8 Settembre 2021

La fronda leghista: “Bolognini fa campagna per Meloni”

La fronda leghista: “Bolognini fa campagna per Meloni”. La composizione delle liste elettorali è stata infatti piuttosto problematica per la Lega milanese, pur essendo commissariata da anni e dunque in teoria ordinata come una caserma. Perché il commissario Stefano Bolognini non è riuscito a tacitare tutte le voci dissenzienti che visto il periodo elettorale si sono moltiplicate come quelle degli esclusi perché non abbastanza appoggiati da nomi pesanti. Alcuni di loro parlano solo dietro la garanzia dell’anonimato, spiegando che però con questa linea la Lega e in particolare Bolognini di fatto fa campagna per Meloni. Perché chi ha i suoi pacchetti di voti, se viene scavalcato senza i giusti modi poi preferisce cambiare bandiera. Poi ci sono quelli che invece parlano e spiegano il proprio punto di vista come Raul Bonomi, che si è visto scavalcato nelle liste del Municipio 7: “Con un’esperienza consolidata dopo quattro anni di militanza nel gruppo che faceva capo all’onorevole Morelli, la segreteria ha pensato bene di tenere fuori l’ennesimo candidato che avrebbe remato certamente per il sindaco Bernardo per portare voti ai candidati della Lega in Comune – racconta sconsolato Bonomi – Sono stato inspiegabilmente escluso dalla lista per il Municipio 7 come tanti altri amici che si trasformeranno in nemici o in esclusi che non hanno più intenzione di aderire a un gruppo politico che ha all’interno del suo interno un centro di comando senza regole democratiche, senza nessun senso della candidabilità che viene fatta esclusivamente per simpatie e correnti, facendo un salto indietro di 40 anni. E la cosa più grave è che questo meccanismo è a livello di Municipio, non di Parlamento”.

La fronda leghista: “Bolognini fa campagna per Meloni” Leggi tutto »

Sanità digitale, l’alleato in corsia per superare le emergenze

Sanità digitale, l’alleato in corsia per superare le emergenze. Bisciglia (Aidr): essenziale la promozione della cultura digitale in ambito sanitario. La pandemia ha portato con sé uno stravolgimento dell’organizzazione del lavoro anche in corsia. Dalla telemedicina, all’implementazione di sistemi di intelligenza artificiale, al monitoraggio da remoto. La sanità digitale ha dimostrato di essere molto più di un semplice supporto per i sanitari, portando benefici concreti in uno dei momenti più critici della storia recente. Seppur maturata spesso in emergenza in molti contesti, la rivoluzione digitale in corsia ha consentito a camici bianchi e operatori di poter garantire cure e assistenza in maniera continuativa e in assoluta sicurezza. I primissimi dati relativi all’implementazione dei sistemi digitali in ambito sanitario sono più che incoraggianti: il 37% delle strutture sanitarie sta sperimentando il Tele-monitoraggio, era il 27% nel 2019 e il 35% la Tele-visita (15% nel 2019). Oltre alla telemedicina, che ricordiamo è entrata di recente nelle prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale, la rivoluzione digitale in ambito sanitario può portare numerosi benefici non solo in fase di monitoraggio a distanza, ma nella diagnostica. Oggi l’accesso ad avanzati sistemi di analisi dei dati, basati anche su tecniche di intelligenza artificiale (machine learning e computer vision, solo per citarne un paio), anche attraverso il cloud, consentono a ricercatori e medici di accelerare e migliorare le capacità di diagnosi, con risultati migliori – di conseguenza – sia sul piano della prevenzione sia dal punto di vista delle cure Dal punto di vista della prevenzione, così come dalla prospettiva del monitoraggio delle cure e delle risposte dei pazienti, la cosiddetta Mobile Digital Health (detta anche mHealth) contempla applicazioni mobile e device IoT (per esempio dispositivi indossabili come braccialetti, smart watch, cerotti e tessuti “intelligenti”, ecc.) con l’obiettivo di facilitare diagnosi e cure da remoto. Applicazioni e sistemi IoT rendono più facile la raccolta di dati utili per il monitoraggio della salute, sia, come accennato, in chiave preventiva sia laddove si renda necessario controllare e gestire un percorso di cura, riabilitazione o assistenza. L’aumento di dati disponibili e di avanzati sistemi di analisi, aprono poi le porte alla medicina personalizzata · 55% riduzione di riammissioni in ospedale; · 61% riduzione delle visite al pronto soccorso; · 55% riduzione delle consultazioni del medico di famiglia; · 85% riduzione degli episodi di emergenza; · 45% riduzione del numero di giorni di ricovero. Infine, ma non per minore importanza, è necessario ricordare il monito lanciato dall’OMS, la popolazione mondiale sta invecchiando, eppure la fascia più vulnerabile potrebbe non ricevere una adeguata assistenza sanitaria, a causa della mancanza di personale in corsia. Nel 2035, secondo l’OMS, ci sarà un deficit globale di circa 12,9 milioni di professionisti sanitari qualificati, in tutto il mondo, con conseguenze e impatti negativi soprattutto nei paesi a basso reddito. La Sanità Digitale potrebbe rappresentare, in quest’ottica un potente fattore abilitante per migliorare le condizioni sanitarie e accesso ai servizi alla salute in queste comunità, così come in località remote lontane dalle città metropolitane o cittadine con poche strutture sanitarie. Investire nella diffusione della cultura digitale, significa quindi, promuovere un nuovo modello di sanità in cui la tecnologia possa essere a beneficio dei sanitari e dei pazienti.

Sanità digitale, l’alleato in corsia per superare le emergenze Leggi tutto »

Al via MiX Festival Internazionale di Cinema LGBTQ+ e Cultura Queer

Al via MiX Festival Internazionale di Cinema LGBTQ+ e Cultura Queer. Più di 60 titoli in gara, fra anteprime nazionali e internazionali, come l’attesissima serie tv spagnola Veneno, il premio More Love alla senatrice a vita Liliana Segre, tanti incontri con artisti, registi, scrittori e musicisti, fra cui le special guest Veronica Pivetti e Francesca Michielin che saranno insignite rispettivamente del titolo di Queen of Comedy e Queen of Music e i Melancholia autori dello spot del festival, per una 4 giorni ricchissima all’insegna del nuovo claim Love Matters: si prospetta un grande evento culturale e di spettacolo la 35a edizione del MiX Festival Internazionale di Cinema LGBTQ+ e Cultura Queer, il più importante e seguito festival italiano dedicato alla migliore cinematografia LGBTQ+ nazionale e internazionale, tra i più rilevanti a livello europeo, diretto da Paolo Armelli, Andrea Ferrari e Debora Guma. Dal 16 al 19 settembre 2021 torna in formula “ibrida”, al Piccolo Teatro di Milano (Teatro Strehler e Teatro Studio Melato), per la prima volta nella prestigiosa cornice del cortile di Palazzo Reale, all’interno della “Flying Tiger Mix Young Arena”, e online, accessibile da tutta Italia, su Nexo+, la piattaforma di contenuti on demand ideata da Nexo Digital. Come da tradizione, la ricca programmazione fotografa i grandi temi della cultura contemporanea e del mondo LGBTQ+, confermando il festival come punto di riferimento per la comunità LGBTQ+ di Milano e italiana, un’occasione di dialogo e di dibattito non solo legato al cinema e alla cultura queer, ma anche ad altre tematiche sociali riguardanti l’impegno civile, la difesa dei diritti e delle diversità, come rispecchiato nel claim di quest’anno, Love Matters. Tra i momenti più attesi, il Premio More Love, assegnato alla Senatrice a vita Liliana Segre, simbolo della lotta contro l’odio e tutte le discriminazioni, nella serata d’apertura – giovedì 16 settembre (ore 20.00) Teatro Strehler – condotta da Paolo Camilli e accompagnata dall’intervento del deputato Alessandro Zan e dalla performance di danza dei ballerini del Teatro alla Scala Massimo Garon e Alessandra Albano. Tra gli altri ospiti del MiX, Veronica Pivetti che – venerdì 17 settembre (ore 22.00) Teatro Strehler – sarà insignita del premio Queen of Comedy, mentre Francesca Michielin sarà incoronata Queen of Music nella cerimonia di chiusura – domenica 19 settembre (ore 20.30) Teatro Strehler – condotta da Ema Stokholma. La cerimonia sarà arricchita da un intervento del comico star del web Daniele Ciniglio e dalla performance live dei Melancholia, autori della sigla dello spot del MiX di quest’anno. Tra gli eventi speciali, la presentazione in anteprima italiana dei primi due episodi di Veneno, l’acclamata serie tv spagnola, sbarcata su HBO Max negli USA e apprezzata in tutto il mondo, sulla vita della cantante transgender e personaggio televisivo Cristina Ortiz, meglio nota come “La Veneno”, una delle più importanti icone LGTBQ+ in Spagna. La proiezione – domenica 19 settembre (ore 18) Teatro Studio Melato – vedrà in sala i suoi registi, Javier Calvo e Javier Ambrossi e da una delle sue protagoniste, l’attrice e modella Lola Rodríguez. Fuori concorso si segnala la proiezione del primo film dell’artista Jacopo Milani, La Discoteca, progetto vincitore dell’ottava edizione di Italian Council, il programma di promozione dell’arte contemporanea italiana nel mondo della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura (MiC). Il cortometraggio sarà proiettato alla presenza del regista, delle produttrici e di parte del cast, tra cui Eva Robin’s e Pietro Turano. La serata, che vedrà anche una speciale esibizione del collettivo DRAMA Milano, sarà condotta da Stephanie Glitter e Pierpaolo Astolfi. Come di consueto, il cuore del programma del MiX Festival Internazionale di Cinema LGBTQ+ e Cultura Queer è costituito dai tre concorsi internazionali – Lungometraggi, Documentari e Cortometraggi – che porteranno in gara opere nazionali e internazionali di grande qualità, diverse nei temi e nei linguaggi ma tutte unite nel comune denominatore di “Love Matters”, claim ufficiale di questa 35a edizione raccontato anche attraverso alcuni focus. Tra questi, “Trans Lives Matter” che raccoglie diversi titoli, fra cui molti brasiliani, paese con il triste primato del maggior numero di persone transgender uccise all’anno, come le due anteprime italiane di Valentina, pluripremiato film d’apertura di Cássio Pereira dos Santos, storia di un coming-of-age di un’adolescente transgender, e Madalena film drammatico e sperimentale di Madiano Marcheti, o il cortometraggio Swinguerra del duo di videoartisti Barbara Wagner e Benjamin de Burca, presentato alla Biennale di Venezia 2019 nel padiglione brasiliano. Love Matters trova un ulteriore momento di riflessione nel racconto del movimento per l’affermazione dei diritti delle persone LGBTQ+, attraverso una serie di titoli tra cui le anteprime italiane di due documentari, Rebel Dykes di Harri Shanahan e Sîan Williams, sulla storia poco conosciuta di un movimento di lesbiche transfemministe nella Londra post punk degli anni Ottanta, e Unapolegetic di Ashley O’Shay sulle due giovani leader femministe queer del movimento Black Lives Matter di Chicago. Ma i temi del MiX sono tanti e di diversa natura, come testimoniano altre due anteprime italiane, Feast dell’artista visuale, fotografo e regista Tim Leyendekker, ospite del MiX, acclamato all’ultimo International Film Festival di Rotterdam, e Potato Dreams of America del russo-americano Wes Hurley, divertente melodramma camp autobiografico. Un programma di pregio che farà conoscere al grande pubblico importanti opere di cineast* affermati e di giovani talenti così come è tradizione del Mix Festival che in 35 anni di storia, dal 1986 a oggi, anche nelle edizioni coordinate in passato dallo storico direttore Giampaolo Marzi, ha fatto conoscere al pubblico italiano grandi nomi della cinematografia LGBTQ+, come Xavier Dolan e François Ozon. Agli storici riconoscimenti Miglior Lungometraggio assegnato da una giuria con presidente Juliette Canon, coordinatrice della piattaforma Festival Scope e programmatrice del queer film festival Chéries-Chéris; Miglior Documentario conferito da una giuria presieduta da Pilar Monsell, pluripremiata regista, artista e ricercatrice spagnola, e Miglior Cortometraggio attribuito da una giuria composta da giovani universitari rappresentanti il variegato spettro della comunità LGBTQ+, quest’anno si affiancano dei nuovi premi. Il Premio per la Miglior Sceneggiatura, a cui partecipano i titoli del concorso Lungometraggi, assegnato da una giuria presieduta dalla scrittrice e giornalista Lidia Ravera; e il premio Mix Queer Shorts to Be, rivolto a cortometraggi in via di sviluppo, che sarà conferito da una giuria composta dai direttori artistici dei festival del Southern European LGBTQIA+ Film Festival (Bilbao, Parigi, Salonicco), network nato nel 2020 di cui il MiX è membro fondatore, e il cui riconoscimento consiste in un brano musicale originale della compositrice argentina Camila Fawape. Per la sezione dei documentari, si riconferma invece il Premio MIX laF alla migliore opera in gara grazie alla collaborazione con laF – la tv di Feltrinelli (Sky 135) che trasmetterà sul proprio canale il titolo vincitore.   Altra novità di quest’anno il Premio Mix Nexo + che Nexo Digital attribuirà alla migliore opera di una giovane o di un giovane filmmaker. Confermato, infine, anche per questa edizione, il premio del pubblico che potrà

Al via MiX Festival Internazionale di Cinema LGBTQ+ e Cultura Queer Leggi tutto »

Davvero (quasi) Tutti pazzi per le Criptovalute?

Davvero (quasi) Tutti pazzi per le Criptovalute? Cosa sappiamo delle valute digitali o criptovalute? È la domanda che mi sono posto leggendo l’intervista del 15 luglio u.s. a Christine Lagarde, Presidente della Banca Centrale Europea: “…la BCE avvierà da ottobre 2021 una fase di indagine per realizzare l’euro digitale, con l’impegno di portare a termine questa indagine nei prossimi due anni …”. Sappiamo ancora poco di valute digitali, anche se sono tantissimi gli articoli pubblicati sul tema: sappiamo che esistono, un po’ meno quante sono, in tanti ignorano come si generino queste valute e come si effettuino i pagamenti ma, anche, qual è il loro attuale livello di espansione nei mercati finanziari. Le criptovalute o valute digitali sono generate con un sistema di codici. Non mi soffermo nei dettagli del complicato algoritmo di generazione delle unità di moneta, mi limito a dire che le criptovalute si basano su di un sistema di generazione di unità di valuta virtuali prodotte e controllate servendosi di database DLT (Distribuite Ledger o registro distribuito, che in genere è una blockchain) e che essi funzionano come un registro pubblico e decentralizzato. Un’altra caratteristica comune delle criptovalute è che sono state pensate per ridurne lentamente la produzione al fine di avere in circolazione un numero limitato di unità di valuta. La limitazione del numero di unità di valuta in circolazione fa sì che le possiamo accomunare alle materie prime più preziose (oro, diamanti,) e come per queste ultime è possibile acquistarle, vederne accrescere o diminuire il valore, utilizzarle come strumento di pagamento alternativo per le transazioni on line. Chi produce le criptomonete? Le estraggono i “miners” o minatori grazie a potentissimi computer (server) e a complessi algoritmi di calcolo che dovranno risolvere, come meglio evidenziato di seguito. Si discute molto sull’enorme dispendio energetico consumato dai questi potenti elaboratori che i minatori utilizzano: occorre una elevata capacità di calcolo per avere la probabilità di riuscire ad estrarre nuove monete virtuali da poter immettere nel mercato, risolvendo complicatissimi algoritmi. Come avviene il processo di estrazione delle criptomonete? Il processo di estrazione di criptovalute come Bitcoin è detto “criptomining”: i minatori dovranno eseguire enormi calcoli matematici per sperare di estrarre e produrre i Bitcoin: la difficoltà di estrazione aumenta sempre di più nel tempo. I “minatori” potranno estrarre i Bitcoin quando avranno risolto i complessi calcoli ma potranno essere “pagati”, ovvero potranno veder riconosciuto il loro lavoro, solo quando avranno raggiunto l’obiettivo di risoluzione di un “blocco” di Bitcoin. In tanti si sono organizzati in gruppi tramite il crowfunding (raccolta fondi effettuata per lo più via internet): i soci partecipano ai progetti di estrazione con l’obiettivo primario di cedere poi l’attività a grossi player. L’estrazione avviene, come anticipato sopra, grazie ai super computer programmati per entrare nella rete della criptovaluta da estrarre (i più lavorano per estrarre Bitcoin e la rete è una blockchain): lavorano 24 ore al giorno con l’unico obiettivo di risolvere complicatissimi problemi computazionali. I minatori lavorano in competizione con altri gruppi di minatori altrettanto organizzati: ogni volta che riescono a risolvere un problema, che di fatto consiste nel generare una precisa sequenza di lettere e numeri riconosciuta come corretta dall’algoritmo ideato da Satoshi Nakamoto, fanno nascere un nuovo Bitcoin. I minatori potranno quindi essere pagati ogni volta che riescono ad agganciare un “blocco” di Bitcoin che ad oggi è pari a 6.5. La composizione del blocco è destinata a dimezzarsi progressivamente perché ad esempio nel caso specifico della criptovaluta Bitcoin l’algoritmo prevede che al termine del processo di estrazione, che secondo i calcoli e le proiezioni attuali si prevede che avverrà verso il 2130, i Bitcoin estraibili dalla rete non dovranno superare quota 21 milioni (si calcola che ad oggi siano stati estratti circa 18 milioni di Bitcoin). Ogni quattro anni la formula di Nakamoto prevede che il blocco, e di conseguenza il premio, si dimezzi: alla nascita della valuta nel 2009 i minatori potevano estrarre blocchi di 50 monete virtuali, oggi il blocco si è ridotto a 6,5 e tenderà progressivamente a ridursi nel rispetto della regola imposta. Quali sono i vantaggi per i minatori allora? I miners sono incaricati di garantire la sicurezza della rete e di validare tutte le transazioni effettuate, il blocco estratto è il loro premio / guadagno. Non è un’attività facile, oggi i miners si stanno organizzando in gruppi per avere sempre più potenza di calcolo ma, anche, si stanno mettendo a loro disposizione computer con minore consumo energetico per risolvere in parte anche il problema dell’enorme dispendio energetico dei processi di elaborazione attivi H24. Quali sono i benefici dell’utilizzo delle criptovalute? I benefici sono molteplici. Si può trasferire una criptovaluta on line ad un’altra persona senza la necessità di un intermediario e senza costi aggiuntivi, mentre per le monete tradizionali occorre la presenza di una banca o di altro istituto di pagamento che si trattengono una fee per ogni operazione. Le criptomonete possono essere acquistate anche come forma di investimento: come per altri beni preziosi il valore può crescere ma, attenzione, potrebbe anche diminuire. Le criptomonete sono valide in tutto il mondo da chi le accetta come metodo di pagamento, non sono legate ad un territorio specifico. Le criptomonete sono uguali in tutto il mondo, per cui se per esempio pago in Bitcoin, in tutto il pianeta viene riconosciuto ed accettato allo stesso modo perché le criptomonete sono per loro stessa natura una moneta internazionale e non sono vincolate ad uno specifico territorio geografico o politico. Le criptomonete hanno un elevato standard riguardo alla privacy: è necessario condividere un minore numero di dati personali rispetto alle transazioni effettuate con le monete tradizionali. I dati presenti nei registri pubblici non sono direttamente legati all’identità di chi effettua le operazioni e ciò assicura una maggiore riservatezza nei pagamenti. Come avviene un pagamento in criptovalute? Le transazioni avvengono per il tramite di tecnologie peer-to-peer dove i nodi (dispositivi hardware del sistema in grado di comunicare con gli altri dispositivi che fanno parte della rete) sono equivalenti o “paritari” (peer), potendo fungere al

Davvero (quasi) Tutti pazzi per le Criptovalute? Leggi tutto »

Cybersicurezza, Nicastri (Aidr): bene Draghi sulla nomina del  direttore dell’Agenzia in tempi rapidissimi

Cybersicurezza, Nicastri (Aidr): bene Draghi sulla nomina del direttore dell’Agenzia in tempi rapidissimi. “La nomina in tempi rapidissimi da parte del premier Draghi del Prof. Roberto Baldoni, attualmente vicedirettore del Dis, come direttore dell’Agenzia per la Cybersecurity, è un segnale importantissimo per tutto il Paese in direzione di una sempre maggiore attenzione ai temi della digitalizzazione e della sicurezza informatica in un momento estremamente delicato per il nostro Paese.” Così il presidente di Aidr, Mauro Nicastri, in una nota. “Sotto la guida di Baldoni – prosegue Nicastri –l’Agenzia saprà lavorare non soltanto per garantire una maggiore tutela degli interessi nazionali e della resilienza dei servizi e delle funzioni essenziali dello Stato da minacce cibernetiche, ma contribuirà allo sviluppo dei progetti legati alla sicurezza informatica.” “L’istituzione dell’Agenzia per la cyber sicurezza è un tassello importante – ricorda Nicastri anche per consentire la piena attuazione delle misure stabilite nel PNRR. L’investimento nella digitalizzazione non può prescindere da una attenta cabina di controllo, che sappia monitorare e prevenire i rischi informatici. In quest’ottica, siamo sicuri che Roberto Baldoni, docente alla Facoltà di Ingegneria dell’Informazione e direttore del Centro di Ricerca Sapienza in Cyber intelligence e Information security dell’Università la Sapienza, vicedirettore del Dis e tra i massimi esperti italiani in fatto di sicurezza cibernetica, saprà imprimere il giusto cambio di marcia al Paese, superando gli atavici ritardi dovuti anche alla mancanza di competenze digitali. Aidr, attraverso l’osservatorio per la cyber security – conclude Nicastri – proseguirà la sua azione di diffusione della cultura digitale per sensibilizzare i cittadini sui rischi della rete e del web provando a dare il proprio contributo sia in termini di analisi del contesto, sia per ciò che concerne la formazione”.

Cybersicurezza, Nicastri (Aidr): bene Draghi sulla nomina del  direttore dell’Agenzia in tempi rapidissimi Leggi tutto »

Storia dell’ennesima umiliazione di MM

Non sarà MM a costruire, in cordata con altri, il padiglione Italia a Dubai per l’expo del prossimo anno. Il Consiglio di Stato ha bocciato il ricorso contro la decisione di Invitalia, gestita da Arcuri, di escludere la cordata di imprese in cui si trovava anche MM per il conflitto di interessi di un suo ingegnere che aveva rapporti commerciali con un membro della commissione aggiudicatrice. Tutto questo in che modo impatta sulla città e la nostra vita? Ce lo spiega il candidato in Comune e in Municipio 7 con Milano Popolare Franco Vassallo: “Un tempo, le partecipate erano il fiore all’occhiello di Milano. Parliamo della Milano di Albertini, la Grande Milano, e prima ancora, nonostante gli scandali, anche nella Prima Repubblica. Erano un vanto in Italia: efficienti, con personale motivato e orgoglioso del ruolo e della funzione svolta. Insomma, un’eccellenza in cui c’era la consapevolezza del ruolo svolto e la costante concorrenza col privato per fare meglio, sempre al servizio dei cittadini. Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito a un deterioramento di tutto questo. Ed MM ne è stata la vittima più eccellente. Come mai non ci si è accorti di quell’ingranaggio inceppato? È umano, quando tutta la città, in pratica, gravita sulle tue spalle. MM, ricordiamolo, sta per Metropolitane Milanesi. Ma non si riferisce al traffico veicolare, solo alla costruzione e manutenzione della rete. MM ha costruito, letteralmente, il reticolo di gallerie in cui viaggia la metropolitana. Poi si è deciso, e secondo me non è stato il massimo, di accorpare il servizio idrico. In ogni caso, le due attività erano affini, per servizio idrico anche qui si intende la parte dell’acquedotto: tubi, per capirci. Da lì in poi, però, è passato il principio che se scaviamo bene, tutto il resto ci verrà benissimo. Ed MM è diventata anche gestore delle case popolari e dall’anno prossimo ristrutturerà scuole e raccoglierà le foglie. Ormai manca solo che si metta a vendere calzini alle fermate della metro e poi le ha fatte tutte. In questo clima si è deciso che costruire uno stand a Dubai era una buona idea. E nel marasma nessuno ha controllato, o poteva controllare, tutti i conflitti di interesse. Non è una storia nuova, purtroppo, nel mondo degli appalti Milanesi. Di sicuro la figuraccia che ne risulta è epocale e stimola una riflessione: non è il caso di ritornare a semplificare? Nel mio programma c’è un rilancio dell’esperienza e delle competenze delle partecipate. E questo rilancio parte proprio dal dire che ognuno dovrebbe fare quello che sa fare. MM non sa nulla dello sfalcio dell’erba. Ed è inutile promettere assunzioni a destra e a manca. MM deve tornare a concentrarsi sugli scavi e sulla manutenzione dei medesimi che sa fare davvero bene. Il resto lasciamolo a chi sa farlo di mestiere, vale per la ristrutturazione delle scuole, vale per l’Expo di Dubai”.

Storia dell’ennesima umiliazione di MM Leggi tutto »