PD

Sopralluogo del PD in via Bolla

Si è svolto ieri in via Bolla un sopralluogo del Gruppo Consiliare regionale del PD, avente lo scopo di evidenziare la mancata riqualificazione degli alloggi di edilizia popolare della zona da parte della Regione e di Aler. Presenti fra gli altri Il Consigliere Fabio Pizzul, la Consigliera Carmela Rozza, la segretaria del Pd Milano Metropolitana Silvia Roggiani e l’assessore del Municipio 8 Fabio Galesi. Fra le criticità segnalate: gli alloggi occupati abusivamente, gli allacci abusivi ai contatori della corrente elettrica degli appartamenti assegnati regolarmente, gli impianti elettrici non a norma che mettono a rischio la sicurezza dei cittadini. “Al civico 38 – ha sottolineato Carmela Rozza – su 5 piani e 40 appartamenti, sono tutti abusivi tranne 8 famiglie”, aggiungendo, “Non si può lasciare qui la gente per bene da sola”. La Rozza ha anche ricordato che nel 2018 in Consiglio Regionale si era deciso di abbattere e ricostruire i caseggiati di via Bolla, ricollocando gli inquilini regolari in altri alloggi disponibili, cosa  non ancora avvenuta. L’Assessore Regionale alle Politiche sociali, abitative e Disabilita’ Stefano Bolognini, ha in seguito replicato, “Grazie ad un Accordo di programma sottoscritto tra la Regione Lombardia e il ministro delle Infrastrutture, da mesi stiamo lavorando ad un progetto per la rigenerazione delle aree di via Bolla e di via Gola, insieme al Comune di Milano, a Cassa Depositi e Prestiti e ad Aler. Si tratta di un impegno importante da parte della Regione Lombardia, che porterà finalmente a riqualificare completamente le due aree in oggetto. Gli immobili verranno poi, una volta conclusi gli interventi, assegnati alle famiglie che ne hanno diritto, mentre gli occupanti abusivi saranno allontanati”. Per quanto riguarda invece gli allacciamenti abusivi, Bolognini ha fatto sapere di avere segnalato la questione alla Prefettura e di essere in attesa di un intervento dell’autorità giudiziaria.  

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Municipio 9, i lealisti ribattono al PD

Riceviamo e pubblichiamo le precisazioni del Consigliere di Municipio 9 Gabriele Legramandi (Forza Italia) che si fa portavoce della posizione espressa insieme ai colleghi Aurelio Bizzotto, Maurizio La Loggia, Veronica Pagliaro, Raffaele Todaro e al Presidente Giuseppe Lardieri, in merito al presidio di protesta organizzato dal gruppo consiliare PD del Municipio 9, contro un presunto blocco istituzionale in corso nello stesso. “Dobbiamo smentire questa falsità: – esordisce Legramandi –  il Consiglio del Municipio 9 ha ottemperato a tutte le pratiche amministrative di sua competenza nei tempi previsti, senza far saltare neanche una scadenza. Le commissioni hanno lavorato a pieno regime per portare avanti tutta l’attività istituzionale di propria competenza, e ha continuato a portare le problematiche dei quartieri all’attenzione non solo del Municipio ma anche del Comune di Milano. Molestie olfattive dal depuratore di Niguarda, sicurezza e degrado in via Imbonati, riqualificazione e urbanizzazione dello scalo Farini, piano comunale del Welfare, barriere architettoniche nei caseggiati popolari, stato manutentivo e sociale degli stabili a edilizia residenziale pubblica: questi sono solo alcuni dei temi trattati negli ultimi mesi dal Consiglio di Municipio in collaborazione con la Giunta. Grazie inoltre alla proficua collaborazione stretta con le Forze dell’Ordine è stato possibile ripristinare la Sicurezza in diverse aree abbandonate della nostra Zona, con lo sgombero e la restituzione di queste alla cittadinanza. È quindi unicamente motivato da faziosità politica la definizione di un Municipio immobile e nullafacente, la verità sta esattamente all’opposto”. “Se le decisioni prese all’interno delle Commissioni e del Consiglio di Municipio stesso non trovano riscontro nella realtà – continua Legramandi – la causa nota a tutto il gruppo consiliare del Partito Democratico la si ritrova nella riforma del Decentramento Territoriale operata dalla scorsa giunt Pisapia. La trasformazione delle ex Zone in Municipi ha determinato non solo l’istituzione della Giunta Municipale, ma anche lo svuotamento di tutte le funzioni esecutive dalle Commissioni istruttorie consiliari, relegate a ratificare pratiche edilizie o pareri a decisioni già prese dal Comune di Milano. Per questo motivo la Giunta Municipale con l’accordo confermato dalla maggioranza del Consiglio, ha potuto portare avanti l’esecuzione degli indirizzi amministrativi del Consiglio stesso, portando a termine gli obiettivi politici che i cittadini elettori hanno votato. Il Partito Democratico si è ritrovato così in piazza a protestare contro sé stesso, – conclude l’azzurro – e a questo punto ci uniamo anche noi alla loro protesta: si attribuiscano maggiori poteri e competenze alle istituzioni più vicine al Territorio e ai Cittadini, le municipalità di Milano. Gli scriventi appartengono alla “fazione” rimasta fedele al Presidente Lardieri, dopo che il gruppo di Forza Italia in Consiglio di Municipio 9 si è diviso in due (uno ha mantenuto la dicitura “Forza Italia per Parisi” mentre il secondo “Forza Italia – Berlusconi Presidente”) a causa della diversa veduta in merito a come condurre le attività istituzionali di alcuni Consiglieri.  

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Sala vince e tenta di affondare il Partito democratico

Sala vince e tenta di affondare il Partito democratico. Dopo l’assegnazione delle Olimpiadi invernali 2026 al tandem Milano-Cortina Giuseppe Sala è di nuovo sicuro di sé e pensa di essere tornato abbastanza forte per picconare il partito democratico. L’uomo non aveva mai nascosto che gradiva l’appoggio dei democratici, ma non voleva essere uno di loro fino in fondo: infatti non ha mai preso la tessera, ma ha governato Expo e poi Milano salendo sulle loro spalle. Il capolavoro politico di Sala è stato che è riuscito anche a far passare l’idea che in fondo è lui a fare un piacere al Partito democratico. Non sono loro ad avergli fornito l’appoggio necessario persino a restare fuori di galera, è lui che gli ha dato un volto per il quale ringraziare. Sembrava finito Sala: i processi hanno iniziato a prendere una brutta piega, nei primi anni di mandato ha accumulato insuccessi e perso per strada alcuni dei (pochi) assessori in gamba. Il suo futuro nel migliore dei casi sembrava essere o un paio di manette o l’oblio. Magari tutti e due. Invece le Olimpiadi lo hanno rimesso in piedi e lui ne ha approfittato per picconare proprio i suoi migliori alleati. Il Pd secondo Beppe è finito e non ha grandi margini di crescita, quindi sarebbe meglio chiudere la baracca per evitare altre sconfitte. L’idea giusta secondo l’ex direttore generale del sindaco Moratti è semplice: seguiamo l’esempio dei Cinque Stelle e andiamo oltre la politica tradizionale. Bisogna parlare di temi più che di schieramenti, perché quelle suddivisioni tra centro, destra e sinistra non hanno più senso. Un partito di sinistra, ma definito tale dai temi, non da una struttura solida. E quindi un partito che ha bisogno di leader forti, visto che non avrebbe la suddetta struttura che li potrebbe imbrigliare. E di leader così Sala ne ha in mente casualmente uno: inizia per Beppe e finisce per Sala.  

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Sala, nessuna tentazione nazionale, penso a Milano

Questa mattina, tramite il suo portavoce,  il Sindaco Sala ha chiarito che la frase pronunciata ieri “potrei essere il più adatto perché centrosinistra vinca“, si riferiva unicamente ad un eventuale ricandidatura a Sindaco di Milano. Altre ricostruzioni non hanno alcun fondamento – ha precisato  il portavoce di Sala -, come peraltro si può evincere dalla sua volontà espressa quando dice “la mia via maestra è la ricandidatura” a sindaco.  Una precisazione resasi necessaria dopo che questa mattina i titoli di alcuni giornali parlavano una candidatura del Sindaco a guidare il centrosinistra. Il sindaco, ha quindi pubblicato sulla sua pagina Facebook posta il video nel quale gli sono state fatte le domande all’origine di quei titoli, scrivendo: “Per un minuto parlo delle prossime elezioni milanesi e sottolineando ‘la mia via maestra è la ricandidatura aggiungo, oggi potrei dire che posso essere la persona più adatta affinché il centrosinistra vinca. Poi si continua a parlare di Milano, della mia soddisfazione sui risultati, sul possibile avversario nel centro destra. Siccome la domanda partiva da Zingaretti il titolo di alcuni giornali è: Sala si candida a guidare il centrosinistra e ritiene di essere il candidato migliore. Giudicate voi, a me pare del tutto evidente che l’argomento fosse il mio futuro a Milano. A prescindere da tutto ciò vorrei ribadire una cosa con certezza: se dovessi decidere ora del mio futuro opterei per la candidatura a un secondo mandato, ma come ho più volte detto scioglierò ogni dubbio a settembre 2020“.  

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Cinquantamila sfumature di miopia politica

Cinquantamila sfumature di miopia politica. A Milano si festeggia o si trova il modo di festeggiare nonostante gli unici a poter brindare a cuor leggero siano i leghisti e in parte Fratelli d’Italia. I più assurdi di tutti sembrano i dem: sono contenti di avere sempre gli stessi elettori (in numeri assoluti non sono cresciuti dalle ultime elezioni) e soprattutto di confermarsi partito fighetto: festeggiano perché sono avanti di parecchi punti rispetto alla Lega, ma questo vantaggio su Milano si traduce in cinquantamila voti. Cinquantamila sfumature di miopia politica diremmo noi: avete contro un partito guidato da Matteo Salvini, , forte di due milioni di preferenze personali, e gioite per cinquantamila voti di vantaggio? Le grandi opere sono in ritardo quasi romano (la metro 4, ad esempio, doveva essere finita tutta entro il 2015), il bilancio è talmente messo male da dover aumentare ancora il biglietto Atm, nelle periferie vi odiano e voi festeggiate? Per gli amici della Lega è comunque una buona notizia, perché invece loro ci sono nelle periferie e si occupano di far aggiustare marciapiedi, aumentare i controlli, avviare nuovi servizi e via dicendo. Lavorano anche se non sono in centro, per quelle persone senza istruzioni che gli house organ democratici si divertono a sbeffeggiare perché hanno la terza media. Ai suoi inizi la sinistra voleva dire proprio stare dalla parte di chi non capiva un tubo, o al massimo solo quello. Oggi il campione è Pisapia, ricco figlio di ricchi, con la parlata da salottiero, ma che ci piace tanto perché è sempre stato molto rosso. Dentro. Nelle sue magioni il popolo ci è entrato solo come cameriere o pulisci cessi, ma tant’è. Vale forse un sesto dei voti di Salvini, ma festeggiano. Pisapia, Sala, nessuno che venga dal Giambellino. Queste periferie, che il sindaco Sala conosce così bene da farsi i selfie con i capi famiglia di chi gestisce il racket delle occupazioni abusive, in fondo alla sinistra odierna non piacciono. Ma nelle cinquantamila sfumature di miopia politica non c’è solo il Pd: Forza Italia ha tutte le sue responsabilità. I casi Tatarella e Altitonante sono stati senza dubbio una mazzata importante, ma tra capigruppo in Consiglio comunale e coordinamento cittadino non mancano ulteriori responsabilità. E sempre parlando di quelli che consideriamo altri yes man senza futuro, il pesce puzza dalla testa: sono i piani alti del partito ad aver clamorosamente cannato tutte le scelte possibili. Erano così concentrati sullo spartirsi il potere riflesso rimasto da non capire che stavano andando a sbattere. Hanno perseverato sulla strada sbagliata e inevitabilmente hanno trovato il diavolo. Il caso Sardone è stato solo uno degli esempi lampanti della capacità ormai persa di gestire le risorse: perché non trovare il modo di valorizzarla? Perché se uno brilla troppo, magari oscura gli altri. Un ragionamento da cinquantamila sfumature di miopia politica che fa capire quanto gli attuali dirigenti non siano adatti a governare: se non sanno gestire al meglio le risorse di un partito passato ormai alla cifra singola, come potrebbero mai guidare una potenza economica? Per di più in un momento di fragilità. Per il partito ormai centrista è il momento di una seria riflessione. I nomi forti sono spariti verso altri lidi e probabilmente gli ultimi li seguiranno a breve. Nel complesso, la politica milanese ad eccezione di Matteo Salvini sembra messa come le sue squadre di calcio: ci sono ancora dei tifosi, ma ormai si accontentano di risultati buoni per provinciali come la Fiorentina. Finché non ritroveranno buoni comandanti e la fame che ora hanno altri partiti, non vinceranno più niente se non buoni piazzamenti in classifica.  

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PD primo partito, Majorino eletto, si va verso un rimpasto

Il responso dello spoglio delle schede per le elezioni europee a Milano città vede il Pd primo partito con il 36 per cento dei voti. Seconda la Lega con il 27 per cento circa. Quindi FI al 10%, il M5S al 9 per cento, poi +Europa e FdI con circa il 5 per cento. L’assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano Pierfrancesco Majorino con oltre 90 mila preferenze risulta fra gli eletti del Pd alle europee nella circoscrizione Nord Ovest. E’ infatti terzo dietro al capolista, Giuliano Pisapia, l’ex sindaco che ha incassato 257 mila voti e Irene Tinagli (102 mila). Si profila dunque un rimpasto nella giunta  guidata da Giuseppe Sala. ANSA  

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