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Insulti razzisti e saluto romano a San Siro: 2 Daspo da 5 anni

Non potrà più entrare allo stadio il tifoso milanista che mentre risuonavano gli inni nazionali prima della partita Italia-Inghilterra a San Siro ha fatto il saluto romano. Lo ha deciso il questore Giuseppe Petronzi che ha firmato un Daspo per cinque anni anche al 45enne ternano che domenica scorsa, al termine della partita Milan-Napoli, durante la fase di deflusso dallo stadio, ha pesantemente insultato il cronista di ‘Calcio Napoli 24 Tv’ Marco Lombardi che intervistava i tifosi in uscita dal Meazza dandogli del “terrone di m…” e minacciando di aggredirlo tanto da essere trattenuto da due persone. L’uomo è stato denunciato per violenza privata aggravata dalla discriminazione razziale, etnica o religiosa. Invece, per gli episodi accaduti durante Italia-Inghilterra ieri sera il Questore ha deciso anche un Daspo di sei anni per un tifoso comasco (che già aveva avuto un altro daspo) che prima ha aiutato un amico a scavalcare il settore e poi ha reagito con gli steward. Un anno invece ha ricevuto un tifoso italiano, residente in Inghilterra, per l’invasione di campo pochi minuti prima del fischio finale. ANSA

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San Siro: dibattito pubblico partirà il 28 settembre

Il dibattito pubblico per consultare i cittadini milanesi sulla realizzazione del nuovo stadio di Inter e Milan partirà certamente dopo le elezioni del 25 settembre e la data più probabile sembra il 28 settembre. “Mi pare che sia il 28 settembre – ha spiegato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, a margine dell’assemblea di Assimpredil Ance -, stiamo aspettando il consenso da Roma rispetto alle modalità del dibattito pubblico e al progetto che abbiamo presentato”. ANSA

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Sala riempie le piazze di contestatori per il progetto San Siro

Sala riempie le piazze di contestatori per il progetto San Siro. Perché se c’è un dato certo è che la mobilitazione cittadina per lo stadio Meazza è tutta composta  di contrari al mega progetto di Sala e dei fondi che vogliono costruire (anche) un nuovo stadio. Perché come spesso succede a Milano il progetto ha un nome, ma tutto intorno molto altro. Basti pensare ad altri esempi come piazza Loreto: prima o poi i lavori partiranno e nella “riqualificazione della piazza”  non mancano ampi spazi commerciali. Cioè il Comune ha appoggiato e promosso un progetto di commercializzazione della piazza, ma la chiamano rigenerazione o riqualificazione urbanistica. Eppure anche le strade servono, a tutti, non solo a chi può comprare qualcosa. E per San Siro uguale: lo chiamo progetto per il nuovo stadio e invece i primi rendering evidenziavano come fosse più un altro tentativo di gentrificazione come City Life, Porta Nuova o molti altri nuovi quartieri nati più per dare case ai ricchi che per altro. Dopo le contestazioni durate mesi sul dibattito pubblico su San Siro, l’Amministrazione ha ceduto riducendo gli indici volumetrici generosi della prima fase del progetto, ma ancora Sala riempie le piazze di contestatori per il progetto San Siro come dimostra il video pubblicato da Gabriele Mariani.  Perché ai grandi manager Sala è senza dubbio simpatico, ma pare molto meno ai cittadini. Soprattutto quelli che si reputano (o sono) di sinistra secondo le vecchie accezioni del termine. Tra l’altro la battaglia per il vecchio stadio è condivisa da una platea che definiremmo trasversale perché include pezzi di sinistra, di movimento 5 stelle e anche di destra. Il sindaco però sembra intenzionato a tirare dritto, sebbene i Tar e i comitati siano già pronti alla battaglia su ogni singolo passo avanti. Perché la città dei quartieri luccicanti impostata da Albertini e Moratti e portata a compimento da Pisapia e il primo Sala è una visione vecchia. Per la Milano del 2030 ne serve un’altra.

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Piscina (Lega): se le squadre se ne vanno San Siro diventerà un ecomostro

“Quello presentato oggi in commissione Casa e Rigenerazione Urbana dall’Assessore Tancredi è uno studio monco in partenza”, denuncia Samuele Piscina, Consigliere Comunale di Milano e vicecommissario cittadino della Lega. “Lo studio parte dal presupposto di riuscire a reperire risorse in abbondanza per rigenerare un intero quartiere. Peccato che, col bilancio comunale in rosso, questi fondi possano arrivare solo con la realizzazione di un nuovo stadio. Si comprende così che il Comune stia ancora una volta vendendo fumo, andando in una direzione totalmente differente da quella delle squadre che continuano a evidenziare come San Siro sia diventato il piano B e, intanto, stiano procedendo, Milan in primis, a progettare lo stadio a Sesto San Giovanni”. “Se poi, come da ogni previsione, fosse accertata la fuga delle squadre dalla città, il Meazza rischierebbe di diventare un ecomostro inutilizzato per 8 mesi l’anno, inadeguato per qualunque iniziativa che non sia estiva. Per questo motivo, nell’ambito della discussione del bilancio, avevo presentato un emendamento, purtroppo bocciato dalla maggioranza, per riqualificare il Meazza, al fine di poterlo utilizzare 365 giorni l’anno realizzando una copertura e l’impianto di riscaldamento”. “Ancora una volta è palese la visione miope della maggioranza che sostiene il Sindaco Sala”, conclude Piscina. “Pianificare un quartiere senza le coperture economiche e non valutando la probabile fuga delle squadre è una presa in giro nei confronti dei cittadini, che ancora una volta porterà a danni inenarrabili causati dall’incapacità di progettare un futuro diverso per il Meazza e per l’intero quartiere”.

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San SIro. De Corato: Comune ripristini camper polizia

L’assessore regionale lombardo alla Sicurezza Riccardo De Corato chiede il ripristino immediato del camper della Polizia locale in Piazza Selinunte, a San Siro, quartiere dove in ventiquattro ore sono stati feriti due giovani. “Ieri un giovane marocchino con precedenti per spaccio si è presentato al San Carlo con una ferita da arma da fuoco e gli investigatori pensano che l’aggressione sia maturata negli ambienti della droga della zona di via Creta e via Tracia. Oggi un altro ragazzo, un 19enne egiziano, è stato pugnalato alla schiena in piazzale Selinunte ed è stato trasportato in gravi condizioni all’ospedale. Nelle scorse settimane le forze dell’ordine hanno bloccato una baby gang magrebina. Ormai il quartiere è in mano alla criminalità straniera e questi regolamenti di conti sono all’ordine del giorno”, afferma De Corato, che denuncia: “In 24 ore si sono verificate due aggressioni molto gravi. Mi domando: cosa aspetta (il sindaco di Milano nrd) Sala ad intervenire con la Polizia Locale e a portare al tavolo del Comitato Provinciale Ordine e Sicurezza la problematica del quartiere ? Persino Maria Carmela Rozza, assessore alla sicurezza nella giunta Pisapia, riconoscendo l’insicurezza della zona, aveva posizionato in piazzale Selinunte un camper dei vigili. Dobbiamo aspettare che ci scappi il morto?”. Secondo l’assessore, “ormai il quartiere è alla pari di una banlieue parigina con la differenza che a Parigi la gendarmeria fa di tutto per contrastare la criminalità, mentre qui ogni giorno si contano i ferimenti e le aggressioni. Di fronte a questa emergenza sicurezza, il Ministro Lamorgese pensa bene di ridurre i militari, anziché incrementarli. Se proprio non si riesce a posizionare una camionetta dell’esercito in presidio fisso h 24 come chiedo da tempo nelle zone più critiche, come pizzale Selinunte, allora, si provveda a mettere, per lo meno, Polizia Locale, Polizia di Stato e Carabinieri a tutela e servizio della cittadinanza”, conclude De Corato.

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Il dibattito su San Siro è anti democratico

Il dibattito su San Siro è anti democratico. Sembra una sparata? Già perché in questi tempi di delirio mentale ormai va tutto bene, basta urlare forte qualcosa e tutti si devono adeguare. Altrimenti sei un nemico pubblico. Da queste pagine avevamo già avvertito i lettori del pericolo di aggredire anche solo verbalmente la “categoria novax”. Perché in democrazia dissentire è concesso, anzi: è salutare che ci sia sempre  qualcuno contrario alla linea comune, perché aiuta a vedere i limiti delle scelte collettive. Scelte che, pure se giuste, hanno certamente limiti o difetti da correggere. Non è possibile dunque decidere di scaricare l’odio su altri, come non è possibile nascondere la verità semplicemente rubando certi concetti alla loro giusta collocazione per i propri scopi: come un novax resta un cittadino come gli altri col diritto di manifestare, allo stesso tempo un dibattito pubblico non può avere valenza amministrativa. Altrimenti questa non è una città democratica, ma un soviet gestito da persone che nessuno ha eletto. Personaggi spesso oscuri, sia nei curricula che negli scopi. I tanto bistrattati politici almeno devono sottoporre la propria vita allo screening di giornalisti e votanti prima di essere eletti. Invece i “comitati” non li ha eletti nessuno. Poche decine o centinaia di persone si arrogano il diritto di decidere del futuro della città. Eppure noi eravamo rimasti che il popolo esercita la sovranità nei limiti previsti dalla Costituzione, dunque nelle forme democratiche come i Consigli comunali o municipali. O, in caso di guai, pure nei tribunali. Insomma ci si confronta con chi ha titolo per parlare per tutti. Perché i collettivi alla fine si risolvono in un magma di persone non identificate se non vagamente per i propri interessi personali che contribuiscono più o meno consapevolmente agli interessi di un ristrettissima élite. Cioè tutto il contrario della democrazia che ha sviluppato forme chiare e aperte a tutti per garantire i diritti di tutti. Detto in altre parole: se alle persone che stanno animando i comitati contro il nuovo stadio (o ennesimo progetto di gentrificazione che sia) non piace l’agire di Sala, forse dovevano pensarci prima di sostenere che fosse un grande sindaco (visto che a quanto dice senza l’aiuto del governo non è nemmeno capace di chiudere un bilancio). E invece di riproporre alle elezioni le stesse posizioni che si ripetono dalla metà del Novecento, cercare di votare qualcuno più in linea con la propria idea di città. Certo è molto più semplice autonominarsi “comitato” e pretendere che il Comune si pieghi a ogni capriccio di pochi, perché proporre una revisione della macchina amministrativa è cosa lunga, faticosa e per la quale servono competenze. Invece un comitato non necessita nemmeno di uno statuto, può auto eleggersi a protettore del popolo e rivolgere l’odio collettivo verso chi dissente come fosse un novax qualunque.

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