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Abbazia vs Stadio. Marcora (FdI): non si sacrifichi il sacro per il profano

Nel corso del suo intervento in Articolo 21, il Consigliere Comunale di Fratelli d’Italia Enrico Marcora ha dato (finalmente) un punto di vista diverso da tutte quelli sentiti fino a oggi sulla questione stadio: “L’Abbazia di Chiaravalle rappresenta un unicum per Milano sia dal punto di vista monumentale che ambientale. Il Soprintendente verifichi che il progetto del nuovo stadio di San Donato non distrugga la magica atmosfera dell’Abbazia di Chiaravalle e tutto il clima storico di questa zona”. “Personalmente – ha spiegato –  ritengo che pensare di costruire uno stadio da 60.000 persone a 500 metri di distanza dall’Abbazia vuol dire rovinare in modo irreparabile un altro pezzo di storia della nostra città. Vuol dire portare il caos dei parcheggi selvaggi, gli inevitabili scontri anche violenti dei tifosi e tutta la baraonda che generalmente circonda uno stadio accanto ad un simbolo milanese che rappresenta calma, serenità e misticismo; due mondi, a mio avviso, inconciliabili”. Marcora ha continuato deciso “Scriverò una lettera al Soprintendente di Milano e al Ministro invitandoli a controllare e vietare il progetto in caso di incompatibilità ambientale” per poi concludere “Inoltre inviterò tutti i consiglieri di Milano di maggioranza e di opposizione a firmare con me questa lettera”.

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Stadio: da De Chirico (FI) a Barberis (PD) quelli che non si arrendono

Se pur partendo da posizioni e presupposti diversi, Il Capogruppo in Consiglio Comunale del PD, Filippo Barberis e quello di Forza Italia, Alessandro De Chirico, rappresentano gli estremi del folto gruppo di politi e non che non vogliono arrendersi all’idea che lo stadio di San Siro sia abbandonato dal calcio. Da un lato, De Chirico, davanti all’evidenza che l’acquisto del 90% SportLifeCity da parte del Milan “rappresenta un passo concreto per il trasloco del Milan a San Donato” rammaricandosi per “i commenti di alcuni colleghi che ne gioiscono” sottolinea che si tratta di “una questione delicata e complessa che riguarda tutti i milanesi e dovrebbe essere affrontata senza il preconcetto dello schieramento politico”. “L’obiettivo per me rimane chiaro – spiega l’azzurro – lo stadio di San Siro va salvato dall’abbandono. Il vincolo ci obbliga a mantenerlo in piedi, dobbiamo agire per garantire un futuro alla struttura senza pesare sulle tasche dei cittadini”. “Non faccio il tifo per l’eco del flop mediatico che avrebbero l’amministrazione Sala ed il PD se le squadre andassero via da Milano” aggiunge, concludendo “io faccio il tifo per Milano”. Più tranchant Barberis “Per noi nulla cambia, il Partito Democratico, come già detto più volte, è contrario alla costruzione di uno nuovo Stadio a San Donato” una contrarietà che tradisce un certo autoritarismo e che necessiterebbe della spiegazione di come il PD possa influenzare  le scelte di un’altro comune. Contrarietà di cui comunque spiega le motivazioni “si tratta di un intervento insostenibile e impraticabile da un punto di vista urbanistico, ambientale, infrastrutturale e gestionale”. “Siamo determinati a trovare una soluzione positiva, insieme alle squadre – continua in modo più costruttivo – nell’attuale area di San Siro  approfondendo le nuove e più sostenibili proposte di ristrutturazione sulle quali stiamo lavorando a seguito del vincolo posto dalla Soprintendenza” propositi che però si scontrano con la oramai conclamata volontà delle squadre di lasciare Milano. Insomma, alcuni per motivi romantici, altri per evitare una brutta figura al proprio schieramento e tutti (si spera) per il bene di Milano, sono ancora in molti quelli che non si arrendono all’idea del trasloco di Milan  e Inter dallo Stadio Mezza.

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Piscina (LEGA): Sala ha fatto scappare a San Donato una delle squadre più titolate al mondo

“E’ ufficiale la disfatta del Sindaco Sala che ha fatto scappare da Milano una delle squadre più titolate al mondo”  commenta Samuele Piscina, Consigliere comunale della Lega, in merito alla notizia dell’acquisto da parte del Milan dell’area di San Donato in cui intende realizzare uno stadio di proprietà. “Mentre il Sindaco presenta studi inutili sulla riqualificazione del Meazza – attacca Piscina –  per le squadre milanesi, senza neanche avvisare le 2 società, il Milan di fatto è fuggita dalla città. Lo dimostrano le dichiarazioni di Furlani, AD del Milan, che nei giorni scorsi ha sottolineato come il Milan continuerà nella realizzazione del suo stadio di proprietà a San Donato, ma non solo: oggi la società di RedBird ha di fatto acquisito il terreno sul quale sorgerà il nuovo impianto”. “Sala e la maggioranza di Sinistra – continua Piscina – sulla scia anche di Pisapia, hanno tergiversato per anni sul futuro del Meazza, incapaci di prendere una decisione definitiva. In tal modo, hanno lasciato trascorrere il tempo sufficiente affinché scattasse il vincolo d’interesse culturale semplice che qualsiasi amministratore conosce e che non è discrezionale, ma stabilito per legge dal 2004. Di conseguenza, le squadre si sono allontanate sempre di più dalla possibilità di rimanere a San Siro, fino a preferire Rozzano (Inter) e San Donato. La responsabilità di questa incredibile disfatta non può che essere unicamente del Sindaco e della compagine che costituisce la maggioranza in Consiglio Comunale. Non mi sarei mai immaginato una gestione così fallimentare da un Sindaco, che peraltro si definisce un manager di successo, che evidentemente non comprende quale sia l’indotto economico e il prestigio che portano le squadre alla città”. “Adesso, l’unica azione concreta che il Comune potrebbe fare per salvare il Meazza – propone Piscina – è quella di riconvertirlo e riqualificarlo attraverso gli oneri d’urbanizzazione, rendendolo fruibile tutto l’anno realizzando una copertura che garantisca la possibilità di svolgere eventi anche d’inverno, creando un sistema di riscaldamento, insonorizzando la struttura e realizzando i parcheggi sotterranei per deviare il traffico dal quartiere, come peraltro chiediamo da tempo e come è stato approvato in Consiglio Comunale a novembre in un Ordine del Giorno che chiedeva al Sindaco anche la convocazione delle squadre, mai avvenuta. In caso contrario, il Meazza diventerà una cattedrale nel deserto, uno stadio abbandonato e senza futuro, l’ennesimo pezzo di storia milanese cancellato dall’inettitudine della Sinistra che governa da quasi tre lustri la città” per poi concludere“Basta parole, ora servono fatti concreti!  Sala si dia una svegliata e ceda la gestione della questione stadio a chi ha più competenza”.

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Città Metropolitana, San Donato Milanese, Paullo ed Eni insieme per sostenere progetti di economia circolare.

Città Metropolitana, San Donato Milanese, Paullo ed Eni insieme per sostenere progetti di economia circolare. Il Sudest Milano si candida ad essere un territorio di sperimentazione nel campo della mobilità sostenibile e dell’economia circolare. Con la sottoscrizione del Protocollo le Parti si impegnano a collaborare per favorire, ciascuna secondo le proprie competenze, un percorso in ottica di transizione energetica. Grazie al coinvolgimento strategico della Città metropolitana di Milano, Il Comune di San Donato Milanese, Capofila delegato SEM, assume un ruolo importante di coordinamento nel territorio del Sudest Milano, insieme al Comune di Paullo, Capofila dell’iniziativa “Smart Land” , rafforzano la valenza trasversale di questa progettualità territoriale che mette al centro di questo patto tra Enti locali ed Eni la sperimentazione di modelli virtuosi di economia circolare al servizio delle Smart City. L’obiettivo del protocollo è infatti proprio quello di dare seguito a progetti pilota che entrino nel perimetro dell’economia circolare: dalla digitalizzazione in ottica “smart” del tessuto urbano, alla valorizzazione dei rifiuti, l’installazione di colonnine di ricarica alimentate ad energia verde, l’impiego di asfalti innovativi a basso impatto ambientale e lo studio di percorsi di sensibilizzazione per le scuole. I prossimi passi previsti dalla collaborazione sono la definizione di un Osservatorio di coordinamento territoriale e un Comitato d’indirizzo, che avranno il compito di dare concreta attuazione all’accordo e per questo già a settembre è prevista una prima conferenza di confronto sui temi indicati. «La firma di questo protocollo – dichiara la Vicesindaca di Città Metropolitana Arianna Censi – ha una valenza strategica e conferma la vera vocazione che Città Metropolitana sta esprimendo negli ultimi anni: – dare impulso ai processi di innovazione a sviluppo sostenibile sui territori metropolitani alla pari di altre grandi realtà europee; – fungere da acceleratore di idee e di progettualità per allargare la visione “milanocentrica” anche al di là dell’area metropolitana per un territorio vitale, vivace, poliedrico e strategico anche a livello europeo; – avere una comprensione integrata delle tematiche critiche per lo sviluppo del decennio 20-30; il concetto di circolarità abbraccia tematiche economiche, sociali, ambientali, culturali e inclusive che necessitano di un’unica regia. Per questo un protocollo di intesa con Eni, una realtà internazionale presente proprio sul territorio metropolitano di San Donato Milanese, ha una valenza cruciale nel percorso di innovazione del piano di crescita di Città Metropolitana; con l’auspicio che faccia da attrattore di altre competenze ed eccellenze ed inneschi quel processo di rinnovamento e cambiamento reso ancora più imprescindibile dal superamento della crisi pandemica». «Questo è uno dei passi concreti di SEM Smart Land Sud Est Milano – spiega il Sindaco di Paullo Federico Lorenzini – e lo si fa affrontando uno dei corridoi prioritari di tutto il progetto, quello dello sviluppo sostenibile portando anche realtà globali ad agire localmente spinti da nuove prospettive innovative. Siamo orgogliosi di aver avviato il programma SEM che vuole realizzare progettualità di ampio respiro e rappresentare un modello per lo sviluppo del nostro territorio: insieme siamo più forti». «Vogliamo consolidare il nostro impegno per il territorio – afferma il Sindaco di San Donato Andrea Checchi – rinnovando il confronto con le amministrazioni vicine del Sud Est ed Eni. Un lavoro di squadra, tra pubblico e privato, verso la tutela dell’ambiente e un utilizzo ancor più consapevole delle risorse naturali e finanziarie. Parlare di sviluppo sostenibile oggi è più che mai necessario, non possiamo farci trovare impreparati per le sfide che ci prospetta il Futuro, soprattutto nel contesto delle azioni e dei progetti che l’Europa sta proponendo nell’ambito del PNNR. San Donato Milanese farà sicuramente la sua parte».

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Miliziani libici negli ospedali, M5S: “Gallera non sa quanti sono”

Miliziani libici negli ospedali, M5S: “Gallera non sa quanti sono”. A riferirlo è Marco Fumagalli, capogruppo M5S gruppo consiliare in Regione Lombardia: “Sulla questione dei militari libici al San Raffaele la Regione evidenzia tutti i suoi limiti nella gestione del controllo delle strutture convenzionate. L’assessore Gallera, infatti, ha riferito in aula che a seguito di una denuncia anonima del 24 di gennaio ha provveduto a disporre i necessari controlli. Non si capisce perché a seguito della mia interrogazione del 26 novembre 2019 sulla presenza di alcuni militari libici ricoverati sulla base di un accordo con la Santa Sede presso il Gruppo San Donato abbia omesso qualsiasi controllo. Addirittura nel rispondermi alla mia interrogazione in data 23 gennaio 2020 mi era stata consegnata la lettera del Gruppo San Donato, datata 20 dicembre, in cui il gruppo stesso dichiara che non era a conoscenza circa la natura, militare o civile, dei ricoverati. La risposta che è una mera lettera di trasmissione non ha dato nessun chiarimento in merito, ma oggi apprendiamo dalle parole dell’Assessore che si trattava di militari. Mi chiedo cosa si debba fare per attivare i controlli di Regione Lombardia e che qualifica si debba avere visto che la richiesta di un consigliere regionale viene evasa. Dalle tempistiche mi pare che ci sia stato il tentativo di coprire una situazione che poi è, però, sfuggita di mano”. Quindi: il gruppo San Donato non sa chi sta curando e l’assessore regionale al Welfare si sta informando solo grazie a una denuncia anonima su cui si sa poco. Chi l’avrà inviata? A parte gli interrogativi, che in questa storia sono sempre di più, restano alcune certezze: la prima è che nessuno sa niente. Da sette anni c’è un certo via vai di centinaia di persone e nessuno sembra saperne niente. E’ anche vero che persino l’Ara Pacis è diventato un luogo per incontri segreti invece che un semplice museo. L’altra certezza è che qualcosa si muove: grazie alla denuncia anonima le informazioni prima o poi dovrebbero arrivare. Finalmente potremo sapere quanti e quali miliziani sono stati ospitati negli ospedali italiani, strutture che è bene ricordarlo, non sono propriamente sempre vuote.   

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I miliziani libici e il mistero degli interessi vaticani

I miliziani libici e il mistero degli interessi vaticani. La questione dei militari libici curati negli ospedali italiani, San Donato in testa, non è ancora stata chiarita e ha alcuni aspetti ancora meno chiari: in particolare il ruolo del Vaticano. Perché la Santa Sede si interessa della questione? Che il Papa abbia il controllo diretto o indiretto della sanità italiana è cosa nota, ma è solo per questo che i libici sembrano aver usato quel canale? Secondo un articolo del Giornale infatti è quella la strada intrapresa dallo Stato libico: La richiesta di aiuto è arrivata alla presidenza del Gruppo San Donato direttamente dall’ambasciata libica presso la Santa Sede: curare pazienti particolarmente compromessi che non riescono a trovare il supporto clinico necessario in patria. Nella giornata di mercoledì sono arrivati i primi quattro feriti di guerra: un uomo di 41 anni, uno di 38 e due giovani uomini di 28 anni, tutti con ferite da arma da fuoco che in alcuni casi sono andati incontro a complicazioni. In particolare durante un conflitto un soldato è stato trafitto alla testa da un proiettile, mentre al suo commilitone è esploso un ordigno contro l’addome. Gli altri due pazienti sono meno gravi e presentano un quadro clinico meno complesso, pur avendo riportato ferite da arma da fuoco. Per affrontare il viaggio in aereo, particolarmente duro per pazienti in queste condizioni, sono stati accompagnati e assistiti da due medici su mandato governativo. Al momento i quattro feriti, ricoverati in una stanza dedicata nel reparto solventi dell’ospedale San Raffaele, sono in fase di valutazione, l’equipe medica composta da un neurochirurgo, un infettivologo, un ortopedico e un dermatologo, infatti stanno studiando i singoli casi per decidere il da farsi. Atteso anche un quinto paziente, il sesto probabilmente non solo non era in condizioni da poter affrontare il viaggio, ma non è detto che ce la farà a sopravvivere ai segni che la guerra ha impresso sul suo corpo. Ma perché non andare direttamente dall’Italia? Quali siano i rapporti tra Libia, o ciò che ne rimane, e il Vaticano è un ennesimo interrogativo che sembra destinato a rimanere aperto sulla questione. Nei prossimi giorni però è prevista una prima risposta ufficiale della giunta regionale lombarda che dovrebbe chiarire la dimensione del fenomeno. Partecipa al sondaggio Per quale partito voterai alle elezioni amministrative di Milano  VOTA

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