Ramelli. In entrambi i casi è stata infatti l’ala sinistra della maggioranza che governa Palazzo Marino a intervenire contro manifesti regolarmente affissi. “Due immagini emblematiche di quelli che governano Milano in nome e per conto del Sindaco Sala. A sinistra l’Assessore Paolo Limonta, fiero di avere strappato i manifesti in memoria di Sergio Ramelli, a destra la Consigliera del PD Diana De Marchi che gioisce per avere fatto fare la stessa fine a quelli di un’associazione “Pro Vita” – afferma Ruggeri – Nel mezzo l’Assessore del Municipio 9 Deborah Giovanati, rea di essere contraria all’uso della pillola RU486 come strumento contraccettivo e per questo definita “fascista”, perché, in questa città, tutte le minoranze sono libere di esprimere la propria opinione solo a patto sia la stessa della maggioranza che la amministra. Non cadiamo però nell’errore di definirli a nostra volta “fascisti”. Sono comunisti e, in quanto tali, l’unica libertà che conoscono è la loro”.

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Manifesto sulla Ru486 rimosso: “Furore ideologico contro Pro Vita”

Il Comune di Milano ha fatto rimuovere i manifesti contro l’uso della Ru486 (pillola abortiva) regolarmente affissi da Pro Vita in via Vigoni, angolo Via Mercalli. Non è la prima volta che un manifesto  contrario all’aborto viene fatto rimuovere dai rappresentanti della sinistra italiana. Il cartellone di Pro Vita  voleva provocare una riflessione  sull’assunzione della RU486, la pillola abortiva liberalizzata recentemente anche da Aifa che ha  permesso perfino alle ragazze minorenni di poterla assumere come un banale medicinale da banco, senza dover  informare i genitori o tutori  e senza il controllo medico. Non va confusa con la pillola anticoncenzionale, bensì si tratta di un aborto a tutti gli effetti, subito dalle donne in totale solitudine, sole nell’affrontarne le eventuali conseguenze sia fisiche che psicologiche. Questo è il pensiero dei Pro Vita. E allora perché è stato fatto rimuovere? Quali sono i limiti alla libertà di espressione del pensiero? L’articolo 21, comma 1, della  nostra Costituzione recita espressamente che “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. La libertà di espressione è altresì tutelata dall’art. 10 della CEDU  “Ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione”. Tale libertà risulta essere il fondamento di ogni paese democratico che si vuole definire tale e difatti si  riconosce che manifestazione di pensiero é anche l’attività che mira a sollecitare una riflessione nei destinatari, anche con immagini di fantasia, che inducono ad aprire un dibattito su un particolare tema. La sua limitazione è eccezionale, solo qualora siano stati lesi gravemente altri diritti fondamentali come per esempio in caso di discorsi di odio o di istigazione alla violenza. La censura operata dalla giunta milanese, in particolare dall’Assessore Tasca, risulta quindi essere mossa unicamente da furore ideologico, andando a colpire il pensiero  altrui che non corrisponde al diktat del pensiero unico in tema di vita nascente; ciò è quanto sostenuto addirittura esplicitamente da Diana de Marchi, Presidente della commissione pari opportunità del Comune di Milano, nel suo seguente post su Facebook: “Pro Vita questa città ti consiglia di smetterla, i tuoi manifesti vengono sempre rimossi”. Alla faccia delle pari opportunità! Alla faccia della libertà e della Costituzione! Il Pd Milanese ha sputato ancora una volta su tutto questo. Per aver espresso in questi giorni il mio pensiero mi hanno chiamato “fascista maschilista”, “retrograda medievale”. Era già successo in passato quando mi dissero che avrebbero dovuto rinchiudermi nella mia chiesa e non farmi più uscire. D’altronde loro sono democratici a senso unico.

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Amicone (FI): finanziamo le associazioni pro vita

Forza Italia ha presentato in consiglio comunale una mozione anti legge 194, “per sostenere Milano città per la vita“, in Consiglio comunale. A presentarla e’ stato il consigliere Luigi Amicone che ha sottolineato come il documento, a suo dire, “non e’ contro l’aborto ma ha l’obiettivo di andare a vedere quali sono gli effetti provocati dalla legge 194 in questi anni – ha spiegato – anche perche’ i suoi principi sono stati disattesi“. “Inserire nel prossimo assestamento di bilancio congrui finanziamenti per le istituzioni, associazioni pro vita e gruppi che sostengono concretamente politiche a favore della famiglia e della vita“. E’ questo il proposito della mozione firmata anche dal capogruppo azzurro, Fabrizio De Pasquale, dall’ex candidato sindaco, Stefano Parisi, e dal consigliere di Milano Popolare, Matteo Forte. L’intezione e’ quella di “approfondire con adeguate iniziative gli effetti sociali e culturali prodotti dalla Legge 194, in particolare nei punti di mancata applicazione“. Una mozione che il consigliere Amicone definisce “scevra da ideologie, ma volta a verificare se lo spirito della legge 194 e’ stato rispettato“, rilevando nel testo i diversi punti dove la norma in questione non avrebbe, secondo i firmatari, raggiunto i gli scopi prefissi. La 194 infatti, come si legge nel documento, “si proponeva di legalizzare l’ aborto in alcuni casi particolari come violenza carnale, incesto, gravi malformazioni del nascituro, e di contrastare l’aborto clandestino, mentre invece ha contribuito ad aumentare il ricorso all’aborto quale strumento contraccettivo e non ha affatto debellato l’aborto clandestino“. Gli aborti illegali effettuati dal 1978 ad oggi “sono circa 6 milioni, senza contare le uccisioni nascoste – conclude la mozione – prodotte dalle pillole abortive e dall’eliminazione degli embrioni umani sacrificati nelle pratiche di procreazione medicalmente assistita“

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