onlit

ITA, Onlit: “La ristrutturazione ha bisogno degli ammortizzatori sociali”

ITA, Onlit: “La ristrutturazione ha bisogno degli ammortizzatori sociali”. Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito all’ultima fase del sempre più fiacco e clientelare controllo statale di Alitalia, alla privatizzazione dei “capitani coraggiosi” del governo Berlusconi del 2008 (operazione famosa per il suo flop e per i regali agli azionisti privati che vi hanno aderito), e infine al tentativo del 2014 del governo Renzi con gli arabi di Ethiad, che ne hanno approfittato per saccheggiare slot e rotte della fu compagnia di bandiera. In questo periodo, Alitalia ha assorbito enormi risorse dei contribuenti in aiuti di stato fatti di ricapitalizzazioni e prestiti concordati dai vari governi per aggirare le normative europee. Sono andati in fumo 12 (dodici) miliardi di euro, si è perso progressivamente mercato fino a gestire soltanto il 7% del traffico nazionale, sono stati prepensionati e sacrificati migliaia di addetti (e le loro professionalità), e sono state dissanguate le casse del Fondo Aereo senza risultati per il recupero di efficienza del vettore nazionale. Il tutto con la scusa di difendere la “bandiera” italiana e un mercato che di strategico non aveva più niente. Il carrozzone Alitalia (gestito da manager incapaci e bacino clientelare della politica) si è fatto scudo della massa dei lavoratori per difendere la sua esistenza.Famose sono le assunzioni imposte dalla politica anche in fase di rristrutturazione e di cassa integrazione. Abbiamo così assistito a vergognosi commissariamenti e ad altrettanto inutili e costose gestioni straordinarie, con commissari degni dei migliori boiardi di Stato degli anni ’80. È così che, con lavoratori incolpevoli, sindacati professionali e confederali (o quel che ne resta) consenzienti (e spesso protagonisti), e partiti che si sono fatti suggerire la linea da piloti, assistenti di volo (capi dei sindacati) e sindacati anziché studiare la situazione e prendere atto della realtà chiedevano “una grande compagnia” per un mercato perso irrimediabilmente, si è arrivati a oggi. Il15 ottobre – data in cui inizia ad operare la nuova compagnia Ita – le acque già agitate del tormentone legato al subentro di essa ad Alitalia diventano sempre più burrascose. In barba alla discontinuità chiesta dalla Unione Europea Ita ha assunto tutti i 2.800 addetti dalla ex Alitalia tranne due di Air Italy su un organico di 900.La riforma degli ammortizzatori sociali, che dovrebbe prevedere trattamenti equi (normativi ed economici) e della stessa durata per tutte le categorie dei lavoratori (industria, commercio, trasporti ecc.), oltre alle stesse condizioni previdenziali, è ancora lontana.I problemi lasciati dalla lunga agonia di Alitalia sono troppo pesanti e diseducativi per essere risolti senza conflitti e senza un’altra valanga di soldi recuperata dai contribuenti. I problemi finora messi a tacere con tredici anni (dal 2008 al 2021) di cassa integrazione – al cui assegno si è aggiunta l’integrazione dell’80% dello stipendio – riesploderanno. Non solo riguardo alla gestione degli oltre 7 mila esuberi, ma anche per quella dei nuovi assunti in Ita, visto che il contratto di lavoro adottato prevede uno stipendio del 30% inferiore a quello di Alitalia. I 7mila esuberi avranno la cassa integrazione fino al 2023 (ma i sindacati la chiedono fino al 2025), e due o tre anni di Naspi (indennità di disoccupazione). Ma il fondo del trasporto aereo ha le casse vuote e dovrà essere rifinanziato con almeno 50 milioni di euro (puntualmente avvenuta dal decreti del consiglio dei Ministri di ieri. Ma il paradosso è che gli ex Alitalia che verranno assunti da Ita con il nuovo contratto percepiranno il 70% di quanto percepivano in Alitalia, mentre chi rimarrà fuori (cioè la stragrande maggioranza) percepirà l’indennità della Cig e l’assegno di disoccupazione integrati all’80% del salario percepito da Alitalia. Possibilità esclusa ad ogni altro settore merciologico. Con 373 voti a favore,19 contrari e 30 astenuti la Camera dei Deputati ha approvato qualche giorno fa una mozione che impegna il governo affinché Ita non procuri disagi a quelli che sono in possesso di ticket di viaggio della ex Alitalia: cioè, lo Stato deve rimborsare i biglietti che Alitalia in amministrazione straordinaria ha venduto nonostante sapesse che doveva chiudere i battenti il 15 ottobre. Peccato che la mozione non prevede di trattenere dai compensi dei tre commissari il costo dei rimborsi, anziché farli pagare ai contribuenti. La stessa mozione, poi, afferma che l’esecutivo dovrà vigilare affinché vengano salvaguardati i livelli occupazionali: ma quali? I 2.800 occupati di Ita o gli oltre 7 mila della ex Alitalia? Vi è poi l’invito ad “applicare un contratto collettivo di lavoro e adeguate misure di ammortizzatori sociali”. Il contratto, ma questo non è scritto nel testo, non è quello suggerito dai sindacati e contenuto in uno dei decreti ristori, cioè il contratto anti dumping per le compagnie low-cost per evitare la concorrenza sleale attuata in questi anni. Quel contratto però non va bene (dovrebbe andar bene solo agli addetti delle low-cost che hanno fatto dumping salariale in questi anni ai danni di Alitalia), così come quello proposto da Ita. Il parlamento e i sindacati adottano ancora una volta due pesi e due misure. La riforma (l’ennesima riforma) degli ammortizzatori sociali prima o poi si farà, ma se vorrà giustamente perseguire universalità, equità e sostenibilità dovrà dimenticare il caso Alitalia.

ITA, Onlit: “La ristrutturazione ha bisogno degli ammortizzatori sociali” Leggi tutto »

TRENORD: ONLIT, OGGI 6/0 SCIOPERO DA INIZIO ANNO/Effettuate in media 10 proteste all’anno dal 2012

TRENORD: ONLIT, OGGI 6/0 SCIOPERO DA INIZIO ANNO/ Effettuate in media 10 proteste all’anno dal 2012 I disagi per lo sciopero del settore ferroviario indetto per oggi dai sindacati di base “sono imputabili anche a Trenord”. Lo afferma l’Osservatorio nazionale su liberalizzazioni e trasporti (Onlit) sottolineando che nell’Impresa ferroviaria attiva nel trasporto regionale in Lombardia “ci sono stati 6 scioperi in piena emergenza sanitaria dall’inizio dell’anno”. “Ultimo – si legge in una nota – quello di oggi dei Cobas, che segue quello di domenica 5 settembre di Cgil, Cisl Uil e dell’Orsa, che ha fatto imbestialire migliaia di passeggeri increduli, che non potevano contare neppure su un servizio minimo visto il giorno festivo”, durante il quale non sono previste le tradizionali fasce di garanzia. “Con il matrimonio tra Fnm e Fs che diede vita a Trenord 12 anni fa – spiega il presidente dell’Onlit Dario Balotta – il monopolio ferroviario si è solo spostato dal livello nazionale a quello regionale ed è per questo che Trenord è responsabile oltre che dei disservizi quotidiani anche degli scioperi”. “In media – conclude – se ne sono effettuati 10 all’anno dal 2012”.

TRENORD: ONLIT, OGGI 6/0 SCIOPERO DA INIZIO ANNO/Effettuate in media 10 proteste all’anno dal 2012 Leggi tutto »

Alitalia, Onlit: i nodi vengono al pettine, l’ex compagnia di bandiera non potrà più essere l’ammortizzatore sociale

Alitalia, Onlit: i nodi vengono al pettine, l’ex compagnia di bandiera non potrà più essere un ammortizzatore sociale. Per un esito positivo del tormentone Alitalia e per affrontare le crisi industriali, serve una rapida riforma degli ammortizzatori sociali equa ed universale. La legge del contrappasso sta dilaniando l’ex Alitalia che è stata, in questo ventennio di crisi, l’ammortizzatore sociale di se stessa. E’ così che un’azienda decotta è potuta sopravvivere. Nessun Governo ha mai fatto cessare l’andazzo corporativo che ha coinvolto politica,fornitori e sindacati. Leggi che autorizzarono la Cig ,anche per 7 anni consecutivi, o una nuova tassa di imbarco di 3 euro per passeggero per alimentare un fondo corporativo e una Cig d’oro non sono più possibili. Negli ultimi 20 anni l’ex compagnia di bandiera ha fatto fallire, e poi assorbito , numerose compagnie aeree: dalla Gandalf ad Itavia, da Volare Web ad Air One, fino ad arrivare ad Avianova, Air Sicilia e Minerva. La la crisi di Alitalia è costata 12 miliardi alle casse pubbliche e, nonostante ciò, ha perso enormi quote di traffico su tutti i mercati aerei domestico, intercontinentale e cargo .Adesso, per assicurare la discontinuità voluta dalla UE (raggirata da politica e manager con aiuti di Stato mascherati), nel passaggio degli addetti ad Ita, le chiamate dei nuovi assunti saranno personali e non di gruppo. Il contratto da applicare dovrà essere quello che hanno chiesto ( e ottenuto) i sindacati ,poi inserito nel “D.L. Rilancio” dello scorso anno, che aveva come obiettivo di impedire dumping sociale all’Alitalia da parte delle compagnie low cost. Contratto che ora i sindacati non vogliono applicare ad Ita, perché vorrebbero mantenere i trattamenti economici e normativi dell’ex compagnia di bandiera.

Alitalia, Onlit: i nodi vengono al pettine, l’ex compagnia di bandiera non potrà più essere l’ammortizzatore sociale Leggi tutto »

Linate, Onlit: “Serve una liberalizzazione dei voli non una proroga”

Linate, Onlit: “Serve una liberalizzazione dei voli non una proroga”. Il rischio di interrompere i voli da/per Londra dal 31 ottobre, e trasferendoli negli scali di Malpensa e Orio al Serio, non si correrà più. Il Ministro Enrico Giovannini avrebbe pronto un decreto che prorogherebbe di un anno l’attuale situazione post Brexit regolata da un decreto dell’ex Ministro dei Trasporti Graziano del Rio. Un decreto privo di coraggio, che salva capra e cavoli. Che non avvia quella riforma tanto necessaria per il trasporto aereo del sistema milanese. Il ministro aveva l’occasione di cancellare il decreto Del Rio. Il traffico a Linate è regolato con decreto che ne limita le potenzialità da 20 anni con un tetto al numero di passeggeri/anno, un tetto di 18 movimenti orari e i collegamenti UE limitati alle sole capitali europee. Se aveva un senso 20 anni fa per aiutare la crescita di Malpensa, ora tali limitazioni sembrano un dispetto ai passeggeri di Milano, al suo hinterland e al nord est. Questi devono compiere un lungo viaggio per raggiungere quello che doveva essere un hub, ed invece per la sua inefficienza la sua distanza e con l’Alitalia sempre in crisi non è mai nato. Ci si aspettava un decreto che liberalizzava l’accesso allo scalo per rendere disponibili gli slot che sono prevalentemente in possesso di Alitalia ora di ITA. Non però utilizzati per non avere concorrenti nel city airport più importante d’Italia. 

Linate, Onlit: “Serve una liberalizzazione dei voli non una proroga” Leggi tutto »

Pedemontana lombarda, Onlit: “Modello Brebemi per rianimarla”

Pedemontana lombarda, Onlit: “Modello Brebemi per rianimarla”. Non sorprende che ora con i lavori fermi dal 2015, dopo aver realizzato le prime tre tratte di 23 km,  per completare la Pedemontana si sia ricorso alle banche pubbliche Bei e Cassa depositi e Prestiti per ottenere la provvista finanziaria di 2 miliardi necessaria per continuare l’opera. Opera iniziata nel 2010 e che doveva essere completata nel 2015.  E’ che è già costata 56 milioni a KM (4 in più di Brebemi) e  già detiene due record: essere la più costosa  e la più in ritardo nella realizzazione d’Italia. L’autostrada che doveva  essere realizzata con un project financing e che ha contato  su un contributo a fondo perduto di 1,2 miliardi da parte dello Stato, una volta  divorati questi  soldi pubblici, si è arenata. Il mercato finanziario in più di una occasione ha mostrato di non aver fiducia nel progetto. Ciò vista la crescita dei costi, l’allungamento dei tempi, gli enormi problemi ambientali (la diossina a Seveso) da superare e il  traffico che è stato sovrastimato per giustificare il progetto.  Le banche private sono state attente a non prendersi  questo rischio, non credendo alla promessa che l’opera  si sarebbe ripagata con i pedaggi.  Per rianimare Pedemontana,  la Regione Lombardia, azionista di controllo, che ha già sborsato 350 milioni di aumento di capitale e trasformato in prestito una garanzia di 900 milioni del 2017 per non farla fallire ha adottato la soluzione più comoda già presa dalla Brebemi. Visto che nessuna banca voleva assumersi  il rischio di non vedersi restituito l’enorme prestito richiesto  si è fatto intervenire lo Stato che ha messo in campo i più importanti istituti di credito pubblici; la Cassa Depositi e Prestiti e la BEI (16% di quote dello Stato Italiano). Attenzione però, completata da 6 anni la Brebemi ha il traffico di una modesta strada provinciale, ha chiuso tutti i suoli bilanci in rosso e non ha ancora cominciato a pagare i mutui contratti, con la  Bei e alla Cassa Depositi e Prestiti.

Pedemontana lombarda, Onlit: “Modello Brebemi per rianimarla” Leggi tutto »

Trenord dirotta la linea Lecco su Rogoredo, Onlit: “Scelta sbagliata e inefficiente”

Trenord dirotta la linea Lecco su Rogoredo, Onlit: “Scelta sbagliata e inefficiente”. Dal prossimo 1° dicembre e non più dal 1 settembre, uno dei treni più frequentati del lecchese, il Colico-Lecco-Milano Centrale, con orario di partenza da Colico alle 6.09, da Lecco alle 7.19 e ora di arrivo alle 8.07, verrà dirottato a Milano Rogoredo. Nei piani di Regione Lombardia, di Trenord e di RFI, in futuro è prevista la stessa sorte anche  per le altre tre corse  tra Lecco e Milano (delle 8.21, delle 17.50 e delle 18.48). Questa modifica all’orario che allunga i tempi di percorrenza sulla tratta era stata sospesa dalla Regione a causa del Covid. Il treno Colico-Lecco –Milano  Rogoredo è la soluzione più inefficiente che ci sia perché  tra Monza e Greco deve tagliare la linea Chiasso, tra Greco e Lambrate deve tagliare come minimo le due linee per Brescia,  tra Lambrate e Rogoredo deve tagliare le due linee Bologna e la linea Genova per arrivare ai binari tronchi. In totale fa 10 binari piuttosto trafficati, senza nessun piano di struttura di scavalco all’orizzonte. Dietro le Alpi, a Zurigo, Francoforte e Monaco sono grovigli di scavalchi che evitano di dover fermare dei treni dalla direzione opposta. Basterebbe vedere come vanno quei treni che già oggi hanno questo strano istradamento. Per esempio, alla coppia EC Zurigo – Genova (307 e 308) nei ultimi mesi non sono mai bastati i 26 minuti programmati  e questi hanno due tagli in meno rispetto ai Lecco – Milano Rogoredo Tronco. Milano Centrale negli anni è diventata sempre più la stazione dei treni ad Alta Velocità, e nel tempo sono stati espulsi i treni di altre direttrici locali, con attestazioni a Lambrate, Garibaldi, Greco Pirelli o Sesto S.Giovanni.  Attualmente non ci sono previsioni di incrementi di treni veloci, ma dopo le pessime performance degli anni passati i ritardi sono aumentati anche in questo segmento commerciale del trasporto passeggeri: per questo, gli spazi liberi in stazione e le minori ‘ interferenze’ dei treni regionali servono per aumentare la puntualità di quelli AV. Se l’organizzazione di RFI (gestore dell’infrastruttura noleggiata a caro prezzo) non brilla per efficienza al punto che per avere più puntualità necessità di avere meno treni, anche Trenord non scherza in quanto a scelte inefficienti. Anziché tenersi i costosi ma strategici ‘ slot’, finestre d’ingresso noleggiate in stazione Centrale e offrire almeno qualche servizio di qualità ai pendolari, li cede per risparmiare sui costi dei pedaggi e tappare qualche buco finanziario. Buchi che Trenord, nonostante l’enorme volume di risorse pubbliche trasferite dalla Regione alla ‘sua’ azienda, continua a mietere. La scelta è miope per ambedue le aziende, inoltre, perché per alimentare i passeggeri dell’alta velocità servono anche  i treni che arrivano dalle province alla stazione Centrale. Dario Balotta

Trenord dirotta la linea Lecco su Rogoredo, Onlit: “Scelta sbagliata e inefficiente” Leggi tutto »