6 Agosto 2020

Contestato da sinistra il nuovo manifesto del GP di Monza

Contestato da sinistra il nuovo manifesto del GP di Monza. Sarebbe troppo fascista il nuovo manifesto per alcuni esponenti della sinistra lombarda. Ci sono le frecce tricolori e, ancora più grave secondo i contestatori, un richiamo evidente al futurismo. Una corrente artistica che per alcuni è chiaramente riconducibile al fascismo vista la coesistenza temporale dei due fenomeni storici. Un attacco che però ha subito suscitato la difesa e il contrattacco del centro destra. Otello Ruggeri di Fratelli d’Italia ha commentato: “Se non fossero così ignoranti da non sapere cos’è il Futurismo non lo confonderebbero con il Fascismo”. Invece Oscar Strano di Forza Italia è intervenuto così: “#Italia. “È futurista, quindi fascista!” è la sentenza di questa moderna, sciatta e ignorante sinistra che ci tocca sopportare. Epperó qualcosa vi va detto: ad un “coglione non puoi dare dello stupidino, altrimenti si fa delle illusioni” diceva Funari. Vogliamo partire da #Marinetti, il fondatore del movimento futurista? Certo, fu tra i fondatori anche del fascismo. Fu però anche uno dei più vivaci oppositori del regime di Mussolini. Lui era avanguardista, il Mussolini di potere non più. Marinetti era per la lotta alla monarchia, alla borghesia e al Vaticano. Mussolini era diventato per Marinetti simbolo di passatismo, tutto ciò che il manifesto futurista voleva combattere. “Restò comunque un fascista!” Certo, anche nel momento meno opportuno e più squallido, cioè dopo il delitto Matteotti, quando tutti lasciavano la barca. Fu una scelta condannabile? Certo. Ma uomini e tesi vanno contestualizzate, sempre. Non per giustificare ma per comprendere. Per Marinetti tutto era “patria”. Disse e scrisse più volte che la parola ‘patria’ doveva prevalere sulla parola ‘libertà’. “Questo sentimento allora era forte: il fascismo si proponeva come esaltatore e salvatore della patria” – scrive Giordano Bruno Guerri, tra gli storici del fascismo più noti. Marinetti, come tutte le avanguardie, si serviva del potere per sbeffeggiarlo e ne fu un contestatore interno: dice no alle leggi razziali, unico a farlo e paga caro. I futuristi cessano di lavorare e Marinetti si svena per pagarli di tasca propria. Nel 1941 finisce senza una lira e non può pagarsi un’operazione allo stomaco. Era un generoso. Con spirito anarchico. Fece liberare molti prigionieri politici, sia di destra che di sinistra e tra questi #FerruccioParri che sarà il primo capo di governo antifascista. Fu anche un grande nemico di #Hitler, che aveva dichiarato guerra anche alle espressioni artistiche, definendole degenerate, come l’astrattismo, dadaismo, surrealismo, cubismo. Arrivò a dichiarare futuristi anche artisti che non lo erano affatto pur di proteggerli. Un uomo, la sua opera, le sue azioni: va compresa anzitutto la complessità. Il Futurismo non è solo Marinetti, chiaramente, ma è il caso più emblematico. “Maschilista, violento, guerrafondaio”. Probabilmente tutto vero. E molto altro. Soprattutto, fondatore di un movimento che ha rivoluzionato l’arte del ‘900. Rogo?”.

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Ferragosto classic week: dal 10 agosto 6 film cult all’Arena Milano Est

Ferragosto classic week: dal 10 agosto 6 film cult all’Arena Milano Est. Per la settimana di Ferragosto, Franco Dassisti –curatore della rassegna cinematografica NOTTI MAGICHE- ha selezionato 6 titoli che hanno fatto la storia del grande schermo, dagli Anni ’20 agli Anni ’90. Dal 10 al 16 agosto (pausa solo giovedì 13), dalla CORAZZATA POTËMKIN a TITANIC, il cinema all’aperto del Martinitt è evergreen. Anche per i più piccoli: domenica tocca come sempre alle famiglie, con la proiezione de I GOONIES ArenaMiEst-PROGRAMMAagostoOK  

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Perché le camere non si adoperano per creare un grande intergruppo parlamentare sull’educazione?

Perché le camere non si adoperano per creare un grande intergruppo parlamentare sull’educazione? Un momento di unità nazionale nel quale, tuttavia, i toni critici sono inevitabili. Soprattutto quando si tratta di ricostruire e curare un Paese ferito nella salute non solo fisica: vedremo nei mesi e anni a venire quali saranno gli strascichi di questo periodo, soprattutto nelle menti dei nostri bambini. Un periodo apparentemente immenso soprattutto per i più piccoli, per i quali anche pochi mesi rappresentano un tempo dilatato. Quella che purtroppo continua a mancare è la coscienza dell’esigenza di accettare un margine di rischio. Nell’attesa del rischio zero stiamo tenendo sospesi 8 milioni di studenti, cui serviva dall’inizio un’unica risposta: in un modo o nell’altro, della scuola come luogo fisico di crescita non farete a meno. Nel mondo in cui non si accetta più l’imprevisto, non c’è nemmeno spazio per abbattere steccati e ampliare orizzonti. L’Italia oggi ha bisogno delle 40 Mila scuole statali e delle 12 mila scuole paritarie per permettere agli 8 milioni di studenti di rientrare in classe a settembre. Gli spazi delle 12 mila scuole paritarie servirebbero a soddisfare le esigenze di buona parte degli studenti italiani. Perché il Governo non chiama questo patrimonio a raccolta, nella coscienza che se è a disposizione di tutti, la scuola può ripartire? L’idea dello stato paternalista è, purtroppo, talmente forte da mettere da parte l’esigenza educativa che si sta trasformando in un vero e proprio trauma generazionale. Andiamo al ristorante, ma i bambini mangeranno al banco con una lunch box. Le relazioni dei grandi non si toccano, quelle dei bambini possono aspettare. Come ricorda Maurizio Lupi, 850 mila studenti da sei mesi non hanno preso in mano un libro e a pagare la chiusura delle scuole sono stati i ragazzi più deboli. Nell’educazione è fondamentale il rapporto che si crea tra docente e alunno. Ma pare che l’unico pensiero sia per la didattica a distanza e il distanziamento sociale. Manca completamente il desiderio di considerare la tematica educativa nella sua interezza. Oramai la coscienza del problema, da parte dei cittadini, è completamente bipartisan. Perché le camere non si adoperano per creare un grande intergruppo parlamentare sull’educazione? Continuano ad essere giorni ed ore delicate, questi, come ci ricorda Suor Anna Moia Alfieri. “A quaranta giorni dalla riapertura della scuola è evidente che, se questa riparte, sarà a doppia velocità, per alcuni allievi sì e per altri no, in alcune regioni sì ed in altre no. L’Italia non può aspettare che il Movimento 5 stelle cambi nuovamente idea o perda i pezzi … Mossa intelligente sarebbe farsi da parte e consentire agli alleati e alle opposizioni di far ripartire la scuola”. Quali soluzioni? Secondo l’esperta di politiche scolastiche il Ministro potrebbe emanare una circolare affinché i vari Direttori generali dei singoli Uffici scolastici abbiano chiaro, entro fine luglio, il fabbisogno di aule e docenti per l’anno scolastico. Lo scopo è chiedere alle scuole paritarie che ne hanno la possibilità di siglare patti educativi che prevedano una collaborazione fra paritarie e statali nella quale vengano condivisi spazi e risorse, in modo tale da soddisfare le esigenze di tutti gli studenti, stabilizzando infine i docenti precari che sono in classe da più di cinque anni. Questo, ad esempio, sarebbe un modo agile e non ideologico per ripartire a settembre con una scuola efficiente, in sicurezza e a servizio di bambini e ragazzi. “Il Covid ci costringe ad un’astuzia della ragione – conclude Suor Anna Monia Alfieri – che pone l’Italia di fronte ad un bivio: dare autonomia alle statali, libertà alle paritarie e rendere finalmente il nostro un sistema scolastico integrato. Solo così la scuola riparte per tutti gli 8 milioni di studenti, altrimenti non solo non riparte per tutti, ma riparte a doppia velocità”. Attualmente, lo scenario di settembre è il presente: parte la paritaria per chi può pagare la libertà, perché godendo di autonomia può fare programmazione; partono le statali nelle aree geografiche più avvantaggiate; per gli altri il sistema scolastico non riparte. “Quindi da un sistema scolastico iniquo si passa ad un sistema scolastico ove il diritto all’istruzione è solo per qualcuno”.   Alessandro Pavanati

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Segrate: confermata l’alleanza Lega-Fratelli d’Italia

Oggi a Segrate, in occasione di un incontro con la stampa locale, Lega e Fratelli d’Italia hanno confermato l’alleanza nella coalizione di centrodestra che sosterrà Luca Sirtori candidato Sindaco per la Città. “C’è sempre stata grande intesa a Segrate tra Lega e Fratelli d’Italia – dichiara l’onorevole Paolo Grimoldi, Segretario regionale della Lega – abbiamo trovato l’accordo sulla base dei temi programmatici e dei valori che ci uniscono. Siamo felici di poter presentare un candidato giovane e capace, Luca Sirtori è un volto nuovo che ha radici profonde nel territorio e nella comunità locale: una garanzia per noi e per tutti i segratesi”. “Questa alleanza è stata ufficializzata lo scorso 14 luglio e da allora abbiamo lavorato per aggregare in coalizione un ampio schieramento di forze moderate, liberali e conservatrici del centrodestra – dichiara la senatrice Daniela Santanchè, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia – Adesso la coalizione ha preso forma e presto annunceremo quali altre liste sosterranno questo progetto politico nato per riconsegnare ai segratesi un’amministrazione efficiente”. I due partiti concordano, nel tempo che rimane prima della presentazione delle liste, di aprire la coalizione alla partecipazione di Forza Italia, Cambiamo! e degli altri movimenti politici e liste civiche alternative alla sinistra. “La triste parentesi della sinistra alla guida della Città è il frutto di eventi sfortunati e coincidenze negative che si sono verificati cinque anni fa – dice Luca Sirtori, candidato Sindaco per la coalizione – Oggi è cambiato molto da allora: l’incuria generale della cosa pubblica, il taglio dei servizi, l’aumento delle tasse e la continua, stucchevole e vuota retorica del Sindaco hanno convinto i segratesi che è ora di cambiare. Per lunghi anni il centrodestra ha garantito qualità, crescita e sviluppo alla nostra Città e oggi siamo pronti a farlo ancora: abbiamo il favore degli elettori e lo dimostra anche la paura dei nostri avversari che sfruttano ogni spazio e ogni mezzo per fare propaganda mascherata da informazione amministrativa. Metteremo un freno a questa continua violazione della par condicio con un esposto di denuncia al Prefetto di Milano, al Corecom e all’Agcom”.

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Caso camici: il M5S vuole la testa di Bongiovanni

Caso camici: il M5S vuole la testa di Bongiovanni. Non basta che il dirigente sia stato scaricato dalla giunta che lo ha rimosso dopo il controverso caso dei 75mila camici che dovevano essere venduti alla Regione dalla ditta del cognato e della moglie del presidente lombardo Attilio Fontana. Mentre proseguono le indagini sull’acquisto trasformato in donazione e sui conti esteri dello stesso Fontana, il Movimento 5 Stelle punta ad ottenere definitamente la testa di Filippo Bongiovanni. Non è sufficiente la rimozione, vogliono il suo allontamento definitivo da Regione. Ecco come si è espresso Massimo De Rosa, capogruppo pentastellato lombardo: “Innocenti fino a prova contraria, però, la politica, soprattutto oggi, meriterebbe di essere più credibile. Al contrario i lombardi, con questa Lega al comando, devono assistere alla nomina di personaggi indagati. È il momento di inviare messaggi chiari alla nostra regione e non ricollocare e promuovere l’ex manager di ARIA S.p.A. Filippo Bongiovanni. La Lega proprio non ce la fa e cade sempre negli stessi errori. Per il M5S le nomine nelle istituzioni pubbliche devono essere sempre al di sopra di ogni sospetto anche per restituire credibilità alla politica. Apprendiamo inoltre, con divertimento assoluto, che, invece, dalla Lombardia sono andati in Veneto a pescare il nuovo direttore generale di ARIA. Forse Fontana chiederà a Lorenzo Gubian di aiutarlo a capire dove ha sbagliato in Lombardia. Certo ci vuole un miracolo per trasformare Fontana in Zaia. In ogni caso è rottura in casa Lega, Salvini si allontana da Zaia e Fontana si allontana da Salvini imitando il modello Zaia. Milano Marittima dà alla testa”.

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Approvato Piano Marshall per la Lombardia

La Giunta regionale ha dato via libera agli interventi previsti nel ‘Piano Marshall‘ per la Lombardia. Un programma strategico, fortemente voluto dal presidente Attilio Fontana, per favorire la ripresa economica dopo l’emergenza Coronavirus che oggi impegna 3,5 miliardi di euro per realizzare opere dal valore complessivo di 5,5 miliardi. “Con questo atto che non esito definire poderoso e per certi aspetti unico, individuiamo – spiega il governatore – una serie di opere pubbliche e interventi da realizzare subito. Molti di essi saranno conclusi nel biennio 2021-22 per dare un tangibile impulso all’economia”. “Un ‘Piano’ – chiarisce il presidente regionale – che riguarda innanzitutto le infrastrutture con una visione eco-sostenibile con investimenti che riguardano la difesa del territorio, l’ambiente, la ricerca, l’agricoltura, ma anche altri ambiti come le politiche sociali, la scuola, la cultura e lo sport. Senza dimenticare, poi, un ‘pacchetto’ specifico per le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. Un sostegno importante e soprattutto concreto: risorse regionali – aggiunge Fontana – che hanno come obiettivo quello di dare una spinta propulsiva forte e decisa al sistema economico-produttivo della Lombardia per confermarla come la locomotiva trainante dell’intero Paese e una delle Regioni più importanti d’Europa”. Quello varato è un programma ‘a tuttocampo’ che va ad incidere non solo sulle infrastrutture della mobilità (navigabilità, Intermodalità, ferrovie, metrotranvie, ciclovie, ecc. ecc.), attraverso investimenti strategici e fondamentali per una visione ‘green’ e un forte impatto sociale sulla popolazione ma che prevede anche azioni sull’energia alternativa, il dispendio energetico, il rinnovo dei mezzi inquinanti. Guardando, in termini i generali, ai macro-interventi per le infrastrutture, Regione Lombardia ha previsto risorse per 1 miliardo e 900 milioni di euro. Tale somma genererà investimenti complessivi che attiveranno opere per 458 milioni di euro in ambito ferroviario. 234 per il trasporto pubblico e l’intermodalità. 18 milioni per la navigabilità. 2 miliardi e 170 milioni per gli interventi e la manutenzione sulle strade. 115 milioni per la mobilità ciclistica. A questi si aggiungono i circa 900 milioni (di cui 551 milioni della Regione) per gli interventi destinati a Milano-Cortina 2026 fondamentali e decisivi per il raggiungimento dell’obiettivo delle Olimpiadi invernali. Relativamente ai principali interventi di altri settori, da evidenziare, a titolo esemplificativo, le opere per la difesa del suolo (137 milioni di euro). Ci sono incentivi per la rigenerazione urbana (100 milioni) e il recupero dei borghi storici (30 milioni). Risorse per la rimozione dell’amianto dagli edifici pubblici (10 milioni), sostituzione degli impianti termici obsoleti e delle caldaie inquinanti negli immobili pubblici (13 milioni). Interventi di disinquinamento delle acque e recupero delle sponde dei laghi (35 milioni). Una serie di importanti azioni e interventi per la valorizzazione e lo sviluppo della montagna (100 milioni) Attenzione al sistema irriguo agricolo (13 milioni) e al settore forestale (15 milioni). Previsti contributi anche in ambito dell’edilizia. Per quella scolastica sono in programma azioni mirate a opere riguardanti le strutture (12 milioni di euro), gli impianti e le attrezzatture (5 milioni) e la rimozione dell’amianto (8 milioni). Per ciò che attiene alle politiche sociali programmate azioni di recupero e manutenzione del patrimonio pubblico abitativo per 40 milioni e 3 milioni per l’eliminazione delle barriere architettoniche. Oltre 6 milioni di euro saranno destinate all’impiantistica sportiva. Una parte rilevante del ‘Piano’ riguarda, poi, il settore delle ‘Ricerca, Innovazione e Università’, con interventi complessivi che superano i 100 milioni. “Il traguardo che vogliamo raggiungere – sottolineano gli assessori Davide Caparini (Bilancio, Finanze e Semplificazione) e Claudia Maria Terzi (Infrastrutture, Trasporti e Mobilità sostenibile) – è quello di garantire nuove opportunità al mondo produttivo e di conseguenza ai lavoratori. Abbiamo compiuto un percorso che è partito dal confronto con i ‘Tavoli territoriali’. Per poi passare a quello con il ‘Patto per lo Sviluppo’ e quindi con il Consiglio regionale. Una politica ‘dell’ascolto’ che ci ha portati a individuare le azioni contenute nel ‘Piano’ con grande attenzione verso Comuni ed Enti locali”. “La delibera approvata oggi – conclude l’assessore Massimo Sertori (Enti locali, Piccoli Comuni e Montagna) – fa seguito al primo e importante stanziamento del ‘Piano’ di oltre 400 milioni di euro che Regione Lombardia ha già destinato a Comuni (350 milioni) e Province (50 milioni) durante l’emergenza Covid per azioni urgenti e rapidamente cantierabili. Dimostrando, così, una notevole capacità operativa per dare risposte immediate ai territori”.

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