sanzioni

A Milano, da lunedì per i mezzi pesanti obbligo dei sensori angolo cieco

Prenderà il via da lunedì 2 ottobre a Milano l’obbligo per i mezzi pesanti di circolare in città con i sensori di rilevamento per l’angolo cieco. Milano è la prima città in Italia a introdurre quest’obbligo dopo la serie di incidenti mortali che negli ultimi mesi hanno coinvolto i ciclisti. “Per la prima volta in Italia – conferma l’assessora alla Mobilità Arianna Censi – Milano introduce l’obbligo di installazione del sensore per l’angolo cieco per i mezzi pesanti a protezione dei pedoni, dei ciclisti e di tutti gli utenti più deboli sulla carreggiata. Ma anche di coloro che utilizzano i mezzi pesanti, perché riteniamo che un incidente di questa natura sia un evento drammatico anche per loro e, di fatto, un incidente sul lavoro”. Così a partire dal 2 ottobre, dal lunedì al venerdì, dalle 7.30 alle 19.30, i mezzi pesanti potranno circolare nella ztl di Area B, che corrisponde a quasi tutta la città, solo se dotati di sistemi di rilevamento della presenza di pedoni e ciclisti sia in prossimità della parte anteriore del veicolo sia sul lato del marciapiede e di emettere un segnale di allerta. Oltre che di apposito adesivo che segnala il pericolo dovuto all’angolo cieco.  Per tutti i mezzi pesanti e furgoni scatta l’obbligo di adesivo per la segnalazione della presenza dell’angolo cieco.

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Le guardie zoofile OIPA salvano un cane costretto a vivere in un piccolo balcone, denunciato il proprietario

D’Aquila: “Appena ci ha visti con il guinzaglio ha capito che lo stavamo salvando, ha iniziato a scodinzolare e a saltare dandoci tante leccatine” Un bellissimo giovane cane costretto a vivere in due metri quadrati di balcone senza uscire quasi mai, tanto da avere la muscolatura delle zampe atrofica, è stato sequestrato a Sesto San Giovanni (MI) dalle guardie zoofile dell’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa). Chi lo deteneva è stato sanzionato ai sensi della normativa regionale. “Abbiamo trovato Zeus, questo è il suo nome, in una condizione di sofferenza, chiuso in quel balcone tra le sue deiezioni e costretto a stare sempre sdraiato», racconta il coordinatore del Nucleo delle guardie Oipa di Milano e provincia, Fabio D’Aquila. «Siamo intervenuti dopo alcuni sopralluoghi e diversi appostamenti durati settimane. Zeus ha due anni ed è un cane molto buono e socievole. Appena ci ha visti con il guinzaglio, ha capito che lo stavamo salvando e ha iniziato a scodinzolare e a saltare dandoci tante leccatine. È stato molto commovente”. Il cane è ora ospite del canile di Pozzo d’Adda e può intanto essere affidato in via provvisoria; terminato l’iter legislativo, potrà essere adottato in via definitiva da chi potrà dargli per sempre amore e serenità.  Per ulteriori informazioni e per segnalare situazioni sospette o di maltrattamento a Milano e provincia, scrivere a guardiemilano@oipa.org. Per le segnalazioni in tutta Italia: https://www.guardiezoofile.info/nucleiattivi

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Telemarketing: nuovo intervento del Garante privacy. Sanzione milionaria per Sky

Telemarketing: nuovo intervento del Garante privacy. Sanzione milionaria per Sky di Federica De Stefani, avvocato e responsabile Aidr Regione Lombardia Il Garante per la protezione dei dati personali interviene nuovamente sulla delicata questione del telemarketing selvaggio e infligge a Sky una sanzione di oltre 3 milioni di euro. Il provvedimento arriva dopo una lunga e complessa attività istruttoria avviata a seguito di decine di segnalazioni e reclami di persone che lamentavano la ricezione di telefonate indesiderate, effettuate per promuovere i servizi offerti da Sky, sia direttamente sia tramite call center di altre società. L’Autorità ha rilevato, nelle proprie indagini, molte criticità tra le quali l’effettuazione di chiamate promozionali senza informativa e senza consenso, utilizzando liste non verificate, acquisite da altre società. L’analisi dell’ordinanza ingiunzione emessa dal Garante offre importanti spunti di riflessione e mette in luce alcuni passaggi delle attività di telemarketing idonei a costituire delle “linee guida” per lo svolgimento corretto delle stesse. Si ritorna al delicato equilibrio tra business, trattamento dei dati e protezione degli stessi. La protezione dei dati personali non deve, così come espressamente indicato dall’art. 1 del Regolamento europeo, essere un ostacolo per le attività economiche. Si tratta di contemperare due esigenze diverse (business e protezione dei dati) che solo apparentemente sono inconciliabili, spesso considerate tali per una mancata approfondita conoscenza della normativa. La procedura per il telemarketing Il telemarketing consiste in una tecnica utilizzata dalle aziende per la promozione dei propri prodotti. Nel caso specifico, analizzato dall’ordinanza ingiunzione dell’Autorità, Sky acquisiva da società terze liste di utenti da contattare con espresse finalità di marketing. La procedura per lo svolgimento di questa attività, secondo le disposizioni del Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali, prevede i seguenti passaggi: · Acquisizione da parte della società terza in outsourcing del consenso dell’utente a comunicare i propri dati a terzi. · Acquisizione dei nominativi da parte di Sky. · Utilizzo, da parte di Sky, delle liste acquisite contattando il cliente e fornendo allo stesso la propria informativa. · Acquisizione, sempre da parte di Sky, del consenso dell’utente a formulare proposte commerciali e solo dopo tale acquisizione, possibilità, da parte dell’operatore, di formulare la proposta commerciale. Secondo l’istruttoria svolta dal Garante la procedura seguita per l’attività promozionale da Sky era carente di alcuni elementi essenziali, limitandosi all’utilizzo dei nominativi acquisiti dalle società terze già “consensati”. Il punto fondamentale è esattamente questo: il consenso fornito dall’utente alla società terza rappresentava una valida base giuridica unicamente per la comunicazione dei nominativi a Sky e non anche l’ulteriore l’utilizzo degli stessi per finalità di marketing da parte di quest’ultima. Si aggiunga, inoltre, che Sky avrebbe dovuto, prima di effettuare qualunque operazione, controllare attraverso le proprie black list che le persone da contattare non avessero espresso la loro contrarietà a ricevere telefonate pubblicitarie proprio dei suoi prodotti. La PEC come canale idoneo per l’esercizio dei diritti dell’interessato Ulteriore elemento degno di nota riguarda i canali messi a disposizione degli utenti per l’esercizio dei propri diritti. L’Autorità, infatti, ha prescritto a Sky di inserire tra i canali di ricezione delle dichiarazioni di opposizione al trattamento, anche l’indirizzo PEC indicato nel registro delle imprese, indirizzo che finora non era stato ritenuto un valido punto di contatto per la privacy. Le società di outsourcing e la qualifica di responsabile del trattamento L’ordinanza ingiunzione chiarisce, infine, un ulteriore importante aspetto, ossia la qualificazione delle società terze che formano le liste di nominativi utilizzati per finalità di marketing, ribadendo, ancora una volta, come già fatto in passato, che le agenzie di outsourcing non possano essere qualificate come titolari autonomi del trattamento. Il provvedimento in commento, in particolare, espressamente sottolinea che “all’asserita titolarità formale non corrispondono, anche in termini concreti, i poteri tassativamente previsti dal Codice per la configurazione e l’esercizio della titolarità, che sono e restano appannaggio esclusivo dei preponenti. Tra questi, innanzitutto:- assumere decisioni relative alle finalità del trattamento dei dati dei destinatari di campagne promozionali ai fini di invio di materiale pubblicitario o di vendita diretta o di ricerche commerciali o di comunicazione commerciale effettuate da soggetti terzi che agiscono in outsourcing per lo svolgimento delle richiamate attività di promozione e di commercializzazione di beni, prodotti e servizi;-impartire istruzioni e direttive vincolanti nei confronti degli outsourcer, sostanzialmente corrispondenti alle istruzioni che il titolare del trattamento deve impartire al responsabile;-svolgere funzioni di controllo rispetto all’operato degli outsourcer medesimi”. Ne deriva, quindi, come naturale conseguenza che tali soggetti dovranno ricevere anche una espressa e formale designazione a responsabili del trattamento, secondo il disposto dell’art. 29 Regolamento.

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Gli ambiti organizzativi maggiormente coinvolti nelle sanzioni comminate in materia GDPR

Gli ambiti organizzativi maggiormente coinvolti nelle sanzioni comminate in materia GDPR. Dalla cogenza del Regolamento (UE) 2016/679 avvenuta il 25 maggio 2018 le sanzioni comminate dagli Enti Governativi hanno fatto emergere le debolezze delle organizzazioni pubbliche e private nei rapporti con i cosiddetti “interessati”, rappresentati generalmente dai consumatori di prodotti e di servizi, dai dipendenti, ovvero dalle risorse, che verso cui occorre prevedere la massima attenzione, i primi in quanto rappresentano la base per l’incremento del PIL di ogni paese, ed il secondo, in quanto funzionali per l’organizzazione per la produzione di beni o erogazione di servizi. Tali sanzioni dovrebbero essere analizzate da tutte le organizzazioni per comprendere gli ambiti che devono necessariamente migliorati per seguire un comportamento adeguato, nei processi operativi e nel rapporto con la tecnologia. In tal senso, sarebbe opportuno analizzare le suddette sanzioni da diversi ambiti, non solo dal punto di vista dei temi tipici del regolamento europeo sanciti dai relativi articoli, ma anche dal punto di vista delle aree organizzative e dei suoi aspetti gestionali. Di seguito sono riportati grafici che presentano l’andamento percentuale dei valori economici e dei volumi delle sanzioni relativamente alla Comunità Europea e all’Italia. La realtà comunitaria Come si può rilevare nella Comunità europea le cause delle sanzioni sono legate prevalentemente a: Gestione dei dati dei clienti con presenza di comunicazioni di dati personali a destinatari non pertinenti Rapporto informativo con i clienti con presentazione non completa dell’Informativa e inadeguata gestione del consenso Governo sicurezza Infrastruttura con carenze di contrasto agli hacker o a software malevoli Le aree di mercato maggiormente coinvolte nelle sanzioni appartengono al settore dei “Social”, della “Pubblica Amministrazione”, delle “telecomunicazioni”, dell’abbigliamento, del “turismo”, del “trasporto aereo” e dell’“e-commerce”. La realtà italiana Come si può rilevare in Italia le cause delle sanzioni sono legate prevalentemente a: Telemarketing con azioni commerciali telefoniche invasive Gestione dei dati dei clienti con presenza di comunicazioni di dati personali a destinatari non pertinenti Rapporto informativo con i clienti e con i dipendenti con presentazione non completa dell’Informativa ai dipendenti e inadeguata gestione del loro consenso Governo sicurezza Infrastruttura con carenze di contrasto agli hacker o ai software malevoli. Le aree di mercato maggiormente coinvolte nelle sanzioni appartengono al settore delle “Telecomunicazioni” e dell’“Energia” Da questa analisi si può comprendere come nella Comunità Europea e in Italia sussistano aree comuni di miglioramento e come, nel nostro paese, emergano caratteristiche peculiari relative, ad esempio, alle azioni commerciali invasive. di Arturo Veneruso, Innovation Manager, esperto GDPR e contrattualistica informatica e membro dell’Osservatorio AIDR per la Digitalizzazione dell’Ambiente e dell’Energia

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Arresti e sanzioni amministrative a NOLO

La Polizia di Stato ieri pomeriggio a Milano ha svolto un servizio straordinario di controllo del territorio nella zona Loreto, via Padova e viale Monza, nonché alle fermate della linea metropolitana MM1 e presso i parchi cittadini nella zona di competenza del Commissariato “Villa San Giovanni”. I poliziotti della Polmetro dell’Ufficio Prevenzione Generale della Questura insieme ai colleghi del Commissariato e del Reparto Prevenzione Crimine Lombardia, con il supporto di Unità Cinofile, hanno controllato 84 persone, tra le quali 14 con precedenti di Polizia,  32 veicoli. Durante il controllo, gli agenti hanno arrestato, per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, un cittadino gambiano di 27 anni, con precedenti di polizia. Alle 18:30, infatti, in via Stamira d’Ancona, all’interno del parco, l’unità cinofila ha controllato l’uomo il quale, alla vista del cane che lo stava segnalando al proprio conduttore, ha consegnato spontaneamente tre dosi di hashish. Gli agenti hanno approfondito il controllo e hanno rinvenuto nella disponibilità dell’arrestato ulteriori 15 dosi di stupefacente. I successivi accertamenti svolti in Questura hanno permesso di appurare che l’uomo, diversamente dalle false generalità fornite durante il controllo, era destinatario di un provvedimento con il quale si disponeva la sostituzione della misura del divieto di dimora nel Comune di Milano con la custodia in carcere. Pertanto è stato denunciato anche per aver fornito false generalità a Pubblico Ufficiale e per essere inottemperante all’Ordine del Questore di allontanarsi dal territorio nazionale. Ulteriori controlli con le unità cinofile hanno consentito di rinvenire e sequestrare a carico d’ignoti altri 37 grammi  di droga, trovati all’interno del parco vicino all’area riservata ai cani. Nel corso dello stesso pomeriggio, i poliziotti della Polmetro hanno svolto controlli anche all’interno della metropolitana, presso le stazioni della MM1 Villa San Giovanni, Precotto, Gorla, Turro e Rovereto: proprio in quest’ultima fermata è stato arrestato un 32enne marocchino responsabile di un borseggio consumato pochi istanti prima che venisse fermato dagli agenti.  L’uomo si era impossessato di un borsello con all’interno uno smartphone del valore di 500 euro ai danni di un cittadino italiano di 62 anni che si trovava all’interno del convoglio della metropolitana diretto a Sesto San Giovanni. Infine, nel corso dello stesso servizio, sono stati controllati cinque locali unitamente alla Polizia Annonaria: una sala giochi in viale Monza, due sale slot in via Padova, una sala giochi in Largo Tel Aviv e una sala scommesse in via Cesarotti. All’esito sono state elevate sanzioni amministrative per un totale di 3350,00 euro.

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Vigili in strada: lo sfogo dell’ex comandante Barbato

Vigili in strada: lo sfogo dell’ex comandante Barbato. La questione del perché la Polizia Locale non sia in strada ad aiutare nell’opera di controllo dei trasgressori delle direttive anti Covi19 è aperta. Sono stati gli stessi ghisa milanesi a chiedere di tornare dalle ferie forzate imposte dal Comune di Milano. Lettere aperte, comunicati stampa e sfoghi a cui si sono aggiunti pian piano alcuni membri della politica milanese. L’idea è semplice: servono molti controlli, soprattutto serviranno anche nella fase 2, ma non c’è il personale. Polizia e carabinieri sono già a tutto campo, ma non possono essere ovunque. Per pattugliare migliaia di chilometri di strade di città da milioni di persone servono anche i vigili. Proprio sul tema dei vigili in strada è arrivato lo sfogo dell’ex comandante Antonio Barbato. Un video in cui l’ufficiale ripropone alcune domande che diventano sempre più insistenti.   Sala si trova con una questione spinosa, perché proprio da un accorto utilizzo della Polizia Locale il Comune avrebbe forse potuto far sentire la propria presenza ai cittadini. Sarebbe stato un segnale importante anche per confermare l’affidabilità di Milano e dei milanesi. Ma il sindaco, come altri politici di destra e sinistra, è stato travolto da una crisi epocale e forse non ha più le energie per gestire la questione della gestione dei ghisa.

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