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La speculazione ai tempi del coronavirus

Come è sempre accaduto nel corso della storia, in tempi di guerre e pestilenze, ci sono quelli che muoiono, quelli che vanno in rovina e quelli che si arricchiscono alle loro spalle. Lo stesso Renzo, ne “I promessi sposi” (approfittatene per leggerlo o rileggerlo visto che siete chiusi in casa) acquista a buon prezzo un filatoio di seta il cui proprietario è morto a causa della peste. In questi giorni, per fortuna, a morire sono in pochi, ma molti di più sono quelli che già rischiano la bancarotta. E sono trascorsi solo pochi giorni dall’inizio delle limitazioni imposte da Regione Lombardia. Personalmente conosco il titolare di un albergo in Brera che, viste le disdette, ha chiuso e in attesa di tempi migliori è andato a svernare dalla sorella a Roma. Quello di un autonoleggio con conducente, che viste ridotte le corse del 90%, ha fermato 9 macchine su 12 e messo a riposo 18 autisti su 27. Quello di un’agenzia viaggi, che si sta interrogando su quando e quanti dipendenti dovrà mandare in ferie, o mettere in cassa. Infine, gli amici tassisti, che oramai passano il tempo al bar sotto casa in attesa di corse che non arrivano mai. Tutte persone che si interrogano su quanto tempo reggeranno prima di non avere più le risorse per pagare bollette, mutui, dipendenti e nei peggiori dei casi per mettere un pasto in tavola. Ed è solo la punta dell’iceberg, rappresentata da ciò che io conosco, di un intero sistema che rischia di andare a rotoli molto più velocemente di quello che ci saremmo potuti immaginare. Una frana da cui attingeranno a piene mani gli speculatori che, forti del loro potere economico, potranno attendere la fine della crisi nel mentre faranno incetta di attività e immobili. Se non si porrà un freno a questo fenomeno, prevedendo aiuti e tutele per tutti gli imprenditori e lavoratori a rischio, nel giro di poche settimane un intero tessuto economico e sociale rischia di essere spazzato via dalla speculazione. Almeno questo ci spettiamo da quanti non sono stati capaci di prevenire il disastro, nel mentre altri cercano di porvi rimedio.  

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Gallera: Conte non sa di cosa parla e copre le falle della Protezione Civile

“Noi veniamo in maniera ignobile attaccati da un presidente del Consiglio che non sapendo di cosa parla dice che noi non seguiamo i protocolli, quando Regione Lombardia i protocolli non solo contribuisce a livello nazionale a realizzarli, ma li segue in maniera puntuale“. è la dura replica dell’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, alle accuse lanciate dal Premieri Conte, secondo cui il virus si è diffuso anche “per la gestione di una struttura ospedaliera non del tutto propria secondo i protocolli prudenti“. “Il problema è che il Presidente del Consiglio non conosce i protocolli  – ha concluso Gallera – e getta la palla in tribuna per coprire delle falle gigantesche di un sistema di protezione Civile nazionale che non sta dando alcun tipo di risposte ai problemi organizzativi e gestionali che avrebbero dovuto prevedere e predisporre“. In precedenza il Presidente di Regione Lombardia Fontana era intervenuto sulla questione in maniera altrettanto decisa: “Spero che queste uscite siano una voce scappata, senza rendersi conto, oppure vuol dire che il governo inizia ad essere fuori controllo. Sono dichiarazioni infondate e inaccettabili. Il problema – ha affermato Fontana – è che il Presidente del Consiglio non conosce i protocolli e getta la palla in tribuna per coprire delle falle gigantesche di un sistema di protezione Civile nazionale che non sta dando alcun tipo di risposte ai problemi organizzativi e gestionali che avrebbero dovuto prevedere e predisporre“.  

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Coronavirus, Tribunale: state lontani dai giudici

“Non avvicinarsi al collegio e al cancelliere“. E’ uno dei tanti cartelli appesi fuori dalle aule del Tribunale di Milano che danno disposizioni per regolamentare le udienze con l’emergenza Coronavirus. Nei fogli sulle porte delle varie sezioni tutte le regole da seguire, compresa la distanza minima di 2 metri. Intanto, in Procura gli uffici stanno chiudendo al pubblico sulla base di una direttiva del procuratore Francesco Greco nella quale si legge anche che “il personale con sintomi influenzali è invitato a restare a casa“. ANSA  

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Il Coronavirus contagia la Regione

Il Coronavirus contagia la Regione. Ci sarebbe almeno un dipendente della Regione che è stato contagiato dalla nuova ondata di influenza. E un altro che sta aspettando i risultati del tampone. Nei corridoi di Palazzo ne sono certissimi, ma non ci sono conferme ufficiali. Una reazione comprensibile vista l’ondata di panico, per altro immotivata, diffusasi molto più virulentemente del virus. Eppure questa è la notizia che ci permettiamo di riassumere così: il Corona virus contagia la Regione. Proprio lì dove la macchina amministrativa sta cercando di tenere in piedi un sistema fortemente scosso dalle ultime notizie. I contagi e i decessi aumentano, ma anche la reazione del sistema sanitario seppure tra gli scontri politici che sono ben più coriacei dei virus: in questi giorni si sta tenendo la sfida tra il premier Giuseppe Conte e Giulio Gallera, assessore al Welfare della Lombardia. Il primo accusa l’ospedale di Codogno di essere stato tra le cause  del contagio perché non avrebbe seguito le procedure, il secondo bolla l’intervento come un “attacco ignobile”. Forse quello che ha davvero in mente Conte è togliere la gestione della sanità alle Regioni, decretandone di fatto la fine perché è proprio sotto quella voce che ci sono il 90 per cento dei bilanci regionali. Intanto però altra tegola sull’assessore Gallera: ecco che il Coronavirus contagia la Regione. Un brutto momento per l’Amministrazione, tanto che gli stessi dipendenti vedono possibili rischi anche nella giunta regionale: “Foroni – sussurra uno di loro – è di Codogno, eppure va avanti e indietro“. Pietro Foroni, classe ’75, è l’assessore regionale alla Protezione civile, è effettivamente nato a Codogno, nel pieno della zona rossa, ma non possiamo confermare che faccia avanti e indietro. L’ansia che suscita in chi lavora nei suoi stessi uffici però sì. E forse si andrà a sommare a quella che ha catturato gli ultimi giorni di Milano.  

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Mascaretti (FdI): sospendere aree B e C per ridurre i passeggeri sui mezzi

“In virtù della grave emergenza sanitaria in corso, ho inoltrato oggi al Sindaco Sala la richiesta di sospendere le limitazioni al traffico imposte con le Aree B e C, allo scopo di ridurre il numero dei passeggeri sui mezzi pubblici diminuendo la possibilità di contagi fra essi”. Lo rende noto il Capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio Comunale, Andrea Mascaretti. “Ritengo che in questo momento delicato, i provvedimenti contro la congestione del traffico possano essere messi momentaneamente da parte, se può essere utile per tutelare la salute dei milanesi da minacce più immediate – aggiunge Mascaretti – e sono certo che il Sindaco Sala converrà con me su questa necessità”. “E’ in momenti drammatici come questi, che una comunità deve dimostrare di essere tale, mettendo da parte le differenze di pensiero, per il bene superiore della sopravvivenza comune. Un giorno potremmo essere ricordati per quello che avremo fatto e non fatto di questi tempi – conclude Mascaretti – ora tocca a Beppe Sala fare la cosa giusta”.  

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Contagiato (probabilmente all’estero) un medico del Policlinico

E’ stato scoperto ieri, in seguito al tampone, il primo caso di coronavirus milanese, ad esserne colpito è stato un medico e professore universitario cinquantenne, che lavora nel reparto di dermatologia del Policlinico di Milano, che era ricoverato già da una settimana all’Ospedale Sacco per una polmonite. In seguito alla conferma di positività  al tampone la direzione sanitaria del Policlinico ha avviato gli accertamenti interni necessari per ricostruire gli ultimi spostamenti e i contatti che il medico ha avuto con colleghi e pazienti e sanificare tutti gli ambienti che ha frequentato Si sospetta che il medico abbia contratto il virus all’estero dove si era recato per partecipare ad alcuni convegni, al ritorno dai quali aveva accusato i primi sintomi che lo hanno fortunatamente indotto a non effettuare visite nei due giorni in cui si è recato al lavoro prima di essere ricoverato. L’uomo, che è già guarito, è stato sottoposto al test in via precauzionale risultando positivo.

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