23 Dicembre 2021

Nuova politica agricola comune e transizione digitale

Nuova politica agricola comune e transizione digitale (di Filippo Moreschi, avvocato e Responsabile Osservatorio AIDR “Digital Agrifood”). Lo scorso 6 dicembre è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio n. 2021/2115 che, insieme ai Regolamenti nn. 2021/2116 e 2021/2117, pubblicati lo stesso giorno, andrà a disciplinare la Politica Agricola Comunitaria per il periodo 2023-2027. Il Reg 2115 è intitolato “Norme sul sostegno che i piani strategici che gli Stati membri devono redigere nell’ambito della politica agricola comune (piani strategici della PAC) e finanziati dal Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA) e dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e che abroga i regolamenti (UE) n. 1305/2013 e (UE) n. 1307/2013”. Scopo del regolamento è dunque normare e disciplinare le misure di sostegno all’agricoltura comunitaria, indicando in particolare gli obiettivi ed i criteri a cui devono attenersi i Piani Strategici Nazionali, strumenti interni di attuazione della politica agricola comune, che, demandati agli Stati quanto al contenuto, sono tuttavia disciplinati nel Titolo V (artt. 104 e ss). Si tratta di un regolamento molto strutturato, frutto della complessità della materia che si va a regolare e di un lungo confronto e dialogo tra le Istituzioni ed i principali attori del settore. Si tratta, altresì, di norme che dovranno essere integrate e specificate da altre norme europee (i regolamenti della Commissione UE, c.d. “regolamenti dei regolamenti”) o da norme o provvedimenti dei singoli Stati, in forza della competenza c.d. concorrente Unione-Stati che all’agricoltura è riservata dall’art. 4 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea. Vediamo, in breve, qual è l’attenzione che questo documento dedica allo sviluppo digitale dell’agricoltura. Fin dal “considerando” n. 1), l’Unione Europea conferma l’attenzione per la modernizzazione e la sostenibilità del settore agricolo, compresa quella economica, sociale, ambientale e climatica delle zone rurali. Obiettivi di tutela dell’agricoltura a conduzione familiare (considerando 24) e di implementazione di forme di cooperazione e di promozione delle filiere corte (considerando 25) si legano indissolubilmente all’attenzione per la qualità dei prodotti, la sicurezza alimentare e la salute dei consumatori, da un lato, e la preservazione della biodiversità e delle zone rurali dai cambiamenti climatici (considerando nn. 24, 25, 26, 29, 30). Nel corpo normativo vero e proprio, invece, gli articoli 5, 6 e 7 elencano e definiscono gli obiettivi generali (sviluppo sostenibile, tutela dell’ambiente, sostegno alle zone rurali), quelli specifici (tra cui l’innovazione e la competitività delle aziende agricole, anche sotto il profilo della digitalizzazione e dello scambio e condivisione delle informazioni). L’art. 7 definisce i criteri valutativi degli esiti (indicatori di impatto e di risultato) che vengono declinati nell’allegato I del Regolamento. Per il raggiungimento degli obiettivi del regolamento, il considerando 23) menziona testualmente la ricerca e l’innovazione, “al fine di esplicare il ruolo polifunzionale dell’agricoltura, della silvicoltura e dei sistemi alimentari dell’Unione, investendo nello sviluppo tecnologico e nella digitalizzazione, nonché migliorando la diffusione e l’efficace utilizzo delle tecnologie, segnatamente delle tecnologie digitali, e l’accesso a conoscenze imparziali, solide, pertinenti e nuove intensificando la loro condivisione”. È significativo, tra l’altro, che proprio il primo degli indicatori di cui all’allegato I del Regolamento riguardi proprio l’ “Ammodernamento del settore agricolo e delle zone rurali”. Esso deve essere attuato “promuovendo e condividendo le conoscenze, l’innovazione e la digitalizzazione nel settore agricolo e nelle zone rurali e incoraggiandone la diffusione da parte degli agricoltori, attraverso un migliore accesso alla ricerca, all’innovazione, allo scambio di conoscenze e alla formazione”. L’allegato codifica quali indicatore di risultato quello di “Migliorare le prestazioni mediante la conoscenza e l’innovazione: numero di persone che beneficiano di consulenze, formazione, scambio di conoscenze o partecipano a gruppi operativi del partenariato europeo per l’innovazione (PEI) sovvenzionati dalla PAC al fine di migliorare le prestazioni sostenibili a livello economico, sociale, ambientale, climatico e di efficienza delle risorse”. Uno degli strumenti che permetterà di raggiungere tale risultato è costituito dai servizi di consulenza aziendale previsti dall’art. 15 del Regolamento: organizzati dagli Stati membri, coprono “gli aspetti economici, ambientali e sociali, tenendo conto delle pratiche agronomiche esistenti, oltre a fornire informazioni scientifiche e tecnologiche aggiornate, sviluppate tramite progetti di ricerca e innovazione, anche per quanto riguarda la fornitura di beni pubblici”. Tra i contenuti minimi dei servizi di consulenza sono indicate “le tecnologie digitali nell’agricoltura e nelle zone rurali”. Il redigendo Piano Strategico Nazionale (il cui termine di presentazione alla Commissione è fissato per il 31 12 2021) ha il compito di individuare gli operatori del settore agricolo coinvolti nei servizi di consulenza, che si coordineranno in una rete denominata AKIS (Agricultural Knowledge and Innovation System – sistema di conoscenza ed innovazione in campo agricolo). Questa attenzione per le nuove tecnologie non emerge soltanto, nel testo del regolamento, dove si parla espressamente di digitale, ma anche in quelle disposizioni che mirano a premiare gli agricoltori che, nella loro azienda, si impegnano ad esempio ad applicare buone pratiche benefiche per il clima, l’ambiente ed il benessere animale. Ad esempio, l’art. 31 istituisce e regola il sostegno alle azioni, tra le altre, per un uso sostenibile e ridotto dei pesticidi, la protezione delle biodiversità e la prevenzione del degrado del suolo, ed è evidente che molte delle tecnologie che permettono di raggiungere tali obiettivi sono digitali o si sviluppano su piattaforme digitali. Lo stesso discorso vale per quei settori ai quali il regolamento dedica specifica attenzione, come quello dell’olio, del vino, dei prodotti ortofrutticoli, del luppolo, l’apicoltura, ecc. (Titolo III, Capo III, artt. 42 e ss). Per questi àmbiti, specificamente, il sostegno, garantito dal FEAGA – Fondo europeo agricolo di garanzia, può assumere la forma del rimborso dei costi effettivamente sostenuti o dei costi unitari, un rimborso forfettario oppure un finanziamento a tasso fisso. Con riguardo agli interventi previsti per lo sviluppo rurale (Titolo III, Capo IV), finanziati dal FEASR- Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, specifica attenzione è dedicata agli impegni in materia di ambiente, di clima e di gestione, ove si migliorino le prestazioni rispetto ai requisiti minimi previsti dalle norme unionali e nazionali (art. 70). Significativo della prospettiva in

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Al Museo Baroffio del Sacro Monte l'”Interno del Duomo di Milano con l’altare di Santa Tecla”

Varese, il Natale porta una nuova opera al Museo Baroffio del Sacro Monte: “Interno del Duomo di Milano con l’altare di Santa Tecla” di Luigi Bisi. Donazione dalla collezione privata di Francesco e Irma Caretti, l’opera sarà esposta dal 26 dicembre. Con il restauro del “Paliotto leonardesco” e le diverse richieste di prestito, il 2022 già conferma l’importanza del Museo varesino. Il Natale porta un nuova opera al Museo Baroffio e del Santuario del Sacro Monte di Varese. Sarà esposta dal 26 dicembre l’ “Interno del Duomo di Milano con l’altare di Santa Tecla” del pittore e architetto milanese Luigi Bisi vissuto tra il 1814 e il 1888. L’opera, un olio su tela di dimensioni importanti (155 x 126 cm), è stata donata da Francesco e Irma Caretti nel ricordo di monsignor Tiziano Arioli e monsignor Pino Marelli. Si arricchisce così il patrimonio del Museo che, collocato a fianco del Santuario, in uno dei punti più panoramici e suggestivi di tutto il Sacro Monte di Varese, custodisce al suo interno tre collezioni: quella con le opere provenienti dal Santuario e che attestano la secolare storia di Santa Maria del Monte; l’importante donazione del barone Baroffio Dall’Aglio e infine la sezione, voluta da monsignor Pasquale Macchi, internamente dedicata all’arte sacra contemporanea. «Questa nuova donazione, che arriva a pochi mesi di distanza da quella della “Filatrice con due bambini” del Maestro della tela jeans, impreziosisce ulteriormente il patrimonio del Museo Baroffio e del Santuario, ma soprattutto testimonia il forte attaccamento al Sacro Monte di Varese, luogo di grande fede ma anche sito d’arte riconosciuto», afferma don Sergio Ghisoni, arciprete della parrocchia di Santa Maria del Monte proprietaria del Museo. «L’affidare da parte di due collezionisti opere di questo livello al Sacro Monte di Varese testimonia come questo sito UNESCO sia custode di un patrimonio antico, che continuamente si rinnova e che sempre di più viene percepito e vissuto come un patrimonio di tutti, da valorizzare e tutelare». L’ “Interno del Duomo di Milano con l’altare di Santa Tecla” rientra tra le moltissime opere che Bisi dedicò al Duomo di Milano. «Bisi nella produzione artistica prediligeva gli interni delle chiese», spiega Marina Albeni di Archeologistics, realtà varesina impegna nella valorizzazione dei beni culturali cui è affidata la gestione del Museo Baroffio. «Addirittura, si dice che abbia dipinto l’interno della cattedrale milanese per ben 86 volte. In questa serie rientra anche l’opera donata al Museo che fu esposta, tra l’altro, all’Esposizione nazionale del 1872. La produzione del Bisi raccolse già tra i contemporanei un unanime parere favorevole, che ancora oggi attesta l’interesse di queste vedute nelle quali la visione pittorica dell’artista continuamente si rinnova: per Bisi il Duomo era un paese, una valle, un mondo intero che l’artista guardava e scopriva ogni volta». Il Museo Baroffio e del Santuario è però al centro di un grande interesse in questo periodo: le richieste di prestito e i restauri sono la testimonianza dell’importanza che questo luogo della cultura e la sua collezione ricoprono. È stato da poco stato disallestito il cosiddetto “Paliotto leonardesco”. L’opera, una delle più rappresentative del Museo, è stata portata nel laboratorio di restauro della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese, per essere sottoposta a un intervento di restauro conservativo. L’opera sarà oggetto di una pulizia iniziale che permetterà di individuare e definire le fasi successive del restauro. Il paliotto, datato introno al 1490, viene definito “leonardesco” in quanto nella parte centrale riprende la celebre Vergine delle Rocce, nella versione oggi al Louvre, prima opera nota commissionata a Milano a Leonardo, terminata entro il 1486. L’originale ricamo a rilievo con figure imbottite, in parte dipinte a tempera, rappresenta a sinistra S. Girolamo penitente, con l’inseparabile leone, e a destra S. Francesco che riceve le stigmate, al centro la Vergine con il Bambino e San Giovannino inginocchiato. L’opera riveste una certa importanza in quanto tratta sicuramente dalla versione parigina della Vergine delle rocce: l’indizio principale è la mano dell’angelo con l’indice puntato verso S. Giovannino inginocchiato a ricevere la benedizione di Gesù; la mano, assente nella versione londinese, nel paliotto è posta entro l’aureola di Gesù Bambino. L’opera potrebbe ritornare in Museo dal restauro entro novembre 2022. Tra le novità del Museo Baroffio, si segnalano anche le diverse richieste di prestito per mostre internazionali che la realtà sacromontina sta ricevendo. Nel coso del 2022, un paio di opere lasceranno temporaneamente il Museo per essere ammirate in sedi nazionali ed internazionali. Sono novità che riempiono d’orgoglio il Sacro Monte e che configurano la collezione del Museo Baroffio come una delle più importanti e rappresentative del territorio. Il Museo Baroffio e del Santuario è aperto in occasione delle festività natalizie da domenica 26 dicembre 2021 a domenica 9 gennaio 2022. Il sabato, la domenica e i festivi dalle 10 alle 18; i giorni feriali dalle 14 alle 18. Il biglietto d’ingresso è valido anche per la visita alla Cripta del Santuario. INFO E PRENOTAZIONI www.sacromontedivarese.it Tel. 3664774873 Email: info@sacromontedivarese.it

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Transizione energetica: con il digitale, rinnovabile e senza sprechi

Transizione energetica: con il digitale, rinnovabile e senza sprechi (di Vito Coviello, Socio AIDR e Responsabile Osservatorio Tecnologie Digitali nel settore dei Trasporti e della Logistica). Il passaggio dall’utilizzo di fonti energetiche non rinnovabili a fonti di energia rinnovabili, meno inquinanti e più efficienti, è una necessità dettata dalla forte accelerazione del cambiamento climatico in atto. I disastrosi effetti dell’aumento dei gas serra sono ben evidenti a tutti e riscontrabili a tutte le la-titudini del nostro pianeta: scioglimento dei ghiacciai, aumento del livello del mare, deforestazio-ni, siccità, uragani, inondazioni e tante altre calamità che non possiamo più nemmeno chiamarle naturali perché sono la conseguenza dell’opera costante e distruttiva dell’uomo. Anche le cause del cambiamento climatico sono ben note: eccessivo e incontrollato sfruttamento delle risorse con conseguente inquinamento ed aumento dei gas serra determinato da un siste-ma produttivo e di trasporti che fa poco uso di energie rinnovabili, immettendo nell’atmosfera eccessive quantità di gas nocivi all’ecosistema del pianeta. Conosciamo anche i possibili tentativi di rimedio ai danni provocati dall’uomo, anche se siamo consapevoli del ritardo con cui stiamo affrontando il problema e dello scarso rispetto avuto in passato nei riguardi del pianeta che ci ospita. I nostri dubbi e le nostre incertezze emergono però davanti alle domande: ▪ Riusciremo a salvare il Pianeta in tempo? ▪ Riuscirà il genere umano a condividere un piano per salvare la terra e, soprattutto, a ri-spettarlo mettendo da parte ideologie, egoismi e interessi economici che delimitano i confini e dividono da sempre? Auspicando che non ci sarà un abbandono pagano del problema sullo stile del “carpe diem” o del “Doman non v’è certezza” della canzone di Bacco, dovremmo concentrarci sul rapido ab-bandono delle fonti di energia “non rinnovabili” e fare una dura lotta agli sprechi. Non basta raggiungere il primo obiettivo di utilizzo delle fonti di energia rinnovabili, se poi non si attua in parallelo anche una dura lotta agli sprechi. Certo la decarbonizzazione ci porterà a ridurre la produzione dei gas serra, ma non possiamo proseguire con gli attuali sprechi di energia. La transizione energetica e la riduzione degli sprechi si realizza anche grazie alla trasformazione digitale: tutta la filiera energetica che va dalla gestione degli impianti di generazione elettrica ai nuovi servizi per le imprese e per i consumatori, ha bisogno della digitalizzazione dei processi. Nella transizione energetica sono impattati tutti i processi del sistema elettrico la cui digitalizza-zione ha un ruolo fondamentale non solo nell’utilizzo di energie rinnovabili, ma anche nella lotta agli sprechi: dalle reti intelligenti, alla manutenzione predittiva e al machine learning. Lo spreco dell’acqua, ad esempio, è uno dei maggiori costi per l’ambiente: ci sono milioni di per-sone che “annegano nell’acqua”, tanta ne consumano e in molti altri Paesi del mondo (se ne contano circa 30), il 65% della popolazione non ha ancora a disposizione il fabbisogno idrico giornaliero. Si calcola che ben 1,2 miliardi di persone non hanno acqua potabile a sufficienza mentre nel nostro Paese a causa di infrastrutture vecchie del sistema idrico, si verificano ingenti perdite stimate tra il 35% al 40% . La distribuzione dell’acqua ha dunque un costo energetico alto e la riduzione degli sprechi la si può realizzare con un piano di adeguamento delle infrastrutture idriche e con un attento sistema di monitoraggio delle perdite. Sono già stati sviluppati sistemi di monitoraggio e piccoli dispositivi / robot (Pipeguard) che im-messi nella rete idrica sono in grado di rilevare le variazioni di pressione causate da una perdita nelle tubature: ora occorrerebbe un piano generale di adeguamento dell’infrastrutture idirche. Più in generale la digitalizzazione dell’energia è presente sin dalla fase di avvio del processo di produzione negli impianti di generazione. Tutti i parchi eolici e fotovoltaici e le centrali idroelet-triche sono gestiti in modo automatizzato o si apprestano ad esserlo. I sensori consentono di raccogliere in tempo reale le informazioni che arrivano da una diga , una turbina o da una conduttura per poi inviarli al sistema centrale che grazie a innovativi Sw li processa sia per rilevare comportamenti anomali sia per intercettare potenziali rischi con lo sco-po di mantenere sempre in efficienza gli impianti. L’approccio “data driven”, l’uso di algoritmi di “machine learning”, la possibilità di centralizzare le informazioni basandosi su “big Data” provenienti dai differenti impianti di uno stesso produt-tore, consentono ai SW di effettuare un continuo miglioramento e di essere sempre più precisi anche in termini predittivi. La transizione energetica non può pertanto prescindere dal digitale: è grazie all’intelligenza artifi-ciale che si possono intercettare e risolvere in tempo reale le anomalie e le inefficienze del si-stema. Oggi si utilizza il termine IIOT (Industriali internet of Things) per riferirsi al sistema di droni e di Robot con cui è possibile effettuare ispezioni negli impianti, riducendo di molto i tempi di intervento e i rischi. La Commissione UE sta lavorando a un piano d’azione sulla digitalizzazione del sistema energeti-co e, a tal fine, ha avviato una consultazione pubblica per raccogliere informazioni da tutte le parti interessate compresi i singoli individui. Anche La trasformazione del nostro Paese passa at-traverso queste due transizioni fortemente interdipendenti: transizione digitale e transizione energetica. È abbastanza evidente che occorrono riforme profonde e coraggiose in tutti i settori: dalla pubbli-ca amministrazione al sistema imprenditoriale pubblico e privato. Dobbiamo realizzare una nuova “rivoluzione” industriale e sociale, ma questa volta al centro delle nostre attenzioni dob-biamo mettere il nostro territorio e le future generazioni e non noi con i nostri egoismi. Occorre accettare, prima ancora di realizzarlo, un profondo cambio di paradigma culturale che ci porti al profondo cambiamento da realizzare.  

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Siglato l’accordo per il rinnovo del contratto per il comparto sicurezza

Siglato l’accordo per il rinnovo del contratto per il comparto sicurezza. Alla presenza del Ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, del Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, del Ministro della Difesa Lorenzo Guerini, Ministro della Giustizia Marta Cartabia e del Capo della Polizia Lanfranco Giannini il SAP ha sottoscritto l’accordo per il rinnovo del Contratto di Lavoro per il Comparto Sicurezza, per gli anni 2019-20-21. Si tratta di aumenti medi sulla retribuzione fissa di circa 105,00 euro. Inoltre sono state valorizzate alcune indennità accessorie che remunerano i servizi più disagiati. In particolare è stata introdotta l’indennità di controllo del territorio in favore principalmente degli operatori di volante e di chi pattuglia il territorio che prevede un ulteriore indennizzo di euro 5 per i servizi serali e euro 10 per i servizi notturni. Tenuto conto del blocco dei rinnovi contrattuali dal 2009 al 2018 si tratta di un accordo che sul piano economico non risulta pienamente soddisfacente, ma che assieme alla conferma degli impegni assunti dal Governo, che si stanno concretizzando nella legge di bilancio, fa sì che gli interventi complessivamente operati possano consentire un rilancio per il comparto. Molto importante è la destinazione di risorse per la previdenza dedicata, in alternativa alla mancata attivazione della previdenza complementare, nonché equiparazione dell’art. 54 del D.P.R. 1092/73 al pari di tutto il personale militare. Di particolare rilevanza è inoltre la previsione di spesa per la stipula di una assicurazione per la tutela legale degli operatori per fatti di servizio. Questa è una storica battaglia del SAP che dopo molti anni di rivendicazione finalmente sta per realizzarsi riteniamo pertanto soddisfatti, per essere riusciti a realizzare complessivamente buoni risultati in favore di tutta la categoria, e per cui il SAP si è battuto e si batte da anni. Il nostro obiettivo resta e resterà sempre quello di lavorare per migliorare le condizioni di servizio di tutti gli operatori della sicurezza in modo che possa essere garantita sempre maggiore sicurezza al Paese”.

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