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Le fazioni interne a Fratelli d’Italia

Le fazioni interne a Fratelli d’Italia Fratelli d’Italia, un partito politico italiano che ha guadagnato visibilità e consensi negli ultimi anni, si trova al centro di un’analisi approfondita sulle sue fazioni interne e sul ruolo chiave di due figure di spicco: Fabio Rampelli e Giorgia Meloni. Questo articolo si propone di esplorare le dinamiche all’interno di Fratelli d’Italia, delineando i profili di Rampelli e Meloni, analizzando le correnti di pensiero all’interno del partito, esaminando la leadership di Rampelli e il ruolo di Meloni nell’unità del partito, e scrutando le tensioni esistenti tra le fazioni. Infine, saranno valutate le prospettive future per Fratelli d’Italia sotto la guida di queste due influenti personalità politiche. Fratelli d’Italia, il partito politico italiano fondato nel 2012 da Giorgia Meloni, si è affermato come un attore significativo nella scena politica nazionale. Con una marcata impronta conservatrice e nazionalista, il partito si distingue per le sue posizioni nette su questioni come immigrazione, sicurezza e sovranità nazionale. Fabio Rampelli, politico e architetto italiano nato a Roma, ha iniziato la sua carriera politica nel Movimento Sociale Italiano per poi entrare a far parte di Fratelli d’Italia. Apprezzato per la sua dialettica brillante e per il suo impegno nei temi culturali e sociali, Rampelli si è affermato come figura autorevole all’interno del partito. Le posizioni politiche di Fabio Rampelli riflettono la linea conservatrice e sovranista di Fratelli d’Italia, con un focus particolare su temi come la difesa della tradizione, la valorizzazione dell’identità nazionale e la tutela della famiglia. All’interno del partito, Rampelli ricopre un ruolo di rilievo e contribuisce attivamente alla definizione delle strategie politiche. Giorgia Meloni, figura di spicco di Fratelli d’Italia, ha una biografia politica ricca e variegata. Cresciuta nell’ambiente politico di destra, ha ricoperto incarichi di responsabilità sin da giovane età. Con determinazione e carisma, Meloni si è imposta come una delle figure più influenti della scena politica italiana contemporanea. La visione politica di Giorgia Meloni si caratterizza per una forte difesa dei valori tradizionali e un deciso rifiuto del politicamente corretto. Con un approccio diretto e combattivo, Meloni si distingue per la sua leadership assertiva e per la capacità di mobilitare consensi attorno alla sua persona e alle idee del partito. All’interno di Fratelli d’Italia emergono diverse fazioni, rappresentanti correnti di pensiero e strategie politiche diverse. Le dinamiche interne al partito riflettono scontri e convergenze tra i vari gruppi, con una costante ricerca di equilibri e alleanze tattiche. Tra le principali fazioni interne a Fratelli d’Italia si distinguono correnti più moderate e pragmatiche e altre più radicali e intransigenti. I principali attori politici all’interno del partito si confrontano su temi cruciali come l’orientamento europeista, la gestione dell’immigrazione e la promozione di politiche sociali. Fabio Rampelli, noto per la sua eloquenza e determinazione, ha guadagnato una posizione di rilievo all’interno di Fratelli d’Italia grazie alla sua capacità di coinvolgere e ispirare i membri del partito. Le sue idee conservatrici e il suo carisma lo hanno reso una figura di spicco, con un’influenza significativa sulle decisioni interne. Rampelli si distingue per il suo approccio inclusivo e pragmatico nella gestione delle fazioni interne del partito. Con abilità diplomatiche, cerca di mediare tra le diverse correnti ideologiche, promuovendo un clima di collaborazione e coesione. Giorgia Meloni, carismatica e determinata, svolge un ruolo centrale nel mantenere l’unità all’interno di Fratelli d’Italia. Grazie alla sua leadership carismatica e alla sua capacità di ispirare fiducia, Meloni è vista come una figura unificante che incarna i valori e gli ideali del partito. Meloni adotta varie iniziative e strategie per promuovere l’unità all’interno di Fratelli d’Italia, tra cui incontri regolari con i membri del partito, comunicazione trasparente e promozione di valori condivisi. La sua leadership empatica e decisa aiuta a mitigare le divisioni interne e a mantenere coesa la base del partito. Nonostante gli sforzi di Rampelli e Meloni, Fratelli d’Italia non è immune da tensioni interne e divergenze ideologiche. Alcune fazioni del partito possono manifestare posizioni contrastanti su questioni chiave, creando conflitti che possono mettere a rischio l’unità del partito. Le divisioni interne e le divergenze ideologiche possono indebolire la coesione e la capacità del partito di presentarsi come un’alternativa credibile. È fondamentale affrontare queste tensioni in modo costruttivo per evitare danni all’immagine e all’efficacia di Fratelli d’Italia. Il futuro di Fratelli d’Italia dipenderà dalla capacità di Rampelli e Meloni di gestire con saggezza le tensioni interne e di capitalizzare sulle opportunità emergenti. Sfide come mantenere l’unità e la coerenza ideologica saranno cruciali per il successo del partito. Diverse ipotesi di sviluppo si profilano per Fratelli d’Italia, da una maggiore coesione e crescita a fronte delle sfide, fino a possibili scissioni o perdite di consenso. La capacità del partito di adattarsi alle mutevoli dinamiche politiche determinerà il suo percorso futuro. In conclusione, l’analisi delle fazioni interne a Fratelli d’Italia e i ruoli di Fabio Rampelli e Giorgia Meloni all’interno del partito evidenziano le complessità e le sfide di mantenere l’unità e la coesione all’interno di un movimento politico in evoluzione. Con prospettive future ancora incerte, ma ricche di possibilità, sarà fondamentale monitorare attentamente come Rampelli e Meloni affronteranno le dinamiche interne e guideranno Fratelli d’Italia verso nuovi orizzonti politici. Massimo Blandini

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Massimo Blandini nominato coordinatore di Ora Italia di Roma e provincia

Massimo Blandini nominato coordinatore di Ora Italia di Roma e provincia. A darne notizia è la stessa associazione: “In Ora Italia associazione nazionale no profit siamo impegnati nello sviluppo di nuovi gruppi di lavoro nelle cittadine su tutta la regione Lazio, nelle attività di sostegno verso la collettività e nella realizzazione dei nostri progetti sul territorio. La nostra vera forza risiede nell’attività dei singoli e per questo abbiamo nominato, il Dr. Massimo BLANDINI, Coordinatore Ora Italia di Roma e Provincia, con supporto al coordinamento regionale. Massimo Blandini, è profilo autorevole, profondo conoscitore del territorio, laureato in Scienze dell’educazione, con master universitario in “Ingegneria per le pubbliche amministrazioni” e master universitario in “Scienze forensi” (Criminologia-Investigazione-Security-Intelligence) e specializzazione in criminologia. Nominato Counsellor Professionista e successivamente Security Manager ha maturato un’esperienza lavorativa e professionale, nella Polizia di Stato, nei reparti di investigazione speciali come D.I.G.O.S. e D.C.S.A., terminando la carriera da Sostituto Commissario nella Presidenza del Consiglio dei Ministri. La profonda stima che abbiamo verso Massimo è la nostra consapevolezza che rappresenterà al meglio le tematiche oggetto dell’associazione. Oltre ad augurare a Massimo Blandini un buon lavoro, vorremmo ricordare la nostra prossima attività sul territorio di Ardea il 25 novembre presso Al Cavallino Verde dove si terrà un incontro per la raccolta solidale.” Coordinatore Ora Italia – Regione Lazio Alessandro Anzini“

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Il progetto è chiaro: il confinamento generale è già stato deciso da tempo

Il progetto è chiaro: il confinamento generale è già stato deciso da tempo. Tutte le oscillazioni di queste settimane sono soltanto gioco del “poliziotto buono e poliziotto cattivo”, tattica per imporre la decisione gradualmente, testando di volta in volta le reazioni del Popolo.  Non ha niente a che vedere con la situazione sanitaria, che è sotto controllo (salvo le solite inefficienze di certe Regioni) e che vede una pressione sugli ospedali inferiore a quella che si verifica abitualmente ogni anno per le epidemie stagionali di influenza. Morti e terapie intensive sono evidentemente in gran parte anziani ammalati di altre patologie e, spesso,  già ricoverati – i dati emergono su scala locale anche se il Governo si guarda bene dal chiarirlo a livello nazionale. Se si volesse affrontare seriamente la protezione delle fasce di cittadini a rischio (chiaramente individuabili per via statistica) basterebbe monitorare gli anziani con patologie specifiche attraverso la medicina di base e Usca (Unità Speciali di Continuità Assistenziale), somministrare loro le terapie ormai note ai primi sospetti di virus, fornire servizi per evitare loro il più possibile di uscire di casa e raccomandare ai familiari di adottare con loro il più rigoroso distanziamento. Peraltro, chiaramente tutto ciò, a chi governa, non importa nulla. Il progetto già pianificato dalla primavera è un altro ed è tutto politico: un esperimento di disciplinamento autoritario delle società funzionali ad un modello economico ben preciso. È un progetto non solo italiano, ma europeo, che parte dall’asse franco-tedesco, dalla Commissione Europea, dal Consiglio Europeo e dal Parlamento Europeo a Bruxelles, e di cui il Governo italiano è solo uno tra gli esecutori. Non bisogna essere complottisti per individuarlo: esso è già palese nella torsione paternalista, eticizzante delle istituzioni dell’Unione europea di cui Ursula von der Leyen (Presidente della Commissione europea) è la garante.  L’obiettivo di queste classi politiche è enfatizzare a dismisura il virus per distruggere quel che resta della piccola e media impresa, del terziario autonomo, degli spazi di formazione, socialità e gli accessi ai luoghi di cultura fisici. Peraltro, sostituirli con consumi, intrattenimento, didattica, socialità integralmente digitalizzati, completamente globalizzati dalle grandi corporazioni hi-tech del mondo. La narrazione terroristica del Covid e il confinamento sono gli strumenti per rimpiazzare del tutto la socializzazione con i social, le comunità di scuola e le università con la didattica sulle varie piattaforme telematiche, l’amore e il sesso con il “dating” virtuale, i ristoranti e i bar con il food delivery, i cinema e i teatri con Netflix e Sky, lo shopping con Amazon e similari, i concerti con le dirette a distanza, lo sport con il “workout” casalingo gestito da app, il lavoro con (smart-working) sussidi statali di semi indigenza, il culto religioso comunitario con una spiritualità solitaria senza nessun rilievo sociale. E, soprattutto, per eliminare ogni forma di associazione culturale, circolo, movimento civico e politico libero non controllabili, trasformano la società civile in una pluralità di individui isolati che si limitano ad essere seguaci dei capi politici, in un quotidiano reality show, delineati e sottoposti al continuo martellamento delle novità unanimi di regime, selezionate, per loro, dai social depurandole in quelle che loro chiamano false notizie, cioè di ogni fonte che non sia approvata dal complesso politico-mediatico dominante. L’accelerazione di questa trasformazione permetterebbe, alla comunità politica internazionale, l’unione tra il grande abile capitalismo d’oltreoceano, al centralismo burocratico dell’Unione Europea a economia soccorsa finanziariamente ed il modello di mercato autoritario cinese. L’unico ostacolo che può ancora frapporsi tra il progetto e la sua attuazione sono la reazione, la resistenza, la mobilitazione delle società civili europee, dei ceti e delle fasce sociali che hanno deciso di sacrificare. Tutto dipende dall’esperimento tecno-autoritario se riuscirà o sarà dichiarato fallito, o quanto meno dilazionato e dalla loro capacità di ribellione, dalla loro capacità di coordinarsi, dando vita a un blocco sociale e politico coerente, in sostituzione di una rappresentanza politica, ormai inesistente. Massimo Blandini

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Giocare di squadra: una necessità

Giocare di squadra: una necessità. La complessità dell’insegnamento oggi domanda più che mai un gioco di squadra in cui competenze professionali specifiche e abilità sociali si intrecciano in un continuum di decisioni, attività e conduzione del gruppo classe. Nella formazione dell’insegnante, peraltro, dovrebbe essere dato spazio all’imparare a lavorare in gruppo, a condurre un gruppo sia in condizione di leadership individuale, che di doppia leadership, come quando gli insegnanti curriculari e di sostegno operano in compresenza. Purtroppo si dà per scontato che gli adulti abbiano acquisito le competenze sociali necessarie a lavorare insieme. Si suppone che, con l’età, tutti siano in grado di costruire relazioni sociali positive necessarie al buon esito lavorativo. Invece non è così. E chi vive nella scuola si rende conto di quante persone sono in difficoltà nella gestione delle relazioni professionali, che sono specifiche, gerarchicamente determinate e finalizzate alla formazione degli alunni. Ciò è particolarmente grave per la scuola perché l’aula – dove il bambino vive per molte ore della giornata – rappresenta uno dei contesti di apprendimento più funzionali allo sviluppo psicosociale del bambino stesso. Il rapporto sociale tra docenti che operano nella stessa classe offre al bambino un esempio concreto di scambi ripetuti basati sulla necessità di perseguire un obiettivo lavorativo comune. Sono scambi comportamentali che lasciano nei bimbi tracce, ricordi, emozioni e rendono conto delle relazioni sociali tra adulti al di fuori della famiglia. Costruire l’empatia I bambini imparano da come gli adulti in classe interagiscono tra di loro il senso di riconoscimento reciproco, cioè la capacità di comprendere l’altro, di mettersi nei suoi panni, il valore della gentilezza, intesa come capacità di ascolto e di accoglienza anche delle fragilità altrui, ed esperiscono – anche osservandolo – il senso di empatia e fiducia nell’altro. Non possiamo meravigliarci se, talvolta, non riceviamo dalla collega la collaborazione attesa, né se avvertiamo un senso di solitudine di fronte al bambino con disabilità: sono situazioni che capitano anche nelle migliori organizzazioni. Sappiamo però che possono essere modificate, migliorate. E il primo piccolo passo verso il miglioramento è l’essere consapevoli che nella diversità di competenze e ruoli del rapporto lavorativo possono sempre nascere conflitti. Essi non si gestiscono ignorandoli o focalizzandoci solo sul “compito/lavoro”. È invece necessario attraversarli, rendendo manifesti i motivi delle divergenze, lo scontento, per cercare una soluzione possibile per entrambe le parti. Il conflitto non può essere eliminato, a volte neppure superato facilmente, ma sempre può essere gestito attraverso il riconoscimento delle diversità di opinione e la negoziazione, il cui scopo è arrivare a un compromesso accettabile. Tempo per la progettazione Un altro piccolo passo nella collaborazione tra insegnante curriculare e di sostegno è l’essere consapevoli che si tratta di una forma collaborativa a base temporale, ragione per cui il tempo dedicato al coordinamento e alla progettazione delle attività da svolgersi in classe dovrà essere gestito con estrema cura. Le riunioni anche a due – sono il tempo per l’analisi delle proposte, per decidere, ad esempio, come organizzare il lavoro in classe – lezione frontale, lavoro a gruppi o peer-tutoring – e come modificare la geografia spaziale dell’aula per adattarla alle attività che si vogliono intraprendere. Le riunioni possono svolgere un ruolo importante nella professione insegnante perché aiutano a comprendere meglio la propria visione della scuola e del lavoro, attivano benessere attraverso la promozione di comportamenti collaborativi e di pensiero positivo, purché si rendano efficaci. Mi fermo qui, ma voglio anche aggiungere che il disagio percepito dagli insegnanti nel fare scuola – oggi – va ben oltre il talvolta difficile rapporto tra insegnanti curriculari e di sostegno. In ogni caso tentare di trovare qualche piccolo rimedio è già qualcosa. Massimo Blandini

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Come deve essere un buon docente

Come deve essere un buon docente. I docenti hanno un ruolo chiave nella vita dei nostri figli, ma quali sono le caratteristiche e qualità davvero importanti che da genitori cerchiamo in queste figure? Elenchiamole:  l’Ascolto e la Reattività Al di là di programmi e nozioni, un buon rapporto con il docente passa attraverso lo sviluppo                                                                                                           e la cura della comunicazione, ed il massimo rispetto da entrambe le parti;  l’Equilibrio Troppo severo o troppo permissivo l’insegnante ideale sa trovare l’equilibrio perfetto tra autorevolezza e flessibilità. E’ impossibile scambiarlo per un amico con qualche anno di più, ma a volte è la prima faccia che ci viene in mente quando siamo nei guai;  La Passione Pensiamo al docente che tutte noi abbiamo nel cuore da quando eravamo adolescenti: sicuramente una delle prime qualità era la passione evidente per il proprio lavoro. Una persona che non riesce solo a motivare i discenti ad imparare, ma ad insegnare loro “come” imparare, trasmettendo un metodo valido e significativo che costituisce un’eredità preziosa anche per gli studi successivi;  la Professionalità L’atteggiamento professionale è spesso ciò che fa la differenza, perché raramente quelli che vogliono solo fare “i simpatici” senza sostanza riescono a guadagnare il rispetto richiesto dal loro ruolo;  il Senso dell’umorismo Forse non è davvero in cima alla lista, ma indubbiamente è una qualità importante al fine di coinvolgere i discenti a “ scuola”, sdrammatizzare e rendere le lezioni più avvincenti, o addirittura memorabili;  la Sensibilità                                                                                                                                                                                                                                                                      L’insegnante ideale è come un direttore d’orchestra: sa che gli studenti sono come strumenti musicali tutti diversi, ognuno ha suo modo meraviglioso. Il compito del docente è peraltro saper scoprire e valorizzare le potenzialità di ognuno, permettendo di spiccare in armonia con gli altri;  il Lavoro di squadra Mai perdere di vista che non si è discenti contro docenti, ma una squadra che persegue un obiettivo comune: l’apprendimento. La scuola dovrebbe anche essere scuola di vita: per questo motivo un docente dall’atteggiamento positivo può avere un’influenza ottima sugli studenti, donando loro risorse inestimabili per il futuro: l’ironia, l’entusiasmo e la leggerezza. – La coerenza Solo con la coerenza si può creare un luogo di apprendimento sicuro. I discenti possono adattarsi facilmente a docenti diversi e più o meno severi, ma non amano un ambiente in cui le regole cambiano in continuazione. – L’equità Niente è più odioso e meschino del docente che fa sfacciate preferenze, o sulla base di simpatie, o peggio. Il docente che ogni genitore vorrebbe per il proprio figlio è chi capisce che ogni bambino è diverso, eppure sono tutti uguali. Massimo Blandini

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Alla ricerca del nuovo ruolo dei maestri scolastici

Alla ricerca del nuovo ruolo dei maestri scolastici. I rapidi cambiamenti che hanno investito la società negli ultimi decenni hanno coinvolto anche il corpo insegnante in servizio e i futuri maestri a cui sono richieste, già nell’ambito della formazione iniziale, sempre maggiori competenze. Da tempo il personale docente ha dovuto modificare il suo modo d’insegnare per adeguarsi al passaggio da una scuola della conoscenza a una scuola della competenza. Peraltro la trasmissione di nozioni dal docente al discente non è più semplice, infatti una formazione con l’ausilio delle nuove tecnologie e l’acquisizione di competenze dovranno stimolare attraverso la scoperta e il lavoro di gruppo. Questo nuovo ruolo del maestro scolastico richiede una formazione specifica orientata all’acquisizione di tecniche e strategie didattiche adatte a relazionarsi con studenti sempre più carichi di elementi di diversa natura, che in particolar modo nella scuola primaria presentano marcate differenze culturali, di capacità, di interessi e di valori. Discenti che si avvicinano alla Scuola con modalità totalmente differenti dagli uni agli altri. I docenti, peraltro, si trovano di fronte ad una Scuola di massa che deve rispondere ad una pluralità di esigenze e multietnica. Per far ciò devono avvalersi degli strumenti che offre l’autonomia didattica, di ricerca e di sviluppo. L’intreccio critico è la formazione con aggiornamento degli stessi maestri che devono iniziare con un adeguato percorso universitario e continuare lungo tutto il corso professionale scolastico, al fine di acquisire le competenze di base ed arricchire costantemente un patrimonio di conoscenze, pratiche, tecniche e modelli di azioni, in costante evoluzione, grazie alla ricerca.   Massimo Blandini

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