14 Aprile 2021

De Chirico (FI): via Saint Bon nel caos a causa di Granelli (video)

“Non passa giorno che i residenti di via Saint Bon e delle vie limitrofe mi mandino video e immagini per mostrarmi il caos che si genera a causa dell’intervento scellerato di mobilità granelliana”, lo scrive in una nota Alessandro De Chirico, Consigliere Comunale di Forza Italia. “A nulla son servite le migliaia di firme raccolte e le numerosissime mail inviate dai cittadini per chiedere di cancellare la ciclabile e ripristinare l’intera carreggiata per lo snellimento del traffico automobilistico – spiega l’azzurro – Con l’ospedale militare che ogni giorno riceve centinaia di persone da vaccinare il traffico è impazzito. I milanesi minacciano di manifestare davanti a Palazzo Marino e noi saremo al loro fianco. Sbagliare è umano, perseverare da Granelli” conclude De Chirico.  

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L’effetto Coinbase fa correre Bitcoin e tutte le crypto

L’effetto Coinbase fa correre Bitcoin e tutte le crypto. La quotazione in borsa di Coinbase pare infatti alla radice dell’esplosione di tutte le crypto. In brevissimo tempo sono stati infranti tutti i record dei mesi scorsi. Ora bisogna vedere quanto questa quotazione durerà come effetto. Perché si sa che il mercato è molto volatile, però dopo alcune esplosioni diventa stabile. Dunque ora potrebbe esserci solo un crollo verticale dopo poco tempo, oppure una stabilizzazione verso l’alto.

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Cosa succede alla Polizia locale di Milano?

Cosa succede alla Polizia locale di Milano? Denunce e minacce di denunce reciproche, vigili arrestati perché avevano rapporti con gli spacciatori, la carica di comandante al centro di uno scontro fortissimo tra l’ex Barbato e il sindaco Sala che difende l’attuale Ciacci. Il quotidiano il Riformista addirittura ha sollevato il sospetto che la Procura di Milano abbia di fatto commissariato il sindaco Giuseppe Sala che avrebbe piegato il capo per i suoi numerosi problemi giudiziari. Un’eventualità pesantissima per Milano e quindi tutta l’Italia perché vorrebbe dire che la seconda città d’Italia è di fatto gestita da pubblici ministeri che nessuno ha eletto. Il sindaco Sala però si sa è refrattario a dare risposte, perché lui e Pogliani (uno degli spin doctor) reputano che così non si dà rilevanza alle critiche. Ma prima o poi tra suicidi, arresti, accuse e altro il sindaco dovrà mettere fuori il naso dalla tana. Perché per ora ha dato una lunga sebbene non completissima risposta, un testo stizzito in cui ha minacciato denunce e contestato alcune ricostruzioni. Sollevando invece pesanti dubbi sullo stesso Barbato che si era appena visto licenziare da Amat. Anzi il Comune ha anche dato la consegna del silenzio ai suoi dirigenti e dipendenti. Un gesto che non appare proprio in linea con la trasparenza che si aspetta da un’ente pubblico. Perché si parla di Palazzo Marino, non della Ferrari o della Coca cola. Ma allora torna la domanda: cosa succede alla Polizia locale di Milano? Ci sono veramente così tanti segreti da tenere coperti da imporre il silenzio?

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Costanzo (Aidr): “Digitalizzare sì ma senza sacrificare l’Human factor”

Costanzo (Aidr): “Digitalizzare sì ma senza sacrificare l’Human factor”. Ecco l’intervento di Biagio Costanzo, direttore d’azienda e socio Aidr. Provo ad andare controcorrente… Siamo caduti oramai nel limbo dello Smart Working., o meglio telelavoro, o meglio Home Working (che poi è quello che è), insomma queste modalità di prestazioni lavorative, che fino al dicembre 2019 erano argomenti di progetti pilota e che riguardavano solo il 13% delle imprese, ma con lo scoppio dell’emergenza sanitaria hanno riguardato la maggior parte della popolazione dipendente e non, sia pubblica che privata e oggi solo il 4% non lo ha mai sperimentato. Molti gli aspetti positivi quali per esempio l’aspetto ambientale, secondo una ricerca effettuata da Confindustria e Federmanager, il lavoro agile ha causato minori spostamenti contribuendo sensibilmente a ridurre le emissioni di anidride carbonica e consentendo a ciascuno risparmi economici non sottovalutabili. Inoltre l’aumentata capacità di innovazione delle aziende, grazie alla formazione, ha potuto sostenere in smart working e contemporaneamente il 56% dei suoi lavoratori. Ecco perché più della metà delle aziende, il 54% per l’esattezza, si dice certa di utilizzare lo smart working non soltanto durante questa lunga fase di emergenza sanitaria, ma anche dopo, in misura permanente. Poi vi è anche una platea vasta di chi afferma che, da casa, l’organizzazione del lavoro e della tempistica in cui mediare attività lavorativa e supporto alla famiglia sia più gestibile. Di contro c’è tutto il resto. Credere di archiviare le prestazioni in presenza con un tratto di penna è utopistico. Innanzitutto non si riflette a fondo sul fatto che sì, vi sono risparmi ingenti su affitti e spese correlate ma questo confligge con la contemporanea crisi economica dei settori dell’indotto, da quello immobiliare/edile, appunto, ai servizi di pulizie/manutenzioni/impiantistica a quello della ristorazione sia esterna, bar, ristoranti, bistrot etc. etc, che interna, le mense aziendali. Poi vi è l’effetto sociale come viene chiamato.  Come si fa a sottovalutare, dal punto di vista antropologico e delle nostre identità, gli effetti del rapporto umano/fisico che deve esserci tra esseri umani e quindi tra colleghi? La mancanza di rapporti sociali e l’impossibilità di interagire fisicamente con il proprio gruppo di lavoro, interazioni non sostituibili definitivamente da presenze in video, a volte solo in voce per conservare un senso di privacy dell’ambiente dal quale uno si collega. E proprio soffermandoci sui “collegamenti” non dimentichiamoci alcuni problemi tecnico-logistici, come i problemi di connessione, gli spazi limitati a disposizione e l’assenza di infrastrutture e strumenti idonei al lavoro da casa. È evidente il rischio di un ricorso eccessivo a videoconferenze, sull’alienazione del lavoro, e sull’operare senza limiti di orari. E non soffermiamoci sulla DAD e sul recente report proveniente dai reparti di Neuropsicatria infantile di due grandi nosocomi della Capitale che indicano l’aumento esponenziale di ansia, paura  e depressione dopo un anno di teledidattica. Ora siamo in una bolla, siamo ancora some sospesi ma prima o poi la questione della sicurezza del lavoro, non più solo presso gli uffici ma dai “nuovi “uffici che sono le proprie abitazioni, emergerà in modo esponenziale e succederà quando inevitabilmente un evento di rischio avverrà e quindi bisogna non farsi cogliere impreparati anche su questo ma studiare e prevenire. Si parla anche di nuova mobilità, ben venga anche per programmare la “rivoluzione ecologica” così tanta decantata ma che rischia di rimanere un semplice vuoto slogan, se intendiamo rivoluzionare abitudini ed esigenze consolidate con monopattini e biciclette in assetti urbanistici poco consoni o se non si compie davvero uno sforzo di investimenti corposi sui trasporti pubblici che sostituiscano i mezzi privati per la mobilità.   “Zoombare” di qual e di là…e la sicurezza?   Come dicevamo, dallo scoppio della prima ondata di questa crisi sanitaria, i sistemi di videoconferenza hanno avuto un vero proprio boom, in questo periodo di pandemia, ed è questo il motivo per cui si sono evidenziati i più significativi problemi di sicurezza, afferenti a questi applicativi. Come me credo che la maggior parte dei professionisti, dei dipendenti di aziende private e pubbliche, nell’ultimo anno abbia utilizzato più volte al giorno sistemi di videoconferenza. L’utilizzo intenso di sistemi di videoconferenza, quali webinar, live straming con piattaforme come Zoom, Teams, Skype, Google Meet Jitsi, Live YouTube, WebinarNinja, JetWebinar, GoToWebinar, WebEx, GetResponse, Livestream,Slack,  ha messo subito in evidenza le vulnerabilità di questi sistemi, addirittura creando nuove parole anglosassoni, ad esempio del tipo “Zoombombing”. Certamente, in materia di violazione dei dati, si conferma che molti applicativi di videoconferenza sono già dotati di alcune misure di sicurezza e protezione, come ad esempio l’utilizzo di parole chiave o l’attivazione di “sale d’attesa”, dove il partecipante alla conferenza viene fatto attendere, in attesa di essere collegato ma il rischio è, in questi mesi, con le infrastrutture informatiche clonatesi dai server centrali dei CED aziendali ai portatili collegati al Wi-Fi di casa, reale. Certo, molti applicativi sono dotati anche di protezione crittografica ma non vi è certo garanzia di una totale possibilità di mettere sotto controllo la sicurezza fisica delle reti cosi come diventa ancor più complesso mettere sotto controllo il comportamento degli utenti. Le aziende pubbliche e private devono quindi non solo mettere a disposizione l’applicativo, ma occorre avviare dei rapidi programmi di formazione, che permettono agli utenti di non incappare in comportamenti anomali, purtroppo frequenti. Alcuni programmi di educational sul tema sono già disponibili sui social media e potrebbe essere opportuno che l’amministratore della videoconferenza richieda a tutti i partecipanti di aver preso buona nota di questi comportamenti corretti. Altra cosa per esempio è la volontà da parte degli amministratori nell’esaminare politiche di sicurezza, dirette all’utente, le quali devono essere non troppo invasive e facilmente rispettabili, in maniera da non conferire un aspetto negativo all’intera videoconferenza. Il rischio a medio-lungo termine riguarda l’area concernente l’archiviazione dei contenuti di una  videoconferenza. È risaputo che le videoconferenze producono una grande quantità di dati, che comprendono anche documenti aziendali, progetti grafici, schizzi tracciati sul computer, calcoli matematici, dati economici, registrazioni audio e video della conferenza, disegni, schemi. Ecco quindi la necessità di introdurre procedure e processi che provvedano alla

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Fidanza (FdI): restituiremo dignità alla Polizia Locale

“Prima il caso dell’ex comandante Barbato, allontanato dal sindaco Sala senza motivazioni chiare, adesso quattro agenti del nucleo anti spaccio arrestati e altri tre indagati per presunti rapporti di complicità con alcuni spacciatori. E’ chiaro che la polizia locale sia allo sbando più totale per colpa di un’amministrazione inefficiente e poco trasparente” così in una nota l’europarlamentare milanese di Fratelli d’Italia, Carlo Fidanza, commenta l’arresto di quattro agenti della polizia locale di Milano per i reati di peculato, abuso d’ufficio, falso ideologico e materiale commessi dal pubblico ufficiale. “Uno dei primi impegni del nuovo sindaco di centrodestra – aggiunge Fidanza – sarà quello di restituire dignità a un Corpo glorioso, da sempre considerato un vanto per Milano, ma adesso in grande difficoltà. – concludendo – Questo obiettivo è fondamentale in primo luogo per difendere la stragrande maggioranza degli appartenenti alla polizia locale: persone oneste, serie e competenti”.

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