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Centrodestra “quasi” d’accordo sulla ristrutturazione del Meazza

E’ stato presentato ieri a Palazzo Marino il progetto di riqualificazione dello stadio Meazza che prevede l’inserimento di un quarto anello destinato a ospitare ristoranti, bar e sale eventi e un nuovo edificio perimetrale dedicato  ad accoglienza, vendita merchandising e servizi vari. Un progetto che, secondo il Sindaco Sala, dovrebbe mettere Inter e Milan in condizione “di comunicare le loro decisioni sulla proposta del 2019” o se è loro intenzione rinunciare a utilizzare l’impianto di San Siro. L’iniziativa non è stata accolta in modo totalmente sfavorevole dagli esponenti del centrodestra milanese, che ne hanno però aspramente criticato la tempistica. Il “progetto presentato dal centrosinistra ci fa fare un salto indietro nel passato di diversi anni” commenta infatti Riccardo Truppo, Capogruppo di fratelli d’Italia in Consiglio Comunale, sottolineando “altro non è, che quanto noi di Fratelli d’Italia avevamo sempre detto, forse unici, e proposto, ovvero il fatto di valorizzare l’attuale struttura esistente senza abbatterla“. “A distanza di 8 anni…  sembra che in molti, anche i più insospettabili, si siano finalmente convinti della bontà di questa soluzione, della quale sono da sempre orgoglioso sostenitore” gli fa eco il collega Marco Bestetti, Consigliere regionale e comunale di Fratelli d’Italia, che da Presidente del Municipio 7 fu il primo a presentare pubblicamente il primo progetto di ammodernamento. Anche se dispiaciuto che siano passati tanti anni per essere ancora al punto di partenza, si dice  però ottimista e auspica che se il progetto vedrà la luce sia riservata la massima attenzione alla “realizzazione delle necessarie funzioni a supporto dello stadio, riservando grande attenzione al quartiere circostante e al minor impatto ambientale possibile degli interventi“. “Ho raccolto il guanto di sfida lanciato dal sindaco circa un anno fa, quando chiese a tutti i consiglieri di farsi avanti e proporre una soluzione per riqualificare lo stadio San Siro. Ed eccoci qua. Oggi abbiamo presentato uno studio realizzato da un pool di professionisti, capitanati dall’arch. Giulio Fenyves di Arco Associati“commenta soddisfatto Alessandro De Chirico, Capogruppo di Forza Italia in Consiglio Comunale, uno dei principali fautori del progetto di ristrutturazione. “Siamo giunti a un documento che è la base di partenza per un nuovo dialogo con Milan e Inter, un progetto che si spera possa coniugare gli interessi di Milano e delle società di calcio” aggiunge l’azzurro, sottolineando “i milanesi non necessitano di un mausoleo da mantenere con le proprie tasse, ma hanno bisogno di sicurezza, di servizi, di più verde e di una riqualificazione delle aree in declino del quartiere” e annunciando di aver pronto un ordine del giorno che prevede le ipotesi avanzate da Sala e che potrà essere votato dall’aula consiliare di Palazzo Marino già in questi giorni. Non è dello stesso parere Samuele Piscina, segretario della Lega Milano e consigliere comunale secondo cui “Quanto proposto è un progetto incompleto e senza futuro che non risolve il problema della fuga di Milan e Inter dalla città”. “Da novembre l’aula attende la convocazione delle squadre” rimarca Piscina e ora “il Comune tira fuori un progetto solo ora quando la partita è già persa a tavolino”. Secondo il segretario leghista il Milan ha già deciso di realizzare uno stadio a San Donato “per evidenti questioni economiche derivanti dalle maggiori entrate che ne derivano” mentre l’Inter sembra oramai orientata verso il trasferimento a Rozzano. Piscina evidenzia inoltre alcune criticità, “il progetto, non condiviso con le squadre, sembra fine a se stesso e senza una logica viabilistica” inoltre “spariscono tutti i parcheggi di superficie e non vengono neanche progettati i parcheggi sotterranei” e ancora “non garantendo l’accesso attraverso un tunnel al di fuori dell’area stadio, come peraltro stavano studiando le squadre, non si riuscirà ad alleggerire la viabilità” tutte questioni che avrebbero un notevole impatto sul benessere dei residenti. Infine, dopo aver fatto anche presente che mancando  “la copertura totale con l’impianto di riscaldamento” non sarà possibile utilizzare lo stadio tutto l’anno, Piscina conclude invitando il Sindaco a “pensare a un progetto serio per il futuro del Meazza”.

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Chi sarà la sorpresa della seconda parte del campionato?

Chi sarà la sorpresa della seconda parte del campionato? Perché in questi giorni si parlato di questo e quello, ma ci sono alcuni nomi che pesano più di altri. Il Milan, anzi soprattutto i milanisti, sono in ansia per il futuro di Leao, perché l’attaccante è un punto di riferimento importante per la squadra e il suo reparto d’attacco. E da parecchio tempo si rincorrono voci su un suo possibile addio a Milano, perché inevitabilmente le sirene della Premier League e di altri campionati europei sono difficili da non ascoltare: non è un mistero che la Serie A sia di fatto una serie minore rispetto alle altre competizioni nazionali. I campioni ormai vanno altrove a giocare. Forse però a Leao converrebbe comunque concludere la stagione e nel frattempo cercare un ingaggio migliore. Bisogna vedere invece che effetto avrà il mondiale vinto sugli argentini come Lautaro Martinez: torneranno rigenerati e rinvigoriti dalla vittoria, oppure talmente sazi da non avere più la voglia di rischiare di farsi male impegnandosi troppo? Perché la sudatissima vittoria in Qatar potrebbe avere risvolti imprevedibili per  gli argentini. Intanto sulla sponda Inter dovrebbe rivedersi finalmente Lukaku che dopo un giro di assenza, pare pronto a ritornare. Ma sarà vero e  soprattutto sarà lo stesso giocatore di prima del suo fallimento in Gran Bretagna?

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Ma una soluzione pacifica sullo stadio di Milano?

Ma una soluzione pacifica sullo stadio di Milano? Forse è una visione utopistica, ma sul destino dello stadio meneghino non si fa che contare schieramenti e dichiarazioni bellicose. Sembra diventata una gara a chi ce l’ha più duro. Le squadre vanno avanti con progetti che variano a seconda delle esigenze e li passano ai giornali con scioltezza. La politica milanese è sul piede di guerra. E pezzo dopo pezzo si delinea il classico quadro all’italiana: alla fine della polvere avranno perso tutti, milanesi in testa. Gli unici entusiasti saranno ancora una volta gli avvocati che probabilmente con le parcelle prenderanno casa nel nuovo quartiere. Insomma, una sconfitta di una città che ha sempre saputo conciliare le esigenze di parti estremamente diverse della società. Milano è Milano perché non ci si è mai concentrati tanto sul colore che avrebbe preso una certa decisione, ma se la decisione in sé aveva senso. Perché anche il politico più scafato in fondo possiede l’onestà intellettuale per riconoscere le soluzioni di buon senso. Il sindaco Sala ha provato a chiarire la parte che vede un esperto amministratore come lui, cioè i costi. Ha chiarito in  un’intervista al Corriere che accetta offerte di chiunque si presenti con un progetto chiaro di gestione nel prossimo ciclo d’affitto è benvenuto. Ma c’è anche qualcosa in più, perché per far tornare i conti ci sono mille modi. Pure escludenti, magari scorretti. Il bilancio e le nomine non sono tutto. Lo stadio per la tradizione culturale da cui veniamo deve riguardare tutta la città. Non ci può essere qualcuno che non sappia cosa ne sarà. Non si può ridurre lo stadio al suo lato business, perché non siamo uno dei popoli che hanno imparato a costruirli dagli italiani. Siamo quelli che li usavano come segno di civilizzazione. Allora ai contendenti chiediamo: Ma una soluzione pacifica sullo stadio di Milano? Apriamo un vero tavolo, con i tempi scaglionati al ritmo delle esigenze di tutti: società, Comune, comitati, ecc. Un’operazione del genere potrebbe basarsi su un accordo “no ricorso”. Chi si siede, accetta modalità, tempi e decisioni finali. Le operazioni sullo stadio per una volta si svolgerebbero veloci e con il disturbo minimo necessario per gli abitanti. La città nel frattempo capirebbe che anima ha. Per una volta sarebbe chiaro cos’è oltre a un parco giochi per cocainomani a vari livelli di dichiarazione dei redditi. Servirebbe anche per le scelte future. Perché senza sapere dove si vuole andare, nessun vento è favorevole.

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Milan e Inter spendono e spandono ma sullo stadio piangono miseria

Milan e Inter spendono e spandono ma sullo stadio piangono miseria. Perché la miglior politica di una squadra pare sempre essere quella di comprare giocatori di grido che aiutano gli abbonamenti e abbuonano le pecche societarie. Ma in Italia è rimasto qui e là qualche giornalista ancora non comprato dal benessere e dunque resta la memoria: mentre si gioisce perché i campioni d’Italia e i nerazzurri tornano a spendere per grandi piedi, ci si chiede come camminino le gambe del progetto stadio. Perché quando il sindaco Sala si è trovato costretto dai comitati cittadini a ricordare ai fondi di investimento che lo stadio servirebbe soprattutto come stadio sportivo e non come grimaldello per cacciare i poveri da San Siro, hanno iniziato a nicchiare. Con la fatica che fa un genovese a pagare il conto pure per un amico hanno eliminato un pezzo della vagonata di cemento che con lo stadio nulla aveva a che fare. Ma è solo un progetto preliminare, ci sarà da vedere quando i cantieri partiranno e le inevitabili varianti. Perché nove su dieci partiranno. L’unica vera alternativa era l’ex area Falck di Sesto San Giovanni, ma Roberto Di Stefano è stato eletto e dunque non sembra più troppo interessato a mettere i bastoni tra le ruote a Giuseppe Sala. Dunque i cantieri partiranno, perché 1,2 miliardi di cantiere non le fermi. Non a Milano, non con un sindaco come Sala che ha da pensare al suo futuro (è stato silurato come possibile grande burocrate di Stato) oltre la politica. Lo abbiamo sempre scritto: l’uomo ha le spalle strette. Non è una colpa: il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare. E lui è uno di quei politici moderni che ha sempre rivendicato di non avere tessere di partito, dunque ha scarni ideali. Perché prendere posizioni vuol dire trovarsi a volte anche in posizioni scomode. Ma tant’è: ai milanesi piace il grigio evidentemente. Così Milan e Inter spendono e spandono ma sullo stadio piangono miseria. Perché è sullo stadio che potevano dare qualcosa alla città, invece continueranno come sempre a prendere chiedendo il biglietto.

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San Siro: un’alternativa esiste

San Siro: un’alternativa esiste. Le amministrative si sono concluse con un risultato abbastanza scontato e con la riconferma del Sindaco che più di tutti ha sempre voluto buttare la palla in avanti verso l’apertura di Milano ad eventi e manifestazioni internazionali. E in modo altrettanto scontato si è riaperto un dibattito sulla eventuale demolizione e ricostruzione dello stadio, che mai come adesso acquisisce connotazioni che vanno ben oltre l’aspetto urbanistico e finanziario. L’impatto adesso è decisamente “politico” ,inutile negarlo. Considerando anche il fatto che proprio nel Marzo di questo anno, a ridosso della campagna elettorale più scontata del secolo, lo stesso Sala aveva dichiarato al mondo (soprattutto quello imprenditoriale) , della sua adesione alle politiche “green” e la sottoscrizione di un impegno che rendesse Milano il fanalino di testa della cosiddetta “transizione ecologica”. Non possiamo dire con esattezza cosa ci sia di così ecosostenibile nel ribaltamento totale di un quartiere secondo i piani (per il momento solo formalizzati con una dichiarazione di interesse e non un vero piano di progettualità) presentati a più riprese dalle due società calcistiche, che nell’ultimo biennio hanno fatto letteralmente a cazzotti con le iniziative popolari di contrasto fra una petizione ancora aperta, un ricorso al Presidente Mattarella e diversi presidi e sedute di commissione consiliare consumate nei pareri spaccati delle forze politiche presenti. Non è cambiata di molto la composizione del Consiglio comunale di Milano e già comincia un toto-scommesse sui nomi di quanti esprimeranno un voto favorevole, contrario o si defileranno dalla mischia in area fuggendo nell’astensionismo in corner, per usare una serie di eufemismi a tema. Sorvoliamo però su questi aspetti di folklore spiccio, come su tutte le analisi e le controdeduzioni apparse in altre testate in questi mesi in merito all’inadeguatezza della proposta delle due squadre e i rischi annessi a cotanta cementificazione e stravolgimento delle dinamiche abitative e di mobilità dei quartieri adiacenti. E’ un refrain che conosciamo ormai fin troppo a memoria e che evitiamo di rispolverare per non incorrere sempre nelle accuse di una protesta sterile di carattere “populista” o nella logica “nimby” di quanti concittadini hanno saputo in ogni caso unirsi in unico coordinamento di opposizione , fatto comunque di studio e di controproposte. E difatti la nostra riflessione riparte da una “controproposta” di cui non possiamo non tenere conto ed è alla base di una partita ancora lunga da giocare. Un nostro “no secco” alla demolizione della “Scala del Calcio”, viene accompagnato da un piano concreto di progettualità che salverebbe sia il manufatto a cui tutta la città è legata sentimentalmente e sportivamente a doppia mandata , nonchè la qualità di vita di quartieri che meriterebbero riflessioni di ben altro tenore. Buttiamola lì ..magari qualche vero accorgimento di ristrutturazione del patrimonio Aler , tanto per fare un esempio. Una controproposta quindi esiste, e proviene da Varese, guardacaso quella provincia che ha dato ospitalità al centro di allenamento di una delle nostre due compagini e che adesso ritorna a salvataggio del tempio del calcio. Sono il duo di ingegneri Riccardo Aceti e Nicola Magistretti. Due personalità legate al mondo della progettazione e della gestione delle infrastrutture , ma con un cuore sensibile al valore dello sport. Il cuore di Aceti è decisamente rossonero e con il ricordo nostalgico di chi ha vissuto le “notti magiche” di quell’Italia ’90 che tutto il mondo ci invidiava. Cinque anni fa il calcio di inizio con i suoi studenti del Politecnico al progetto più importante della sua vita che riguarda la messa in evidenza delle “peculiarità” della struttura del Meazza. Adesso però il progetto acquisisce un obiettivo in più , perchè diventa una vera e propria “rescue operation” per scongiurare la demolizione dello Stadio. Ed è quindi con piacere che abbiamo salutato in fase di commissione e di presidio il progetto che ha visto l’avvicendamento di Magistretti per la parte economica e di fattibilità , nella presentazione ufficiale di quella che è ormai nota a tutti noi come la “Galleria Panoramica”. Nulla a che vedere con lo sfarzo e l’imponenza di Popolous e Manica Sportium che comunque rappresentano una re-interpretazione del progetto in chiave assolutamente moderna, ma in questo caso partiamo da due concetti fondamentali : la riqualificazione dell’esistente , e l’assenza totale di qualunque tentativo di consumo di suolo. Un dato non da poco per una città che si prefigge il primato anche sul piano della transizione ecologica. L’alternativa quindi esiste e presuppone un riuso parziale dello stadio partendo dal terzo anello, settore che oggi rimane in parte inutilizzato e che rappresenta un elemento non determinante per la sola fruizione dell’evento sportivo. Il fulcro dell’intervento proposto riguarda l’inserimento di una grande galleria panoramica che sostituirebbe le campate del terzo anello esistente, poggiando sulle torri già esistenti che permetterebbero, inoltre, l’accesso alla galleria stessa. Questo porterebbe senza difficoltà ad un percorso di fruizione dei nuovi spazi commerciali, multimediali e museali sette giorni su sette come auspicato anche dalle due società calcistiche. Non più un mausoleo o un luogo che vive di sacralità per la durata dei 90 minuti canonici o per un concerto estivo di un’ora e mezza con la solita minaccia di sforamento dei decibel. La struttura c’è e non ha bisogno di ulteriori innesti nel raggio di pochi chilometri, tenuto anche conto del fatto che nei sogni più proibiti delle due società calcistiche , ci sarebbe proprio quella di erigere il nuovo stadio, in maniera sconsiderata , proprio laddove sorge il “parco dei due Capitani”, unico spazio verde e di commemorazione della storia calcistica milanese. Solo questo affronto, meriterebbe la nostra opposizione più sfrenata. Ma quali sono i punti di forza della “Galleria Panoramica”? Di per sé rappresenta un vero e proprio “jolly” in più da giocare. E’ quel surplus funzionale che non esiste in nessuno dei due progetti esistenti della Cattedrale o gli Anelli che al contrario si fermano ad un dato meramente scenografico.  La salvaguardia del manufatto e il suo valore storico sono garantite (Basilare). La ristrutturazione in questo caso presenta costi decisamente dimezzati rispetto ad un intervento di costruzione ex-novo (300 milioni per la riqualificazione prevista dalla

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