Nome dell'autore: Deborah Giovanati

Classe 1983. Cremonese di nascita. Laureata in Giurisprudenza all'Università degli Studi di Milano in diritto costituzionale. Ha lavorato per la pratica forense in studi legali di diritto civile e amministrativo, ha avuto un incarico al Comune di Cesano Maderno per il presidio dei temi di carattere legale e nell'ufficio legale e gare/appalti di una importante società lombarda. Sposata e mamma di tre bambini, ora é Assessore Educazione, Istruzione,

Basta mascherine quando si è seduti al banco

Basta mascherine quando si è seduti al banco. Forse perché ho tre figli alle elementari mi è sorto un atroce dubbio e non vorrei che ci fossimo dimenticati di alcuni aspetti tra le varie riflessioni sulle “riaperture”. Oggi stiamo vivendo un momento di ripresa, viene riconquistata una certa socialità, anche grazie alla campagna vaccinale in corso. Tuttavia, i nostri studenti vivono ancora un disagio. Con il Dpcm del 3 novembre 2020 venne introdotta la regola dell’obbligatorietà a scuola della mascherina quando si è seduti al banco, anche se c’è il metro di distanza tra le famose “rime buccali” degli alunni. Fanno eccezione i bambini al di sotto dei sei anni o con patologie incompatibili con l’uso della mascherina. Nel febbraio 2021 il T.A.R. del Lazio accolse il ricorso di 943 genitori contro l’obbligo di indossare mascherine quando è possibile mantenere la distanza di un metro. Difatti, non vi è alcuna evidenza scientifica che porti a ritenere che la mascherina debba essere indossata quando vengono mantenute le dovute distanze ed è garantita una buona areazione della stanza. Lo vediamo anche nelle conferenze degli adulti, dove i relatori seduti distanziati tolgono il dispositivo di protezione individuale. Quindi, approfittiamo del bel tempo, le classi della scuola hanno tutte le finestre aperte. Facciamo in modo che i nostri ragazzi e ragazze possano rivedersi in faccia, rivedere il volto della maestra – pensiamo ai più piccoli della scuola della primaria – e ripartire anche dai loro sorrisi. Sarebbe un bel segnale di ripartenza. Facciamo questo regalo per la fine della scuola, augurando un nuovo inizio anche per il prossimo anno scolastico.  

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Ddl Zan, pluralismo di idee o pluralismo a senso unico?

Ddl Zan, pluralismo di idee o pluralismo a senso unico? La vicenda dell’iniziativa di Manifatture Teatrali Milanesi di dare uno sconto di 10 € sul biglietto teatrale a chi si presenta con scritto sulla mano “DDL ZAN” mi ha molto interrogato. Come prima impressione istintiva ho pensato che erano affari loro. Tuttavia qualcosa mi stonava, non mi sembrava proprio un atto di libertà escludere qualcuno da un beneficio sulla base del consenso o meno ad una proposta di una legge dello Stato. No! Questa cosa non va bene! Si divide la società a pezzi, compiendo di fatto una discriminazione verso chi non si vuole adeguare al pensiero pro DDL Zan. È un messaggio molto pericoloso, sottile, quasi impercettibile, che vorrebbe incolpare e denunciare visivamente alcune persone sulla base del loro pensiero. Ma se fosse avvenuto il contrario? L’art 4 del DDL Zan recita che “Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime ri­conducibili al pluralismo delle idee o alla li­bertà delle scelte, purché non idonee a de­terminare il concreto pericolo del compi­mento di atti discriminatori o violenti.” Quindi, sulla base di questo articolo, come dovremmo considerare l’iniziativa di MTM?  Non è un atto discriminatorio verso chi non è disposta a scriversi sulla mano “DDL Zan”? Non si rischia di istigare alla violenza verso chi non ha questo “marchio” sul corpo? I totalitarismi si comportano cosi: spacciano per pluralismo e libertà il pensiero unico propaganda di regime. Chi non si adegua è tagliato fuori dalla società.

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Periferie e povertà: il segreto è quello di esserci

Periferie e povertà: il segreto è quello di esserci. Che cos’è la periferia della nostra città? La conosciamo veramente? Vi propongo un contributo di chi quotidianamente opera nelle nostre periferie, in modo silenzioso, quasi impercettibile, ma con un’efficacia e intelligenza di azione che ha del sorprendente. In questi anni ho avuto modo di conoscere una comunità di suore che ogni giorno, dalla mattina alla sera, tra Bruzzano e la Bovisasca, offrono la loro vita per aiutare gli “ultimi”, quelli che spesse volte si fa finta di non vedere o che vengono considerati solamente tra numeri nelle statistiche sulla povertà della nostra città. La politica ha il dovere di spalancare il proprio sguardo per scoprire quello che il territorio già offre come risposta ai tanti bisogni presenti, cercando di salvaguardare e supportare le opere che sono nel fatti il fiore all’occhiello del welfare della nostra città. Ringrazio la Congregazione delle Suore Poverelle per aver risposto con tanta generosità alle mie domande. Presentati ai lettori. Chi sei? Sono suor Luisa, una suora delle poverelle la cui congregazione ha come carisma la scelta preferenziale dei poveri. I nostri fondatori, don Luigi Palazzolo e Madre Teresa Gabrieli, dicevano “Io cerco e raccolgo quello che gli altri rifiutano”, nei luoghi più poveri dove poche persone hanno il coraggio di arrivare e operare a favore di chi è nel bisogno. Voi vivete e operate nelle periferie milanesi. Cosa vuol dire vivere in questi luoghi? Cosa vuol dire per me poverella vivere in una periferia di Milano o di una grande metropoli? Possiamo qui rispondere con due due connotazioni. 1) vivere la periferia come concretizzazione di quanto dice Papa Francesco: andare alle periferie esistenziali e lì scoprirvi Gesù; 2) vivere la periferia come attualizzazione del nostro carisma. Il nostro fondatore continuava a dirci di accogliere coloro che sono “rifiutati”. Il Papa con insistenza dice di andare verso i poveri della nostra società, gli “scartati”: “rifiuti” e “scarto” sono sinonimi. E questo dà forza e attualità per vivere con gioia la scelta degli “ultimi” nella mia vita. Quali sono i bisogni che incontrate e che tipo di risposte tentate di dare? In queste periferie incontriamo bambini difficili, frutto di situazioni familiari sociali di disagio. Il luogo fondamentale di accostamento di questi bambini è il momento del catechismo; esso può diventare anche un momento vitale di accompagnamento per la crescita nella vita. Incontriamo gente- famiglie- che hanno bisogno di pane, di casa, di lavoro, situazioni cresciute in questo tempo di pandemia. Troviamo persone sole che chiedono compagnia, accoglienza e disponibilità a condividere le proprie pene. Visitiamo anziani e malati nelle loro case. Una grande povertà è quella della solitudine che tante volte sfocia nella malattia mentale, quanta attenzione, compagnia, delicatezza richiedono! Talvolta sembra di vedere le folle che si accalcavano attorno a Gesù per ascoltare la sua Parola ed essere guariti. Se potessi incontrare il Sindaco di Milano che cosa gli chiederesti? Attenzione alle famiglie, al lavoro, alla casa; risposte dignitose agli anziani, ai disabili… Quali tipi di supporti avete per continuare a portare avanti le vostre iniziative? Per me, per noi è molto importante “lavorare in rete” in collaborazione con tutti coloro che si occupano di persone in situazione di bisogno: Enti pubblici, privati, Enti del Terzo Settore… se si lavora insieme si può veramente agire in modo promozionale, e non solo dare risposte assistenziali. Perché vale la pena per voi fare del bene anche se questo bene può sembrare una briciola in un mare di problematiche che sembrano non risolversi mai? Di fronte alla marea di bisogni rispondiamo così come possiamo, in modo semplice. Il nostro segreto è quello di “esserci” ossia stare accanto alla gente, ascoltare i loro bisogni, lasciarci toccare dalle loro sofferenze… e rispondere con quanto possiamo fare. Può essere bisogno di pane, bisogno di medicine, bisogno di compagnia… fare quanto ci è possibile ci dà gioia, anche solo un piccolo gesto fatto con amore può toccare il cuore e la vita delle persone. In pratica realizziamo quello che ci dice Gesù: qualunque cosa avete fatto al più piccolo l’avrete fatto a me!

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Il Comune di Milano realizza nuove barriere architettoniche

Il Comune di Milano realizza nuove barriere architettoniche. Milano, quartiere Dergano, Via Guerzoni. Per realizzare la nuova pavimentazione della strada e marciapiedi  il Comune di Milano  ha deciso di utilizzare i famosi Sampietrini. Siamo nell’anno 2021. Da tempo si discute in diverse città italiane dell’opportunità di eliminare i “sampietrini” da alcune strade, soprattutto per abbattere le barriere architettoniche, prestando attenzione alle esigenze delle persone anziane o con difficoltà motorie o sensoriali, temporanee o permanenti. Infatti, camminare su pavimentazioni irregolari può costituire, per una notevole fascia di persone, fonte di disagio e affaticamento, a volte di caduta e per alcune persone una vera e propria “barriera”. Far scorrere una sedia a rotelle, un deambulatore, un passeggino su un terreno sconnesso non è la cosa più agevole, anzi spesse volte le persone con disabilità rinunciano a recarsi nei luoghi che non permettono una facilità di spostamento, in autonomia o anche se accompagnati dai propri caregiver. Ma ci pensate a muovervi con delle stampelle su questi cubetti di pietra tutti sconnessi? Per non parlare nel periodo invernale con neve o pioggia di quanto potrebbe diventare sdrucciolevole la pavimentazione. Non hanno neanche pensato di realizzare una “striscia di pavimentazione” più confortevole e sicura. Sembra uno scherzo assurdo quello che hanno voluto tirare il Sindaco Beppe Sala e l’Assessore alla mobilità Marco Granelli agli abitanti più fragili di Dergano. L’Assessore dichiarò che l’intervento serviva “a migliorare la vita dei cittadini”, peccato che si è dimenticato di una fetta importante di questi cittadini Mentre molte città si stanno attivando per abbattere le barriere architettoniche, a Milano si procede in modo inverso: si realizzano nuovi ostacoli alla mobilità con i soldi dei milanesi. Ostacoli che dovranno essere abbattuti, quanto spreco di denaro pubblico! Per di più il Comune di Milano ha deciso di togliere tutti i parcheggi presenti in quella porzione di strada, sia quelli per la sosta disabili, sia quello per i residenti, senza tenere conto che in quella Via ci sono il Municipio 9, che offre numerosi servizi alla cittadinanza, un asilo nido e una scuola secondaria di primo grado.. Progettare senza guardare alla realtà. Ecco queste sono le conseguenze, non ci credete? Valutate un po’ voi.          

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Il Municipio 9 investe sul Welfare di zona

Il Municipio 9 investe sul Welfare di zona. Il Municipio 9 ha deciso di stanziare anche per l’anno 2021 gran parte delle sue risorse per rispondere ai bisogni concreti della sua cittadinanza. Il periodo “Covid” ha acuito diverse criticità in particolare l’aumento esponenziale della povertà alimentare, di problematiche psicologiche gravi legate alla solitudine dei giovani e di abbandono scolastico, già a partire dall’età della scuola secondaria di primo grado. In particolare, sono state approvate nell’ultima seduta di giunta tre importanti delibere dal valore complessivo di 50.000,00 € per contribuire alle iniziative realizzate sul territorio da Associazioni e Enti nei confronti di giovani, famiglie e anziani. Sostenere l’opera dei tanti enti del terzo settore che si muovono sul territorio, valorizzandone la capacità creativa di risposta ai bisogni della comunità, coordinandone le iniziative senza sostituirsi ad esse, è stato uno dei principali obiettivi perseguiti dal Municipio 9. E’ stato un lavoro impegnativo in quanto arrivavamo da un vuoto in ambito politiche sociali e educazione creato nei dieci anni precedenti di amministrazione di centro sinistra. Vuoto ravvisabile anche solo dal numero di delibere sul tema e redazione di atti rivolti all’amministrazione centrale. L’ascolto è stato alla base di questo nostro lavoro, tramite il tavolo territoriale delle politiche sociali che riunisce più di trenta enti del terzo settore del territorio e le commissioni competenti sul tema educazione, presieduta da Roberto De Lorenzo che afferma che “stiamo proseguendo nel lavoro di confronto con tutte le istituzioni scolastiche per supportarle e accompagnarle in questo difficile momento. Proficui sono stati gli incontri con gli assessorati comunali alla partita, dove li abbiamo sollecitati a mettersi al lavoro per il bene dei nostri giovani del territorio” e sul tema servizi sociali, come dice il suo Presidente Alberto Belli “ascoltando chi opera sul territorio emerge una forte preoccupazione rispetto ai continui tagli di budget da parte dell’amministrazione comunale. È come se non si fossero veramente accorti della realtà dei nostri quartieri, dei bisogni che ci sono e che necessitano di una risposta. Ad esempio i servizi di custodia sociale e domiciliari per il nostro Municipio ricevono un budget inferiore rispetto a zone con meno abitanti e non è dato sapere il criterio di questa suddivisione”. Noi come Municipio 9 stiamo facendo il possibile, almeno ci proviamo, ma avere risorse adeguate è indispensabile e, a mio parere, uno degli errori più gravi commessi dall’amministrazione Sala è stato quello di non aver pensato a come reperirle, senza per forza aumentare la spesa pubblica.  

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Uno schiaffo alle guide dei musei da parte del Comune

Uno schiaffo alle guide dei musei da parte del Comune. Il Comune di Milano ha pubblicato nei giorni scorsi un avviso pubblico per la ricerca di volontari appartenenti ad organizzazioni e associazioni di promozione sociale per portare proposte di collaborazione per la diffusione della conoscenza delle raccolte dei Musei e degli Istituti civici. In pratica, il Comune di Milano sta stanziando dei fondi senza tenere minimamente conto delle tante guide professioniste che operano sul territorio. Professionisti che da oltre un anno non possono svolgere il loro lavoro nel modo consueto, ma solo attraverso modalità a distanza laddove è possibile. In un momento così difficile questo rappresenta un vero schiaffo in faccia per la categoria dei lavoratori della cultura, a chi vive un futuro lavorativo incerto e sta cercando di fare del proprio meglio per sopravvivere. Peraltro in questo modo il Comune di Milano affiderebbe i beni culturali milanesi a volontari non formati adeguatamente, allontanando operatori specializzati del settore. Spero che qualcuno all’interno dell’amministrazione Sala ripensi a questa iniziativa, senza lasciare indietro chi semplicemente vorrebbe fare il proprio lavoro, per cui ha studiato e si è formato. Se la ripartenza di Milano è questa, siamo fritti.

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