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Commercialisti: costruzioni in calo del 3,3% e addetti in aumento del 4,5%

Commercialisti: costruzioni in calo del 3,3% e addetti in aumento del 4,5%. A livello geografico la flessione dei ricavi risulta più accentuata nelle regioni centrali, in particolare, nelle Marche le Srl del settore costruzioni hanno subito una perdita del 10,2%, mentre in Trentino-Alto Adige e in Umbria la riduzione è stata di poco superiore all’8%. I comparti più colpiti: lavori di costruzione specializzati (-4,1%) e quello della costruzione di edifici (-3,3%), mentre l’ingegneria civile fa segnare un incremento (+0,6%). Il comparto delle costruzioni ha registrato una flessione del fatturato pari al -3,3% rispetto all’anno precedente con un aumento degli addetti del +4,5%. È la fotografia scattata dall’Osservatorio sui bilanci 2020 delle Srl del Consiglio e della Fondazione Nazionale dei Commercialisti. Il campione analizzato riguarda 92.480 società su un totale di 649.725. Le Costruzioni, nel corso del 2020, hanno subito un calo dei ricavi, molto più contenuto delle Srl in generale che hanno segnato, invece, una diminuzione complessiva del fatturato dell’8,5%. Trend positivo anche nella crescita degli addetti con una performance superiore dell’andamento globale (0,7%). Il valore della produzione, invece, si è ridotto del 2,4%, da cui deriva il risultato del valore aggiunto che ha subito una flessione del 2,4% (-8,4% per tutte le Srl). In merito all’andamento del fatturato per macroaree territoriali, le Srl del Centro registrano un calo maggiore (-5,7%) rispetto alle altre aree. In particolare, il Nord Est presenta un decremento contenuto dei ricavi (-1%), seguito dal Nord Ovest (-1,7%), mentre il Sud segna una riduzione quasi in linea con la media nazionale (-2,2%). Passando dalle macroaree alle singole regioni, fatta eccezione per il Trentino-Alto Adige, il calo dei ricavi risulta più accentuato nelle regioni centrali. In particolare, nelle Marche le Srl del settore costruzioni hanno subito una flessione dei ricavi del 10,2%, mentre in Trentino-Alto Adige e in Umbria la riduzione è stata di poco superiore all’8%. Nel Nord-est, a fronte di un calo contenuto nell’Emilia-Romagna (-1,2%), si rileva un incremento nel Friuli-Venezia Giulia (+1,6%), mentre il Veneto registra un valore negativo (-3,6%) anche se più contenuto rispetto al Trentino-Alto Adige. Nel Nord-ovest, la Valle d’Aosta è l’unica regione a far segnare un aumento dei ricavi (+4,5%), mentre Liguria (-4,5%), Piemonte (-3,5%) e Lombardia (-2,4%) fanno rilevare andamenti negativi. Nel Sud, le uniche regioni in crescita sono il Molise (+3,1%) e la Sardegna (+0,2%). La Puglia, invece, mostra il calo più elevato (-4,3%), seguita dall’Abruzzo (-3%), dalla Calabria (-2,4%) e dalla Sicilia (-1,2%), mentre la Campania segna un calo molto più contenuto (-0,4%). Focalizzando l’attenzione sui comparti, risulta che i più segnati dalla riduzione del fatturato sono quello dei lavori di costruzione specializzati (-4,1%) e quello della costruzione di edifici (-3,3%), mentre il comparto dell’ingegneria civile fa segnare un incremento (+0,6%). Tra i sotto-comparti, si segnala il forte calo dello sviluppo di progetti immobiliari (-10,2%) e il calo comunque significativo del completamento e finitura di edifici (-6,2%), seguito da altri lavori specializzati di costruzione (-3,6%), mentre i sotto- comparti con il segno più sono costruzione di strade e ferrovie (+3,5%), costruzione di opere di pubblica utilità (+3,2%) e demolizione e preparazione del cantiere edile (+1,2%). LEGGI IL REPORT COMPLETO

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Con il licenziamento di Mancini abbiamo perso tutti

Con il licenziamento di Mancini abbiamo perso tutti. Per carità: silurare una spia di alto livello è un gran colpo giornalistico in linea generale, ma qui non si tratta di una spia che stava tradendo il suo compito. Solo di un grande professionista dello spionaggio che ha avuto la sfortuna di legarsi al personaggio politico più odiato della storia recente. Perché Renzi è odiatissimo e Report fa parte di quella fazione trasversale alla politica e alla stampa che ha deciso di attaccarlo sempre e comunque. E’ innegabile: il servizio di Report ha moltissime ombre, perché una persona normale (come dovrebbe essere “l’insegnante” testimone dell’incontro all’autogrill) non riesce a sentire cosa si dice dall’altra parte di un parcheggio. Eppure la teste chiave di Report aveva l’udito bionico a quanto pare. Ma si sa che la gente vede ciò che le fai vedere: e il punto era sputtanare Renzi un’altra volta. A silurarlo non ci sono riusciti perché il Rignanese ha dimostrato di avere le spalle troppo larghe. Ma non è lo stesso però per chi gli si avvicina. E Mancini non fa eccezione nonostante il suo operato sia stato difeso da ben quattro governi di colore diverso. Perché un buon servizio di spionaggio fa più sicurezza di una flotta di incrociatori. Salva le vite del popolo dentro e fuori i confini nazionali con l’efficienza di un battaglione di Lagunari, ma senza scatenare guerre. Ecco perché con il licenziamento di Mancini abbiamo perso tutti: è ed era una grande spia. Messa alla porta perché i due Matteo hanno sfidato poteri storici italiani. Quelli chiamati volgarmente poteri forti, o in altre sedi classi dominanti. Gli stessi che preferiscono privarsi di una grande spia solo per colpire i giovani arroganti che hanno dimostrato di non temerli. L’unica speranza è trasformare quelli come Mancini in martiri di una causa più grande: ristabilire regole normali di convivenza democratica. Mettere insomma fine a questa democrazia che può funzionare solo se il popolo vota ciò che secondo il Re è giusto. Una democrazia sotto tutela di poteri consolidati e autocratici, perché così è una democrazia ocrtoyé. Qualcosa cioè di concesso dalla classe dominante, ma solo se il popolo fa il bravo. Perché chi è al potere oggi non pensa al bene della nazione, ma solo alla propria conservazione. Così preferisce lasciare al macello una spia di alto livello, cioè una protezione di alto livello, solo per punire chi li ha sfidati.

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Covid19 e l’interessante report Arpa sull’inquinamento

Covid19 e l’interessante report Arpa sull‘inquinamento. Il tema del calo dell’inquinamento durante la crisi da Coronavirus è stato toccato per lo più in maniera superficiale: si lavora e ci si sposta meno, dunque c’è meno particolato. Ecco, questa è una delle certezze che l’interessante report Arpa sull’inquinamento incrina. E’ vero che certi valori non si vedevano da dieci anni, ma anche che la questione ambientale è molto più complessa di come viene presentata a volte. E dunque forse ha bisogno di risposte diverse da quelle adottate fino ad oggi. Ecco il comunicato riassuntivo dell’Arpa: Sono stati pubblicati i risultati di un’indagine svolta da Regione Lombardia e da Arpa Lombardia sulla variazione dei fattori di pressione e sull’andamento dati di qualità dell’aria generato dalle misure di restrizione introdotte per contrastare la diffusione del virus. A partire dallo scorso 23 febbraio, la progressiva adozione di misure di contenimento del contagio da Coronavirus ha determinato in Italia, e nella nostra regione, una variazione delle attività antropiche repentina e ben superiore a quanto possibile in condizioni ordinarie. Una situazione che, sotto l’aspetto scientifico, rappresenta un laboratorio – auspicabilmente unico – per comprendere e prevedere quali possano essere nella realtà le conseguenze di alcuni provvedimenti finalizzati a migliorare la qualità dell’aria. Pur tenendo conto del limite rappresentato da dati raccolti tra fine inverno e l’inizio primavera, periodo dell’anno generalmente meno critico per l’inquinamento atmosferico, e  da una variazione dei fattori di pressione graduale e progressiva a causa delle azioni di contenimento via via più restrittive, lo studio ha individuato due periodi distinti: il primo, compreso tra il 23 febbraio e l’8 marzo 2020, caratterizzato dalle prime misure su aree più limitate e il secondo, a partire dal 9 marzo, caratterizzato da misure più incisive estese a tutto il territorio nazionale. I dati disponibili sono stati analizzati fino alla data del 29 marzo 2020. riduzione dei fattori di pressione L’analisi è partita dalla stima della riduzione dei fattori di pressione nei principali settori, quali traffico veicolare, consumi energetici, riscaldamento e attività agricole/zootecniche. Le misure messe in atto dal Governo e dalle ordinanze regionali per far fronte all’emergenza Coronavirus hanno comportato modifiche alle modalità di vita delle persone e alle attività produttive e commerciali, che si riflettono sui flussi di traffico, sulla produzione e sui consumi energetici, in modo particolare, nelle regioni settentrionali d’Italia. Riguardo al settore riscaldamento, si osserva che, nel primo trimestre del 2020, le temperature medie giornaliere sono state generalmente superiori alle medie del periodo (su base ventennale); Per le attività agricole, non limitate dalle misure di contenimento dell’emergenza sanitaria nemmeno, a partire dal 24 febbraio, rispetto allo spandimento dei liquami zootecnici, si sono stimate emissioni in linea con quelle tipiche del periodo. qualità dell’aria Relativamente alla qualità dell’aria, per il biossido di azoto (NO2) e ancora più per il monossido di azoto (NO) e per il Benzene le concentrazioni rilevate si sono sensibilmente ridotte e, in alcune stazioni, risultano perfino inferiori ai valori più bassi registrati in ciascun giorno di calendario nel periodo di osservazione nei dieci anni precedenti. In questo caso è quindi più evidente l’effetto della riduzione delle emissioni connessa alla riduzione dei flussi di traffico, che in ambito urbano è certamente la prima fonte di ossidi di azoto. Riguardo ai valori di PM10 e PM2.5, i dati indicano in maniera evidente la stagionalità di questi inquinanti, che registrano tipicamente i valori più elevati nei mesi più freddi dell’anno. L’analisi dei dati del mese di marzo 2020, pur collocandosi nella fascia bassa della variabilità del periodo, evidenzia un alternarsi di giornate con concentrazioni più alte e altre con valori inferiori. Alcuni episodi, come quello del 25 febbraio, con un valore di PM10 pari a 82 µg/m³ registrato a Codogno, già in piena “zona rossa”, hanno evidenziano l’importanza del fenomeno di trasporto del particolato e il fatto che le concentrazioni non sono solo influenzate dalle emissioni di prossimità, ma da tutte quelle del bacino di riferimento. Così come, invece, quando dal 18 al 20 marzo si è registrato un incremento significativo di polveri sottili in gran parte della regione, nonostante la riduzione dei flussi di traffico e di parte delle attività industriali, è risultato chiaro il contributo della componente secondaria e della situazione meteorologica più favorevole all’accumulo. Infine, anche l’episodio del 28 e 29 marzo – quando a causa del trasporto di particolato di origine desertica dalle regioni asiatiche (come confermato dal modello globale “Copernicus Atmosphere Monitoring Service”), le concentrazioni di PM10 sono risultate molto elevate a fronte di un aumento inferiore delle concentrazioni di PM2.5 – mostra in modo chiaro la complessità dei fenomeni correlati alla formazione, al trasporto e all’accumulo di particolato atmosferico. Le Conclusioni Lo studio ha evidenziato che il trend di generale riduzione delle concentrazioni degli inquinanti che si sta osservando in questo periodo deve essere attribuito, in proporzioni non quantificabili in modo preciso e comunque dipendenti dalle singole giornate e dal singolo inquinante, all’insieme di 3 fattori: riduzione delle emissioni (in particolare dal settore trasporti), variazione delle condizioni meteorologiche (comunemente meno favorevoli all’accumulo in questo periodo dell’anno) e condizioni ambientali che influiscono sulle reazioni chimico-fisiche in cui sono coinvolti gli inquinanti. Dall’analisi dei dati di qualità dell’aria risulta che le misure messe in atto per fronteggiare l’emergenza hanno certamente determinato una riduzione delle emissioni derivanti in particolare dal traffico veicolare, che sono più evidenti analizzando le concentrazioni degli inquinanti legati direttamente al traffico – NO, benzene e in parte NO2. Nel bacino padano, la riduzione rilevata per il particolato è influenzata in modo significativo dalla presenza della componente secondaria. Infatti, si è osservato che le drastiche riduzioni di alcune sorgenti non sempre hanno impedito il superamento dei limiti, pur contribuendo a ridurne l’entità. Ciò evidenzia in modo chiaro la complessità dei fenomeni correlati alla formazione, trasporto e all’accumulo di particolato atmosferico e la conseguente difficoltà di ridurre in modo drastico i valori presenti in atmosfera in situazioni ordinarie. QUI il report completo.

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Se Report parla di sinistra cala il silenzio

Se Report parla di sinistra cala il silenzio. Il servizio andato in onda su Rai 3 lunedì ha acceso più di un riflettore su quella che si propone come una grande mangiatoia di denari pubblici. Gli intrecci societari sono solo uno dei punti all’ordine del giorno: se Giovanni Malagò dice di non sapere che una società in cui c’è il suo socio storico rischia seriamente di essere quella che guadagnerà di più dalla torta rappresentata dalle Olimpiadi invernali 2026, altrettanto ci preoccupa la risposta del sindaco Giuseppe Sala. Dice di non avere la minima idea di chi ci sia dietro ai fondi di investimento che stanno avviando grandi manovre. Ci permetta di dubitarne: è da sempre uomo da salotti che contano e quindi riesce difficile credere che non sappia. Si capisce che debba negarlo di fronte alle telecamere della Rai, ma crederci è diverso. Si è trincerato dietro la domanda: “E’ una good news o no?” che ci siano una dozzina di miliardi di investimenti in arrivo. Sì, sindaco. Ma occhio, perché è un attimo passare alla storia come il sindaco che ha rifatto Milano coi soldi sporchi. Se dietro ai fondi non si sa chi ci sia, non per forza sono soldi sporchi. Ma si può sapere, soprattutto se si passa più tempo nei salotti che nelle periferie, quindi magari faccia due domande ai suoi compagni di merendine. Perché se la questione sono solo i soldi, c’è un altro Matteo di questi tempi che ha disponibilità liquide. Di cognome però fa Messina Denaro. Per carità, a suo modo una conferma che ha i dollaroni. Ma vogliamo davvero i soldi di chiunque? Il milanese imbruttito risponderebbe di sì.  Forse è invece il momento di abbandonare l’immagine di sindaco imbruttito che fa simpatia e vestire i panni della persona seria. Molto seria. Chi muove decine di miliardi e ha alle spalle colossi come la Cina (a quanto pare il grande investitore dietro alle Olimpiadi sarà ancora la Cina) ha le spalle larghe. Quindi se un sindaco vuole reggere il confronto non può arrivare da simpaticone italiano, serve uno serio. Tanto che possa ignorare i tribunali lo ha già chiarito, quindi è perlomeno al livello di grandi manager internazionali. Ora si tolga il sorrisetto e diventi il caterpillar che serve a Milano. I soldi sono tanti, nessuno vi impedisce di darne agli amici come sotto Expo, ma per favore pensate al futuro di tutti. Seguite appalto per appalto: Malagò ha avuto il coraggio di dichiarare che i mondiali di nuoto a Roma sono stati un successo. Un successo che ha lasciato milioni di buco rimasti da saldare allo Stato e cattedrali nel deserto che un giorno qualcuno dovrà bonificare. Per non parlare della famosa piscina che fu costruita con le misure sbagliate. Insomma per il mondo furono un disastro, per Malagò e i suoi soci un successo. Traiamone le conseguenze giuste per favore.  

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