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Majorino prossimo sfidante di Fontana?

Majorino prossimo sfidante di Fontana? La domanda è lecita dopo aver visto le reazioni della politica lombarda nelle ultime due settimane. Pierfrancesco Majorino si era trasferito in Europa tra gli applausi di tutti, perché persino il centro destra preferiva non averlo in giro. L’ex assessore al Welfare sapeva muovere migliaia di persone a ogni manifestazione ed era l’unico a rappresentare una sinistra plausibile a differenza dell’ex direttore generale del Comune che abbiamo a Palazzo Marino. Sala era il simbolo dell’Italia che non cambia mai, mentre Majorino “l’uomo del popolo”. E un personaggio con le spalle larghe, a differenza di Beppe “l’Onesto”: la sua fu l’unica vera candidatura in opposizione a Sala durante le primarie del Partito democratico per scegliere il candidato sindaco. Perse, ma rimase come rappresentante della sinistra milanese, visto che Sala può rappresentare al massimo il lato sinistro di Montenapoleone o di via Goito. Quando se ne andò in Europa tutti, sinistra e destra, stapparono una bottiglia di quello buono, perché Majorino si può contestare, ma non ignorare. Come invece accade alla maggior parte degli sconosciuti seppur eletti che militano nella sua parte. Oggi però Majorino torna a farsi sentire e tutti tremano perché quando l’europarlamentare ha lanciato la campagna di “vendetta per le rsa” su Facebook, in pochissimi giorni tutti hanno risposto. E non solo i suoi: tutte le opposizioni hanno capito che era l’occasione per combattere un predominio ultra decennale della destra al governo in Lombardia. Proprio l’emergenza, grazie alla campagna di Majorino “Verrà il giorno” (che riprende il “Verrà un giorno” di Fra Cristoforo ne “I promessi sposi”), potrebbe essere l’occasione storica della sinistra: se il centro destra non saprà dimostrare di essere davvero classe dirigente di qualità, potrebbero pure vincere la sfida. Un conto è governare una macchina impostata da altri nella normalità, un conto è nell’emergenza, e nelle ultime settimane da Regione qualche cigolio si è sentito. Ora tutte le opposizioni in Regione hanno sottoscritto l’iter per avviare una commissione d’inchiesta la domanda è lecita: Majorino prossimo sfidante di Fontana? Inutile negare che la spinta politica per una simile mossa è arrivata dal “popolo di Majorino”, visto che di gente in Regione con un popolo alle spalle ce n’è poca. Chi saprà reggere l’urto dell’onda sollevata dai sinistri milanesi? C’è davvero qualcuno a Palazzo Lombardia con le spalle abbastanza larghe? Perché al momento Fontana pare aver scaricato le eventuali colpe sui tecnici, ottenendo in un colpo di inimicarsi chi lavora con lui e di confermare i sospetti sulla dubbia utilità della politica attuale: se tanto dobbiamo solo seguire le indicazioni dei tecnici senza che gli eletti decidano nulla, a cosa ci servono gli eletti? Perché costicchiano, per usare un eufemismo, ma gli italiani (lombardi compresi) non hanno davvero più soldi da buttare.

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La delibera regionale al centro dell’inchiesta sulle Rsa

La delibera regionale al centro dell’inchiesta sulle Rsa. Oggi abbiamo deciso di pubblicare un documento arrivato su tutte le prime pagine dei giornali e dei media locali e nazionali: la delibera regionale al centro dell’inchiesta sulle Rsa, cioè quella dell’8 marzo. DGR+2906+8+marzo+2020 Quella che stabilì come e perché mandare gli anziani guariti o presunti tali, le stime sull’efficacia del virus dopo il contagio variano di settimana in settimana, nelle residenze per anziani. Il documento è quanto mai importante perché oltre alle indagini della Guardia di Finanza anche le opposizioni in Regione sono molto agguerrite e hanno avviato l’iter per istituire una commissione d’inchiesta regionale sulla gestione dell’emergenza. Giulio Gallera ha risposto ai “professori del giorno dopo” con un sfogo affidato ai social e potrebbe essere solo il primo: nel testo che vi proponiamo, c’è scritto che la delibera è “su proposta dell’assessore Gallera”. Quindi è facile supporre che sarà lui l’obbiettivo principale delle contestazioni politiche. Per quelle legali non sappiamo perché non siamo avvocati, ma è probabile che anche i componenti della centrale unica per l’attuazione delle linee guida stabilite dalla delibera dell’8 marzo dovranno fornire qualche spiegazione. Negli allegati alla delibera ci sono tutte le linee guida per assegnare pazienti alle Rsa lombarde e sono tanti quelli che potevano essere dimessi dagli ospedali anche perché un criterio comune alle varie categorie di degenti da dimettere era la “mancanza di febbre da 3 giorni”. Quindi in molti casi bastava essere sfebbrati per essere inviati in strutture dove in teoria non si trovavano malati. Eppure oggi, in quei giorni non si sapeva, siamo sufficientemente certi che tre giorni senza febbre non sono un garanzia di non essere infetti e contagiosi. Si parla di settimane di attenzione anche dopo la guarigione, ma come in molti aspetti di questa crisi non c’è certezza nemmeno di questo. Per iniziare a ragionare su dati certi, noi iniziamo a fornirvi il documento regionale in forma integrale.

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Rsa e Città metropolitana: i numeri di tamponi e mascherine

Rsa e Città metropolitana: i numeri di tamponi e mascherine. L’ATS Città metropolitana ha infatti deciso di diffondere i numeri delle forniture consegnate alle Rsa del territorio. L’occasione è utile per ricapitolare proprio i dati del settore a partire dal numero delle residenze per anziani gestite dall’ente: sono 155. L’ATS ha dato in oltre 2000 tamponi e 265mila mascherine, cioè una media di 1651 pezzi a struttura. Ecco però la nota completa di Città metropolitana: In relazione a notizie apparse sulla stampa, ATS della Città Metropolitana  precisa quanto segue. L’esecuzione di tamponi nelle RSA è riservata agli ospiti i sintomatici e affidata, in autonomia, alle strutture stesse ATS della Città metropolitana ha raccolto, da tutte le 155 RSA del territorio, il numero degli ospiti che sono stati isolati in quanto  presentano sintomi influenzali riconducibili a COVID-19, da sottoporre a tampone. Ad ogni RSA è stato indicato il laboratorio a cui riferirsi e fornito il quantitativo necessario di kit per l’esecuzione degli esami (oltre 2000 tamponi consegnati). La fornitura effettuata è quindi sufficiente per coprire il fabbisogno rappresentato dalle strutture stesse: qualora le RSA avessero in futuro difficoltà nel reperire sul mercato il materiale per eseguire i tamponi continueremo a supportarle come è stato fatto per mascherine chirurgiche  e dispositivi di protezione individuale.  In queste settimane infatti, alla luce delle difficoltà di reperimento di questi prodotti, sono stati consegnati da ATS alle strutture oltre 265.000 mascherine, per integrare le dotazioni proprie delle strutture.

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Morti sospette al Trivulzio: la Finanza in Regione

Morti sospette al Trivulzio: la Finanza in Regione. L’inchiesta che la Guardia di Finanza sta portando avanti sulle residenze per anziani del Pio Albergo Trivulzio si allarga alla Regione dove i militari si sono recati per acquisire tutte le delibere regionali a proposito della gestione dell’emergenza. Alle Fiamme Gialle interessa in particolare il documento pubblicato il 9 marzo in cui Regione ha chiesto agli enti convenzionati di individuare case di riposo dove mettere malati di Covid19 a bassa intensità. Una decisione a cui tanti ricollegano le 140 morti dal primo di marzo registrate all’interno delle rsa del Trivulzio. Decine e decine di anziani scomparsi in un mese a causa del Coronavirus che sta falciando la popolazione lombarda a colpi di centinaia di morti al giorno. Per ora pare che gli unici indagati sono quelli emersi nei giorni scorsi, anche se vista la vastità dell’operazione messa in campo dalla Finanza potrebbero aggiungersi altri nomi. E forse questo è anche il motivo per cui dai vertici di Palazzo Lombardia in questi giorni si avverte una certa tensione: mentre le altre regioni vanno avanti con all’apparenza una guida sicura, in Lombardia Fontana pare aver perso la presa sulla situazione. Luca Zaia riapre il Veneto, anche se con precauzioni, mentre Milano e la Lombardia chiudono più del resto d’Italia. Intanto per le morti sospette al Trivulzio arriva la Finanza in Regione. Un’inchiesta che potrebbe tirare la mazzata finale al mito del buon governo lombardo che si è sempre potuto vantare di una sanità d’eccellenza: se queste indagini dimostreranno che ci sono state molte morti a causa della mala gestione della crisi, sarà difficile per la Lombardia recuperare l’immagine perduta dopo le migliaia di morti delle ultime settimane.

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Morti sospette in Rsa: perquisizioni al Trivulzio

Morti sospette in Rsa: perquisizioni al Trivulzio. La Guardia di Finanza di Milano sta effettuando perquisizioni e acquisizioni di documenti. Diversi i fascicoli aperti dalla Procura di Milano per i dubbi sulla gestione delle case di riposo del Pio Albergo Trivulzio. L’operazione delle Fiamme Gialle andrà avanti tutta la giornata perché cercano un grande numero di documenti, cartelle cliniche degli anziani in generale. Le accuse formulate sono pesanti in particolar modo per i vertici della storica istituzione milanese: Giuseppe Calicchio è iscritto nel registro degli indagati per epidemia colposa e omicidio colposo. E per lui e gli altri sarà difficile, ma necessario dimostrare di non aver messo a rischio le vite dei propri operatori, anche se i 1822 morti registrati dalle Rsa sono un conto molto pesante da sopportare. Soprattutto per chi rischia di vedersi accusato di aver sottovalutato o addirittura ignorato scientemente i rischi sia per la crisi causata dal Covid19. Quest’inchiesta è l’ennesimo brutto colpo sia per il Trivulzio che per Milano: il primo è stato il simbolo di Tangentopoli, ma almeno all’epoca si rubavano soldi, non c’erano accuse di aver causato un’epidemia con centinaia di cadaveri. Milano invece, in balia di una classe politica che sembra aver subito molti colpi alla credibilità, assorbe anche questo montante al mento. La città ha una lunga storia positiva che saprà digerire anche quest’ultimo boccone amaro, ma per quanto potrà resistere?

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Città metropolitana dona 50000 mascherine alle Rsa

Città metropolitana dona 50000 mascherine alle Rsa. L’annuncio lo dà lo stesse ente sovra comunale in un comunicato che vi riportiamo di seguito: Oggi giovedì 9 aprile la Città metropolitana di Milano, attraverso i volontari della protezione civile, distribuirà 20000 mascherine destinate alle Residenze Sanitarie Assistenziali, individuate dall’Agenzia di Tutela della Salute, situate in diversi Comuni dell’area metropolitana. Le mascherine sono state rese disponibili dal Politecnico di Milano che le aveva ricevute in dono da un gruppo di ex studenti cinesi dell’Ateneo meneghino. All’intervento odierno si aggiunge la fornitura di ulteriori 30000 mascherine provenienti dalla Cina consegnate nei giorni scorsi alle RSA situate in Val Camonica nel bresciano dove era stata segnalata una richiesta urgente. Così commenta la vicesindaca Arianna Censi: “Prosegue l’impegno della Città metropolitana a favore dei soggetti più fragili ed esposti all’emergenza covid-19. In questi momenti difficili tutti ci stiamo rimboccando le maniche per attivare percorsi virtuosi di collaborazione istituzionale, in questo caso con il Politecnico, l’Agenzia delle Dogane e ATS, per rispondere alle esigenze dei 133 comuni dell’area metropolitana milanese e ove possibile anche in altre province in difficoltà. Solo attraverso la solidarietà e la coesione si potrà uscire da questa emergenza.” Alle attività benefiche di questi giorni si aggiunge dunque Città metropolitana dona 50000 mascherine alle Rsa dopo le polemiche degli ultimi giorni a proprio sul tema rsa. Un confronto molto duro che apre un tema fino a poco tempo fa passato sotto silenzio: la gestione della crisi nelle case di cura per anziani. In questi giorni le procure cominciano a muoversi perché proprio nelle residenze sanitarie per anziani si sono registrati decine e decine di decessi. Numeri tali che hanno allarmato le autorità giudiziarie. Nel mezzo delle polemiche ci sono però segnali positivi come la distribuzione avviata da Città metropolitana che dona 50000 mascherine proprio alle rsa.

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