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FNP Cisl: “Proroga per il rimborso dei ticket”

FNP Cisl: “Proroga per il rimborso dei ticket”. Proroga per il rimborso dei ticket “Vittoria del sindacato pensionati”. Spostata a fine 2023 la data per sanare o produrre documentazione. “La tenacia delle parti sociali, e della FNP lombarda in particolare, ha permesso di raggiungere un obiettivo che consentirà a molti cittadini lombardi, in maggioranza pensionati e disoccupati, di passare il perdio delle feste un po’ più sollevati”. Osvaldo Domaneschi, segretario generale di FNP CISL Lombardia, commenta così l’emendamento che, nell’approvazione del bilancio di Regione Lombardia, infatti, differisce al 31 dicembre 2023 “il termine per il pagamento del ticket a titolo di compartecipazione alla spesa sanitaria, della relativa sanzione amministrativa pecuniaria di cui all’articolo 316-ter, secondo comma, del codice penale, delle maggiorazioni per interessi legali maturati e delle spese del procedimento qualora, entro il 31 dicembre 2022, sia stata notificata al soggetto interessato l’ordinanza-ingiunzione di cui all’articolo 18 della legge 24 novembre 1981, n. 689 (Modifiche al sistema penale) per la fruizione di prestazioni sanitarie o di farmaci dispensati dal Servizio sanitario nazionale (SSN) senza la corresponsione del relativo ticket”. Di fatto, l’integrazione proposta dal consigliere Davide Caparini è volta ad estendere all’anno 2021 “le agevolazioni previste dai commi 1 e 2 dell’art. 8 in considerazione del fatto che per quest’ultima annualità, pur ricorrendo i medesimi presupposti, non sono state adottate misure analoghe a quelle approvate per le annualità 2019 e 2020. Fatti salvi i termini di prescrizione o decadenza, s’intende pertanto colmare un vuoto normativo non giustificato dal venir meno dell’esigenza di rendere più agevoli i pagamenti dovuti da parte degli assistiti in un difficile contesto socioeconomico e di ridurre al contempo gli adempimenti procedurali a carico delle ATS, consentendo un maggior impiego di risorse per funzioni legate all’erogazione dei LEA”. “La questione – continua Domaneschi – si trascinava da molto tempo e i Sindacati dei Pensionati non hanno mai smesso di chiedere alla Giunta regionale un intervento risolutore. Nei giorni scorsi, le diffide inviate dalle aziende sanitarie avevano generato il panico tra i contribuenti In particolare, perché le richieste di rimborso per ticket non pagati si è concentrata sulle esenzioni con codici E04, e cioè sui Titolari di pensioni al minimo di età superiore a 60 anni e familiari a carico. Risultava del tutto evidente che dover dimostrare i redditi risalenti a 10 anni prima diventava problematico. Queste diffide non hanno risparmiato nessuno, coinvolgendo persone anche con età avanzata come ultranovantenni e persone decedute”. La speranza finale del sindacato di via Vida, è che “al termine delle vicende burocratiche, e fuori dal linguaggio dei documenti ufficiali, ai cittadini sia permesso di regolarizzare eventuali inadempienze senza sanzioni amministrative”.

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RSA: conto sempre più salato e crescono i posti letto “privati”

RSA: conto sempre più salato e crescono i posti letto “privati”. Le RSA in Lombardia: pubblicati i dati dell’Osservatorio dei pensionati CISL. In Lombardia, le famiglie e i pazienti delle RSA nel 2020 hanno speso il doppio di quanto abbia stanziato la Regione (un miliardo e 600 milioni di euro contro 860 milioni), e i soldi vanno a finanziare strutture che sono per la quali totalità private (664 contro 48 pubbliche) e poco meno della metà non appartengono a proprietà OnLus. I posti letto contrattualizzati sono cresciuti di due sole unità rispetto allo scorso anno e sono calati di circa 700 rispetto a cinque anni fa, mentre i posti solventi (cioè a totale carico di famiglie e pazienti) sono aumentati di 385 unità in un solo anno. Infine, la media delle rette pagate dalle famiglie è cresciuta di un euro e mezzo al giorno e di quasi 7 in cinque anni. Sono i primi dati che balzano all’attenzione leggendo l’annuale Report sulla non autosufficienza e le RSA in Lombardia preparato dall’Osservatorio della FNP CISL regionale. I dati, aggiornati al 31 dicembre 2021, hanno esaminato le 712 strutture presenti sul territorio regionale con un totale di 65.512 posti letto autorizzati (+579 rispetto al 2020); di questi, 57.512 sono contrattualizzati (ovvero riconosciuti da Regione Lombardia con regolare contratto e finanziati per la parte relativa alla spesa sanitaria dal Fondo Sanitario Regionale). Con l’aumento del numero di anziani che necessita di un assistenza continua, la domanda di ricovero in strutture protette è sempre in crescita. Per rispondere a questo bisogno, diverse RSA hanno aumentato la loro offerta di posti letto solventi, ovvero a totale carico economico dell’utente e della sua famiglia. Infatti, nel 2021 i posti letto solventi sono saliti a 7.752 unità (+385 unità rispetto al 2020). Il costo della retta nelle RSA è uno dei temi maggiormente delicati: in assenza di vincoli normativi, le tariffe variano di molto nelle RSA lombarde. I dati dell’Osservatorio mostrano un’enorme volatilità per quanto riguarda la parte della retta pagata dall’ospite: la differenza va da una retta minima media di 54,12€ al giorno nell’ATS Montagna fino ad una retta media massima di 91,95€ al giorno nell’ATS Città Metropolitana di Milano. L’indagine ha inoltre provato a calcolare a quanto ammonti la spesa sostenuta da una persona ricoverata in una RSA lombarda: si aggira attorno a circa 25 mila € all’anno. Moltiplicando tale cifra per il totale dei posti letto autorizzati (65.512), si può dedurre che la spesa complessiva annua in Lombardia a carico delle persone e famiglie ammonti a circa 1,6 miliardi di €. Se si paragona questa cifra, con la quota che paga Regione Lombardia (869,5 milioni €), il confronto risulta chiaro. Il report 2021 analizza anche la natura giuridica della RSA presenti in Lombardia, e ne emerge un quadro già noto, ma comunque di impatto: 664 sono strutture private e solamente 48 pubbliche. Inoltre: 311 sono fondazioni, 160 sono società di capitale, 133 società cooperative o aziende speciali e 51 sono gestite da enti ecclesiastici. La mappatura delle strutture si allarga anche ai Nuclei Alzheimer, agli Hospice e ai Centri diurni integrati. Il quadro complessivo che emerge permette di svolgere analisi anche a livello politico e di governance per l’intero settore della non autosufficienza. Secondo Osvaldo Domaneschi, segretario generale FNP CISL Lombardia il momento per intervenire in maniera decisa e decisiva su questo settore è quanto mai favorevole: “Arriviamo da due anni di pandemia dove le RSA sono state al centro del ciclone mediatico e gli anziani, soprattutto nella prima fase più acuta, sono stati una delle categorie maggiormente esposte. Inoltre, grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza, l’occasione per riformare il settore della non autosufficienza è quanto mai propizia con risorse dedicate, investimenti previsti e una legge sul settore che sta per essere varata. Anche Regione Lombardia dovrà svolgere la propria parte, riprendendosi il ruolo centrale e di reale governo di questo settore, ponendosi come facilitatore per inaugurare una vera stagione di dialogo tra i diversi soggetti che afferiscono al mondo RSA: enti gestori, associazioni di rappresentanza, ospiti, famiglie, lavoratori, organizzazioni sindacali, enti locali”. “L’Assessorato al Welfare regionale – conclude il segretario FNP – dovrebbe poi operare per semplificare le modalità di accesso, assicurare la massima trasparenza e il controllo sui servizi erogati e le rette praticate dalle RSA. Dovrà riordinare la classificazione dell’utenza, garantire finalmente, un sostegno economico per gli ospiti e le famiglie e sostenere i lavoratori sanitari e sociosanitari delle strutture”.  

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Cisl: aperto il congresso dei pensionati lombardi

Cisl: aperto il congresso dei pensionati lombardi. L’11° congresso della categoria dei Pensionati di CISL Lombardia, sindacato che rappresenta oltre 305mila iscritti e vanta una presenza capillare in tutte le province, con sedi e recapiti in quasi ogni comune, si è aperto con un applauso al Presidente Sergio Mattarella, “riconfermato “per fortuna” nel ruolo. A lui vanno i nostri ringraziamenti – ha detto Osvaldo Domaneschi, segretario generale di FNP Lombardia -, per il grande senso di responsabilità e disponibilità ancora una volta dimostrati e gli auguri per l’alto incarico che gli è stato conferito, con un ampio consenso proveniente da una politica che stava arrancando, tra tatticismi, litigi e guerre intestine. Un riconoscimento ad una persona stimata e apprezzata dai cittadini, ma anche a livello europeo e internazionale. La scelta fatta rafforzerà anche il governo Draghi, col quale tutto il sindacato confederale dovrà ritrovare una forte unità d’intenti e dimostrare capacità di interlocuzione, con fermezza e senso di responsabilità, capace di una visione ampia sul futuro del nostro Paese”. Poi, la relazione del segretario generale uscente si è incentrata su sanità, politiche sociali e fisco: su questi temi, FNP CISL Lombardia chiede risposte immediate al governo, con particolare attenzione alla riforma fiscale per la quale urge dedicare attenzione ai pensionati. Ma, alla sua stessa “base”, Domaneschi ha chiesto uno sforzo ideale e effettivo per “creare condizioni e non ignorare il disagio delle nuove generazioni , perché oggi la povertà è più diffusa tra i giovani, anche nella nostra ricca Lombardia. Con le nostre “ricette”, le nostre proposte e le nostre idee, vogliamo trasmettere speranza, costruire nuove certezze, tentando di esplorare il futuro”. Dalla location di Castelnuovo del Garda, i delegati di una delle più grandi categorie sindacali dei pensionati a livello nazionale, hanno potuto apprezzare iniziative e risultati ottenuti nel corso dell’ultimo mandato sindacale, aumentato di un anno per “colpa” della pandemia, “tragedia che ha colpito e continua a colpire da due anni le nostre terre, dove sui nostri anziani si è scatenata la violenza inaudita del virus”. Proprio il colpo di Covid 19 ha messo in mostra le difficoltà del “modello Lombardia” in tema di sanità. Nonostante questo, sottolinea Domaneschi, “sono evidenti i limiti di quella che si auspicava fosse una ben più profonda riorganizzazione del Servizio Sanitario e Socio Sanitario lombardo, che tuttora presenta caratteristiche non rinvenibili negli altri orientamenti regionali, in barba a quanto unitariamente avevamo sostenuto nella lunga fase di confronto con la Regione. Sta di fatto che nell’approvazione della riforma socio-sanitaria, approvata a novembre del 2021, non si è tenuto conto delle indicazioni ministeriali, anche su alcuni aspetti obbligatori e vincolanti. Vedremo nelle prossime settimane se la partita si riaprirà o meno. Consapevoli di tali limiti, dobbiamo però dare continuità alle nostre azioni attraverso il confronto che dovrà proseguire a livello regionale e nei territori attraverso la negoziazione, sia con le strutture sanitarie che con gli Enti Locali, sui processi di programmazione e di attuazione dei servizi. A tal proposito il giorno 9 febbraio ci sarà il primo incontro, a seguito della nostra richiesta, per un primo confronto sugli indirizzi di programmazione socio-sanitaria dell’anno in corso”. Secondo il segretario FNP, all’interno del sistema di welfare regionale deve trovare spazio anche una revisione dell’assistenza e della non autosufficienza. E sul welfare locale, grande spazio all’interno della relazione è stato dedicato al lavoro sui territori che i “negoziatori” della FNP hanno portato a termine: quasi 500 accordi nelle diverse province, nei quali welfare, fisco e addizionali rappresentano la percentuale maggiore. Uno sforzo che “aiuterà a ripensare e a mettere in sicurezza lo stato sociale universalistico – ha proseguito il leader FNP -, anche nella ricca Lombardia, dove oggi la povertà è più diffusa tra i giovani. Il problema del nostro sistema è dunque quello di offrire prospettiva futura a tutte le generazioni, eliminando la cultura dei sussidi per attuare investimenti che siano in grado di coinvolgere tutti coloro che sono esposti all’impoverimento e alla disparità sociale”. Sul tema della tassazione, la “visione” di FNP è quella di arrivare a un fisco amico, “che affronti il tema della ridistribuzione equa e progressiva dei carichi di prelievo. All’interno della fiscalità regionale e locale, l’addizionale IRPEF è annoverata tra i tributi che meritano un’attenzione particolare. Infatti, dai dati elaborati dal Dipartimento Politiche Fiscali della CISL Nazionale, emerge che il gettito fiscale nazionale del 2019 sull’addizionale regionale è stato pari a 12,2 miliardi di Euro, mentre il gettito dell’addizionale comunale è stato di 4,7 miliardi di Euro. Ma perché ciò avvenga è indispensabile recuperare le ingenti risorse sottratte da un’evasione fiscale ormai endemica nel nostro Paese, che come tale deve essere affrontata”. In materia di pensioni, invece, Domaneschi chiede “un bagno di realtà da parte dei decisori politici. Che prendano atto del tornado demografico segnalato dalle previsioni di medio-lungo periodo. Un declino demografico mostruoso, particolarmente grave nella nostra regione, che possiamo affrontare nell’unico modo possibile: puntando sulla crescita economica, verso un nuovo modello di sviluppo più equo, vantaggioso per tutti e dunque anche per i pensionati, il cui attuale punto di non ritorno è il costo delle pensioni attestato sul 16% del PIL. In questo modello rientra la necessità di garantire la copertura pensionistica alle giovani generazioni, ai precari e alle donne tramite forme di sostegno pubblico alla pensione integrativa di garanzia e a un’estesa accessibilità alla previdenza complementare e contrattuale. Non ci sono alternative alla linea del Sindacato Confederale a favore di una riprogettazione dei sistemi pensionistici , contando sull’apporto di altre risorse oltre a quelle a carico dei contributi previdenziali”. Un carico di lavoro su cui la segreteria FNP CISL di Lombardia chiede la fiducia per i prossimi quattro anni, e per il quale, citando l’Arcivescovo di Milano Mario Delpini, “nel nostro metro quadro di mondo, sappiamo di poter contare su tanta gente di buona volontà, operaie e operai, ancora utili, del bene comune”.  

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INPS chiede i redditi agli invalidi A rischio gli assegni per 400mila persone

INPS chiede i redditi agli invalidi A rischio gli assegni per 400mila persone. “Ci sono 120 giorni di tempo per sanare la situazione”. La segreteria lombarda dei Pensionati CISL avvisa che l’Inps ha inviato vari solleciti, nei confronti di tutti coloro che si sono resi inadempienti alla trasmissione della documentazione utile per il calcolo del diritto. In pratica, i pensionati possessori di assegni per invalidità civile, sono tenuti a comunicare all’ente previdenziale ogni anno i propri redditi tramite modello RED o 730, pena la sospensione temporanea del trattamento relativo allo stato di invalidità. In Lombardia sono interessate poco meno di 400mila persone, a vario titolo percettrici di assegni relativi alla diversa percentuale di invalidità. “L’erogazione delle prestazioni – dice la nota FNP – saranno ristabilite solo dopo che il beneficiario della pensione avrà comunicato all’Istituto i redditi mancanti presentando domanda di ricostituzione reddituale. Per non incorrere alla sospensione momentanea o definitiva dei trattamenti in atto, è possibile rivolgersi e utilizzare tutta l’assistenza offerta dagli operatori del Patronato Inas-Cisl, in quanto soggetti abilitati a tale tipo di attività”. Nel caso in cui l’assegno venga bloccato, i percettori avranno 120 giorni di tempo per comunicare i redditi mancanti relativi agli anni dal 2017 al 2021. Trascorso tale termine la prestazione sarà definitivamente revocata e saranno recuperate le erogazioni non dovute. In questa fase, continua la nota di FNP CISL Lombardia, “non sono interessate le pensioni riconosciute a soggetti sottoposti ad amministrazione di sostegno o con rappresentante legale o con tutore che non abbiano comunicato i redditi. In questo caso, le comunicazioni di sospensione delle prestazioni saranno trasmesse nei primi mesi del 2022”.

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Fnp Cisl: in Lombardia la metà degli accordi di tutta Italia

Fnp Cisl: in Lombardia la metà degli accordi di tutta Italia. Nell’anno 2020, a livello nazionale, sono stati firmati dalla CISL 499 accordi. Di questi, 208 (il 41,68%) sono stati raggiunti in Lombardia. “Questo primo dato riafferma il peso complessivo della nostra regione, e della nostra organizzazione sindacale, sul complesso dell’azione negoziale sociale nazionale, segno dell’importanza attribuito al valore della negoziazione sociale dai sindacati confederali e dei pensionati lombardi, nonostante la pandemia Covid-19 che ha influenzato tutti i settori della vita sociale compresa la possibilità di fare negoziazione sociale”. Osvaldo Domaneschi, Segretario Generale di FNP CISL Lombardia, riassume così la ricerca che il dipartimento welfare del sindacato pensionati ha pubblicato in questi giorni, a cura di Pietro Cantoni e Giuseppe Redaelli. Nell’analisi degli accordi sottoscritti in Lombardia, il 2020 può essere suddiviso in tre periodi specifici: da gennaio a febbraio, la negoziazione è stata fatta attraverso le consuete modalità; da marzo a maggio, nel momento più acuto della pandemia, i confronti si sono svolti esclusivamente in videoconferenza; e da giugno a dicembre, quando la negoziazione è ripresa in quasi tutti i territori della Lombardia in forma mista, telematica e in presenza fisica. “Questo grande sforzo è stato possibile grazie alla presenza diffusa e radicata della FNP e della CISL sul territorio e soprattutto, dovuta alla conoscenza diretta dei bisogni e l’esperienza accumulata nel tempo, consentendo la formulazione di proposte utili e inerenti alla fase di emergenza pandemica che ha colpito le categorie più deboli – dice Onesto Recanati, segretario FNP con delega alla negoziazione sociale. Si sono affrontati con i Comuni temi come: la consegna di pacchi alimentari, la distribuzione di buoni spesa e materiale di protezione individuale (Dpi), alla riapertura in sicurezza di scuole e centri sociali e culturali, tutto ciò con l’obiettivo di rafforzare la coesione sociale sul territorio”. Dei 208 accordi siglati, 182 sono stati firmati a livello comunale, 9 sono gli accordi Intercomunali (Unione di Comuni, Ambiti distrettuali dei Piani di Zona), 8 a livello Provinciale e Interprovinciale (Province e ATS), mentre quelli sottoscritti a livello regionale sono stati 4. La popolazione complessiva beneficiaria di tale azione negoziale territoriale è stata di 3,3 milioni, corrispondente al 33,11% della popolazione lombarda. Le quattro intese sottoscritte con Regione Lombardia comprendono 2 accordi quadro sui criteri di accesso agli ammortizzatori sociali in deroga a causa degli effetti causati dall’epidemia Covid-19, un accordo sulla costituzione del fondo di anticipazione sociale di 5,5 milioni di euro, e uno per l’introduzione della misura pacchetto famiglia, con contributo di 500€ per il pagamento di una rata del mutuo prima casa o per l’acquisto di strumentazione tecnologica per la didattica on-line. Dall’analisi degli accordi si evince che si negozia di più (e in alcuni casi anche meglio) nei Comuni con popolazione inferiore a 10.000 abitanti; viene confermata ancora la tendenza di fare pochi incontri con gli Enti sovracomunali. La volontà di un costante confronto è confermata da una buona presenza di accordi che riguardano la regolazione del processo concertativo e delle relazioni sindacali, che includono elementi di regolamentazione del processo negoziale con il fine di assicurare un contesto adeguato tanto al suo positivo svolgimento quanto all’attuazione degli impegni presi. “L’attivazione del processo negoziale con la sottoscrizione di 208 verbali nel territorio lombardo, anche se molto inferiore agli anni precedenti, è comunque un buon risultato. Questo non rappresenta un fatto completamente negativo perché, come sosteniamo da tempo, occorre transitare da una negoziazione di quantità a un confronto di qualità e di prossimità a favore delle persone e delle famiglie – scrivono Pietro Cantoni e Giuseppe Redaelli, responsabili del Dipartimento Welfare. I risultati raggiunti son stati possibili grazie all’azione incessante, appassionata e competente dei tanti negoziatori sociali della categoria dei pensionati che, in sinergia con le confederazioni, ha prodotto un’attività che ha tessuto una fitta trama di relazioni, utili alla gestione di processi complessi e alla realizzazione di accordi rilevanti, a difesa degli interessi dei più deboli e per la edificazione del bene comune”. I territori sindacali di Brescia, Pavia e Lodi, e Monza Brianza Lecco sono quelli dove la contrattazione territoriale ha prodotto il maggior numero di risultati. In totale, l’87,5% degli accordi ha interessato la sfera comunale, toccando argomenti vari. Durante la gestione della fase di emergenza, per esempio, hanno riguardato ammortizzatori sociali e crisi aziendali, consegna pacchi alimentari, farmaci e materiale scolastico, distribuzione buoni spesa, messa in sicurezza delle strutture residenziali e semiresidenziali. Con la ripresa e le relative riaperture si è discusso di scuole, trasporti, centri sociali/culturali, turismo, organizzazione centri estivi/Grest, acquisto Dpi, servizi di counselling psicologico, progetti di socialità e di contrasto alla solitudine.

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Covid, Cisl: “Visite in RSA ancora in salita”

Covid, Cisl: “Visite in RSA ancora in salita”. “La strada è ancora in salita, per parenti e ospiti delle RSA Lombarde. Ordinanza del ministro Speranza e indicazioni dell’assessore Moratti, per molte farmacie della regione, sono lettera morta. Troppe non sono attrezzate, molte chiedono il pagamento del tampone necessario per la visita del proprio caro all’interno delle strutture”. Emilio Didonè, segretario generale di FNP CISL Lombardia, lancia l’ennesimo attacco contro il lassismo imperante in Regione, ATS e RSA nella gestione delle aperture delle strutture per anziani e per disabili. Secondo Regione Lombardia, i parenti possono entrare con il “Green Pass” (o Certificato di vaccinazione) o in alternativa sottoponendosi almeno 48 ore prima a un tampone che abbia esito negativo. E per fare il tampone ai potenziali visitatori, Regione Lombardia ha autorizzato le stesse RSA, oppure la rete ambulatoriale degli erogatori pubblici e privati accreditati presenti nel territorio, o le farmacie. Il costo è del tampone è a carico del servizio sanitario, e il visitatore deve semplicemente compilare un apposito modulo di autocertificazione. Queste indicazioni sono già operative e vincolanti, come confermato dalle stesse ATS. “Da una nostra verifica, invece, emerge che la stragrande maggioranza delle farmacie, private o comunali che siano, non applica questa delibera, anche se è attrezzata per fare i tamponi con tanto di cartello esposto. Li fanno pagare, e quindi non svolgono questo servizio indicato da regione Lombardia. Le RSA, inoltre, potrebbero, all’ingresso, sottoporre a tampone i visitatori utilizzando i loro kit, originariamente destinati a dipendenti e ospiti, ma per quanto ne sappiamo sono poche quelle che lo fanno. Nella maggior parte dei casi, senza la certificazione richiesta, i parenti non possono entrare nelle strutture. Insomma, l’annuncio alla stampa è stato fatto, la delibera è stata inviata, tutti l’hanno letta, ma non viene applicata. E tutto tace. Perché le farmacie, anche quelle pubbliche, si rifiutano di fare i tamponi gratuiti? Perché ATS, ASST, Direzione Generale Welfare non intervengono, e non prendono provvedimenti?”. L’8 maggio scorso, l’Ordinanza del Ministro della Salute Roberto Speranza consente le visite in piena sicurezza in tutte le strutture residenziali sanitarie e sociosanitarie nel rispetto delle indicazioni formulate nel documento. Il 14 giugno successivo, dopo più di un mese, anche Regione Lombardia finalmente recepisce l’ordinanza del Ministro per il via libera alle visite di familiari agli ospiti ricoverati presso le circa 670 strutture residenziali lombarde. “Con enfasi e molto risalto – continua Didonè -, l’Assessore regionale al Welfare e vice Presidente di Regione Lombardia non perde l’occasione per annunciare ai quattro venti che: “Le RSA devono aprire, non possono più rifiutarsi di far entrare i parenti. Abbiamo notificato le istruzioni a tutti gli istituti che si stanno organizzando. D’ora innanzi nessuna RSA potrà rifiutarsi di far entrare i parenti in visita ai propri congiunti perché la direzione generale Welfare di Regione Lombardia ha inviato istruzioni precise a tutte le ATS che, a loro volta, le hanno comunicate alle direzioni delle strutture protette”. Ancora una volta, invece, le conseguenze di disorganizzazione e pressapochismo le pagano i più fragili e famiglie. “In questo caso gli anziani e disabili che con impazienza attendono da troppo tempo di poter rivedere i volti dei loro cari. Una situazione paradossale che pretendiamo venga risolta in tempi brevissimi da Regione Lombardia, che ha ormai un indice di gradimento e credibilità sempre più vicino alla zero. È ora di finirla-conclude il segretario regionale dei Pensionati della CISL- di prendere in giro le persone con la politica degli annunci che poi non trovano mai riscontro nella realtà. Basta promesse ai cittadini per cercare di tranquillizzare la popolazione a cui però seguono sempre gravi ritardi nell’applicazione concreta dei provvedimenti. È ora di finirla con questa caratteristica comune in Italia dell’eccessivo intervallo di tempo che trascorre tra l’annuncio di un provvedimento e la sua effettiva applicazione”.  

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