referendum

Referendum: voto truccato a Matera

Referendum: voto truccato a Matera. Non è un’esagerazione da titolo, ma un fatto: una scheda elettorale è finita nei box e non si potrà riconoscere, eppure non ci sarebbe dovuta finire perché oggetto di un presunto illecito: due persone, di 57 e 54 anni, sono state denunciate dalla Polizia, a Matera, per aver fotografato con il telefono cellulare la scheda che avevano appena votato, in due seggi allestiti a Matera per le elezioni comunali e per il referendum. Il fatto è avvenuto in due scuole diverse dove erano stati allestiti i seggi. In entrambi i casi, la Polizia è intervenuta dopo che sono stati uditi i click dei telefoni impegnati a fotografare le schede. In uno dei due casi, però, la scheda è finita nell’urna prima che gli agenti potessero impedirlo. L’altra scheda è stata sequestrata insieme al telefono cellulare dell’elettore. Questo referendum sembra non aver cambiato alcune abitudini come quella di utilizzare il proprio voto come un bene da alienare in cambio di disponibilità di varia natura. Per fortuna, si tratta del solo episodio registrato fin’ora.

Referendum: voto truccato a Matera Leggi tutto »

Anche Fontana vota no al Referendum

Anche Fontana vota no al Referendum. Il presidente della Lombardia Attilio Fontana si schiera dunque per il No. Il motivo lo spiega lui stesso all’Ansa: “La nostra Costituzione è importante perché è equilibrata, ha una serie di pesi e contrappesi che fanno in modo che tutto stia in piedi. Io sono preoccupato quando si fanno delle modifiche costituzionali con degli strappi, perché si rischia poi di creare un vulnus in un’altra parte della Costituzione” ha motivato il governatore della Lega “Se l’unica proposta che viene avanzata in questo momento è quella di andare verso un proporzionale puro, non mi sembra la strada giusta. Credo che per cambiare la Costituzione lo si debba fare in maniera assolutamente seria”, ha concluso. Ognuno ha i suoi motivi, ma la scelta verso la quale sembra orientato Fontana riporta il tema di come questo Referendum abbia spaccato i gruppi politici: il più importante governatore leghista non è un leghista qualsiasi. Come non lo è Giancarlo Giorgetti, il numero due dei salviniani, anche lui deciso per il No. Una spaccatura presente tanto nella Lega quanto negli altri partiti, perché la domanda se toccare la Costituzione e il Parlamento è trasversale: chi riesce a mettersi a favore della politica di questi tempi? La parola è ormai sinonimo solo di privilegi, ruberie e ogni nefandezza umana. La vicenda dei rimborsi richiesti dai parlamentari è stata fatta esplodere in questo periodo proprio per questo: soffiare sul fuoco dei forconi. E permettere a Di Maio di raggiungere una vittoria politica dopo una serie di schiaffoni senza precedenti. Ma se anche Fontana vota no al Referendum non pare sia per una spaccatura interna al partito, quanto come per gli altri partiti la strategia sembra questa: votiamo sia sì ufficialmente, che no ufficiosamente. Così in ogni caso la vittoria è assicurata. L’unico che può perdere è proprio Di Maio e i 5 Stelle.

Anche Fontana vota no al Referendum Leggi tutto »

Il referendum distrugge gli schieramenti politici

Il referendum distrugge gli schieramenti politici. E Luigi Di Maio dimostra una volta di più di essere ben più del “bibitaro” che gli affibiano come insulto anche quelli che del popolo dovrebbero aver rispetto: con questa mossa potrebbe vincere una grande battaglia del Movimento 5 Stelle, ma anche se perdesse ha costretto tutta la politica italiana a interessarsi all’agenda stabilita da lui. Inoltre alleati e avversari si sono spaccati: Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno detto di essere a favore del Sì, ma molti nei loro partiti hanno espresso un’opinione opposta. Ad esempio nella Lega è stato niente meno che Giancarlo Giorgetti, numero due dei salviniani, ad affermare che voterà No. E nel Partito democratico l’aria non è meno agitata: c’è chi è pro e chi contro. Dichiarazioni ufficiali che si incrociano a raffica, incasinando del tutto le idee di chi cerca risposte dai partiti di riferimento. A questo si aggiungono le martellanti campagne di stampa per tirare la volata al No: tutto il mondo che conta (e che paga i giornali e televisioni) spera che Di Maio fallisca il colpo. Una riedizione del referendum renziano: amici e nemici si misero insieme per affossare l’ex premier, perché in Italia vale sempre la regola che le persone preferiscono far perdere qualcuno invece che impegnarsi per vincere. Una sorta di gara al ribasso che punta ad abbattere chi riesce a emergere. Questa volta però Di Maio ha piazzato un bel colpo infatti il referendum distrugge gli schieramenti politici. Nessuno ha il coraggio di mettersi ufficialmente contro l’idea di tagliare i costi della politica. Anche i pochi che hanno sottolineato come in realtà i meccanismi farraginosi del Parlamento non vengano intaccati non trovano molte orecchie disposte ad ascoltare: in Italia si odia sempre chi guadagna più di noi stessi. Invece di pensare a come cambiare la propria situazione, si preferisce sempre trovare il modo di peggiorare la condizione altrui. Così grufoliamo tutti nello stesso fango.

Il referendum distrugge gli schieramenti politici Leggi tutto »

Referendum, Quartapelle: perchè voto sì

Referendum, Quartapelle: perchè voto sì. Dopo aver ospitato un leghista che voterà no, oggi sul referendum sentiamo Quartapelle e il suo perché voto sì all’ipotesi di tagliare un bel pezzo del Parlamento. Non si supera il bicameralismo che è proprio quello che rende lo Stato lentissimo nel governare, ma la dem la pensa così: “Il mio è un sì dettato da motivazioni politiche. Nelle decisioni politiche, come nella vita, non sempre si riesce a fare quello che si vuole. Spesso si agisce per evitare danni maggiori. Così abbiamo fatto lo scorso anno, quando abbiamo deciso di dare vita al governo con il M5S, nella speranza di dividere, e indebolire, la forte spinta populista data dall’unione tra la Lega e il M5S. Quella decisione, presa certamente non a cuor leggero, qualche risultato lo ha portato: il M5S ha cambiato le proprie posizioni più pericolose, quella nei confronti delle istituzioni europee; così come ha abbandonato le idee più dissennate anche in politica economica. Anche sulla questione della riforma costituzionale, decidemmo di votare a favore del taglio dei parlamentari (una riforma non completa, per chi aveva sostenuto nel 2016 una riforma più organica e molto più convincente) con l’obiettivo di evitare danni maggiori: negoziammo allora con il M5S lo stop alla proposta per introdurre il vincolo di mandato e lo scempio del referendum propositivo, così come una serie di correttivi che sono progetti di legge all’ordine del giorno del parlamento (elezione del Senato non su base regionale; riequilibrio delle quote per l’elezione degli organi di garanzia; parificazione dell’età dell’elettorato attivo tra Camera e Senato). Anche nel caso della riforma costituzionale, ottenemmo allora una correzione delle posizioni anti-parlamentariste che fino a quel momento aveva il M5S. La ragione del mio sì alla riforma costituzionale è quindi una ragione eminentemente politica. Se noi votassimo no, e lasciassimo Lega e M5S a votare per il sì, salderemmo nelle urne di nuovo quei due populismi, proprio sul terreno più scivoloso per l’Italia che è l’antipolitica. Dobbiamo tenerli divisi, e dobbiamo fare sì che la Carta non venga stravolta negli equilibri tra poteri. ➡️ NON FINISCE QUI Con il voto per il sì non si ferma la spinta a cambiare le istituzioni: dobbiamo continuare a portare avanti proposte e battaglie per una modifica più complessiva delle nostre istituzioni. La proposta che ha fatto Nicola Zingaretti, di iniziare a raccogliere le firme tra i cittadini per un progetto complessivo di superamento del bicameralismo paritario è un modo per contrastare in radice l’idea che l’unico modo di migliorare le istituzioni sia tagliarle. Non voto sì perché penso che i parlamentari siano troppi. Quello numerico è un non-criterio, non dice nulla su come funziona una istituzione. Un parlamento funziona bene se ha gli strumenti per farlo e se è saldo il suo mandato di rappresentanza delle esigenze dei cittadini. ⚠️ CONTRO L’ANTIPOLITICA Per questo, oltre alla proposta di superamento del bicameralismo paritario, ho chiesto che il Pd si impegni su due fronti, più vicini e immediati. Da un lato chieda al presidente della Camera e alla presidente del Senato di non piegarsi alla propaganda di chi racconta che con i risparmi derivanti dalla riduzione dei parlamentari (81 milioni annui) si risolvono i problemi della finanza pubblica italiana (più di 2mila miliardi di debito). Dobbiamo chiedere che, per avere istituzioni funzionanti e non semplicemente menomate, nel momento in cui dovesse vincere il sì, si usi una parte delle risorse derivanti dalla riduzione dei parlamentari per far funzionare meglio il parlamento. Meno parlamentari, vuole dire più lavoro, nelle commissioni e sul territorio, e più rischi di finire nelle mani di interessi particolari o della burocrazia. Si usi una parte dei soldi risparmiati anche per dare migliori strumenti, cioè persone qualificate (esperte di comunicazione, di politiche pubbliche, di diritto), che aiutino i parlamentari a esaminare leggi, proporre iniziative, verificare le azioni del governo, fare iniziative di ascolto nel territorio. Così come avviene in ogni parlamento di ogni altro paese occidentale (i parlamentari tedeschi per esempio hanno uno staff composto di 3-4 persone a Berlino e altrettante sul territorio). Si paghino queste persone come fa il Parlamento europeo, attraverso un albo pubblico e con livelli di stipendio fissati, legati a qualificazioni e anni di esperienza. Insieme a 20 deputati, lo avevamo chiesto all’indomani del voto parlamentare sul taglio al presidente Fico con una lettera, a cui lui non aveva risposto. Ora torneremo a chiederlo, e sarebbe bello che il PD facesse questa proposta negli organi deputati. Secondo punto: la quantità dei parlamentari non ne fa la qualità. La qualità dei parlamentari è determinata da come vengono eletti, cioè da che legame mantengono con i propri elettori. Un bravo parlamentare è un politico che esercita il proprio mandato in nome e per conto dei cittadini che lo hanno eletto. I quali cittadini devono conoscerlo, poterlo raggiungere, tirargli le orecchie, fargli arrivare suggerimenti. E devono avere chiaro che hanno il potere di riconfermarlo oppure di votare un’altra persona. Questo legame si crea con la legge elettorale. Vorrei che il PD si impegnasse per avere una legge elettorale in cui i cittadini possono decidere direttamente chi mandare in Parlamento, o con il meccanismo dei collegi o con le preferenze. In questo modo si potrà selezionare bravi parlamentari dedicati. In assenza di un chiaro meccanismo di scelta dei parlamentari da parte degli elettori, troverei difficile votare la legge elettorale”. Referendum, Quartapelle: perchè voto sì. Noi dell’osservatore continueremo a proporvi sia argomenti a favore che contro, per quanto reputiamo l’iniziativa di Di Maio utile quanto uno slittino in mezzo al mare.

Referendum, Quartapelle: perchè voto sì Leggi tutto »

Demolizione stadio, Bestetti: la parola ai milanesi

“Lo stadio di San Siro è un monumento nazionale, un simbolo di Milano e dell’Italia nel mondo che non può essere cancellato con un colpo di ruspa“. Così Marco Bestetti, Presidente del Municipio 7 di Milano, commentando le dichiarazioni da Losanna del Presidente del Milan Paolo Scaroni sul futuro dello stadio. “Da milanese e da milanista, – continua Bestetti – spiace molto che non ci si renda conto di cosa rappresenti lo stadio di San Siro per milioni di tifosi e di cittadini. Se qualcuno pensa di cancellare con cinica disinvoltura il monumento più iconico della storia calcistica italiana, troverà la nostra ferma opposizione. Lo scorso marzo, insieme a Consiglieri comunali di diversi schieramenti politici e calcistici, abbiamo presentato alla città il Comitato ‘No demolizione di San Siro’, al quale chiediamo a tutti i cittadini di aderire, per promuovere una grande mobilitazione pubblica a difesa dello stadio. Siamo pronti ad avviare la raccolta firme prevista per l’indizione di un referendum cittadino su San Siro. Il futuro dello stadio, – conclude Bestetti – che è di proprietà dei milanesi, lo devono decidere i milanesi“.  

Demolizione stadio, Bestetti: la parola ai milanesi Leggi tutto »

Navigli, referendum di FI e FdI mentre il Comune litiga con il Governo

Ieri mattina, in via Melchiorre Gioia, Forza Italia e Fratelli d’Italia, hanno svolto un gazebo in comune per  raccogliere firme a sostegno del referendum consultivo sulla riapertura del tratto di Naviglio Martesana da Cassina de Pomi a Via Carissimi.  Alla presenza del Consigliere Comunale, Fabrizio De Pasquale (FI), il Coordinatore di Forza Italia nel Municipio 2 Otello Ruggeri, i consiglieri del Municpio 2 Antony Mammino e Dionigi Caligaris (entrambi di FI), il Presidente della Commissione Sicurezza e Mobilità del Municipio 2 Riccardo Truppo e numerosi militanti di entrambi i partiti, sono stati più di un centinaio i cittadini – per lo più contrari al progetto – che si sono fermati a firmare. Al termine del gazebo, Fabrizio De Pasquale ha commentato: “Sono da sempre contrario alla riapertura di questi falsi Navigli per questo, non sono qui solo in veste di certificatore delle firme, ma, soprattutto, come convinto sostenitore di un referendum che sono certo vedrà prevalere quanti come me pensano che il progetto comporterà solo spreco di denaro pubblico e incalcolabili disagi per i residenti delle zone interessate”. Riccardo Truppo ha invece affermato: “Ci troviamo di fronte ad un momento unico di grande partecipazione popolare il numero dei cittadini aderenti aumenta sempre più. Il referendum non puo che essere la strada giusta. Ci aspettiamo che il Sindaco ne prenda atto e smetta di fare annunci sensazionalistici di pura propaganda elettorale sulla sua persona. – concludendo – Di questo passo, il traguardo delle firme necessarie è vicino“. Proprio mentre i due partiti di centrodestra raccoglievano firme, il Ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli definiva il progetto di riapertura Navigli una sciocchezza, auspicando che il Comune facesse un referendum sulla questione per raccogliere il parere dei milanesi, con conseguente reazione della maggioranza a Palazzo Marino. Primo a ribattergli con un post su Facebool l’assessore all’Ambiente e Mobilità, Marco Granelli: “Noi crediamo che il progetto navigli serva a Milano per valorizzare un tesoro della sua storia: l’acqua; per le politiche ambientali, per valorizzare gli spazi della città come abbiamo fatto in Darsena, per essere competitivi nel turismo con altre città“,  sottolinenado di avere raccolto “osservazioni importanti” fra la gente e spiegando infine che “ora dobbiamo cercare i soldi, i 150 milioni necessari, da aggiungere ai 1.600 milioni che abbiamo già messo sui quartieri“. Dopo di lui anche l’assessore Pierfrancesco Maran è intervenuto sul tema, sepre con un post su Facebook  “Lega e 5 Stelle rappresentano un Governo che ad oggi sa dire solo dei no a Milano e più in generale ogni volta che c’è da fare un investimento che non sia assistenzialismo.No Navigli, no soldi per le Olimpiadi – concludendo – il giorno in cui inizieranno a dire dei Si non sarà male”.

Navigli, referendum di FI e FdI mentre il Comune litiga con il Governo Leggi tutto »