Roma – Cronaca

ANP: “Le diffide contro i presidi prive di fondamento”

ANP: “Le diffide contro i presidi prive di fondamento”. Il Presidente dell’ANP, Antonello Giannelli, intervenendo sulla questione delle diffide pervenute ad alcuni dirigenti scolastici e aventi lo scopo di dissuaderli dal mettere in atto quanto previsto dalle linee guida ministeriali e dai protocolli di sicurezza regolarmente sottoscritti dalle organizzazioni sindacali in vista della ripresa della didattica in presenza a settembre, ha dichiarato: “Abbiamo notizia di alcune richieste – impropriamente qualificate ‘diffide’ dai mittenti – recapitate ai dirigenti scolastici e volte a non far rispettare le disposizioni inerenti alla ripartenza della scuola. Si tratta di atti privi di fondamento che, sulla base di inconsistenti argomentazioni pseudogiuridiche e pseudosanitarie, puntano a intimorire i colleghi per non far riprendere regolarmente le attività scolastiche”. In questi mesi – prosegue il Presidente dell’ANP – il sistema educativo ha compiuto sforzi incredibili. Il Governo e il Ministero hanno stanziato ingenti finanziamenti. I dirigenti scolastici hanno lavorato senza posa, con i loro più stretti collaboratori, per porre le condizioni della ripresa di settembre. La stessa ANP ha continuamente supportato i colleghi e ha sempre mantenuto un atteggiamento costruttivo, anche – e soprattutto – quando abbiamo formulato specifiche critiche finalizzate solo al miglioramento delle strategie operative. Le famiglie, adesso, si aspettano molto da tutti noi. Non sono pertanto minimamente condivisibili le posizioni di coloro che minacciano i dirigenti, agitando lo spettro del ricorso alle vie legali, per creare allarmismo e per boicottare la ripartenza della scuola. L’impiego della mascherina, secondo quanto indicato dalle autorità sanitarie, è pienamente legittimo e non può certo essere utilizzato quale argomento contro la riapertura delle scuole. Conclude Giannelli: “registriamo positivamente il significativo passo avanti sull’inquadramento della responsabilità datoriale dei dirigenti, operata dalla legge 40/2020, ma continueremo a mantenere alta la nostra attenzione a tutela dei colleghi, al fine di garantire la massima serenità nello svolgimento delle loro funzioni. Funzioni essenziali affinché la Scuola e il Paese ripartano appieno”.

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Arrivata a Beirut la spedizione umanitaria italiana

Arrivata a Beirut la spedizione umanitaria italiana. L’Italia ha infatti proseguito nel suo impegno pluridecennale in Libano con una spedizione di aiuti dopo la tremenda esplosione che ha devastato la città. A darne notizia è stato Angelo Tofalo, sottogretario di Stato alla Difesa.  “Ieri sera nave San Giusto, partita 5 giorni fa da Brindisi, è arrivata al porto di #Beirut con a bordo assetti della Marina Militare e dell’Esercito Italiano. Inizia così l’operazione interforze “Emergenza Cedri” nell’ambito dell’impegno umanitario nazionale che, in un momento così difficile, esprime ulteriormente la vicinanza dell’Italia alla popolazione libanese. Oltre 500 militari, 2 navi con elicotteri imbarcati, un ospedale da campo con personale specializzato dell’Esercito, della stessa tipologia di quello impiegato in Italia durante l’emergenza Covid, assetti per la rimozione delle macerie, nuclei CBRN, un assetto per trasporto in biocontenimento anche in elicottero, un team del Gruppo Operativo Subacquei del Comsubin con capacità EOD e CIED, supporto idrografico per i rilievi nel porto a seguito dell’esplosione, un velivolo C-130 dell’Aeronautica Militare, sono gli assetti messi in campo dalla Difesa in #Libano a seguito dell’esplosione del 4 agosto e della grave emergenza Covid che sta colpendo la popolazione libanese. I nostri militari sono presenti in Libano ininterrottamente da 38 anni, mettendo la propria professionalità al servizio della stabilità e del rafforzamento della sicurezza, garantendo costantemente la necessaria assistenza”. Adesso che è arrivata a Beirut la spedizione umanitaria italiana, l’Italia torna in prima linea e può dimenticare gli stafalcioni di rappresentanti governativi che avevano confuso libici e libanesi per la fretta di pubblicare post sui social network. Deputati e senatori del Movimento 5 Stelle che non avevano nemmeno avuto la decenza di chiedere e scusa e basta, ma anzi avevano ripreso chi li aveva criticati come se il problema fossero le critiche e non che qualcuno con alte responsabilità scrive e parla prima di pensare alle conseguenze.  

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Federalberghi e sindacati insieme per battere cassa dallo Stato

Federalberghi e sindacati insieme per battere cassa dallo Stato. Federalberghi e le altre organizzazioni di rappresentanza datoriali e sindacali del settore turistico, allarmate dalla crisi che attanaglia il turismo italiano – comparto che vale il 13% del PIL – hanno sottoscritto un appello comune rivolto a Governo e Parlamento per sollecitare l’adozione di misure straordinarie a sostegno dell’occupazione nel settore.  “Un patrimonio di professionalità e di capacità imprenditoriali maturato da generazioni di persone che hanno lavorato in uno dei settori cruciali della nostra economia, rischia di essere spazzato via definitivamente nel volgere di poche settimane – osserva Bernabò Bocca, Presidente di Federalberghi – Occorre che Governo e Parlamento agiscano rapidamente per rifinanziare gli ammortizzatori ma anche per porre le basi della ripresa con misure coraggiose di sgravio del costo del lavoro e di finanziamento delle attività che sono ripartite o stanno per farlo. Il tempo stringe, in autunno sarebbe già troppo tardi”. Gli ultimi dati messi a disposizione dall’INPS – relativi al mese di maggio – quantificano in 137 milioni di ore il ricorso all’integrazione salariale per alberghi e ristoranti. Molte imprese hanno già esaurito la “dote” di 18 settimane di integrazione salariale e stanno riscontrando gravi difficoltà nella gestione dei rapporti di lavoro. Negli anni scorsi il settore ha occupato, nei mesi estivi, 1.430.000 persone, di cui 730mila con contratti a termine. Si tratta di profili professionali che, in mancanza di interventi urgenti, avranno difficoltà ad essere riassunti o verranno riassunti per un periodo più breve.  

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Un 25 aprile di rivolta pacifica contro il governo

Un 25 aprile di rivolta pacifica contro il governo. Non è una polemica politica, ma un fatto: a migliaia si stanno organizzando in tutta Italia per scendere in piazza contro gli attuali governanti. L’idea è di trasformare il 25 aprile in un momento di coesione nazionale dopo che per più di due mesi i già scarsi legami sociali si sono scollati del tutto per le crisi economiche e nervose di un popolo che si è scoperto sequestrato. Il tam tam è partito nelle settimane scorse e oggi è un coro con venti comitati regionali organizzati sulle chat di Telegram: sono migliaia ora gli utenti che seguono il progetto e sembrano intenzionati a portare fino in fondo il piano: andare a Roma per una grande manifestazione pacifica, un modo per riappropriarsi della normalità perduta a causa del lockdown e impedire al governo di tenere ancora le persone chiuse tra muri e mascherine. E se i numeri delle chat dovessero essere confermati nei fatti sarà difficile per le forze dell’ordine contenere la popolazione: anche perché come potrebbero reagire gli indecisi in quel momento? E se adesso le forze dell’ordine si attivassero per chiudere le chat dedicate a questa grande manifestazione come reagirebbero le persone coinvolte? Sarebbe l’ennesima pugnalata alla fiducia verso lo Stato. Roma non può più permettersi di fare prediche a nessuno dopo che ha dato una mano alla Mafia e agli evasori del Sud regalando soldi a tutti, un gesto che ha chiarito a milioni di italiani che in realtà pagare le tasse è completamente inutile, bastava dire “qui in tanti lavorano in nero” o “o mi date i soldi o li chiedo alla Mafia” per avere quello che si voleva. Già questa decisione aveva ulteriormente minato la resistenza del Nord perché ha reso tangibile quanto siano stupidi quelli che cercano di pagare le tasse. Poi rimandi, messaggi poco chiari, documenti secretati e tanto altro. Un 25 aprile di rivola pacifica contro il governo era dunque inevitabile.

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Regalate 5000 mascherine al Cotugno di Napoli

Regalate 5000 mascherine al Cotugno di Napoli. Sabato 18 aprile 2020, alle ore 12, avverrà la consegna simbolica di una mascherina MEDICAL MASK per protezione individuale di alta qualità a tre strati (Ministero Salute n. 1936247) alla presenza del dott. Raffaele Dell’Aversano direttore medico di presidio dell’Ospedale Cotugno di Napoli e di Massimo Banchi, titolare dell’Azienda Maison Banchi, che ha destinato le 5.000 mascherine al Cotugno in riconoscimento dell’alta dedizione e professionalità dimostrata nel contrastare il fenomeno COVID-19 a Napoli e in tutta la Campania. L’intero lotto di 5.000 mascherine omaggio verrà contemporaneamente consegnato all’Azienda Ospedaliera dei Colli – Ospedale Domenico Cotugno – presso la sede di via Gaetano Quagliariello, 54, Napoli. MEDICAL MASK è interamente cucita a mano, a tre strati, senza alcun passaggio industriale, assolutamente superiore in termini di qualità e di efficacia protettiva rispetto alle generiche mascherine di importazione. Le MEDICAL MASK sono confezionate ad una ad una per garantire la massima affidabilità. La Campania ha sempre rappresentato la regione più importante per il fatturato della Maison Banchi, ma per la distribuzione delle mascherine sono state privilegiate le regioni del Nord Italia che sono in uno stato emergenziale. “I Venditori porta a porta campani si sono sempre distinti per dinamismo, professionalità e risultati eccellenti e, pur nel rispetto delle normative vigenti sul lockout, siamo certi che sapranno distribuire mascherine come e più dei colleghi del Nord” ci confida Massimo Banchi. La Maison Banchi con questa iniziativa intende supportare i propri distributori storici che soffrono particolarmente i provvedimenti del lockout, essendo per la maggior parte partite iva, procacciatori e/o contratti di lavoro provvisori. “In Campania pensiamo che i nostri Distributori abbiano una forza lavoro tra venditori, impiegati, logistica e promoters di oltre 1.000 persone e distribuire mascherine significa contribuire al sostentamento di 1.000 famiglie”. Attualmente la priorità è rappresentata dell’emergenza sanitaria, con encomiabile servizio di tutto il corpo sanitario che oggi è ben rappresentato al Cotugno, ma subito dopo avremo una emergenza economica che, probabilmente, sarà molto più grave e lunga dell’epidemia stessa. “Da oltre 40 anni commercializziamo i nostri prodotti esclusivamente tramite il canale della vendita diretta, forniamo in esclusiva circa 50 società di questo settore che contano una forza vendita di circa 2000 agenti su tutto il territorio nazionale” dichiara il titolare di Maison Banchi, Massimo Banchi “quindi per noi è stato molto facile diffondere il nostro prodotto in particolar modo nelle farmacie e sanitarie dove attualmente vengono vendute il 95% delle nostre mascherine”. Al momento Maison Banchi distribuisce circa 500.000 MEDICAL MASK alla settimana su tutto il territorio nazionale: in questo momento lo sforzo produttivo è concentrato specialmente nel Nord Italia, a causa della forte diffusione del virus, ma la regione Campania ha sempre rappresentato una collocazione naturale per i prodotti di qualità di Maison Banchi grazie alla capacità professionale dei numerosi venditori … in alcuni casi di generazioni di venditori campani. “In considerazione del particolare momento che sta attraversando il Paese“ aggiunge Massimo Banchi “e tenuto conto del fatto che stiamo distribuendo un prodotto emergenziale di prima necessità, abbiamo concordato con i nostri Distributori Autorizzati di ridurre sensibilmente il costo delle MEDICAL MASK e di portare avanti una distribuzione etica con un prezzo consigliato di vendita al pubblico di 3,95 euro, iva compresa allo scopo di contrastare gli abusi e le speculazioni che negli ultimi mesi hanno colpito i cittadini nel portafoglio, approfittando dell’emergenza COVID-19”. “Noi pensiamo che le aziende del Porta a Porta presenti qui oggi abbiano una missione che è quella di sopravvivere a questo momento. Lo devono prima di tutto a loro stessi, a tutte le persone che lavorano per loro e alla loro clientela” conclude Massimo Banchi.  

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Il momento contestato del video di Conte

Il momento contestato del video di Conte. Ve lo riproponiamo perché nelle ultime ore la conferenza stampa del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, durante la quale ha citato come esempi di fake news Matteo Salvini e Giorgia Meloni, sta suscitando quasi più polemiche che notizie. Il primo e più importante aggiornamento è l’allungamento del periodo di quarantena fino a primi di maggio. Il secondo è il “circolo di saggi” invitati a ripensare la nostra organizzazione sociale ed economica. Ma è un terzo punto quello che ha sollevato polemiche ed è il momento contestato del video di Conte che riportiamo: L’utilizzo di una struttura istituzionale che comunica in un momento istituzionale come la conferenza stampa di aggiornamento del primo ministro è sembrato uno scivolone sulla forma. E proprio da un uomo come Conte che si è sempre presentato come custode delle buone maniere dentro e fuori dal Palazzo. Enrico Mentana ha dovuto prendere le distanze affermando che non avrebbe mandato in onda tutta la conferenza se avesse saputo che ci sarebbe stata una diatriba politica a reti unificate. Con questa mossa Conte ha dato il destro alle destre: un’opposizione contestata con questi mezzi si è vista solo in Ungheria, pur con le evidenti differenze, o da manifestazioni di piazza come quella delle sardine. Persino Donald Trump, profeta della comunicazione scorretta, ha sempre usato il suo profilo Twitter per certi sgarbi pubblici, così come per i complimenti visto proprio il caso di “Giuseppi”.

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