25 Ottobre 2020

Dermatite atopica, l’appello di ANDeA: “Maggior attenzioni dalle istituzioni”

Dermatite atopica, l’appello di ANDeA: “Maggior attenzioni dalle istituzioni”. Prurito, autoisolamento, depressione, ansia, stress e stigma sociale: sono alcune delle conseguenze che le oltre 35mila persone affette, in Italia, da dermatite atopica vivono quotidianamente. Mario Picozza, Presidente di ANDeA – Associazione Nazionale Dermatite Atopica, in occasione della Giornata Nazionale della Dermatite Atopica, ha lanciato un appello alle istituzioni perché garantiscano maggiore supporto economico ai pazienti: “È fondamentale per le persone affette da dermatite atopica fare uso massiccio e costante di creme idratanti e altri prodotti molto costosi. Adulti e famiglie a basso reddito con bambini malati fin dai primi mesi di vita sono spesso costretti a rinunciarci. Chiediamo che pazienti con dermatite atopica possano avere sussidi per l’acquisto di questi prodotti che, nel loro caso, non sono utilizzati per ragioni estetiche ma per gravi motivi di salute. Una misura analoga di sostegno è già riconosciuta alle persone celiache per l’acquisto di alimenti senza glutine. Un’altra questione urgente è impedire gli episodi di bullismo a scuola di cui sono vittime troppi giovani affetti dalla malattia”. Gli effetti più visibili della patologia – l’aspetto esteriore e il prurito costante – incidono gravemente sulla qualità di vita e sono giudicati come “insopportabili” e causa di autoisolamento da due pazienti su tre secondo una recente indagine Doxa-Pharma, patrocinata da ANDeA, su un campione di 401 persone affette dalla patologia, tra studenti, lavoratori, pensionati e disoccupati. Non è tuttavia dal punto di vista clinico l’unico problema: “Nella dermatite atopica – spiega la professoressa Ketty Peris, Presidente della Società Italiana di Dermatologia SIDeMaST e Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Dermatologia del Policlinico Universitario Gemelli – l’epidermide perde la propria funzione di difesa dagli agenti patogeni esterni inducendo un’alterazione delle funzioni del nostro sistema immunitario. La malattia porta per questo nel tempo allo sviluppo di vari tipi di allergie, come quelle alimentari o respiratorie. È il cosiddetto fenomeno della marcia atopica”. “Manca un dato ufficiale sull’incidenza della patologia in Italia – spiega la professoressa Peris – ma uno studio recente arriva a fissarla intorno all’8% della popolazione e con buona approssimazione sembra essere il dato più affidabile”. La già citata indagine DoxaPharma ha individuato ulteriori numeri che quantificano le ricadute psicologiche e sociali della malattia. Così, tra i 163 studenti intervistati, il 66,5% ha dichiarato di autoisolarsi a causa dell’aspetto esteriore che gli provoca la malattia, percentuale che sale all’88% nei pazienti in età compresa tra i 12 e i 15 anni. Uno su tre (oltre il 50% nella fascia d’età 12-15 anni) ha anche dichiarato di essere stato vittima di bullismo. Una percentuale che si ritrova pressoché identica nelle esperienze di discriminazione professionale dichiarate dal 39,2% dei 183 lavoratori intervistati. Complessivamente, due pazienti con dermatite atopica su tre (77,9% i giovani, 67,8% gli adulti) attribuiscono alla malattia pesanti limitazioni nella loro vita quotidiana e professionale. Una maggiore esposizione al rischio di ansia e depressione è un ulteriore aspetto che caratterizza la patologia. La storia di Lorena – operatrice sanitaria in una Casa di Riposo di Bassano Romano Lorena lavora come operatrice sanitaria in una Casa di Riposo di Bassano Romano, in provincia di Viterbo. Ha 51 anni e soffre di dermatite atopica da quando è nata. La patologia provoca lesioni dell’epidermide che possono arrivare a coprire la maggior parte del corpo, sono spesso accompagnate da secchezza, ferite essudanti e un prurito intenso e persistente che per molti pazienti significa anche una forte deprivazione cronica del sonno. “A scuola ero quella diversa. La frase era sempre la stessa: ‘Lorena è malata e non può farlo… Lorena è malata e non può venire con noi”. Lorena sognava di diventare maestra di scuola elementare, “ma dopo aver iniziato gli studi di Magistrale mi sono resa conto che non avrei potuto esercitare la professione. Ci sarebbero state troppe giornate nelle quali sarei stata impresentabile per i bambini. Con la dermatite atopica puoi anche andare normalmente a letto alla sera e svegliarti il giorno dopo con il volto sfigurato da gonfiori, macchie e lesioni”. L’obbligo di mascherina e il frequente lavaggio delle mani avrebbero potuto impedirle di stare accanto ai suoi pazienti proprio nel momento in cui c’era più bisogno di lei: “E invece le terapie innovative che sto seguendo mi hanno consentito d’indossare dispositivi protettivi per otto ore al giorno e di osservare tutte le regole sul lavaggio delle mani. È stata la mia salvezza. Non avrei potuto immaginare di starmene a casa in questo momento di emergenza”.

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Caradonna e Galimberti: “Rinviare elezioni degli Ordini dei commercialisti e giornalisti”

Caradonna e Galimberti: “Rinviare elezioni degli Ordini dei commercialisti e giornalisti”. I due presidenti degli ordini professionali meneghini chiedono al governo di rimandare il rinnovo delle cariche visto l’espandersi dell’epidemia. <Aprire le urne elettorali per migliaia di professionisti nel pieno della seconda ondata di pandemia sarebbe un atto di irresponsabilità istituzionale:; per questo chiediamo alle autorità statali – a cominciare dai ministeri vigilanti – e a quelle regionali di intervenire con urgenza per sospendere le elezioni degli Ordini di novembre>. È l’appello lanciato dai presidenti dell’Ordine dei commercialisti ed esperti contabili milanese, Marcella Caradonna, e dal presidente dell’Ordine lombardo dei giornalisti, Alessandro Galimberti, alla vigilia delle consultazioni per il rinnovo dei rispettivi Consigli. Nei giorni scorsi i due Ordini hanno presentato un’istanza urgente alla Presidenza del Consiglio, al ministero della Giustizia (vigilante) e a quello delle Salute, oltre alla Presidenza della regione Lombardia e all’assessorato Welfare, per chiedere un intervento urgente di chiarificazione anche alla luce delle nuove restrizioni sanitarie contenute nel Dpcm e nelle ordinanze regionali. <Mentre a Milano le preoccupazioni per la diffusione esponenziale del coronavirus sono ormai tornate ai livelli massimi della scorsa primavera, e con il sistema sanitario già in piena fase critica- dicono Galimberti e Caradonna in una nota congiunta –è impensabile chiamare alle urne migliaia di professionisti incuranti dei gravissimi rischi a cui verrebbero esposti, per non parlare dell’esposizione di scrutatori e del personale dedicato alla consultazione>. Le elezioni dei commercialisti sono fissate per il 5 e 6 novembre, mentre quelle dei giornalisti inizierebbero l’8 (periodi ancora coperti dai divieti del Dpcm del 18 ottobre scorso), e dovrebbero proseguire il 15/16 e, per l’eventuale ballottaggio, il 22 e 23 novembre. <Il voto è un diritto inalienabile degli iscritti ai nostri Ordini (22.750 giornalisti e 9.500 commercialisti) ma aprire le urne in un momento drammatico come questo significherebbe, tra l’altro negare di fatto il diritto a scegliere i propri rappresentanti. Anche se la motivazione principale per la richiesta di sospensione/rinvio – aggiungono i presidenti – resta la tutela della salute dei colleghi, tema non negoziabile per nessuna ragione>.

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Covid: 51 morti e 4.956 positivi

Sono 4.956 i nuovi positivi con 32.749 tamponi effettuati, per una percentuale pari al 15,1%  Sono 213 i ricoverati in terapia intensiva (+29), 2.153 i pazienti negli altri reparti (140 più di ieri), 51 il numero di deceduti il che porta il totale a 17.210. I dati di ieri: i tamponi effettuati: 32.749, totale complessivo: 2.680.430  i nuovi casi positivi: 4.956 (di cui 279 ‘debolmente positivi’ e 26 a seguito di test sierologico)  i guariti/dimessi totale complessivo: 88.706 (+170), di cui 2.721 dimessi e 85.985 guariti  in terapia intensiva: 213 (+29)  i ricoverati non in terapia intensiva: 2.153 (+140)  i decessi, totale complessivo: 17.210 (+51) I nuovi casi per provincia: Milano: 2.306, di cui 1.010 a Milano città; Bergamo: 57; Brescia: 309 ; Como: 108 ; Cremona:124; Lecco: 117; Lodi: 86; Mantova: 150; Monza e Brianza: 625; Pavia: 303; Sondrio: 86; Varese: 508.

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Lezioni a distanza alla Bocconi

L’Università Bocconi di Milano, “nelle settimane del 26 ottobre e del 2 novembre, erogherà esclusivamente a distanza la didattica degli insegnamenti afferenti ai corsi di laurea e laurea magistrale”. Lo rendono noto – in una lettera indirizzata a studenti, docenti e staff pubblicata sul sito dell’ateneo – il rettore Gianmario Verona e il consigliere delegato Riccardo Taranto. La Bocconi resterà aperta, ma “a partire da lunedì 26 ottobre e fino a venerdì 6 novembre, i corsi in formato ‘basic’ e ‘blended’ verranno erogati a distanza, mentre i corsi in formato interamente ‘online’ non subiranno alcuna variazione. I docenti potranno comunque usufruire delle aule assegnate per erogare le attività didattiche negli orari previsti. Rimangono disponibili per gli studenti i posti studio in biblioteca e nelle aule studio, previa prenotazione”. “Siamo consapevoli – si legge nella lettera firmata dal rettore – di quanto l’esperienza universitaria in presenza sia fondamentale per una formazione completa e per un interscambio sempre proficuo all’interno della nostra community. Pertanto, non appena le normative chiariranno definitivamente il da farsi per l’intero semestre, valuteremo la possibilità di ripristinare il formato originario con attività anche in presenza, sempre in sicurezza e nel rispetto delle norme”. ANSA

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Focolaio di covid alla Scala

Nove cantanti positive nel coro della Scala: il risultato del tampone periodico che viene fatto in teatro è arrivato come una doccia fredda ieri. La conseguenza è che Ats Milano, considerando questo un focolaio, ha messo in quarantena l’intero coro, fino al 2 novembre, quando ci sarà un nuovo tampone. Positivi anche due professori d’orchestra dei fiati (l’unico gruppo che non può indossare, per ragioni tecniche, la mascherina) motivo per cui anche l’intero settore dei fiati che ha suonato negli ultimi tempi è in quarantena. E adesso – con lo spettro di chiusure e coprifuoco più stringenti – sembra essere in forse la fine della stagione e anche la prima del 7 dicembre per cui si cerca anche un piano B. Ai risultati del tampone immediatamente ieri è stata cancellata la prova in programma e il sovrintendente Dominique Meyer ha chiamato i sindacati per spiegare cosa era successo. ANSA

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Fiera: arrivano rinforzi dagli altri ospedali

Regione Lombardia punta a rafforzare l’ospedale in Fiera (dove i ricoverati sono oggi saliti a 8) in vista del temuto dilagare dell’epidemia. Ogni ospedale adotta un modulo della struttura in Fiera e quindi invia anche proprio personale. In pratica, nell’attuazione del progetto, saranno coinvolti gli operatori degli ospedali Hub della Lombardia che “adotteranno” uno o più moduli degli ospedali in Fiera”. La gestione delle attivita’ assistenziali nei vari moduli della Fiera di Milano è affidata agli ospedali Policlinico, Niguarda, San Gerardo Monza, San Matteo Pavia, Varese, Legnano/Busto, Humanitas. In una fase successiva verranno coinvolti gli ospedali di Lecco/Como, Gruppo San Donato e Cremona. Intanto sono stati rimessi in evidenza sul sito della Regione gli avvisi pubblici per la ricerca di personale, avvisi che erano stati aperti il 18 marzo scorso. Gli ospedali lombardi iniziano a essere sotto pressione, e nelle terapie intensive si monitora con attenzione l’evoluzione delle prossime 48 ore. ANSA

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