#sindacodiMilano2021

Montigny, Farinet e se fosse Mario Rossi?

Montigny, Farinet e se fosse Mario Rossi? Perché di gente con cognomi improbabili dal punto di vista comunicativo se ne sono sentiti parecchi. Ma come possiamo pensare che il centrodestra possa sfidare Sala con gente di cui bisogna spiegare il cognome? Montigny, Farinet e se fosse Mario Rossi? Il primo era addirittura triplice Rasia Dal Polo. E infatti all’inizio pensavano tutti si chiamasse Rasia di nome e Dal Polo di cognome. Invece no, Roberto RDP è stato solo il primo dal cognome difficile. Poi gente come Oscar di Montigny, celebre per essere parente del tizio che creava banche intorno agli altri. Adesso altro coniglio dal cilindro: Farinet. E se la finissimo con quest’estenuante ricerca di un nome ad effetto? In fondo i sondaggi confermano che il centrodestra senza candidati è in testa, perché secondo noi Sala è scarso, ma tant’è: allora mettiamo un solenne sconosciuto che però si chiama Mario Rossi. Sarebbe lo sfidante perfetto da contrapporre al campione dei Bazoli: avrebbe un nome comprensibile, sarebbe un uomo come gli altri. Mentre Sala ha sempre tenuto le distanze con chi non è potente. Anzi potrebbe essere Maria Rossi. Così sarebbe anche una donna. E Sala non avrebbe più armi: la città fa abbastanza pena dopo cinque anni con lui, perché un conto è avere poteri speciali, un conto dover lavorare seriamente. Dunque gli argomenti non mancano per contestarlo: ad esempio, hanno dichiaratamente truccato il bilancio. Lo scopo è nobile, intercettare più fondi possibili del Recovery Fund, ma resta un bilancio truccato. Perché le metropolitane sono ferme al palo ma ingurgitano centinaia di milioni all’anno. E alla fine Area C e Area B servono solo per avere soldi veri da spendere. Perché il bilancio comunale ormai è bloccato. Sono solo alcuni esempi di cosa potrebbe dire Maria Rossi per convincere i milanesi che la città va messa a posto dopo la brutta esperienza dell’Amministrazione di centrosinistra. Sala non ha molte carte vere se non l’antidestrismo che ancora tira abbastanza alle urne. Ma i milanesi sono gente pratica, tanto è vero che imbracciarono le armi prima dell’arrivo degli Alleati contro i fascisti. Dunque sanno distinguere tra destra e dittatura. Perché non trovare una Maria Rossi allora? Sarebbe anche un segnale che la classe politica milanese ha la capacità di assorbire nuove forze rinnovandosi senza snaturarsi. Oppure preferiamo altri cinque anni di Sala?

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E tu chi voterai?

E tu chi voterai? Perché mentre il centrodestra deve decidere del suo futuro, i candidati in campo sono già parecchi. E noi vogliamo darti la possibilità di esprimere la tua preferenza, persino per il presunto candidato sindaco del centrodestra: non essendocene uno, abbiamo lasciato in bianco il nome. Persino lady Oscar ha compiuto un passo indietro. Per assurdo, l’unico ad aver dichiarato la propria disponibilità con il sorriso è stato Roberto Rasia Dal Polo, eppure è l’unico ad essere subito messo da parte. Perché in fondo non è chiaro. Oscar di Montigny non lo conosce quasi nessuno, tranne qualche manager e un paio di tribunali. Ma per il grande pubblico era solo un parente di Ennio Doris, quello che tracciava le banche sulla sabbia. Ma piaceva tanto ad alcuni, sempre meno di quelli a cui piaceva Albertini. Eppure manco il vecchio sindaco è andato bene. Troppa la fatica e troppo pochi quelli disponibili a pagare la campagna. Dunque dobbiamo lasciare il nome in bianco e forse dovrebbero lavorarci gli avvocati del centrodestra milanese: visto che la coalizione senza candidato è in vantaggio su quello scarso di Giuseppe Sala (dai, perde contro un avversario inesistente e c’è chi ha paura a sfidarlo) tanto vale verificare se si può non candidare nessuno. Una lista di nomi ci deve essere, ma il candidato? Il centrodestra nell’inversione delle parti tanto tipica di questi tempi potrebbe rilanciare il modello corporativo: una lista di nomi di eccellenza che si divideranno poi le responsabilità in capo al sindaco. Per assurdo se fosse legale non presentare un nome unico, forse sarebbe la strada giusta. In fondo come vedrai dai candidati, la maggior parte pescano proprio da quelli che dovrebbe essere l’elettorato di Sala lo scarso. In attesa di sapere cosa combineranno Salvini e La Russa (alla fine a Milano per FdI decide lui) resta una sola domanda: e tu per chi voterai? [socialpoll id=”2761251″]

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STAY AT HOME

Ovvero, stiate tutti vicini vicini. Con misure sempre più o meno severe in lockdown in Europa e quindi anche da noi a Milano, abbiamo imparato a riviverci gli spazi di casa, quelli sperduti o proprio quegli stanzini adibiti a catasto improponibili dove magari avevamo messo proprio il regalo della zia che “non lo butto, se poi me lo chiede?” Ecco, abbiamo avuto la capacità di reinventarci, il nostro ufficio, tra una pentola ed un libro. Una cosa buona l’abbiamo fatta quindi: il riutilizzo degli spazi. L’importanza di vivere in uno spazio bello ed a misura nostra è diventata un’esigenza non più rimandabile. Mai sentito parlare del diritto di abitare? Le dimensioni utilizzate per valutare il disagio che si prova nella propria abitazione sono relative alla sostenibilità economica dell’alloggio rispetto al reddito familiare e alle condizioni dei materiali utilizzati. Bisogna poi valutare gli investimenti, pubblici e privati, che contribuiscono a cercare di limitare le situazioni di povertà abitativa. Quali sono quindi le politiche europee adottate fin’ora? Il Parlamento europeo a gennaio 2021 ha approvato delle soluzioni per aver delle unità abitative dignitose e sostenibili. Il documento raccoglie le linee di indirizzo per gli Stati membri per ridurre il numero dei senza-fissa dimora e rendere il mercato immobiliare più inclusivo. Ok, direte voi ottimo. Invece a me viene da dire: perché allora si continua a sostenere a Milano la speculazione edilizia? Per esempio: avete sentito parlare degli scali ferroviari qui a Milano, che saranno oggetto di rivoluzioni non da poco? Beh, uno degli aspetti preponderanti saranno le nuove abitazioni, che non saranno accessibili a buon mercato andando verso a quello che l’Europa auspica. Quindi? Avremo degli spazi sì nuovi, migliorati, magari anche eleganti, ma di sicuro ad alto impatto economico. Perchè non utilizzare invece queste nuove opportunità che la città si ritrova ad accogliere, facendo una cosa buona a largo spettro? Io se fossi ai piani alti ci penserei. L’inclusione abitativa avverrebbe veramente sotto questi termini e non solo per facciata. Lo sapete che nel 2019 il 9,4% della popolazione europea ha visto le spese abitative assorbire almeno il 40% del suo reddito disponibile? Una percentuale che sale al 35,4% per chi è a rischio di povertà, non poco vero? Pensate ad una casa che non ha i servizi essenziali ed è sovraffollata, le persone che ci vivono sono considerate in grave deprivazione abitativa. Di solito sono i giovani, gli studenti che non hanno delle soluzioni ottimali ma non solo però, anche le famiglie in affitto e con i redditi più bassi, sono nella stessa situazione. Il  social housing  è la soluzione che impazza tra i giovani europei. Le politiche di supporto all’housing nei Paesi europei sono eterogenee, ma è possibile identificare delle tendenze comuni precedenti al Covid-19. Col Covid, tutto si è modificato ed anche la condivisione degli spazi quindi. La questione abitativa è un problema che va affrontato su vari fattori: offerta di housing pubblico, aiuti alle famiglie per sostenere le spese di affitto e controllo dei prezzi calmierati sul mercato immobiliare. L’investimento pubblico in questo settore, anche tramite la cessione del patrimonio abitativo pubblico a enti no-profit, che è rappresentata in Germania e nel Regno Unito da noi non trova la luce. Come mai? Un’idea ce l’avrei in realtà, ma mi piacerebbe sapere ora voi cosa ne pensate.

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Pure Lupi scappa dalla candidatura

Pure Lupi scappa dalla candidatura. Il candidato non sarò io” ha detto durante il programa “TrueShow – Attenti a quei due” condotto da Fabio Massa e Barbara Ciabò. Maurizio Lupi, ex ministro e molto altro, sembra poco intenzionato a farsi avanti. E non è il solo, perché fino ad ora l’unico ad aver preso con entusiasmo l’idea di sfidare Giuseppe Sala è Roberto Rasia Dal Polo, per il resto c’è il deserto. O dinieghi come quello di Lupi. Forse è perché Sala sembra ancora forte nonostante una città a pezzi (e non solo per il Covid). In questi giorni abbiamo assistito alla surreale presentazione di una cartina della nuove metropolitane. Nei prossimi giorni ci aspettiamo di vedere una seconda presentazione di Expo 2015. Qualcosa tipo “il passato è ora e domani”. La stampa stesa come uno stuoino ha riportato la notizia con entusiasmo, segno che forse la turnazione dovrebbe essere applicata tanto nei ruoli apicali del Comune, quanto nelle redazioni perché sono pochi quelli a picchiare duro su un potente di cui sono diventati amici. Ma davvero non è sconfiggibile uno che presenta come una novità un pezzo di carta colorata? Perché le metropolitane sono messe molto male, ma pare che non si possa dire. Ma se Sala tira fuori la nuova mappa, tutti felici la riportano come se avesse concluso qualcosa. Probabile sappia colorare tutto un quaderno, ma davvero vale la pena scriverne? Ma pure Lupi scappa dalla candidatura a sindaco di una città importantissima a livello mondiale come Milano. Forse allora il problema non è Sala e i suoi molteplici punti deboli, ma il centrodestra. Nella coalizione non c’è unità d’intenti e dunque non si riesce a trasmettere fiducia ai candidati. Ma se non si suscita fiducia nei possibili primi cittadini, siamo sicuri che sia possibile ottenere quella degli elettori?

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Rasia ormai sta al Polo

Rasia ormai sta al Polo. Nel senso che il candidato a essere candidato avrebbe fatto in tempo a raggiungere il Polo Nord se avesse attribuito all’epressione “a breve” lo stesso significato di quello che paiono sposare gli alti gradi della politica. A Milano Giuseppe Sala prosegue in solitaria la corsa, mentre il centrodestra ha solo Rasia Dal Polo, un genovese volenteroso che si è messo a disposizione della coalizione. Ma nulla, qualche intervista, ma nessuna benedizione definitiva. Perché? Perché la decisione arriverà “a breve”, Salvini lo ripete da mesi. Per carità, la pazienza è una virtù. Ma davvero quanto vogliono abursarne ancora? Perché si rischia l’effetto Catilina, nel senso di candidare un altro di cui ci ricorderemo solo i difetti (come Stefano Parisi, di cui è rimasta solo una sconfitta). Intanto Rasia ormai sta al Polo, o forse ci andrà davvero perché a un certo punto si stuferà di aspettare. In fondo, come ha capito Sala, il lavoro di sindaco ha più oneri che onori. E’ un servizio e infatti quelli come Sala ci si trovano male perché sono abituati a essere serviti. Rasia Dal Polo si è guadagnato un posto di responsabilità in una solida azienda. Un monumento della Milano dove ce la si può fare con tanto lavoro. E invece sta imparando che bisogna anche avere a che fare con la stampa, gli avversari, gli alleati e ogni parola può incendiare gli animi. Se a furia di “a breve” si stancasse non si sa se esista un piano B. Si parla di Lupi, uno che nella sua zona l’ultima volta a Milano ha preso pochissimi voti. Ma sembra improbabile. Almeno lo speriamo noi dell’Osservatore.

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Rasia Dal Polo ancora ci crede

Rasia Dal Polo ancora ci crede. Sia chiaro: noi gli auguriamo di farcela, anche se parla con tutti tranne che con noi. Si sarà offeso quando lo abbiamo descritto per quello che è: un kamikaze pronto per la Lega. Nonostante ciò gli abbiamo dichiarato la disponibilità a parlare sul nostro giornale. Intanto piano piano la verità si fa strada anche in lui: nelle ultime dichiarazioni pubbliche ha ammesso il segreto di Pulcinella, cioè che a chiamarlo non è stato “un partito” ma la Lega. E intanto mentre il Gruppo Pellegrini ha preso le (equi)distanze dai candidati, Rasia Dal Polo ancora di crede. Gli alleati dei leghisti meno, perché nelle sue due prime proposte pubbliche ha rispolverato un’idea di Pierfrancesco Maran e una di Carmela Rozza. Non proprio un inizio entusiasmante per uno candidato a guidare il centrodestra. Ma abbiamo provato a sentirlo proprio per offrirgli la possibilità di spiegare un inizio così goffo, ma ha preferito aspettare l’ufficializzazione della candidatura. E noi aspettiamo. Perché tanto per cambiare il centrodestra ha annunciato “a breve” la scelta dello sfidante di Giuseppe Sala. (Quello onesto, ricordate?) Così tra una crisi di governo e il virus che torna a dilagare, lorsignori hanno annunciato il nome a breve. Per qualcosa come la quinta volta. E intanto Rasia Dal Polo ancora ci crede anche se pare se la debba vedere con l’ex ministro, Maurizio Lupi e Maurizio Dallocchio, docente della Bocconi. Nomi pesanti. Dunque se Rasia Dal Polo ce la facesse, sarebbe già una piccola grande vittoria.

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