18 Maggio 2021

Quando Milano uccide chi produce: il caso del mercatino (legale) di Piazzale Cuoco

Premessa: questo articolo nasce da un errore. Mio, per la precisione. Un errore che, però, sono sicuro faranno anche molti di voi. E che va assolutamente corretto. Quando ho sentito per la prima volta questa storia e mi è stato detto che riguardava il mercatino che sorge nell’area delimitata da viale Puglie, via Tertulliano e Piazzale Cuoco ho immediatamente esclamato: “Ah, il mercatino abusivo!”. Ero al telefono con il titolare di Parkomodo, il dott. Colonna ed è calato il gelo. Ma è nata anche una storia che inquadra perfettamente cosa non vada nella Milano di Sala. Esistono due realtà distinte e distanti, per quanto divise da una sola via, in quell’area. Di una si è occupato il mondo, è il Mercatino delle Pulci. Dell’altra non parla mai nessuno. Perché in questo paese il bene non fa notizia. E quindi ce ne occuperemo noi, qui. Il mercatino degli hobbysti che sorge in Hobby Park è una realtà che opera a Milano da 17 anni. Senza dare il minimo fastidio a nessuno. Promuove l’economia circolare, cioè la vendita dell’usato che finirebbe, altrimenti in discarica o negli inceneritori. È un esempio virtuoso di economia a misura d’uomo, severamente regolato: chi vuole vendere si deve prenotare. Così si evitano file nella notte, schiamazzi e bazar abusivi (checché ne dica il Comune). Questa benemerita istituzione, ormai si può definire tale, è stata chiusa dal Comune. Perché? Perché a fianco c’è il Mercatino delle Pulci. Di cui, come detto, non parleremo. Ma che, visto il poco spazio che divide i due mondi, fa ricadere le sue scelte, che non abbiamo i mezzi per sapere se siano o meno legittime, né ci interessa, sugli hobbysti. Così, dal 2015, i residenti sono sul piede di guerra. Lamentano file lunghissime nella notte di venditori in attesa, commerci al limite della legalità e la presenza di un esercito di abusivi con le lenzuola a terra. Come abbiamo visto, il rigido regolamento di Hobby Park non prevede nulla di tutto questo. È quindi lecito domandarsi: a che serve questa decisione? Intanto, alcune anomalie: la forma del provvedimento è quell’ordinanza contingibile. Quindi, come scrive la Treccani: “…per qualificare situazioni e circostanze di grave ed eccezionale necessità che, non potendo esser fronteggiate con i mezzi ordinarî, danno all’autorità il potere di emettere provvedimenti di carattere straordinario e di durata temporanea”. Qual è il termine? Fine pandemia. Che sembra tutto meno che un termine certo e determinato. E l’urgenza? Il Covid è qui da quindici mesi e l’emergenza era iniziata ben prima, nel 2015, se intendiamo la parte dei venditori abusivi. A che serve questa ordinanza? A rendere la vita impossibile a chi ha sempre lavorato secondo le regole, nonostante l’ampia disponibilità al dialogo della società, cioè la Parkomodo SRL. Certo, il Comune dissente. È ovvio e prevedibile. Ma il segno distintivo di questa Giunta si vede chiaro: chi produce è colpevole sino a prova contraria. Vale per chi vuole fare economia circolare, chi vuole circolare per far girare l’economia e chi deve girare ogni ufficio sulla terra per avere una autorizzazione. Milano è una città con la labirintite burocratica. Ed è precisamente il contrario di quello che il Sindaco ci ha sempre raccontato. L’effetto è quello di punire chi si adopera con impegno e senza lasciarsi scoraggiare per far rispettare le regole, senza incidere su chi se ne frega di tutto. Si colpisce chi prova a essere in regola, si ignora chi prospera nell’illegalità. E quando la situazione supera la soglia di allarme si trattano le due categorie come se fossero la stessa cosa. È una situazione allucinante, che sta costando cara ad un imprenditore e a centinaia di hobbysti. Con l’unica colpa di aver creduto e investito su Milano. Una città che, ormai, fa il deserto e lo chiama efficienza amministrativa.

Quando Milano uccide chi produce: il caso del mercatino (legale) di Piazzale Cuoco Leggi tutto »

ZumZan

ZumZan. Ci fu il PdUP, partito di Unità Proletaria, e più famoso il PSIUP, partito socialista italiano di Unità Proletaria. Le identità non furono sempre proletarie ed ad un certo punto scappò fuori anche un PDIUM, partito democratico italiano di Unità Monarchica. Ora i partiti, opposti ma ravvicinati da un insopportato abbraccio, si accapigliano attorno ad uno strano disegno di legge, il ddl Zan, che già onomatopeicamente, sembra un kid asiatico di giochi marziali. E’ un campo ostico, al crocicchio dell’incontro tra la psicologia delle folle dei folli e la sociologia dell’irrealtà, ma d’altronde a questo spazio sono stati confinati i partiti per bonaria concessione dell’alto Olimpo il cui cervello è in ben altre cose affaccendato. L’oscuro contenuto della proposta legislativa è stato iconicamente chiarito dalle copertine delle riviste più squisitamente e cristallinamente di sinistra. Ne è uscito un EFdUM, ente femminino di Unità Maschile, che probabilmente ed auguratamente gemmerà omologhi quali l’ EMdUF, ente maschile di Unità Femminile, senza lasciare in un angolino gli EFdUF ed EMdUV, ente femminino di Unità Femminile ed ente maschile di Unità Virile. La comparsa iconica di questi topoi ha fatto scaturire un respiro di sollievo. Era tempo infatti, sia nel mondo materiale ma soprattutto in quello virtuale, cui tutti sono ora sottoposti, che ogni corteggiamento e seduzione si muovevano felpate sempre sul terreno di reprimende, delusioni e malcelati sospetti. Una bella donna, alta, dalle forme generose, dallo sguardo seducente, dalla bocca gonfia e suadente, faceva sudare freddo al pensare che molto presumibilmente sotto fosse maschio ipercelato. Certo, una volta verificato che non fosse presente nel database mentale e professionale delle giornaliste veline, categorie ormai abbastanza confuse. E d’altronde un bel ragazzo ben piantato, dai modi forti e gentili, dal franco sorriso, alla prima impressione un vero principe azzurro, finiva quasi sempre per deludere donne e ragazze, una volta appurato, che si trattava di un appassionato dei simposi platonici. Alti lai femminili andavano di qua e e di là costringendo il genere rosa ad emigrare in campagna e provincia alla ricerca dei Corona perduti, destinati loro malgrado alle carceri o all’eremitaggio di alta montagna. D’altronde, era chiaro secondo la vox populi che, per esempio, a Milano di uomini veri non ce ne fossero più, almeno tra quelli occupati e di danaro muniti. Impossibile immaginarsi di ragazzi corteggiatori con mazzi di fiori in mano, che in fondo distruggono la natura. Le mode hanno una forza inenarrabile soprattutto se durano decenni. Sotto una certa età non si può non essere tatuati in tutto il corpo, anche in posti improbabili; né si può non essere ferrati da metalli e anelli pensati per regolare rudemente la vita delle mandrie. Già questo divide popolo e politici tra i quali, tantomeno fra i pentastellati, non figura nemmeno un tatuato ferrato. La moda con il ditino stabilì un no deciso al troppo testosterone come se nell’aria girasse assieme alla cocaina bromuro a volontà. Molti gli impedimenti alla virilità, a partire dal mancato accesso al mercato del lavoro molto selettivo sulla cosa; proseguendo con le attenzioni delle autorità giudicanti per il facile sospetto di predisposizione a violenze ed eccessive attenzioni, dette stalking oltre un certo livello di reddito, facilmente riscontrabile dal proprio Isee. Quell’idiota del virile finiva sempre per incitare la meno adatta a rimanere incinta. Chiaro che una cosa del genere, notissimamente naturale, si dispiega come fascistissima, da violazione della Scelba, con doppie e triple ripercussioni repressive su tutta la comunità donnesca. Quell’atto violento e imperialista di irrorare le gonadi sarebbe stato pagato caro e tutto come un ricatto vita natural durante la quale, egli sarebbe stato schiavo di lei e del nascituro fino alla età della maturità che oggi i social collocano sulla quarantina. No, i ragazzi trovarono naturale farsi sedurre dal profumo del fard e dalle luminosità degli smalti che garantivano un certo controllo sul conto in banca, tranquillità e nessuna condivisione della casa da ereditare. Si fecero svagati e sciapi tanto che più che in giro, di femminilità valida non ce n’era poi tanta, una volta esclusi gli stangoni gonfiati di cui sopra. La rincorsa della parità di genere e l’opposto impegno a mantenere una silhouette irreprensibile aveva portato il combinato disposto di corpi femminili magherimmi, ossuti e appiattiti, su teste e volti irosi da bulldog che difficilmente si sarebbero detti di bulldog femmina. Esclusa, ma non sempre, la marmellata impastata di giornaliste e veline, il cui database veniva prenotato, come in un qualsiasi calciomercato, ben prima che si aprisse stagione. Disperate, fin dalla più tenera età, le donne si sono date al bere, cercando con le offerte di partouze più incredibile di farsi largo. Si cominciava con andare a letto con due uomini, e si proseguiva con tre o quattro, dopo aver aperto decine di bottiglie di birra con l’anello del naso di lui o lei. E non sempre bastava, perché ormai per cavarci un po’ di sugo, di uomini ce ne voleva un reggimento, dato il basso rendimento. La generazione youporn era femminile, per la prima volta. Ora il ZumZan arriva salvifico a salvarci da questo incubo di teste piene di sesso desiderato, in genere dalle qualità da codice penale ed una realtà sconfortante di mancanza di risorse adeguate, di offerta come di domanda. Tutti potranno essere stessi, confortati da desideri, fattisi reali, in quanto bisogni e dunque diritti. Le EFdUF sostituiranno il concorso in Rai, gli EMdUV andranno in galera con uscita eccezionale per copulazione richiesta da quel gentil sesso che se lo potrà permettere. Gli incroci improbabili di EFdUM ed EMdUF stabiliranno la supremazia della fantasia sulla realtà, in attesa della prossima indignazione naturista e naturalistica che porterà il politicamente corretto ad un ulteriore livello quantico. E soprattutto in attesa del partner robotico, summa delle fantasie più sfrenate, almeno fintanto che i robot non si faranno Ottavo Stato. Giuseppe Mele

ZumZan Leggi tutto »

Covid: calano decessi e ricoveri

Con 20.822 tamponi effettuati, sono 675 i nuovi positivi in Lombardia con un tasso di positività in crescita al 3.2% (ieri 2.4%). Sono in calo sia i ricoverati in terapia intensiva (-11, 371) che negli altri reparti (-25, 2.028). Continua a diminuire anche il numero dei decessi che sono 13 per un totale complessivo di 33.360 morti in regione dall’inizio della pandemia. I dati di ieri: i tamponi effettuati: 20.822 (di cui 17.755 molecolari e 3.067 antigenici) totale complessivo: 10.163.812 i nuovi casi positivi: 675 (di cui 36 ‘debolmente positivi’) i guariti/dimessi totale complessivo: 754.566 (+938), di cui 3.096 dimessi e 751.470 guariti in terapia intensiva: 371 (-11) i ricoverati non in terapia intensiva: 2.028 (-25) i decessi, totale complessivo: 33.360 (+13) I nuovi casi per provincia: Milano: 158 di cui 64 a Milano città; Bergamo: 86; Brescia: 36; Como: 73; Cremona: 11; Lecco: 7; Lodi: 2; Mantova: 23; Monza e Brianza: 55; Pavia: 7; Sondrio: 14; Varese: 186.

Covid: calano decessi e ricoveri Leggi tutto »

Sala: Milano vuole riaprire a giovani in sicurezza

“Milano è pronta a mettersi alla prova e a dimostrare che si può riaprire a concerti e a eventi di intrattenimento e culturali nel rispetto delle regole”. Lo ha scritto sulle sue pagine social il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, parlando del primo “evento-test” che potrebbe tenersi in città alla fine di maggio quando, in una nota discoteca, il Fabrique, si terrà un esperimento di riapertura dei locali per concerti al chiuso con l’utilizzo di tamponi, come avvenuto ad esempio a Barcellona. “Abbiamo lavorato tanto per arrivare a questa proposta. E faremo quanto è nelle nostre possibilità perché possa realizzarsi. Milano vuole riaprire ai giovani, alla possibilità di stare insieme in modo consapevole e corretto. Cioè in sicurezza”, ha aggiunto Sala spiegando che la proposta gli è stata presentata dalle associazioni di settore SILB, CFC, ADJ e SILS “nel corso di due incontri molto utili; una richiesta che ho accolto e che ho deciso di sostenere, dopo averne interessato il Prefetto”. “L’abbiamo sottoposta al Governo e al Cts, perché il mondo dell’intrattenimento musicale, così come quello dello spettacolo e della cultura devono poter ripartire presto e soprattutto in sicurezza. – ha concluso – Diverse città europee hanno già sperimentato il riavvio di appuntamenti Covid-free, con buoni risultati”. ANSA

Sala: Milano vuole riaprire a giovani in sicurezza Leggi tutto »

Il Consigliere Regionale Franco passa da Cambiamo a FdI

Il consigliere regionale della Lombardia Paolo Frano lascia Cambiamo! e aderisce a Fratelli d’Italia. Arriva quindi a cinque il numero di consiglieri del partito. Storicamente un record, come ha sottolineato l’assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato. Nel corso della legislatura i consiglieri sono passati da due a cinque con l’adesione prima di Federico Romani (da Forza Italia), poi di Patrizia Baffi (Italia Viva) ed ora Franco. “Sono qui per dare un valore aggiunto – ha spiegato in conferenza stampa il consigliere – per dare un valore aggiunto al partito che sta volando nei consensi e ha bisogno di radicarsi nei territori”. “Questo dimostra che la proposta di FdI convince sempre di più – ha detto la coordinatrice regionale Daniela Santanchè – E nelle prossime settimane la nostra famiglia potrebbe allargarsi ancora”. “Certamente – ha aggiunto – le richieste di entrare in Fratelli d’Italia sono parecchie, da parte di deputati, senatori e consiglieri regionali”. ANSA

Il Consigliere Regionale Franco passa da Cambiamo a FdI Leggi tutto »

Comune e Assolombarda promuovono il lavoro di vicinato

Prosegue l’impegno dell’Amministrazione comunale per l’attuazione di proposte operative orientate al decongestionamento del trasporto pubblico, alla desincronizzazione degli orari e a una migliore organizzazione dei tempi della città e dei luoghi di lavoro a causa delle nuove necessità imposte dall’emergenza Covid. È stato sottoscritto oggi dall’assessora alle Politiche per il lavoro, Attività produttive e Commercio Cristina Tajani e  Renato Galliano, Direttore Economia Urbana e Lavoro del Comune, con la Presidente della Milano Smart city alliance Gioia Ghezzi e il Direttore Generale di Assolombarda Alessandro Scarabelli, l’accordo di collaborazione tra il Comune di Milano e Fondazione Assolombarda per la messa a disposizione di sedi di lavoro private da destinare al Lavoro agile per i dipendenti dell’Amministrazione. Il protocollo è stato firmato alla presenza del Ministro del lavoro e delle Politiche sociali Andrea Orlando, in occasione della sua visita in città per incontrare i diversi protagonisti del lavoro e del mondo produttivo. “Dopo un lungo anno in cui il lavoro da remoto ha implicato il confinamento domestico dovuto al Covid-19 – ha dichiarato l’assessora Tajani –, con il nuovo Piano operativo per il Lavoro agile (POLA) facciamo un significativo passo avanti in favore dei lavoratori e di una migliore organizzazione dei tempi della città. Grazie alla sottoscrizione di questo protocollo e alla collaborazione con le aziende di Assolombarda che metteranno a disposizione dei dipendenti del Comune i loro spazi attrezzati, potremmo raggiungere un triplice obbiettivo: decongestionare il trasporto pubblico limitando i trasferimenti periferia-centro, migliorare la conciliazione vita-lavoro risparmiando tempo ed emissioni inquinanti; favorire la vitalità dei quartieri contribuendo così a sviluppare una reale città policentrica e inclusiva”. “Con la sigla di questo accordo vogliamo dare un segnale concreto della capacità del pubblico-privato di fare sistema a vantaggio del territorio e della comunità – ha dichiarato Gioia Ghezzi, vicepresidente di Assolombarda e Presidente della Milano Smart city alliance –. Si tratta di un’iniziativa pilota che, al momento, coinvolge i dipendenti del Comune di Milano e che auspichiamo possa presto coinvolgere tante altre realtà per creare una vera e propria community di imprese che condividono questo nuovo approccio al lavoro agile attraverso spazi condivisi di smartworking. Un approccio innovativo che ha impatti positivi sulla sostenibilità ambientale e sul miglioramento della qualità della vita dei lavoratori. Tra i diversi obbiettivi perseguiti dal protocollo, inerenti la ricerca e lo sviluppo di soluzioni innovative e tecnologicamente avanzate coerenti con lo sviluppo di una Smart city a vantaggio dei lavoratori, del mondo delle imprese e delle Pubbliche Amministrazioni spicca la realizzazione in via sperimentale del progetto “Smart working community”, con  l’obiettivo di identificare e rendere disponibili spazi lavorativi in cui ospitare dipendenti delle imprese aderenti alla community e dipendenti del Comune di Milano al fine di diminuire gli spostamenti casa-lavoro, favorire una migliore conciliazione vita-lavoro e limitare le possibilità di esposizione al contagio. La costituzione del progetto “Smart working community” si pone in continuità con la volontà del Comune e degli stakeholder pubblici e privati di ridisegnare una “città a 15 minuti” capace di valorizzare non solo le realtà e i servizi presenti nei diversi quartieri ma, soprattutto, rispondere ai cambiamenti imposti dalla pandemia come il lavoro da remoto. Un cambiamento, quello del lavoro da remoto, che ha coinvolto persone, spazi, cultura manageriale e strumenti necessari per la prestazione lavorativa. Un percorso di trasformazione profonda dell’organizzazione del lavoro che ha richiesto importanti investimenti in tecnologia e innovazione per connettere persone, spazi e gruppi di lavoro, unitamente ad approcci strategici che facciano leva anche su iniziative congiunte e sulla collaborazione tra Amministrazione e mondo del privato. La sperimentazione del progetto si protrarrà sino al 31 dicembre 2021 e non comporterà nessun onere per il Comune di Milano.

Comune e Assolombarda promuovono il lavoro di vicinato Leggi tutto »