deborah giovanati

Il Comune di Milano realizza nuove barriere architettoniche

Il Comune di Milano realizza nuove barriere architettoniche. Milano, quartiere Dergano, Via Guerzoni. Per realizzare la nuova pavimentazione della strada e marciapiedi  il Comune di Milano  ha deciso di utilizzare i famosi Sampietrini. Siamo nell’anno 2021. Da tempo si discute in diverse città italiane dell’opportunità di eliminare i “sampietrini” da alcune strade, soprattutto per abbattere le barriere architettoniche, prestando attenzione alle esigenze delle persone anziane o con difficoltà motorie o sensoriali, temporanee o permanenti. Infatti, camminare su pavimentazioni irregolari può costituire, per una notevole fascia di persone, fonte di disagio e affaticamento, a volte di caduta e per alcune persone una vera e propria “barriera”. Far scorrere una sedia a rotelle, un deambulatore, un passeggino su un terreno sconnesso non è la cosa più agevole, anzi spesse volte le persone con disabilità rinunciano a recarsi nei luoghi che non permettono una facilità di spostamento, in autonomia o anche se accompagnati dai propri caregiver. Ma ci pensate a muovervi con delle stampelle su questi cubetti di pietra tutti sconnessi? Per non parlare nel periodo invernale con neve o pioggia di quanto potrebbe diventare sdrucciolevole la pavimentazione. Non hanno neanche pensato di realizzare una “striscia di pavimentazione” più confortevole e sicura. Sembra uno scherzo assurdo quello che hanno voluto tirare il Sindaco Beppe Sala e l’Assessore alla mobilità Marco Granelli agli abitanti più fragili di Dergano. L’Assessore dichiarò che l’intervento serviva “a migliorare la vita dei cittadini”, peccato che si è dimenticato di una fetta importante di questi cittadini Mentre molte città si stanno attivando per abbattere le barriere architettoniche, a Milano si procede in modo inverso: si realizzano nuovi ostacoli alla mobilità con i soldi dei milanesi. Ostacoli che dovranno essere abbattuti, quanto spreco di denaro pubblico! Per di più il Comune di Milano ha deciso di togliere tutti i parcheggi presenti in quella porzione di strada, sia quelli per la sosta disabili, sia quello per i residenti, senza tenere conto che in quella Via ci sono il Municipio 9, che offre numerosi servizi alla cittadinanza, un asilo nido e una scuola secondaria di primo grado.. Progettare senza guardare alla realtà. Ecco queste sono le conseguenze, non ci credete? Valutate un po’ voi.          

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L’ascolto prima di tutto: la politica deve fare di più per le persone con disabilità

L’ascolto prima di tutto: la politica deve fare di più per le persone con disabilità. Ogni società dovrebbe misurarsi sulla propria capacità di aiutare le persone più deboli, di sentirsi partecipe alle fatiche che quotidianamente queste persone affrontano. La persona con disabilità, persona unica e irripetibile nella sua eguale e inviolabile dignità, richiede alla società cura, riconoscimento, rispetto e integrazione: dalla nascita all’adolescenza, fino all’età adulta e al momento delicato, vissuto con agitazione da tanti genitori, del distacco dai propri figli, il momento del “dopo di noi”. La disabilità non è soltanto bisogno, è anche e soprattutto stimolo e sollecitazione. Certo, essa è domanda di aiuto, ma è prima ancora provocazione nei confronti degli egoismi individuali e collettivi, mettendo in crisi le concezioni della vita legate soltanto all’appagamento, all’apparire, alla fretta, all’efficienza. Quanti hanno responsabilità politiche a tutti i livelli, e quindi la pongo anzitutto come questione a me stessa, dovrebbero sempre operare affinché siano assicurate condizioni di vita e opportunità tali per cui la dignità delle persone con disabilità sia effettivamente riconosciuta e tutelata. In una società ricca di conoscenze scientifiche e tecniche, è possibile e doveroso fare di più, nei vari modi che la convivenza civile richiede: dalla ricerca, alla cura, all’assistenza, alla riabilitazione, all’integrazione sociale che tenga conto della visione integrale della persona umana. Ho quindi posto alcune domande a Elisabetta Sosso, mamma di un ragazzo disabile che frequenta un Centro Diurno Disabili, per disabili gravi e gravissimi, in convenzione con il Comune di Milano e Presidente del coordinamento genitori centri diurni disabili milanesi. Questa intervista vuole essere uno stimolo per tutti a fare di più. Un anno dall’inizio della Pandemia, cosa è stato per te quest’anno? Come sei riuscita ad affrontare questa “nuova” situazione?  Quest’anno è stato faticosissimo per tutta la famiglia: trovarsi rinchiusi in casa, per 5 mesi, a partire da marzo 2020 il CDD di Giovanni è stato chiuso; ha messo alla prova tutte le nostre risorse, sia fisiche che psicologiche. Siamo stati lasciati completamente soli, qualche video chiamata dagli educatori, più che altro con me, perché Giovanni non ne vuole sapere di rapportarsi con questa modalità. Niente aiuti “domiciliari” e una paura grandissima di contagiarci a vicenda….assolutamente inconcepibile e impensabile, per me, che Giovanni finisse in ospedale da solo!! Lui è un uomo (33 anni) tranquillo, fin troppo, và stimolato ad interagire altrimenti si chiude in sé stesso: ecco è successo proprio questo! A distanza di un anno dall’inizio della pandemia, siamo riusciti ad andare avanti mettendo in campo tutte le nostre risorse familiari e amicali, ma non con l’aiuto di chi aveva in carico Giovanni nei servizi comunali, perché bloccati in una posizione “prudenziale” e non di presa in carico reale. Quali sono i servizi indispensabili per una persona con disabilità medio-grave per affrontare la propria quotidianità? Quali sono state le maggiori criticità affrontate dalle famiglie? Esistono dei servizi LEA, cioè servizi che sono Livelli Essenziali di Assistenza, che devono occuparsi in modalità continuativa di persone con disabilità e che non potrebbero essere sospesi, ma con la pandemia lo Stato ha deciso di chiuderli ugualmente per 5 mesi. Parlo di CDD centri diurni disabili, servizi socio sanitari per persone disabili gravi e gravissimi aperti dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 16, tutto l’anno tranne tre settimane circa ad Agosto. Viene fatto un progetto individuale per ogni ospite che prevede attività ed obbiettivi mirati al mantenimento delle abilità acquisite. Durante quest’anno la maggior criticità è stata quella di avere in carico 24 ore su 24 i propri cari disabili, senza poter avere aiuti da chi li aveva in carico (CDD e altri servizi), o da chi prestava il servizio direttamente al domicilio. Siamo rimasti soli e nessuno se ne è accorto: il nostro Sindaco ha ricordato le difficoltà di molti ad andare avanti e non ha mai nominato né i disabili, né le loro famiglie. Come genitori vi siete sentiti coinvolti nelle scelte che la politica ha fatto e sta facendo per i vostri figli? Quali richieste avete avanzato? Purtroppo è sempre una lotta cercare di farsi coinvolgere nelle scelte che la politica, sia locale che nazionale fa; le forme di rappresentanza delle famiglie, l’associazionismo familiare si sta staccando dalla base, preferendo scelte politiche a scelte più culturali e legate al difficile quotidiano delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Solo le famiglie sanno cosa è il bene dei loro cari, perché si scontrano tutti i giorni con ostacoli legati a burocrazia e superficialità di chi gestisce i servizi. Stanno cambiando i tempi, le famiglie vogliono autoregolarsi nel gestire la vita dei loro familiari. Le richieste che abbiamo fatto durante quest’anno sono state per chiedere che i nostri figli potessero non perdere tutte le abilità acquisite durante la loro crescita e che potessero continuare ad avere una vita semi-sociale e non stare rinchiusi tutto il giorno con mamma e papà. Nel caso di mio figlio, gli è stato ridotto il numero di giorni di presenza al CDD, invece di tutta la settimana 3 /4 giorni soltanto, e soprattutto  hanno tolto tutte le attività esterne che tanto gli piacevano ( piscina, atletica, ippoterapia..), così un CDD diventa un parcheggio per disabili non un centro educativo. Abbiamo chiesto che il trattamento all’interno dei 40 centri fosse omogeneo per orario ed attività, in modo da venire incontro davvero alle esigenze primarie delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Siamo ancora fermi nelle trattative con il Comune che demanda, ad ATS e quindi a Regione Lombardia, le modalità di apertura e gestione dei centri. Tema vaccini. Gli operatori dei centri diurni disabili sono stati vaccinati. Che cosa state chiedendo a chi sta facendo i piani vaccinali? Gli operatori sono stati vaccinati quasi tutti, per quanto riguarda le persone con disabilità, tutto tace; dopo tante promesse fatte da Arcuri, parliamo dei primi di gennaio, riguardo a vaccinazione dei disabili e dei loro accompagnatori ( genitori e/o caregiver), dopo mail mandate all’ assessore alla sanità Locatelli della Regione Lombardia, a Letizia Moratti Assessore al Welfare, senza aver ottenuto risposta, abbiamo capito che altre categorie stanno precedendo

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Imbarazzo per Sala per il paragone tra Anna Frank e Greta

Imbarazzo per Sala per il paragone tra Anna Frank e Greta. Il sindaco ai microfoni di Rai Documentari durante le riprese al Piccolo teatro dell’anteprima del docu-film #AnneFrank ha dichiarato: “Penso che Anne sia stata un’anticipatrice della presenza femminile in così giovane età. Viene naturale pensare a Greta, perchè sono due storie di coraggio enorme in cui si parte dalla cosa più semplice che c’è e si arriva a un risultato simile”. Un paragone che ha causato l’indignata reazione del centrodestra e costringe il primo cittadino a correggersi, perché Sala sembra far fatica a scusarsi. Ci è riuscito quasi del tutto quando ha rivisto le sue posizioni filo negazioniste a inizio pandemia, ma in tanti lo capiscono perché quando Fontana apparse per primo con la mascherina in video lo presero per un cretino. Poi hanno capito e persino lui ha chiesto scusa, pur se con qualche precisazione. Stavolta non riesce a scusarsi, ma è costretto a precisare il suo pensiero come un Berlusconi degli anni ruggenti. Il paragone regge se si vede alla quantità delle reazioni indignate. Deborah Giovanati, assessore all’Educazione del Municipio 9, ha replicato subito duramente alle parole di Sala: “Carissimo Beppe Sala, Perché strumentalizzare così la figura di Anne Frank? Le tue parole hanno creato tanto disagio e sofferenza in chi ha sofferto per la persecuzione nazista e l’Olocausto. In tutti noi. Banalizzare il passato, in modo così superficiale e inappropriato, per il proprio tornaconto di immagine? Abbi almeno il buon gusto di chiedere scusa a tutta la comunità ebraica e a tutti i cittadini milanesi. “Penso che Anne sia stata un’anticipatrice della presenza femminile in cosi’ giovane eta’. Viene naturale pensare a Greta, perchè sono due storie di coraggio enorme in cui si parte dalla cosa più semplice che c’è e si arriva a un risultato simile”. Lo ha detto il sindaco di Milano Beppe Sala, ai microfoni di Rai Documentari, durante le riprese dell’anteprima del docu-film #AnneFrank!. Rosa Pozzani, vicepresidente del Municipio 4, ha attaccato le parole di Sala: “Sala vaneggia e paragona Greta Thumberg ad Anna Frank, l’adolescente quindicenne uccisa nel campo di concentramento di Bergen – Belsen. Signor sindaco, a tutto c è un limite! Non ci si riempie la bocca tanto per farlo con simili faziosi paragoni che non stanno né in cielo né in terra e che denotano solo grettezza, superficialità e impreparazione. Hai oltraggiato e offeso la memoria della Comunità Ebraica. In campagna elettorale tutto il lecito è consentito, ma questo proprio no! Non è consentito!  Torni in serenità a fare il “manager” al più presto, così saremo tutti più liberi dalla paura di ascoltare altre simili o peggiori sciocchezze dette da chi tutto potrà essere, ma mai più il sindaco di Milano! Anna Frank 12 giugno 1929 – Febbraio 1945. Dal 1942 al 1944 scrive il “Diario” di Anna Frank. Lucida e toccante testimonianza della vita di una famiglia ebrea nella seconda guerra mondiale e della tragedia della Shoah. Il Diario diventa durante la sua clandestinità obbligata l’Amico unico su cui sfogare le paure e le frustrazioni di una così lunga segregazione. Grazie al Diario di Anna Frank si ha testimonianza storica della condizione degli ebrei perseguitati dal nazismo, ma anche la storia di una adolescente, che nonostante la sua giovane età, già formata e ben delineata personalità, per due lunghissimi anni vive in un alloggio segreto la grande fragilità che la clandestinità genera in chi la vive. Nessuno meglio di Anna Frank è riuscito a trasmetterci le paure, le angosce, i sentimenti che il periodo nazista ha provocato in lei e in un intero popolo, quello Ebreo. Purtroppo il resto, il seguito del Diario è a conoscenza di tutti. Ancora oggi viviamo l’ombra di simili ritorni di quelle tragedie. Infine, paragonare la ragazzina di oggi, con la vita di oggi, a una giovane col vissuto di Anna Frank, beh siamo proprio caduti in basso! E questo paragone lo ha fatto il sindaco di una grande città come Milano!  #IlRicandidatoNonÈIlMioSindaco ‘Sono stupito e amareggiato, come cittadino di Milano e come parlamentare, dell’accostamento fatto dal sindaco Sala in una trasmissione Rai fra Anna Frank e Greta Thunberg’. Lo afferma in una nota Andrea Orsini, deputato di Fi, che annuncia, insieme al collega di partito Giorgio Mulè, un’interrogazione urgente in commissione di Vigilanza Rai. Anche secondo il consigliere regionale leghista Gianmarco Senna “con le sue parole Sala non soltanto insulta la memoria di Anne Frank, ma mette anche in difficoltà la stessa Greta Thunberg, strumentalizzandola”. Alla fine Sala è dovuto tornare sui suoi passi. “È più che evidente che non ci fosse la volontà da parte mia di fare un paragone, che del resto non avrebbe alcun senso, tra il dramma della Shoah e le vicende politiche dell’oggi – ha scritto Sala a Milo Hasbaini, presidente della Comunità ebraica -. Si parlava di coraggio di giovani donne e il giornalista mi ha portato sull’attualità, facendo un riferimento a Greta. Lo ribadisco con chiarezza: il dramma della Shoah è tragicamente unico e non esiste paragone possibile”. ANSA

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