tangenti

Non impiccare nessuno

Non impiccare nessuno. Perché oggi riportiamo le condanne del sistema di tangenti Atm. In particolare quello relativo alla scoperta da parte della Guardia di Finanza di un sistema corruttivo che colpiva gli appalti per il controllo dei freni. Come scriviamo nell’articolo pubblicato oggi il problema della corruzione è duplice: da una parte i buchi che crea nei bilanci pubblici limitando la possibilità di usare i soldi dei cittadini per i cittadini, dall’altra perché i soldi persi nella corruzione causano morti e feriti. Nel caso del “sistema Bellini” cioè gli appalti sui sistemi frenanti che secondo i magistrati sono stati oggetto di corruzione, ci sono stati decine e decine di feriti. Solo per un colpo di fortuna non c’è scappato il morto. Ma in questi casi scoppia sempre il fenomeno della forca: si cerca qualcuno da impiccare per risolvere il problema. Come se la costruzione delle case sulle pendici di un vulcano o sopra un torrente possano diventare sicure perché si impicca il funzionario che si è lasciato corrompere o la persona che ha corrotto. Il problema non si risolve. I feriti restano feriti. I morti restano morti. E anzi, spesso, si commettono poi gli stessi errori. Un esempio sotto gli occhi di tutti è il furto di biciclette: per limitarne il commercio illegale hanno provato ad alzare le pene fino a limiti surreali. Perché farsi anni di prigione per il furto di una bici è oggettivamente ridicolo. E chi scrivi ne ha perse tre così, una nella “civilissima” piazza San Marco durò letteralmente 24 ore. Il tempo di comprarla, legarla lì per il catechismo e non trovarla più. Ma da episodi del genere sono giustificate le esplosioni di catene di bestemmie, non la galera. Tanto è vero che nonostante le pene severissime, le bici le rubano continuamente. E continueranno. Così come ci sono racconti di ex dirigenti di Atm che si sono presi mazzette a 6 zeri, ma tanto la vicenda è prescritta. Quindi piglia e porta a casa. O meglio pigliano e portano a casa. Ma allora invece di invocare ridicole gogne, perché non recuperare quei soldi? Non impiccare nessuno, ma recuperare il milione di euro di mazzetta. Perché figli e nipoti del corrotto devono vivere dei proventi della corruzione senza problemi perchè tanto il reato è prescritto? Come insegna Al Capone e le battute sui medici e avvocati, a certe categorie fa soffrire molto di più perdere i soldi invece della libertà. Perché tanto se hai rubato abbastanza dopo qualche anno esci e sei ricco. Allora forse invece di invocare l’idiozia intellettuale di un’impiccagione che alza solo una croce, ma non risolve il problema, forze potremmo cercare di recuperare quanto preso dai malandrini. Togliere la prescrizione sui soldi pubblici. Quella potrebbe essere un’idea. Altrimenti i furti e i feriti non cesseranno mai.

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Tangenti su protesi dentali: 5 arresti

Presunte tangenti su contratti per la fornitura di protesi dentali e apparecchi per bambini. Per questo il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Gdf ha arrestato due medici odontoiatri delle Asst di Milano e Lodi e tre dipendenti di una società specializzata nel settore. Nel provvedimento firmato dal gip Carlo Ottone De Marchi, su richiesta del pm milanese Paolo Storari, si contesta la corruzione. Per l’accusa i medici avrebbero percepito a partire dagli anni 90 una percentuale sulle forniture per un ammontare annuo tra 5mila e 8 mila euro in contanti. L’inchiesta ha anche documentato con immagini lo scambio del denaro. ANSA

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Tangenti: al via maxi udienza a Milano

Riuniti i quattro filoni della maxi inchiesta ‘mensa dei poveri’ della Procura di Milano su un presunto “sistema” di mazzette, appalti e nomine pilotate e finanziamenti illeciti, oggi si è tenuta in una delle aule della Fiera la prima vera udienza, davanti al gup Natalia Imarisio, a carico di oltre 100 indagati, tra cui l’ex vicecoordinatore lombardo di FI ed ex consigliere comunale milanese Pietro Tatarella, il consigliere lombardo ‘azzurro’ Fabio Altitonante, il deputato di FI Diego Sozzani, l’ex coordinatore di Forza Italia a Varese Nino Caianiello, che sarebbe stato il “burattinaio” e “manovratore”, e l’ex europarlamentare di Fi Lara Comi, accusata anche di truffa al Parlamento Europeo. Nell’udienza preliminare, seguita all’inchiesta in più tranche dei pm Luigi Furno, Adriano Scudieri e Silvia Bonardi, hanno chiesto di entrare anche una decina di parti civili, tra cui il Comune di Milano, quello di Gallarate, una municipalizzata di Novara, l’Amsa, ossia l’azienda dei rifiuti milanese, e pure il Codacons. Sulle parti civili il gup deciderà il prossimo 26 aprile, quando si esprimerà pure sulle questioni preliminari, tra cui quelle di competenza territoriale (non ancora discusse), e incamererà le richieste di riti alternativi. Udienze fissate anche per l’11 giugno, 8-14-15 luglio. ANSA

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Tangenti Atm, Ruggeri (FdI): “Scandalo che grida vendetta”

Tangenti Atm, Ruggeri (FdI): “Scandalo che grida vendetta“. Il presidente del circolo Amerigo Grilz Otello Ruggeri sembra l’unico politico milanese ad essersi accorto che la vicenda delle “consulenze” nell’azienda di trasporto pubblico locale sono qualcosa di pesante per la città. Trenta finiti in manette e un danno per le casse pubbliche ancora da quantificare. L’intervento di Ruggeri rompe un muro di silenzio forse dato dai lunghi rapporti di Atm con la stampa milanese che ha sempre foraggiato con gli acquisti di spazi pubblicitari. “Quanto sta accadendo in ATM grida vendetta. Eppure, lo scandalo fatto di appalti truccati, mazzette e decine di arresti , non trova spazio sui giornali e, a quanto pare, nemmeno nei pensieri dell’opposizione. Capisco l’attenzione che suscita il tema ciclabili, ma oltre ai centimetri di carreggiata sottratti ai milanesi, dovremmo prestare attenzione anche ai soldi che quattro mariuoli gli hanno sfilato dalle tasche a causa dell’omessa vigilanza della Giunta su una sua controllata“. E se il tema economico è importantissimo, specialmente ora, non è da meno quello psicologico: sulla incredibile qualità del servizio di trasporto pubblico milanese si sono spesi fiumi di inchini a mezzo stampa, persino quando le metropolitane continuavano a inchiodare causando decine di feriti. Andava sempre tutto bene. I pochissimi del mondo della stampa a cercare di avvertire Sala e il suo clan di banchieri che erano colpi di tosse di una città ammalata sono stati ignorati. Erano tutti criticoni e invidiosi. Poi si è scoperto che il servizio pubblico milanese è così marcio che persino i dirigenti consigliano ai sottoposti come violare il regolamento interno. Se fosse successo con un’Amministrazione di destra ci sarebbero i centri sociali con le molotov per le strade, invece no. Tutto ok, perché se sei ricco e di sinistra come Sala e Pisapia puoi prendere condanne perché sei un truccatore di carte (Beppe), rastrellare rom come nemmeno il più incattivito De Corato e sputtanare la reputazione della Procura più prestigiosa d’Italia (Giuliano). E citiamo solo un paio di esempi di quella che chiameranno “eredità” della sinistra di governo.

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Tantgenti Atm: chi indaga sul presunto milione ai dirigenti?

Tantgenti Atm: chi indaga sul presunto milione ai dirigenti? Perché come d’uso tutti stanno puntando il dito contro il “mariuolo” beccato con le mani della marmellata, ma proprio come Chiesa all’epoca di tangentopoli poi i mariuoli parlano. E iniziano a raccontare ai magistrati tutto quello che sanno. Paolo Bellini di fronte ai pm e giudici ha raccontato anche di questo: girava voce in Atm che per un appalto vinto da Siemens nel 2006, fosse stato corrisposto un extra di 1 milione di euro ai dirigenti. Secondo quanto raccontato dall’imputato principale dell’inchiesta i dirigenti all’epoca erano Girardoni (quello che gli consigliava come aggirare il regolamento), Massetti, Magni, Zorzan e Kluzer. Bellini non ha precisato a chi sarebbero andati di preciso questi soldi, sempre che siano esistiti, ma questi sono i nomi messi agli atti. Ma viene da chiederselo: qualcuno ha chiesto informazioni in più? La Gdf, i giudici o qualcuno di simile si sta interessando della vicenda? Perché Bellini è stato sbattuto in prima lineamediatica, ma lui chiedeva qualche migliaio di euro a volta. Per arrivare ai milioni ce ne vuole. Invece tutti gli altri soldi? Dall’inizio di questa vicenda, cerchiamo di sottolineare un punto: il problema non solo penale o etico, ma pratico. Se le aziende come Atm hanno un fatturato da un miliardo all’anno, quanto di questo fatturato è dovuto a aggravamenti delle spese causati dalle mazzette? Perché le aziende non possono regalare soldi, quindi quello che pagano se lo riprendono poi in fattura. E i dipendenti pubblici sono sereni, perché non li chiederanno certo a loro, ma alla società per cui lavorano. Ma se questa abitudine è così diffusa al punto che anche i capi suggeriscono ai sottoposti come aggirare le regole, quanto costa il sistema ai milanesi?  

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Quello strano silenzio sul così fan tutti in Atm

Quello strano silenzio sul così fan tutti in Atm. Una calma davvero sorprendente, perché abbiamo iniziato a “fare i nomi” come si usa dire. Abbiamo scritto come sia emerso dai primi interrogatori che gli stessi dirigenti di Atm consigliassero ai loro sottoposti come dribblare il regolamento interno al fine di ottenere “consulenze”. Le virgolette sono d’obbligo: secondo i magistrati invece si chiamano tangenti. Secondi e terzi stipendi irregolari che Paolo Bellini ed altri prendevano in cambio di aiuto per aziende private ad ottenere gli appalti di Atm. L’aspetto più surreale della vicenda è proprio che Bellini ha spiegato come due suoi dirigenti fossero perfettamente al corrente di quanto succedeva, ma secondo il grande accusato era un sistema tanto diffuso da essere considerato normale. O inevitabile. Abbiamo già scritto quanto sembri sbagliato pagare i manager pubblici meno di quelli privati, ma non è una giustificazione per rubare dalla cassa comune. Inoltre resta inevasa la domanda: se Atm con i suoi 10mila dipendenti macina 1 miliardo di ricavi all’anno, quanto potrebbe raggiungere senza questa tassa sulla corruzione? Centinaia di migliaia di euro a manager sommati per tanti manager costituiscono un bel gruzzolo. Soldi dei milanesi, che però in questa occasione sembrano distratti da altri. Eppure a Milano non si fa altro che discutere di quanto sia bello e funzionale il sistema di trasporto pubblico locale. Quando però viene fuori che è un mazzettificio, nessuno dice niente. Non vorremmo mai metterlo solo sul piano morale e penale (le mazzette sono comunque e ovviamente deprecabili) ma più su quello pratico: ad esempio, se si eliminassero i manger infedeli e le loro “consulenze” il biglietto della metro dovrebbe costare sempre 1,5 euro? Perché ai milanesi in periodo di crisi potrebbe essere utile risparmiare sugli spostamenti. Sempre che per il sindaco attuale e quello successivo non sia più importante lasciare mano libera ai Bellini di questo mondo. In fondo il popolo come ricordava il Marchese del Grillo “non è un cazzo”.

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