Municipio 6

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Stipulato protocollo per gli ascensori sui ponti del Naviglio Grande

Via libera della Giunta comunale alla stipula di un Protocollo per la realizzazione degli ascensori sui ponti del Naviglio Grande; saranno dunque abbattute le barriere architettoniche degli attraversamenti pedonali all’altezza delle vie Lombardini e Parenzo. “Si porta così a compimento un’opera che riteniamo fondamentale per dare piena accessibilità a tutti dei due ponti realizzati in occasione dell’Esposizione Universale – commenta l’assessore alla Mobilità Marco Granelli –, che per una diversa concomitanza di fattori, tecnici e gestionali, non era stato possibile completare. Abbiamo chiesto che l’impegno fosse mantenuto e trovato piena disponibilità in Expo 2015 Spa e in MM Spa, che ha redatto il progetto esecutivo”. Queste opere possono contare su un finanziamento fino a 436mila euro, nella piena disponibilità di Expo 2015 Spa in liquidazione. La società si impegna infatti ad erogare il 50% alla sottoscrizione del Protocollo Operativo e il restante 50 % una volta ricevuto dal Comune di Milano il certificato di regolare esecuzione dei lavori. La convenzione tra Comune di Milano, Expo 2015 Spa e MM Spa, che bandirà poi la gara, sarà stipulata a inizio anno così che i lavori possano essere avviati a fine 2019, cominciando dal ponte all’altezza di via Parenzo/piazzale Negrelli.

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Degrado e abbandono, macerie, spazzatura in via Giambellino 181

Degrado e abbandono, macerie, spazzatura e luoghi dove giovani tossicodipendenti si riparano per consumare una dose. Il Laboratorio di quartiere Giambellino-Lorenteggio ha pubblicato sulla propria pagina Facebook un video-denuncia che torna sulle condizioni degli stabili Aler di via Lorenteggio 181 chiedendo un intervento delle istituzioni. Le case erp del quartiere al civico 181 sono sospese tra il futuro progetto di riqualificazione e un presente di forte degrado. Ci vivono ancora almeno quattro famiglie con 11 bambini. Una situazione complessa di case occupate mentre gli inquilini regolari sono stati trasferiti in attesa dell’abbattimento dei due edifici rimasti (il terzo è stato demolito nel 2017). Per queste famiglie occupanti che – spiega il Laboratorio – chiedono di regolarizzare la propria posizione, il Laboratorio chiede “che sia rispettato il diritto di accesso alla valutazione del bisogno, come sottoscritto da Aler stessa“, sottolineano in riferimento al protocollo d’intesa stipulato dal Comune, dall’Aler e dai sindacati degli inquilini nel 2016 che riguarda i cosiddetti “occupanti per necessità“. Ora, oltre a una sistemazione per queste famiglie con minori, in vista del maxi progetto per l’area, le organizzazioni territoriali chiedono che all’interno del processo di riqualificazione siano definiti degli obiettivi minimi di progetto che elencano per punti: “1. Mantenimento della qualifica ERP a canone sociale dell’intero patrimonio abitativo, ad libitum; 2. Mantenimento, a seguito delle ristrutturazioni ovvero degli abbattimenti e ricostruzioni, del numero di alloggi totali, esplicitamente inclusi quelli classificati come attualmente occupati senza titolo, disponibili, potenziale latente e sotto-soglia; 3. Assegnazione di tutti gli alloggi attualmente non assegnati, esplicitamente inclusi quelli classificati come attualmente occupati senza titolo, disponibili, potenziale latente e sotto-soglia, stimati in circa ottocento unità alla data odierna, incluse le ristrutturazioni ove necessarie, a partire dai 240 PNEA ex L. 80 la cui ristrutturazione in quartiere è prevista dall’Accordo di Programma; 4. Regolarizzazione delle famiglie occupanti senza titolo in stato di necessità; 5. Garanzia che i servizi di base, quali le portinerie e le manutenzioni ordinarie, siano istituiti in tutti gli stabili del quartiere; 6. Garanzia che ai nuclei familiari oggetto di mobilità sia concesso il diritto di restare in quartiere; 7. Istituzione di un tavolo integrato (composto dai membri costituenti l’Accordo di Programma, il Municipio 6, eventuali soggetti attuatori, i sindacati e dalle organizzazioni locali) di condivisione trimestrale dello stato di avanzamento del Progetto e della documentazione relativa; 8. Istituzione di un calendario semestrale di assemblee pubbliche; 9. Attivazione di un percorso di progettazione partecipata della riqualificazione con gli abitanti e le organizzazioni territoriali“.

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Agente aggredito da occupanti abusivi in un caseggiato Aler

E’ successo giovedì in via Ovada, dove l’Agente aggredito risiede in un alloggio popolare di un caseggiato Aler. Secondo quanto riferito,nell’agosto scorso,  l’appartamento a finco di quello dove abita il poliziotto ventottenne è stato occupato abusivamente da una famiglia di rom dopo che era rimasto sfitto in seguito al decesso dell’anziano che vi abitava. Da allora il giovane ha più volte segnalato ad Aler i disagi causati dagli abusivi: rumori molesti, continuo via vai di persone estranee, porte d’ingresso lasciate sempre aperte, soprusi nei confronti degli altri inquilini e l’allacciamento abusivo all’impianto elettrico del palazzo, senza però ottenere risposta né interventi da parte dell’istituto che gestisce le case popolari. Giovedì sera, mentre nell’appartamento occupato abusivamente era in corso una festa che arrecava disturbo al vicinato, l’Agente ha incontrato alcuni degli occupanti sul pianerottolo e ha chiesto loro di abbassare il volume, ma nonostante una donna si fosse detta disponibile ad assecondare la sua richiesta, dall’appartamento sono usciti alcuni uomini ubriachi che lo hanno aggredito colpendolo con pugni e sputi. Visto l’impossibilità di affrontarli da solo il poliziotto si è rifugiato in casa e ha chiamato rinforzi. In poco tempo sul posto sono arrivati i Carabinieri e un’ambulanza del 118, ma gli aggressori si erano già dati alla fuga, mentre la vittima è stata accompagnata all’ospedale San Paolo in codice verde da dove è stato dimesso con5 giorni di prognosi. A quanto risulta, nel caseggiato ci sarebbero altre tre occupazioni per le quali da tempo i residenti chiedono si intervenga per ripristinare la legalità e con essa la loro tranquillità.

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Preso scippatore seriale in bicicletta

Sabato scorso un uomo, italiano di 44 anni con precedenti specifici, è stato fermato dalla polizia perché ritenuto responsabile di tre furti con strappo e una rapina aggravata avvenuti a Milano. Gli agenti del Commissariato Lorenteggio sono riusciti a risalire all’identità dell’uomo grazie alle immagini riprese dalle telecamere presenti nei luoghi dei reati. Utili sono state inoltre le descrizioni fornite dalle vittime. I fatti contestati sono avvenuti lo scorso luglio. Il 19, in via Piero Colombi, una donna di 82 anni è stata vittima di una rapina in strada. L’uomo, che si trovava in bicicletta, ha infatti aggredito la donna alle spalle, afferrandola per il collo e tentando di farla cadere a terra. Le ha poi sfilato un ciondolo di oro giallo, non riuscendo a strapparle la collanina, prima di fuggire. Poco dopo, in via Carlo Marx angolo via Constant, una seconda vittima di 85 anni è stata avvicinata, sempre alle spalle, dall’uomo, che le ha poi strappato la collanina in oro giallo con ciondolo ed è scappato in sella a una bici. In entrambi i casi è intervenuta la stessa volante della polizia. Gli agenti del commissariato Lorenteggio hanno quindi iniziato le indagini per capire se ci fossero altre vittime. Hanno così scoperto che il 15 luglio una donna, mentre si trovava in via Scanini di fronte all’intersezione con via Sorrento, è stata avvicinata da un uomo che le ha strappato una catenina in oro con una pietra. La vittima ha notato pochi metri più avanti una bicicletta azzurra, in sella alla quale l’aggressore si è allontanato. In un altro episodio, avvenuto il 3 luglio, l’uomo ha aggredito e derubato una donna di 65 anni mentre era a passeggio con il nipote di tre anni. Anche in questo caso, ha strappato dal collo della vittima la collana ed è scappato in sella ad una bicicletta.

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Inaugurato alla Barona, il Centro Milano Donna

“E’ importante far capire che sono soprattutto gli uomini a dover fare qualcosa per le donne perchè le donne sono l’elemento centrale della nostra società, delle nostre famiglie“. Con queste parole il sindaco di Milano Giuseppe Sala questa mattina ha inaugurato in viale Faenza 29, zona Barona, il Centro Milano Donna. “Noi dobbiamo offrire un approdo sicuro alle donne che sono maltrattate e che subiscono violenza. – ha proseguito il sindaco – Penso che sia necessario lavorare molto di prevenzione: dobbiamo iniziare dalle scuole, dai ragazzi, dalle ragazze e spiegare loro il senso del vivere nella comunità”. Insieme a Giuseppe Sala erano presenti Pierfrancesco Majorino, assessore comunale ai Servizi Sociali, il presidente del Municipio 6 Santo Minniti e la delegata per le Pari Opportunità di genere Daria Colombo. Il nuovo Centro Milano Donna di viale Faenza sarà gestito dall’associazione Telefono Donna e, oltre a offrire supporto alle donne vittime di violenza, organizzerà corsi, attività di mutuo aiuto, incontri culturali, momenti di libera aggregazione. Insieme alle attività del centro è stata inaugurata anche la mostra Stop the Violence, un progetto fotografico proposto dalla Onlus Pro.sa negli Slum di Lusaka, la capitale dello Zambia, per prevenire e contrastare la violenza di genere attraverso assistenza alle vittime.

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Lorenteggio al setaccio, trovate armi e droga

Gli agenti del commissariato Lorenteggio, martedì pomeriggio, nell’ambito dell’attività di prevenzione sul territorio in particolare contro lo spaccio di droga hanno effettuato un controllo su larga scala nei condomini Aler tra via Creta e Beltrami, in zona Forze Armate. All’intervento hanno partecipato i poliziotti delle sezioni operative e investigative del Commissariato, cinque equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine Lombardia di Milano e diverse unità cinofile antidroga, antiesplosivo e per l’ordine pubblico dell’Ufficio Prevenzione Generale. Con l’aiuto determinante dei cani poliziotto, gli agenti hanno verificato un largo numero di automezzi sui piazzali, hanno ispezionato aiuole e anfratti per verificare l’esistenza di nascondigli, e si sono infilati nei seminterrati alla ricerca di armi e droga. Alla fine sono stati trovate, nascoste nelle cantine, quasi una quarantina di dosi, già pronte per lo spaccio, avvolte accuratamente in carta stagnola, di hashish e cocaina (oltre trenta grammi della prima e circa un grammo e mezzo della seconda) oltre ad altre tracce del confezionamento e della presenza di stupefacenti che potranno risultare utili alle continue indagini in corso. Recuperato anche uno scooter oggetto di furto che verrà restituito al suo legittimo proprietario. Durante l’operazione sono state controllate complessivamente 52 persone, 23 delle quali con segnalazioni penali e di polizia a carico. Verificata la presenza anche dei locali sottoposti a misure di detenzione domiciliare o di controllo disposte dall’Autorità giudiziaria, noti per la loro affiliazione alla criminalità del posto. Ispezionati approfonditamente anche cinque veicoli segnalati dalle unità cinofile. Martedì notte invece, difficile controllo, per via delle pessime condizioni strutturali e in assenza di illuminazione, all’interno dell’edificio di via Quarti 40, in particolare nei solai dello stabile: in uno dei corridoi, sotto un apparente mucchio di cartoni accatastati, all’interno di uno di questi, hanno rinvenuto quattro pistole. Si tratta di un revolver Smith & Wesson calibro 38 special, una pistola semiautomatica Tanfoglio calibro 9×21 con matricola abrasa, una pistola a gas Zoraki semi/full auto pistol 925 calibro 9 presumibilmente alterata e un piccolo revolver a percussione anulare Velodog calibro 22 short. Tutte le armi avevano i caricatori inseriti e riforniti di proiettili e vi erano, inoltre, alcune altre confezioni di munizioni: cioè una scatola intera di cinquanta 38 special per la S&W e quasi un altro centinaio di proiettili per le altre tre armi. Nel nascondiglio, oltre alle armi e alle munizioni, una dose di 15 grammi hashish forse ad uso e consumo del gruppo criminale. Gli inquirenti ritengono che la Zoraki 925 sia stata alterata con una lavorazione apposita per sparare proiettili preparati ad hoc. Le ogive di questi proiettili sono state, infatti, tagliate nella parte superiore per consentire loro di incamerarsi esattamente nello spazio dell’arma destinato ad accoglierli. Probabile quindi che anche la canna sia stata forata per permettere alle ogive di scorrervi all’interno. Saranno comunque gli accertamenti balistici della Polizia Scientifica a verificare se e come si sia proceduto a queste modifiche e la concreta potenzialità dell’arma. Con queste il numero delle armi sequestrate dal Commissariato Lorenteggio nel corso del 2018 è salito a dieci pistole e tre fucili – la metà di queste armi, peraltro, solo negli ultimi trenta giorni – oltre a tre silenziatori, una dozzina di caricatori e alcune centinaia di proiettili di vario calibro.

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