calcio

Sala ancora in difficoltà sullo Stadio

Sala ancora in difficoltà sullo Stadio. La complessa vicenda dello stadio di San Siro, che vede coinvolti il sindaco di Milano Giuseppe Sala, il Milan, l’Inter, e le istituzioni governative, continua a dominare le cronache cittadine. L’attuale situazione si concentra su un delicato equilibrio tra la tutela del patrimonio storico e le esigenze di modernizzazione delle infrastrutture sportive richieste dalle due prestigiose squadre di calcio. Il sindaco Sala ha chiesto al governo di decidere rapidamente sulla possibilità di imporre un vincolo di tutela storico sullo stadio Meazza di San Siro, una mossa che potrebbe influenzare significativamente il progetto di un nuovo impianto desiderato da Milan e Inter. La questione del vincolo rappresenta una spada di Damocle sul progetto, con Sala che enfatizza la sua volontà di far rispettare le regole e di confermare l’interesse pubblico nella situazione​​. Recentemente, in Consiglio comunale, è stato approvato un ordine del giorno sul nuovo stadio, imponendo diverse condizioni al masterplan, tra cui un numero massimo di posti, distanze specifiche da via Tesio, aree verdi significative, e investimenti nel quartiere. L’approvazione ha visto un’insolita conformazione di voti favorevoli e contrari all’interno della maggioranza di Sala, suggerendo un clima di incertezza e dibattito tra i membri del Consiglio​​. Sala ha inoltre commentato la possibilità che l’Inter costruisca un nuovo stadio a Rozzano, esterno alla città di Milano, definendo tale opzione “ingestibile” e sottolineando che sarebbe un “errore macroscopico” per le società. Ha espresso dubbi sulla fattibilità della sicurezza in un impianto fuori città, e ha invitato le squadre a ripensare la loro decisione, sottolineando che anche il Consiglio comunale sta cercando di promuovere una mozione per mantenere le squadre a Milano​​. In conclusione, il sindaco Sala si trova in una posizione di delicato bilanciamento tra le esigenze storiche e culturali della città e le pressioni commerciali e sportive. La sua gestione di questa situazione riflette una comprensione profonda delle dinamiche urbane e un impegno a salvaguardare gli interessi pubblici, pur cercando di accommodare le richieste delle due importanti squadre di calcio della città.

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Il PSG potrebbe essere l’ultima spiaggia per Stefano Pioli

E’ stato un weekend pesante per i tifosi milanisti, che hanno visto perdere per la terza volta in tre settimane la propria squadra, questa volta contro una delle compagini in fondo alla classifica di Serie A: l’Udinese. Ieri sera, sabato 4 novembre, i fischi a San Siro sono stati assordanti fin dalla fine del primo tempo, come non succedeva ormai da anni. I tifosi sembrano essere stufi delle prestazioni poco convincenti dei rossoneri e, soprattutto, della guida tecnica di mister Stefano Pioli. È chiaro, infatti, come il tecnico sia ormai poco voluto dalla folla, tanto che già dalla fine della stagione 2022/23 molti ne avrebbero voluto l’esonero. Dopo aver provato a sostenere la scelta della società, ora il volere dei tifosi è più chiaro che mai: è necessario un cambio di allenatore. Lo dimostra il fatto che da alcune ore sia tornato in tendenza su X – ex Twitter – l’hashtag #PioliOut, proprio come successo nel 2019 prima ancora che sedesse sulla panchina del Milan. Anche la società sembrerebbe aver perso la pazienza, tanto che la partita contro il PSG di martedì 7 novembre potrebbe essere l’ultima spiaggia per il parmense. Secondo quanto si vocifera, infatti, i dirigenti starebbero già studiando le possibili alternative. La più intrigante? La promozione di Ignazio Abate dalla Primavera del Milan, un po’ come successo a Palladino e Gilardino rispettivamente con Monza e Genoa. L’ex terzino rossonero potrebbe inoltre essere affiancato dalla figura più carismatica del calcio mondiale degli ultimi anni: Zlatan Ibrahimovic.

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Salernitana-Inter 0-4: Lautaro entra e fa poker

Inter soffre un’ora, stringe i denti ma poi ritrova Lautaro Martinez, entrato al 10′ st al posto di Sanchez, e il campione del mondo argentino con un poker da urlo in mezz’ora (uno dei suoi 4 gol lo segna su rigore) stende la Salernitana. All’Arechi i nerazzurri vincono 4-0 e riscattano il passo falso casalingo contro il Sassuolo. Non basta una buona ora ai granata per tenere testa alla squadra di Inzaghi che, alla fine, dilaga e raggiunge il Milan in testa alla classifica, con 18 punti. “Era fondamentale per noi, abbiamo perso una partita a San Siro in maniera immeritata, prendendo due gol per errori nostri. Dovevamo vincere, nel primo tempo abbiamo creato delle situazioni e sbagliato sotto porta: sono entrato con la cattiveria che serve sempre, ho avuto la fortuna di fare quattro gol ma l’importante è che l’Inter abbia vinto”. Così Lautaro Martinez, con in mano il pallone della sua quaterna e dai microfoni di Sky Sport, dopo aver segnato un poker di reti alla Salernitana. Per un calciatore entrato a partita in corso è un record nella storia della Serie A. Ma questo tipo di cattiveria, viene chiesto all’argentino, è il salto di qualità che state facendo?
”Credo di sì, l’abbiamo già dimostrato nelle prime partite, poi magari c’è stato un calo fisico – risponde -: si sente, perché noi siamo una squadra che pressa alto, che cerca di recuperare subito palla. Oggi abbiamo recuperato, il mister fa le sue scelte ed è importante che tutti stiamo bene quando il mister ci chiama. Se voglio il titolo di capocannoniere? Per me conta giocare per la squadra e vincere le partite, se arriva il resto tanto meglio”.

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L’Inter: La forza che prevale sul Milan

L’Inter: La forza che prevale sul Milan Introduzione: Nel panorama calcistico italiano, il derby tra l’Inter e il Milan è uno degli incontri più attesi e appassionanti. Le due squadre milanesi hanno una lunga e storica rivalità, ma negli ultimi anni l’Inter ha dimostrato di essere la squadra più forte e dominante nella città di Milano. In questo articolo esploreremo le ragioni per cui l’Inter si è distinta come una forza superiore rispetto al Milan. Investimenti mirati: Uno dei fattori chiave che ha contribuito al successo dell’Inter è stato il loro approccio agli investimenti nel calciomercato. Negli ultimi anni, l’Inter ha compiuto scelte strategiche nell’acquisizione di giocatori di talento, costruendo una squadra equilibrata e competitiva. Gli investimenti mirati hanno portato alla formazione di un roster di giocatori di alto livello che si integrano perfettamente nel sistema di gioco dell’Inter. Continuità e stabilità: Un altro elemento che ha giocato a favore dell’Inter è stata la stabilità e la continuità all’interno della squadra. L’Inter ha saputo mantenere una base solida di giocatori chiave nel corso degli anni, consentendo loro di sviluppare una solida comprensione tattica e di costruire un forte legame sul campo. Questo ha portato a una maggiore coesione e al raggiungimento di risultati positivi. Leadership e gestione efficace: La gestione e la leadership sono fondamentali per il successo di qualsiasi squadra di calcio. L’Inter ha dimostrato di avere una leadership forte e una gestione efficace, sia sul campo che fuori. La scelta di allenatori di talento e l’adozione di una visione strategica a lungo termine hanno permesso all’Inter di ottenere risultati positivi e di creare un ambiente vincente per i giocatori. Prestazioni in competizioni nazionali e internazionali: L’Inter ha dimostrato la propria superiorità anche attraverso le prestazioni nelle competizioni nazionali e internazionali. La conquista del titolo di campione d’Italia nella stagione 2020/2021 è stata una testimonianza della forza e del dominio dell’Inter nel calcio italiano. Inoltre, il raggiungimento delle fasi avanzate in competizioni come la UEFA Champions League ha dimostrato la capacità dell’Inter di competere a livello internazionale. Conclusione: L’Inter si è affermata come una forza superiore rispetto al Milan negli ultimi anni grazie a una combinazione di fattori chiave, tra cui investimenti mirati, continuità, leadership e prestazioni di alto livello. Mentre la rivalità tra le due squadre continua a essere avvincente, l’Inter ha dimostrato di avere una squadra solida e una gestione efficace che le conferiscono un vantaggio competitivo. Nonostante le dinamiche nel calcio possano cambiare nel tempo, al momento attuale l’Inter si distingue come la squadra più forte nella città di Milano.

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A gamba tesa nel calcio ed in politica

A gamba tesa nel calcio ed in politica. Nelle competizioni sportive più note ci sono sempre grandi club che si alternano alla vetta. Per esempio nel calcio al top ne troviamo cinque, Juve, Inter, Milan, Roma, Napoli. Uno spaccato di lettura del paese che si focalizza su precise città e aree, Milano, Torino, la Capitale e Napoli. Anche il primato sportivo è figlio delle vicende economiche, sociali e demografiche. In politica la stabilità, al limite dell’immobilismo era la regola; merito e colpa dell’elettorato che non si faceva sviare dall’irrompere tempestoso di sempre nuove idee e sorprendenti eventi. Molto variegato il campo dei sostenitori del sistema cui contrapposto stava quello dell’antisistema. Per paradosso più il sistema funzionava bene, più avanzava l’antisistema, anche quando passava a sistemi terroristici. Questo per 50 anni. A metà anni 2000, la Juve perse il primato d’ufficio e venne retrocessa non sul campo. Vinse Milano allora, proprio mentre calava inesorabilmente l’influenza della Mole a favore dei meneghini. In breve tempo l’ex primatista tornò tale. Dieci anni prima, per squisiti fattori esogeni, era stato ugualmente squalificato ed eliminato il campo politico sistemico. Quello antisistemico di prima l’avrebbe dovuto sostituire. Invece il blocco sistemico, scomposto e ricomposto, si ripresentò e riprese il primato finché di nuovo interventi esogeni non lo spaccarono e quasi riuscirono a farlo retrocedere. Nel 2014 il Pd arrivò al 40 % dei voti mentre nel ’94 Forza Italia aveva superato il 30%. Se la Juve non fosse stata retrocessa solo una volta, ma più di una volta o a ripetizione cosa sarebbe successo? E se dopo di lei lo stesso trattamento fosse stato imposto anche alle milanesi, la lotta al vertice calcistico sarebbe stata rivoluzionata del tutto. Al top sarebbero arrivate le squadre centromeridionali e via via new entries settentrionali avrebbero conteso loro la vittoria, mettiamo Atalanta, Sassuolo e Lazio, governate da imprenditori provinciali, assunti anche a grandi incarichi istituzionali. Ed in politica è successo proprio questo. Il Pd nel primo decennio del nuovo millennio stava attorno al 30% poi nel secondo dopo l’exploit iniziale è calato sotto il 20%, ora vagando attorno al 15%. Il ruolo di Bergamo e Lazio l’hanno preso Lega e Fratelli d’Italia, La Lega dalla nascita aveva vagato attorno al 5% di media per poi scalare posizioni fino al 17% del 2018, al 34% del 2019 ed al 20% odierno. Fratelli d’Italia, che ereditava una quota di poco inferiore al 15%, aveva superato il 5% solo nel 2019 ma ora i sondaggi lo valutano quasi al 20%. Un team che arriva al vertice arrivando dalla serie B, un altro addirittura dalla C. L’altra formazione, al momento apparentemente di sinistra, oggi al vertice, è i 5 stelle, sempre più in dissoluzione, pura voce dal sen fuggita (se non da altra parte meno nobile). Quasi il 60% dell’elettorato predilige due partiti fortemente di destra, diversificati solo dall’estrazione etnica tipica di Milano e Roma; ed una formazione di pura indignazione destinata all’evaporazione alle prossime politiche. L’altro più 15% che 20%, ex antisistemico, resta stretto attorno al partito che si identifica con il regime, con il potere, con le istituzioni soprattutto internazionali. Non è tanto diverso nel calcio delle decine di migliaia di club dilettanti ancora nostalgiche del presidente Tavecchio dalle gaffes razziste, cacciato con un quasi colpo di stato; ed in quello top in lotta con Figc e Fifa. Tutto il mondo è paese e tutte le tendenze, in ogni settore, finiscono per coinvolgere. Solo questo giustifica che le destre, abbastanza estreme, possano essere arrivate a coinvolgere un elettorato potenziale da 11 milioni di persone. Lo stesso elettorato che fu del pentapartito, di Forza Italia ed in larga parte del Pd renziano; la maggioranza silenziosa, la massa di chi è stufo dei processi, delle eccessive regole, dell’ambientalismo, dei ladruncoli di massa, dell’emigrazione, degli omosessuali e compagnia cantando, dei diritti, dei cantieri chiusi, dell’immobilismo, dell’impoverimento, dei lamenti femminili e delle umiliazioni internazionali. E che alla prossima pancia gravida maschile posticcia, è pronta a reagire con l’eliminazione di aborto e divorzio. Malgrado tutti si dicano liberali, questa massa ha perso molta liberalità, perché ha pagato molto caro tutta quella offerta in passato con premurosa sollecitudine a brigatisti, magistrati, alleati internazionali, indignati, nigrizi. E si sente limitata perché nessun partito offre sostegno ai fumatori, propone l’eliminazione delle cinture di sicurezza e smantella le piste ciclabili. Idee che sembrano impossibili ma che lo sarebbero molto meno in caso di vittoria elettorale delle destre. Più queste sono cresciute e più il povero presidente Mattarella si è dovuto arrovellare, almeno dal 2017, contro il rischio elettorale. Queste destre, infatti, hanno corpaccioni da giganti ma teste da adolescenti, malgrado una lunga e lunghissima storia. Come formazioni border line, hanno sviluppato mentalità, metodi e approcci minoritari non bisognosi di confrontarsi con i grandi poteri finanziari, commerciali, industriali e militari internazionali che oggi hanno svuotato di reale importanza la nostra politica, pur nel paradosso che l’economia è tornata quasi tutta pubblica e che il liberalismo occidentale oggi è un mix di iperimperialismo di classe ed esaltazione dell’unter proletariat. L’alterità di destra, che né Lega e Fratelli, possono cedere pena la perdita di voti a favore dell’altro, non è un rigurgito di Salò ma il possibile rifiuto di innovazione eterodiretta, trattati e sistemi regolatori, in una parola del sistema internazionale dove ormai abbiamo un ruolo da punching ball e che ha facili mezzi per strangolare un paese come il Nostro, come già dimostrato. Ammettiamo che all’ennesimo sequestro di pescherecci o all’arrivo di barconi si reagisse giustamente con mezzi militari, magari con l’occupazione di una striscia di Tripolitania, mettendo in mezzo navi delle Ong olandesi e tedesche. Dovremmo reggere le reazioni di vari mondi extraeuropei e la pressione degli alleati di Nato ed Unione, con numerose quarte colonne interne attive e sanguinarie. Sarebbe in grado di reggere la maggioranza silenziosa? Gli uomini delle istituzioni non partirebbero subito per Brindisi? Anche fra i club di calcio più importanti, due paroline europee irate sono bastate per farli ritirare dal contratto della Superlega, già firmato. Non siamo

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Sala bastona i cinesi

Sala bastona i cinesi. E fa bene perché la Cina negli ultimi anni si è abituata a trattare con l’Italia in posizione di forza: troppa la forza del dragone cinese per contrastarla, i cinesi erano gli unici a spendere grandi cifre. Dunque in un Paese di arraffoni hanno avuto gioco facile. Paolo Sarpi è stata venduta da italiani ingolositi dalle generose offerte della comunità cinese, salvo poi accorgersi che China Town è China Town come dimostrano le sommosse di qualche anno fa quando (epoca Moratti) la comunità si rivoltò saldando con il suo vero governo, quello di Pechino. Oggi c’è un club che a quanto si dice non paga gli stipendi da parecchio. E anche sul nuovo Stadio pensa di poter fare ciò che vuole, tanto che Sala bastona i cinesi educatamente: finché non è chiara la proprietà, non si può andare avanti. Ma loro rispondono parlando d’altro: “FC Internazionale Milano ha una storia gloriosa ultracentenaria. Esisteva prima del Sindaco Sala e continuerà ad esistere anche al termine del suo mandato. Troviamo le dichiarazioni del Sindaco di Milano offensive nei confronti della Proprietà, irrispettose verso la storia e la realtà del Club e i suoi milioni di tifosi a Milano e in tutto il mondo nonché irrilevanti rispetto all’attuale iter amministrativo del progetto Un Nuovo Stadio per Milano. Se dovesse essere confermato che l’Inter e la Proprietà non sono gradite all’attuale amministrazione, sapremo prendere le decisioni conseguenti”. Quindi invece di chiarire cosa sta succedendo al loro interno, i cinesi usano la lunga tradizione interista come scudo suscitando dubbi sulle loro “cattive intenzioni” direbbe Morgan. Ma l’aspetto più surreale di tutta la vicenda è la parte di centrodestra d’accordo con i cinesi. Va bene attaccare Sala, ma almeno in modo comprensibile all’elettorato di centrodestra che va dal liberale spinto al patriottico. Cioè tutti quelli che sarebbe d’accordo a seguire una linea come quella di Sala. Peccato sia lui a farla sua e non un candidato sindaco. Ma per quello a quanto pare siamo passati da “a breve” a “non è una priorità”.

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