Editoriali

La condanna di Sala “l’onesto”

“Si applicano due pesi e due misure facendo esposti e candidando poi condannati”. “Non ho niente contro di lui, ma ritengo che un condannato non possa essere eletto”. E via così. Sembrerebbero commenti alla condanna di Giuseppe Sala a sei mesi per aver taroccato le carte degli appalti Expo, invece no. Sono i commenti di nomi della sinistra come Franco Mirabelli, Giuseppe Sala, Giulio Cavalli, Peluffo e altri alla condanna di Marco Osnato, oggi parlamentare e all’epoca candidato con Stefano Parisi contro Sala. La sinistra si sa che ha avuto sempre avuto uno strabismo verso chi non era del gruppo, o meglio citando Mirabelli “due pesi e due misure” (per altro Mirabelli non era l’amico dell’Aeroclub Bresso?). Sala oggi davvero ha superato i limiti dicendo che ha solo lavorato per la comunità e che sarebbe vittima di uno scontro tra pm. Si sa però che Sala e i suoi corifei hanno sempre avuto un’atteggiamento di superiorità che anche in questo caso è confermato. Dopo aver bacchettato chiunque ed essersi candidato come leader degli onesti a guidare la nuova sinistra, Sala si ritrova onesto. Anzi, “onesto”. Perché il reato lo ha commesso, su questo non ci sono dubbi. Poi come spiegano i suoi e lui stesso lo ha commesso per il bene della comunità, perché non si poteva fare altrimenti, perché in fondo qui e in fondo lì. Insomma: lui poteva e doveva e chi lo critica nel migliore dei casi non capisce. Marco Osnato invece era messo molto peggio: l’accusa di aver frammentato gli appalti Aler per evitare le procedure obbligatorie sopra una certa soglia non è stata accostata da nessuno al ragionamento che forse si agiva in quel modo per velocizzare i lavori per il bene comune. Ma Osnato è di destra, per lui citando Mirabelli ci sono pesi e misure differenti. Peccato che dopo sette anni il deputato di Fratelli d’Italia è stato assolto dalla accuse “perché il fatto non sussiste”, cioè lui il reato non lo aveva compiuto. Giuseppe Sala invece sì. Ma quando sbaglia sala “l’onesto”, sono gli altri che sbagliano. Sono veramente pochi i politici che hanno avuto il coraggio di dire che i giudici a volte sentenziano in modo discutibile. E, anzi, chi si era permesso di dire che se anche ci sono sentenze, non per questo la politica si deve far guidare dalla magistratura. Noi restiamo garantisti, ma per rispetto a Sala ci limitiamo a usare le sue stesse parole: non abbiamo nulla contro di lui, ma riteniamo che un condannato non possa essere eletto”. Soprattutto sindaco di Milano, soprattutto in una fase politica economica così delicata. Però sappiamo anche che “si applicano due pesi e due misure”, citando sempre Mirabelli.

La condanna di Sala “l’onesto” Leggi tutto »

Milos Stizanin e Savarino, due facce opposte della realtà

Milos Stizanin e Savarino, due facce opposte della realtà. Le ultime notizie sul nomade serbo che partecipò all’omicidio del ghisa milanese sono la certificazione dell’intenzionalità del gesto: secondo il giudice delle indagini preliminari che ha in mano il caso, Stizanin avrebbe consapevolmente incitato il suo amico minorenne e investire Savarino che in bici cercava di fermarli. Sarebbe poi stato sempre lui a togliere la bici del vigile da sotto le ruote del suv dove si era incastrata. All’epoca del fatto dunque, cioè ormai sette anni fa, il nomade serbo avrebbe avuto piena consapevolezza di ciò che stava facendo l’amico e invece di tentare di fermarlo, lo avrebbe incitato. Per questo diciamo che Milos Stizanin e Savarino sono due facce opposte della realtà: da una parte c’è un nomade serbo che non si è curato della gravità di alcune azioni e al momento è in carcere in attesa di estradizione perché anche in Serbia lo aspettano per giudicarlo per fatti di droga, dall’altra un ghisa che con la sua bicicletta cercava di mantenere tranquilla e sicura la zona che gli era stata affidata. Da una parte un uomo senza regole e rispetto per la vita umana, dall’altra uno che cercava di tutelare quella degli altri un colpo di pedale alla volta. Rassicura pensare che siano molti di più i Savarino di questo mondo e specialmente a Milano rispetto ai Stizanin, così come sapere che dopo sette anni i magistrati lavorano ancora per accertare nel dettaglio la responsabilità di chi si è macchiato di qualche crimine. La giustizia infatti per essere tale necessita di tempo, a volte anche più di quanto la pancia consideri accettabile, ma il ritmo è quello: lento e regolare come un colpo di pedale a una bicicletta. Forse non compie grandi accelerate, ma può arrivare esattamente dove deve. Nonostante i suv che le sfrecciano intorno.  

Milos Stizanin e Savarino, due facce opposte della realtà Leggi tutto »

Via Padova impazzita: denunciato il pericolo gallina

Via Padova impazzita: denunciato il percolo gallina. Sembra uno scherzo e qualcuno lo ha pure ipotizzato, ma tanti lo hanno preso davvero sul serio: su Facebook infatti è comparso un allarmato post su un giovane dotato di un rapace. Il giovane mendica soldi e ai rifiuti opporrebbe la minaccia di lasciare libero il “pericoloso rapace”. In realtà la descrizione corrisponde a quella di uno sbandato che durante la festa di via Padova cercava di spillare qualche euro ai passanti con un numero da circo con una gallina. Un numero a dire il vero poco “magico”, ma in tanti si sono lasciati convincere per tenerezza dell’uomo gallina. Eppure su Facebook è apparso il delirante post che vi riportiamo. PERICOLO URGENTE IN VIA PADOVA. Da alcuni mesi, gira in Via Padova, un uomo sui 35 anni, che porta sulla spalla, o sulla bici, un enorme uccello marrone, questo rapace è molto pericoloso, penso sia un falco, percorre indisturbato tutta la via, chiede soldi, ai passanti e ai negozianti, se non lo si asseconda, minaccia di lasciarlo libero. Per cortesia, possiamo fermarlo, basterebbe solo un giro delle forze dell’ordine, è visibilissimo, grazie per il bene di tutti gli abitanti. Mi appello a Samuele Piscina, sempre attento ai problemi degli abitanti del Municipio 2 e a tutti i consiglieri. Nei tempi moderni però anche una gallina diventa un falco e un pericolo urgente. E pensare che la città è piena di piccioni, per non dire di lucertole, zanzare e, come qualcuno ha detto davvero pochi giorni fa per attaccare Sala, ragni. Tra i tanti motivi per lanciare allarmi e per contestare il sindaco forse si poteva trovare qualcosa di meglio.

Via Padova impazzita: denunciato il pericolo gallina Leggi tutto »

La corsa tra diritti e sviluppo economico

La corsa tra diritti e sviluppo economico. A questo stiamo assistendo e vedremo sempre più prendere forma nei prossimi anni all’ombra della Madonnina. L’economia milanese corre e offre possibilità sempre più variegate a chi vuole rimboccarsi le maniche, nel frattempo il Pride 2019 raggiunge cifre sempre  più elevate di partecipazione. Due corse però che rischiano di diventare una competizione: non bisogna chiudere gli occhi che di fronte alla sfavillante realtà dei palazzi di Manfredi Catella ci sono milanesi che diventano emarginati. Il Bosco verticale ha reso ancora più famosa a livello internazionale Milano e la sua modernità, ma quanti sono i cittadini che non hanno più potuto vivere nel quartiere Isola? La gentrificazione, termine tecnico per dire “spostamento di poveri”, sta coinvolgendo molti quartieri. Soprattutto quelli interessati dallo sviluppo immobiliare, dove pian piano arrivano i ricchi o almeno i benestanti. Tra un riflesso e l’altro dei grattacieli di specchi ci stiamo però perdendo quella parte di società che vive con stipendi intorno ai mille euro. Forse si ritroveranno a vivere nelle nuove periferie, ma anche quelle spesso non sono alla portata dei poveri (perché se guadagni mille o meno euro al mese sei povero). La corsa tra diritti e sviluppo economico è quindi già iniziata, ma non è finita né volendo incontrollabile. L’onda non deve per forza spazzare via chi non ha una barca, si possono creare le condizioni affinché ci siano scialuppe per tutti. Una povertà condivisa è ancora più importante della ricchezza condivisa. Permettere la coesistenza di parti diverse di società è la chiave per una società che funziona, perché i ricchi da soli non possono definirsi come società. Né possono i poveri. L’essenza di un organismo è il movimento, quindi ci devono essere parti diverse che comunicano. Se, ad esempio, per ogni palazzo da ricchi il Comune concedesse condizioni molto vantaggiose per costruire residenza popolari nello stesso luogo? E’ solo un’idea, ma speriamo che il sindaco Sala ci pensi: la corsa tra i diritti e sviluppo economico è iniziata, speriamo che non si vada a sbattere.

La corsa tra diritti e sviluppo economico Leggi tutto »

Blackout, basta prendersela con i cittadini

Blackout, basta prendersela con i cittadini. L’ondata di caldo piovuta su Milano ha un solo precedente recente, quella arrivata durante il luglio del 2015. A essere scaramantici pare che a ogni manifestazione internazionale assegnata al capoluogo lombardo corrisponda un’onda di bollore, sarà il caso di ricordarselo per il 2026. Ma corna e cornetti a parte, non ci piace come si è incardinato il dibattito pubblico sulle evidenti carenze del servizio Unareti. La società, insieme ad A2A, chiede pesanti bollette ai privati cittadini, mentre favorisce le aziende perché sono clienti più consistenti. Ed è quindi una giusta vendetta del fato se sono proprio i rappresentanti delle aziende ad aver attaccato i gestori del servizio per i blackout dei giorni scorsi. Unareti per quanto ci riguarda è una pessima realtà perché pretende costi improbabili, (vogliamo parlare del perpetuo affitto dei contatori che siamo tutti stati obbligati a installare?), e servizi sempre meno efficienti perché quello che era normale oggi è un extra. In attesa che i cinesi riescano a normalizzare la situazione limitando il ladrocinio di massa come sta avvenendo nel mercato dei Giga per gli abbonamenti telefonici, bisogna sottolineare quanto sia patetica la linea di Lino Stoppani. Il rappresentante dell’Enpam ha criticato duramente Unareti per i blackout in Galleria Vittorio Emanuele II. Ora caro Stoppani per non superare ulteriormente il segno, la inviteremmo a chiedere prima ai suoi cari associati di non lasciare le porte aperte con l’aria condizionata a palla. Forse il marketing prevede che così più persone entreranno a farsi svuotare legalmente il portafoglio, ma è oggettivo che si consumi una quantità di energia sesquipedale. I treni di aria fredda che escono dai negozi del centro sono quasi in grado di cambiare il clima di certe vie, ma per colpa vostra migliaia di cittadini boccheggiano a casa propria. E si sentono pure dire che è colpa loro se salta la corrente perché non vogliono morire di caldo. Per i blackout è ora di smetterla di prendersela con i cittadini. Il diritto a usufruire di una tecnologia di massa è sacrosanto, pensino piuttosto le aziende a investire in altri modi per trovare l’energia che gli occorre per continuare nella tamarrata delle porte aperte, altrimenti si chiudano queste benedette porte e si abbassi il condizionatore.

Blackout, basta prendersela con i cittadini Leggi tutto »

Sala vince e tenta di affondare il Partito democratico

Sala vince e tenta di affondare il Partito democratico. Dopo l’assegnazione delle Olimpiadi invernali 2026 al tandem Milano-Cortina Giuseppe Sala è di nuovo sicuro di sé e pensa di essere tornato abbastanza forte per picconare il partito democratico. L’uomo non aveva mai nascosto che gradiva l’appoggio dei democratici, ma non voleva essere uno di loro fino in fondo: infatti non ha mai preso la tessera, ma ha governato Expo e poi Milano salendo sulle loro spalle. Il capolavoro politico di Sala è stato che è riuscito anche a far passare l’idea che in fondo è lui a fare un piacere al Partito democratico. Non sono loro ad avergli fornito l’appoggio necessario persino a restare fuori di galera, è lui che gli ha dato un volto per il quale ringraziare. Sembrava finito Sala: i processi hanno iniziato a prendere una brutta piega, nei primi anni di mandato ha accumulato insuccessi e perso per strada alcuni dei (pochi) assessori in gamba. Il suo futuro nel migliore dei casi sembrava essere o un paio di manette o l’oblio. Magari tutti e due. Invece le Olimpiadi lo hanno rimesso in piedi e lui ne ha approfittato per picconare proprio i suoi migliori alleati. Il Pd secondo Beppe è finito e non ha grandi margini di crescita, quindi sarebbe meglio chiudere la baracca per evitare altre sconfitte. L’idea giusta secondo l’ex direttore generale del sindaco Moratti è semplice: seguiamo l’esempio dei Cinque Stelle e andiamo oltre la politica tradizionale. Bisogna parlare di temi più che di schieramenti, perché quelle suddivisioni tra centro, destra e sinistra non hanno più senso. Un partito di sinistra, ma definito tale dai temi, non da una struttura solida. E quindi un partito che ha bisogno di leader forti, visto che non avrebbe la suddetta struttura che li potrebbe imbrigliare. E di leader così Sala ne ha in mente casualmente uno: inizia per Beppe e finisce per Sala.  

Sala vince e tenta di affondare il Partito democratico Leggi tutto »