7 Dicembre 2019

Prima della Scala, molti VIP e lungo applauso per Mattarella

Si sono aperte alle 17 le porte del Teatro Piermerini per la Prima alla Scala che inaugura la stagione con la Tosca di Puccini. Nutrito il parterre di ospiti che hanno fatto il il loro ingresso. Tra i primi ad arrivare il presidente di Generali Gabriele Galateri di Genola con la moglie Evelina Christillin, presidente del Museo Egizio di Torino e consigliera Uefa, la cantante Patti Smith con la figlia, il rettore della Bocconi Gianmario Verona, il giornalista Bruno Vespa e l’attrice Vittoria Puccini che indossava un abito di velluto di seta blu a vestaglia. Presente anche Diana Bracco, presidente dell’omonimo gruppo farmaceutico, Lella Curiel con la figlia, il sindaco Giuseppe Sala con la compagna, il manager Arturo Artom e la moglie, con un abito verde di Lella Curiel, che richiama i colori la natura. Presente anche il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, Domenico Dolce e Stefano Gabbana e la deputata di Italia Viva, Maria Elena Boschi in un abito doppiopetto di velluto nero e capelli raccolti. Tra le mise dominano il nero, pellicce, piume, fiori e paillettes. Stile, eleganza, sobrietà e qualche pennellata di colore prevalgono tra gli ospiti della Prima alla Scala, che quest’anno vede in scena la ‘Tosca’ di Puccini.  Nel palco reale, assieme al Capo dello Stato Sergio Mattarella, accompagnato dalla figlia Laura e dal presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, siedono il sindaco di Milano Giuseppe Sala, padrone di casa, il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, la vicepresidente della Corte Costituzionale, Marta Cartabia.  Tra le presenza istituzionali anche la senatrice a vita e habitué della Scala, Liliana Segre, che al suo arrivo a teatro è stata accolta da un lungo applauso. Ricco il parterre degli invitati al Piermarini, tra big della finanza, ministri e vip. A rappresentare l’esecutivo il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini accompagnato dalla moglie Michela Di Biase, in abito nero lungo con bustier e il viceministro dell’Economia, Antonio Misiani. A occupare la platea anche il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, l’ex presidente del Tribunale di Milano, Livia Pomodoro, Carlo Sangalli, la presidente dell’Eni, Emma Marcegaglia in abito nero e tulipani rossi con pochette Bottega Veneta, l’ex ministro Angelino Alfano. Poca la mondanità presente, tra cui l’attrice Vittoria Puccini, Claudio Santamaria e sua moglie Francesca Barra. A vigilare sull’evento un dispositivo nutrito di circa 600 uomini tra cui agenti in divisa, reparti specializzati e personale in abiti civili. Quando il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha fatto il suo ingresso nel palco reale del Teatro. Tutta il pubblico si è alzato in piedi e si è voltato in direzione del palco reale per rendere omaggio al Capo dello Stato. Per Mattarella una vera e propria ovazione con un lungo applauso: si sono sentiti anche dei “bravo” e “viva il presidente”. Mattarella, con accanto la figlia Laura, ha sorriso e più volte ha fatto un cenno con la mano indicando l’orchestra quasi a voler far cessare l’applauso. In prima fila con il presidente della Repubblica, nel palco reale la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e il sindaco Beppe Sala con la compagna Chiara Bazoli.  

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Consegnati questa mattina gli Ambrogini d’Oro

Quindici Medaglie d’Oro, dallo scrittore Antonio Scurati all’attrice Lella Costa, fino al cantante Ricky Gianco, 20 attestati a persone e associazioni, dal giornale Leggo all’associazione Amici della Triennale, e sei Medaglie d’Oro alla Memoria, tra cui l’ex dirigente del Partito Democratico, Filippo Penati e il magistrato Francesco Saverio Borrelli. Si è svolta questa mattina al Teatro Dal Verme la cerimonia di consegna delle Civiche Benemerenze del Comune, gli Ambrogini d’Oro, in cui sono stati premiati, dal sindaco Giuseppe Sala e dal presidente del Consiglio Comunale, Lamberto Bertolè, i milanesi di nascita o di adozione che hanno portato lustro alla città. Diversi i momenti carichi di emozione, a partire dalla consegna dell’Ambrogino alla Memoria per Eugenio Fumagalli, il tassista eroe, morto investito mentre prestava soccorso a un’auto sulla MILANO-Meda: grande commozione e applausi al momento dell’abbraccio tra il sindaco e la sorella di Fumagalli sul palco. Una giornata che il sindaco Sala ha voluto dedicare anche alle vittime della strage di piazza Fontana, di cui il 12 dicembre prossimo cade il 50esimo anniversario. “Se noi apriamo il cuore, la mente e la memoria al coraggio, allora ci ricordiamo chi siamo, chi sono stati i nostri maestri e cosa possiamo costruire per il futuro – ha affermato il sindaco -. Questo deve essere il senso della giornata di oggi e di ogni singola benemerenza civica: l’idea delle benemerenze è quella di imparare“. Tra i riconoscimenti alla memoria, oltre a Penati, Borrelli e Fumagalli, anche la figura di Don Luigi Melesi, cappellano del carcere di San Vittore, il patron della Mapei e ex presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che già lo aveva ricevuto in vita, e Carla Casiraghi, ultima custode del vicolo dei Lavandai. Tra le Medaglie d’Oro, invece, oltre a Scurati, Costa e Gianco, anche il paroliere Mogol (al secolo, Giulio Rapetti), la calciatrice Laura Giuliani, il cantante Vinicio Capossela, l’architetto e designer Cini Boeri, il nuotatore paralimpico Simone Barlaam, l’artista Emilio Isgro’, il chirurgo ortopedico Francesco Malerba, il patron di Kartell e presidente del Salone del Mobile, Claudio Luti, l’imprenditore Mario Ferrari, la fondatrice di GialloZafferano, Sonia Peronaci, il Ceo di BE Consulting Stefano Acherman e la moglie di Umberto Veronesi, Sultana Razon Veronesi, scrittrice e sopravvissuta a Bergen-Belesn. “Sono molto contento e orgoglioso – ha invece dichiarato Bertolè – e credo che oggi diamo un’immagine della ricchezza e delle diverse sensibilità che hanno fatto Milano grande e che continuano a farla così bella, attrattiva e piacevole come luogo in cui vivere“.  

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Scontro fra mezzi ATM e AMSA, 18 feriti, 2 gravi

Questa mattina in via Egisto Bezzi si è verificato uno scontro tra un autobus e un camion di Amsa, che ha causato il ferimento di diverse persone. Sul filobus della linea 90 si trovavano 15 persone e l’autista. L’impatto con il mezzo dell’Amsa è stato così forte che il filobus dell’Atm è stato sbalzato dalla corsia preferenziale su quella normale. E’ ancora da chiarire la dinamica dell’incidente. Una persona, all’arrivo dei soccorritori, era in arresto cardiaco ed è stata rianimata sul posto e trasportata all’ospedale Sacco dove è in gravi condizioni. Una donna di 49 anni, probabilmente una passante, è stata sbalzata dal mezzo ed è ricoverata in stato di coma. Il conducente del bus, secondo il 118, un uomo di 47 anni, ha riportato un trauma cranico commotivo ma non è in condizioni gravi, mentre l’autista del mezzo AMSA, per quanto cosciente, è rimasto incastrato nell’abitacolo e ha una sospetta frattura del femore. Il bilancio definitivo del 118 è di 18 persone coinvolte, di cui 12 ricoverate in ospedale, mentre sei persone sono state curate sul posto. ANSA  

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Arrestati due marocchini per detenzione e spaccio

La Polizia di Stato ha arrestato ieri pomeriggio a Milano, due cittadini marocchini di 34 e 36 anni, entrambi regolari sul territorio nazionale e pregiudicati, per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Gli agenti della squadra informativa del Commissariato, dopo una accurata attività di osservazione e pedinamento dei due fornitori durata alcuni giorni, ieri pomeriggio hanno bloccato, in via Valentino Mazzola, l’auto a bordo della quale i due soggetti viaggiavano e, nel sedile posteriore, sono hanno rinvenuto e sequestrato 6 panetti di hashish, per un peso complessivo di 3 chilogrammi. I poliziotti del Commissariato Monforte Vittoria hanno, quindi, proceduto alla perquisizione dell’unica abitazione individuata ad uso di uno dei due, in zona Piazza Insubria, al cui interno sono stati rinvenuti altri 2 panetti di hashish dal peso di un chilo, occultati nel cesto porta biancheria confusi tra gli indumenti sporchi, un bilancino di precisione, diverso materiale utilizzabile per il confezionamento delle singole dosi 3 telefoni cellulari, utilizzati per i contatti con i pusher di zona tramite messaggi whatsapp in lingua araba.  

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Il Pinguino irritato minaccia l’Osservatore

Il Pinguino irritato minaccia l’Osservatore. Leonardo, dichiaratosi fondatore del gruppo dei Pinguini su Facebook, minaccia azioni legali nei confronti del direttore dell’Osservatore. La nostra colpa sarebbe quella di aver raccontato la disavventura di Flavio e le sue ore da pinguino. Proviamo a ricapitolare: poche settimane fa a qualcuno viene in mente di fondare un gruppo Facebook chiamato i Pinguini. L’idea è creare l’alternativa sovranista al movimento delle Sardine. Idea che sembra avere successo: in poco tempo il gruppo raggiunge le centomila adesioni. Anche i componenti della redazione dell’Osservatore vengono invitati a farne parte, ma dopo un rapido giro, ciascuno di noi in autonomia decide di lasciare i Pinguini. Sono proprio contenuti e persone aderenti a convincercene. Si potrebbe chiudere qui, se non fosse che incontriamo Flavio e ci racconta la sua esperienza come pinguino. Una decina di ore di follia social, come le abbiamo definite. Ma dieci ore che valeva la pena raccontare proprio per certi aspetti estremizzati che la realtà dei social network per sua stessa natura riesce a evidenziare al meglio. In estrema sintesi (la storia completa la trovate qui): prima Flavio si unisce al gruppo, contribuisce ad aumentarne gli iscritti, viene nominato amministratore del gruppo, viene estromesso dal gruppo. Rapido e amareggiante per Flavio, interessante e pubblicabile secondo noi: l’idea di un gruppo con tanto successo e guidato da un uomo che privatamente si dichiara fascista, ci pare valga la pena di essere raccontata. Non per altro le corrette campagne sui social hanno determinato le fortune dei politici moderni come Obama e Trump e tutti i loro emuli. Ma a Leonardo non va bene. E quindi il pinguino irritato minaccia l’Osservatore. Ovviamente, lo scriviamo per Leonardo e per i lettori, abbiamo visionato gli screenshot della discussione tra Flavio e Leonardo. Perché siamo pur sempre giornalisti, lavoro che sappiamo fare come conferma la reazione scomposta di Leonardo. In questo campo le “pezze d’appoggio”, cioè i documenti che confermano una storia raccontata a un giornalista, testimoniano che la storia di Flavio è vera. Anche se Leonardo afferma che Flavio non è mai stato amministratore del gruppo. E anche che non ha il coraggio di dichiararsi fascista in pubblico. La sia reazione vuol significare che erano tutte dichiarazioni per reclutare truppe digitali e in realtà vota a sinistra? Abbiamo già dato la disponibilità a Leonardo di raccontare il suo punto di vista così potrà fugare anche questo dubbio. E aggiungiamo che salvo improperi o minacce di “andare a spaccare la faccia” (cito una sua frase) lo pubblicheremo senza editarlo. Una disponibilità che Leonardo dovrebbe apprezzare: da pochi giorni il gruppo dei Pinguini è stato sospeso da Facebook perché non rispetta gli standard della community. Una decisione contro cui si è schierato quel maestro dell’equilibrio verbale chiamato Vittorio Sgarbi. Allora Leonardo, mentre lei è tra coloro che son sospesi ne approfitti. Noi lo viviamo come un approfondimento sulla realtà socio digitale che stiamo vivendo e che riteniamo di pubblico interesse.  

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