9 Novembre 2023

Orrore nel cellulare dell’ex educatore dell’oratorio

Sono 6.700 i video dal contenuto pedopornografico e 390 le fotografie esplicite che ritraggono minorenni che sono stati sequestrati sul telefono e sui dispositivi di R.L.L.F., 28 anni, ex animatore ed educatore in un oratorio brianzolo, rider, residente a Lissone. Filmati e immagini che l’uomo scambiava tramite chat con altri soggetti o che utilizzava come “esca” per tendere una trappola online ad altri minorenni, fingendosi chi non era per farli spogliare. Il 28enne, originario dell’Ecaudor, è stato arrestato nelle scorse settimane insieme a un 39enne italiano dipendente di una ditta di autotrasporti milanese al termine di una maxi indagine sulla pedopornografia dalla polizia postale di Milano e dalla sezione operativa della compagnia carabinieri di San Donato Milanese. E sul suo conto pesa già un pesante precedente analogo per detenzione di materiale pedopornografico e adescamento di minori. A dare il via alle indagini nel gennaio del 2023 è stata la denuncia presentata da una famiglia del Milanese. L’insegnante del ragazzino, minorenne, con difficoltà cognitive certificate, aveva riferito ai genitori che lo studente raccontava di essersi fidanzato e aveva una foto della ragazzina salvata sul bloccaschermo del suo telefono cellulare. E così i genitori hanno controllato con una scusa il suo smartphone e hanno trovato la chat con Giulia, una ragazzina “fantasma” perché in realtà non esisteva. Dietro un falso profilo si nascondeva, tramite un nickname di Instagram, il 28enne che fin da subito chiedeva al giovanissimo di scattarsi foto e video. E subito dopo gli suggeriva di cancellarli, per non lasciare alcuna traccia. Così gli inquirenti hanno iniziato a indagare ma il vaso scoperchiato nascondeva un orrore più grande. Le indagini hanno portato alla luce una rete di abusi su adolescenti tra gli 8 e i 17 anni, alcuni residenti in Brianza. Almeno 10 quelli caduti nella rete, tra Lissone (dove risiede il 28enne indagato), Misinto, Milano e Treviso. In tantissimi episodi, i due uomini ora arrestati avrebbero adescato i giovani online – spacciandosi per ragazze o ragazzi della loro età – convincendoli così a inviare loro materiale pedopornografico. E, in alcune occasioni, incontrandoli. A dare il via alle indagini nel gennaio del 2023 è stata la denuncia presentata da una famiglia del Milanese. L’insegnante del ragazzino, minorenne, con difficoltà cognitive certificate, aveva riferito ai genitori che lo studente raccontava di essersi fidanzato e aveva una foto della ragazzina salvata sul bloccaschermo del suo telefono cellulare. E così i genitori hanno controllato con una scusa il suo smartphone e hanno trovato la chat con Giulia, una ragazzina “fantasma” perché in realtà non esisteva. Dietro un falso profilo si nascondeva, tramite un nickname di Instagram, il 28enne che fin da subito chiedeva al giovanissimo di scattarsi foto e video. E subito dopo gli suggeriva di cancellarli, per non lasciare alcuna traccia. Così gli inquirenti hanno iniziato a indagare ma il vaso scoperchiato nascondeva un orrore più grande. Le indagini hanno portato alla luce una rete di abusi su adolescenti tra gli 8 e i 17 anni, alcuni residenti in Brianza. Almeno 10 quelli caduti nella rete, tra Lissone (dove risiede il 28enne indagato), Misinto, Milano e Treviso. In tantissimi episodi, i due uomini ora arrestati avrebbero adescato i giovani online – spacciandosi per ragazze o ragazzi della loro età – convincendoli così a inviare loro materiale pedopornografico. E, in alcune occasioni, incontrandoli. Non sarebbe però l’unico minorenne che il 28enne avrebbe incontrato di persona e con cui avrebbe consumato rapporti sessuali. E in tutti i casi – mettono nero su bianco militari e agenti – “approfittando della loro ingenuità”.

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Geronimo La Russa e la nomina nel Cda del Piccolo fa discutere

La Russa sì, La Russa no. La nomina di Geronimo La Russa, presidente di Automobilclub Milano e figlio del presidente del Senato Ignazio, nel Cda del teatro Piccolo di Milano ha spaccato la politica nazionale e milanese. La nomina è arrivata direttamente da parte del ministro della cultura Gennaro Sangiuliano. Il cda del Piccolo ha infatti 6 membri. Due spettano alla regione, due – tra cui il presidente – al comune, uno alla camera di commercio e uno al ministero. Gli altri ‘tasselli’ non sono ancora completi. Mancano quelli del comune, mentre la regione ha già scelto Emanuela Carcano e Massimiliano Finazzer Flory, e la camera di commercio Enrico Brambilla. Il comune sarebbe orientato a nominare Piergaetano Marchetti, indicandolo come presidente, e un altro scelto con un avviso pubblico per il quale c’era tempo fino al 6 novembre per presentare le candidature. Il ministero invece ha deciso di affidarsi a La Russa jr, 43 anni, che – oltre a condurre lo studio legale ‘ereditato’ dal padre – è da anni presidente di Aci Milano e siede in vari consigli d’amministrazione meneghini, da M-I Stadio, la società che gestisce il Meazza, a M4. La nomina, evidentemente, non ha convinto tutti ed è partito un rimbalzo di comunicati e accuse incrociate. “La sorella della premier al partito, il cognato al governo. Poteva esser da meno il presidente del Senato Ignazio La Russa? Il suo collega di partito, Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, ha designato il figlio Geronimo, attuale presidente dell’Aci di Milano, come suo rappresentante nel consiglio di amministrazione del Piccolo Teatro. Giorgio Strehler e Paolo Grassi si staranno rivoltando nelle tombe. Questa destra, sempre più ossessionata dal dover occupare tutte le caselle possibili, è incapace di mettere progetti e persone nei luoghi della cultura del nostro Paese”, uno dei primi attacchi arrivati in una nota firmata da Sandro Ruotolo, responsabile Cultura della segreteria del Pd. Sulla stessa lunghezza d’onda Onorio Rosati, consigliere regionale di Alleanza verdi sinistra: “Questo è l’ennesimo episodio deplorevole di un governo di destra che non si imbarazza di inserire nel cda di un’istituzione culturale come il Piccolo Teatro di Milano il figlio della seconda carica istituzionale dello Stato. Ecco il nepotismo in salsa Fratelli d’Italia, una modalità che stiamo vedendo ripetersi su più incarichi istituzionali e strategici. Una vera e propria occupazione de facto della macchina statale”, le sue parole. Ancora più duro Angelo Bonelli, portavoce di nazionale di Europa verde: “Quello di Giorgia Meloni è un governo o centro per l’impiego riservato ai vari cognati e figli? Dalla famiglia del presidente del Senato, che, ricordiamo, è la seconda carica dello Stato, ci si aspetterebbe sobrietà. Ci chiediamo allora se nel nostro Paese, culla della cultura e patria del Rinascimento, è proprio il figlio del presidente del Senato la figura più adatta a ricoprire il ruolo che il ministro Sangiuliano ha voluto riservargli, per queste ragioni ho presentato un’interrogazione per conoscere i criteri e le ragioni che hanno portato alla nomina di Geronimo La Russa al teatro Piccolo”. “La saga della ‘poltronopoli’ Meloni nel mondo della cultura, con il suo alfiere minore Sangiuliano nel ruolo di attore protagonista, si arricchisce di un nuovo, triste, episodio: Geronimo La Russa indicato dal MiC per entrare nel cda del Teatro piccolo di Milano. Davvero non esisteva un nome diverso e di maggiore competenza da quello del figlio di Ignazio La Russa, già presidente dell’Aci e membro di svariati consigli di amministrazione? Quali particolari ragioni hanno spinto Sangiuliano a indicare proprio il figlio del presidente del Senato e numero due di Fratelli d’Italia?”, la richiesta degli esponenti M5S in commissione cultura al Senato e alla Camera. L’ha buttata sul sarcasmo, invece, Matteo Orfini, deputato del Pd: “Fanno il Ministero dell’Istruzione e ‘del Merito’. E poi nominano il figlio di La Russa, attualmente presidente dell’Automobile Club di Milano, nel cda del teatro Piccolo. Sicuramente avrà un senso, magari vogliono trasformarlo in un parcheggio”, ha ironizzato su Twitter. Contrario anche il collega di partito Pierfrancesco Majorino, capogruppo dem nel consiglio regionale lombardo: “È davvero difficile da giustificare la scelta di inserire nel consiglio di amministrazione del Piccolo Teatro di Milano, un’istituzione culturale essenziale per la vita artistica della città e del Paese, Geronimo La Russa. Sono convinto – ha scritto in una nota – che ora si dirà che gode di grande esperienza manageriale o cose simili, ma fino ad oggi si è contraddistinto più che altro per qualche polemica sollevata sulla qualità della vita della città e per una solida appartenenza famigliare. Speriamo che quando la famiglia La Russa visiterà il teatro lasci a casa il busto di Mussolini. Lo dico in ragione della storia del Piccolo, alimentata e non poco dalla cultura della resistenza e della ricostruzione dopo la devastazione nazifascista”. Ma c’è anche chi si è schierato al fianco di La Russa jr. A Majorino ha risposto direttamente Riccardo De Corato, deputato di Fratelli d’Italia. “Sono sicuro che per l’avvocato Geronimo La Russa sarà un piacere invitare personalmente il presidente del gruppo regionale del Pd Pierfrancesco Majorino, sonoramente sconfitto alle elezioni per la guida di Palazzo Lombardia, per una visita guidata al Piccolo Teatro. Ovviamente, a una condizione: che non porti con sé Soumahoro e la sua famiglia”, ha detto. Dall’altro della barricata anche il sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi per cui è “apprezzabile” la scelta del ministro Sangiuliano, “espressa con piena convinzione e totale autonomia”. “Conosco Geronimo La Russa e ne ammiro l’esemplare conduzione dell’Automobile Club d’Italia – ha garantito -. Per questo ritengo che l’indicazione del ministro Sangiuliano sia apprezzabile ed espressa con piena convinzione e totale autonomia”. Gli ha fatto eco il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti: “Conosco molto bene le qualità umane, professionali e intellettuali di Geronimo La Russa che alla presidenza dall’Aci Infomobility non è certo arrivato in ragione del suo cognome, ma di una stima personale riconosciuta trasversalmente dai soci della stessa associazione. Quanto poi alla sua nomina come membro del cda del Piccolo Teatro, il cui impegno è del

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Don Aldo Buonaiuto: “La piccola India è anche figlia nostra”

Don Aldo Buonaiuto, fondatore di In Terris, nella sua riflessione spiega come sia importante non lasciare indietro nessuno, a partire dai piccoli e dagli indifesi: “La cittadinanza italiana alla piccola Indi Gregory è un gesto di umanità e misericordia contro la cultura dello scarto” “L’unico modo di essere su questa terra è quello di non lasciare soffrire nessuno da solo. A cominciare dai piccoli e dagli indifesi”, ripeteva il Servo di Dio, don Oreste Benzi. Su alcuni temi compattarsi è un’esigenza di civiltà. La cittadinanza italiana alla piccola Indi Gregory non può prestarsi a letture di parte. Quello compiuto dal governo è un gesto di umanità e di misericordia universalmente condivisibile e lodevole nella drammatica corsa contro il tempo per cercare di portare in Italia la bambina condannata in patria a soli 8 mesi a vedersi staccare la spina. Tentare di salvarla corrisponde alla volontà dei genitori e della famiglia che si oppongono all’inflessibile interpretazione del “fine vita” nel Regno Unito già emersa nei tragici casi di Alfie Evans ad Archie Battersbee. Difendere la sacralità della vita testimonia lo stesso spirito di prossimità manifestato da papa Francesco ai bambini disabili e ammalati: “Le vittime della cultura dello scarto sono proprio le persone più deboli, più fragili”. Perciò va riscoperta “la cultura dell’accoglienza”, valorizzando e custodendo la dignità nascosta in ciascuna vita”. È un dovere umano e cristiano rimettere in discussione il rifiuto opposto dai tribunali britannici all’offerta dell’ospedale Bambino Gesù di Roma di continuare ad assistere Indi. Oggi la società appare sempre più inquinata dalla cultura dello “scarto”, cioè da una diffusa mentalità che è opposta alla cultura dell’accoglienza. E le vittime di questa deriva sono proprio le persone più deboli, più fragili, specialmente i bimbi affetti fin dalla nascita da patologie o handicap. Indi è figlia nostra, siamo tutti chiamati ad assumerci la responsabilità di genitori nel dare ancora una speranza alla più indifesa delle creature. Abbiamo l’obbligo di richiamare la vicenda di Alex Montresor, in grado di riprendersi da una malattia genetica rara grazie a un trapianto di cellule staminali al Bambino Gesù. Nel cuore dell’infanzia provata dalla sofferenza c’è la bellezza, l’amore, la poesia di Dio che si rivela a chi ha il cuore semplice, ai piccoli, agli umili, a chi noi spesso consideriamo ultimi. Del resto tutto il magistero di Francesco è fatto di profezia e non di soluzioni tecniche. Come se dicesse: io ti faccio vedere ciò che tu non sei più in grado di vedere a causa delle cataratte storiche o ideologiche che ti riducono la vista: le persone-scarto, l’umanità e la fratellanza dei migranti, la catastrofe ecologica che minaccia la vita soprattutto dei popoli più poveri, ecco io ti tolgo le cataratte che ti impediscono di vedere, ma la soluzione tecnica a questi drammatici problemi la devi trovare tu, è responsabilità politica tua, io non voglio invadere il terreno della tua autonomia e della tua competenza di laico e soprattutto di laico impegnato in politica. L’Alta Corte di Londra aveva dato ragione alla diagnosi senza speranza dei medici britannici, autorizzandoli ad avviare le procedure finali. Una sentenza definita “ripugnante” dal padre della piccola, “disumana e scellerata” da Pro Vita. È la stessa cultura dello scarto che porta a rifiutare i bambini anche con l’aborto. Occorre rilanciare le storie a lieto fine di altri bambini britannici come Tafida Raqeeb, che a cinque anni fu trasferita in gravi condizioni da Londra al Gaslini di Genova, dove è poi migliorata fino a poter essere dimessa. «La vita va affrontata con bontà, con mansuetudine, quanto bisogno di tenerezza ha oggi il mondo, la risposta del cristiano non può essere diversa da quella che Dio dà alla piccolezza umana”, insegna Francesco. Consentire a una famiglia di confidare in “ulteriori sviluppi terapeutici” interpella la coscienza individuale e collettiva. Nessuno può voltarsi dall’altra parte, ognuno di noi può far sentire ad Indi prossimità e condivisione. “Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno”, afferma madre Teresa di Calcutta. La vita umana deve essere sempre difesa, senza alibi né contrapposizioni strumentali.

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