luciana lamorgese

Poliziotti senza ticket saltano il pasto

Poliziotti senza ticket saltano il pasto. Troppe le segnalazioni dei colleghi che restano in difficoltà senza la possibilità di poter usufruire dei buoni pasto. A febbraio ci siamo ritrovati a scrivere al Ministro Lamorgese, perché ci erano arrivate numerose comunicazioni riguardanti disservizi sui buoni pasto, che ricordiamo essere erogati ai poliziotti, quando svolgono particolari turni di servizio o attività straordinarie e che non gli consentono di consumare il pasto presso la mensa. Ad oggi, ancora una volta i poliziotti non potranno usufruire dei ticket per consumare la refezione che gli spetta. Siamo nuovamente costretti a dover portare all’attenzione del Ministro, l’annosa problematica concernente l’erogazione degli stessi al personale della Polizia di Stato. L’ultimo disservizio è stato comunicato da CONSIP e riguarda il Lotto–7–Lazio che, in attesa della definizione di procedure giurisdizionali sulla relativa aggiudicazione, è attualmente sospeso. Pertanto, le Pubbliche Amministrazioni non possono più procedere né con l’invio di ordinativi di fornitura né con le richieste di approvvigionamento. Si tratta dell’ennesima dimostrazione di inefficienza dell’attuale sistema di erogazione dei ticket, regolarmente caratterizzato da disfunzioni e foriero di molteplici problematiche che si ripropongono costantemente pregiudicando senza soluzione di continuità i diritti dei colleghi. Pertanto il Segretario Generale del SAP, Stefano Paoloni, ha ritenuto necessario scrivere nuovamente al Ministro, per chiedere di intervenire fattivamente. Trattandosi difatti, di problemi che si ripropongono ciclicamente, più di un anno fa era stato proposto al Ministro di disporre la diretta contabilizzazione e liquidazione in busta paga delle somme deputate ai buoni pasto. “Le chiedendo di farsi carico della specifica questione segnalata, agendo per tempo al fine di adottare iniziative volte a neutralizzare i prevedibili disagi”. Continua Paoloni: “Sorge dunque la necessità, di valutare la proposta di disporre la diretta contabilizzazione e liquidazione in busta paga delle somme deputate ai buoni pasto. Si tratterebbe di una soluzione che eviterebbe il ripetersi delle problematiche più volte segnalate nel rispetto dei principi di economicità, efficienza ed efficacia che dovrebbero sempre orientare l’azione amministrativa”. Infatti, l’erogazione diretta consentirebbe di evitare lo svolgimento delle procedure di gare per l’assegnazione del servizio e i relativi costi per la stazione appaltante, con notevoli risparmi in termini di tempo e di spesa. In attesa di conoscere le determinazioni che intenderà adottare Le porgiamo cordiali saluti.

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Lamorgese incontra i sindacati di Polizia

Lamorgese incontra i sindacati di Polizia. Giovedì 21 ottobre si è svolto l’agognato incontro con il Ministro dell’interno Luciana Lamorgese e le Organizzazioni Sindacali della Polizia di Stato. Un confronto richiesto da tempo e giunto tardivamente, poiché nel tempo sono molte le necessità che riguardavano la sicurezza del Paese e le donne e gli uomini della Polizia di Stato, che fino ad oggi erano orfani di un raffronto politico. Un confronto necessario e imprescindibilmente legato ad un eventuale intervento normativo. “Stiamo affrontando un momento molto difficile per la sicurezza ed è necessario che gli uomini del comparto siano messi nelle condizioni di poter svolgere al meglio la loro funzione.” Afferma il Segretario Generale del SAP, Stefano Paoloni e continua “Riguardo al green pass non è stata accolta la richiesta di poter effettuare i test presso in nostri uffici sanitari onde evitare di essere impossibilitati di farlo presso farmacia e/o strutture attrezzate. Il tutto per evitare di essere impediti a prendere servizio. L’unica apertura è stata rivolta alla possibilità di realizzare convenzioni per agevolare il personale.” Al Ministro è stata posta, anche, la questione sulle continue manifestazioni nelle piazze, che stanno creando numerose difficoltà e ci costringono a gestire il dissenso che la politica non ha avuto la capacità di affrontare. Molto delicati sono gli eventi che ci aspettano nei prossimi giorni e riguardo ai quali sarà necessaria la massima attenzione. Per quanto concerne le dotazioni agli agenti è stato rappresentato che a breve dovrebbero essere consegnati i primi Taser. A tal proposito la Lamorgese ha accolto la richiesta di introdurre, nel più breve tempo possibile, le Body Cam al fine di dare massima trasparenza agli interventi di polizia ed evitare sterili strumentalizzazioni. Ha inoltre manifestato l’impegno, congiuntamente con gli altri ministri del comparto, di voler reperire le indispensabili risorse nella legge di Bilancio per realizzare il “pacchetto specificità”. Il tutto per valorizzare le peculiarità della nostra professione e di prevedere un’adeguata tutela legale per fatti di servizio. L’obiettivo è quello di trovare una soluzione per interventi previdenziali che siano idonei, a compensare in parte, la mancata attivazione per gli uomini del comparto della previdenza complementare, in ritardo di ben 26 anni. E’ indispensabile che gli impegni assunti trovino presto riscontro e che il confronto possa proseguire in modo costruttivo, poiché sono numerose le risposte di cui si ha bisogno e che ad oggi risultano non soddisfacenti.

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Rotta balcanica, la lettera del SAP al ministro Lamorgese

Rotta balcanica, la lettera del SAP al ministro Lamorgese. Il Sindacato autonomo di polizia ha infatti ritenuto troppo preoccupante la situazione ai confini per rimanere in silenzio e ha preso carta e penna. Ecco dunque a proposito della rotta balcanica, la lettera del SAP al ministro Lamorgese: Signor Ministro, con la presente sottoponiamo alla Sua attenzione la grave situazione che da tempo si sta verificando nella provincia di Trieste, i cui territori sono interessati dalla c.d. rotta balcanica. Trattasi di un problema rilevante che si affianca a quello dell’immigrazione clandestina via mare e altrettanto importante da richiedere soluzioni immediate e una visione di medio-lungo periodo. Infatti, i dati concernenti l’immigrazione proveniente dal versante Nord-Est confermano la necessità di decisioni non più procrastinabili. È chiaro che analizzando il trend degli ultimi anni tale flusso migratorio non ha più un carattere emergenziale ma si è cronicizzato a fronte di un depotenziamento degli organici degli uffici della Polizia di Stato interessati. Infatti, i rintracci sono notevolmente aumentati ma dall’altro lato si è drasticamente ridotto il numero degli operatori di Polizia impegnati nell’attività di contrasto all’ immigrazione clandestina. Basti pensare che nei mesi di giugno, luglio e agosto 2020 i rintracci erano stati complessivamente 1498 mentre negli stessi mesi quest’anno hanno raggiunto il numero di 2398. A fronte di ciò gli Uffici di Polizia sul territorio hanno subito un taglio consistente degli organici. La Polizia di Frontiera di Trieste oggi può contare complessivamente su un numero di 111 operatori mentre nel 2007, quando erano attivi i valichi di frontiera e la Slovenia non apparteneva all’area Schengen, la Polizia di Frontiera del capoluogo giuliano era costituita da 260 unità per lo svolgimento del lavoro ordinario di retro-valico. È facile osservare che in quel tempo però non c’era un fenomeno immigrazione così grave legato alla c.d. “rotta balcanica” né tantomeno un’emergenza sanitaria. Attualmente i migranti che entrano in Italia attraverso tale rotta sono principalmente di nazionalità pakistana, afghana e bengalese ed è immaginabile che con la crisi afgana il flusso migratorio non possa che aumentare. Misure quali l’istituzione delle pattuglie congiunte con la polizia slovena e l’utilizzo dei droni, adottate dal Governo nel mese di agosto, si sono rivelate inadeguate. Le pattuglie miste sarebbero efficaci se operanti non a campione bensì su ogni quadrante di servizio, concordando con la polizia slovena i luoghi dove effettuare questo tipo di servizio. Inoltre, sarebbe stato necessario aggregare personale specializzato e non utilizzare esclusivamente, come invece si è fatto, il personale degli uffici territoriali, cosa che ha comportato un ulteriore aggravio di lavoro ad un organico notevolmente esiguo. Ai problemi di organico si aggiungono carenze di carattere logistico, sanitario e l’assenza di strumenti efficaci per una proficua attività di polizia. Rispetto al 2020, infatti, la Polizia di Frontiera nel 2021 non ha potuto procedere alle c.d. riammissioni informali che in passato avevano dato ottimi risultati. Inoltre, come anticipato, i quotidiani problemi legati alla rotta balcanica, interessata dai flussi migratori ormai da 30 anni, sono oggi aggravati dall’emergenza sanitaria correlata alla pandemia. Ad esempio, negli ultimi giorni gli operatori di polizia si sono ritrovati, terminate le operazioni di identificazione e sbrigate le pratiche previste per legge, a dover “ospitare” per lungo tempo nei propri uffici i “rintracciati” nell’attesa che venissero collocati in strutture attrezzate. Nonostante gli sforzi profusi dalle Amministrazioni locali e la richiesta di stanziamenti della Prefettura per il miglioramento dei moduli abitativi, finalizzati alla realizzazione di un open-space dotato di una superficie vetrata che separi migranti da personale di vigilanza, siamo ben lontani dalle risposte che un fenomeno di queste proporzioni richiede. Infatti, i flussi migratori della c.d. rotta balcanica ormai non rivestono più carattere emergenziale, si protraggono da diversi anni e potrebbero incrementarsi a causa della crisi afgana. Signor Ministro, per le ragioni suesposte riteniamo non più procrastinabile l’adozione di un ampio programma idoneo ad assicurare la regolare attività di polizia nell’ambito dei servizi volti al contrasto dell’immigrazione clandestina nella c.d. rotta balcanica nonché a garantire la sicurezza degli operatori. Oggi è quanto mai imprescindibile una politica proattiva che anticipi le possibili conseguenze derivanti dalla crisi afgana. Nello specifico è indispensabile rinforzare adeguatamente gli uffici della Polizia di Frontiera, nell’immediato attraverso l’aggregazione di personale e nel medio-lungo periodo mediante un programma di potenziamento strutturale. È chiaro che le forze “ordinarie” in campo non sono sufficienti a gestire l’attuale flusso migratorio. Pertanto, a dispetto del mancato rinforzo di operatori delle Polizia di Frontiera proveniente da altre provincie è necessaria l’aggregazione di personale professionalmente preparato. Inoltre, la provincia di Trieste necessita altresì di strutture, mezzi e di un piano logistico adeguato ad affrontare un possibile ulteriore arrivo in massa dalle terre afghane. Per quanto concerne nello specifico la Polizia di Frontiera occorre fornire agli operatori mezzi e dotazioni adeguate nonché procedure efficaci e funzionali quali le “riammissioni informali”. Signor Ministro, Le chiediamo pertanto di volersi attivare tempestivamente e di farsi promotore in seno al Governo di un’azione politica all’altezza delle necessità evidenziate. Auspicando che siano assunte al più presto le opportune e necessarie determinazioni e in attesa di un cortese urgente riscontro, si porgono distinti saluti. IL SEGRETARIO GENERALE – Stefano PAOLONI –

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Assistenti civici: ennesimo autogol di Beppe Sala

Assistenti civici: ennesimo autogol di Beppe Sala. Con la dichiarazione di appoggio all’idea del ministro Boccia di sguinzagliare 60mila volontari a controllare i comportamenti degli italiani il sindaco ha segnato l’ennesimo gol nella porta sbagliata: l’idea ha scatenato le ire di molti eletti e sostenitori del partito democratico (che resta l’appoggio politico più forte del sindaco), il Viminale che tramite un comunicato ha garbatamente sottolineato di averne saputo nulla prima né tantomeno di volerne sapere qualcosa dopo e infine tutti i milanesi che iniziano ad avere le tasche piene dei delatori da balconcino. Se c’è un sentimento comune è il fastidio per la tendenza a denunciare assembramenti di “cittadini impegnati”. Sala non ha capito che in certi quartieri questi delatori 2.0 non sono scesi in strada perché c’è chi li avrebbe rispediti in casa a ceffoni. E non perché siano tutti incivili in periferia, ma perché a volte non si ha voglia di spiegare a un tribuno auto eletto il perché si è in strada. Ora che Sala pianifica di mandare migliaia di questi soggetti, non vorremmo essere al suo posto: se succedesse qualcosa a queste persone la responsabilità sarebbe solo sua. E il rischio è alto perché il Viminale ha chiarito che gli agenti delle forze di polizia non dovranno subire altri carichi di lavoro a causa degli assistenti civici, cioè: non pensate che la polizia scatti a ogni segnalazione di questa combriccola di smandrappati. Nello stesso tempo la stessa sinistra, Pd e non, sta contestando l’idea sulla piazza social. Mirko Mazzali, delegato dal sindaco alle Periferie e rappresentante della sinistra-sinistra, è noto per avere la battuta facile e ha scritto: “L’unica speranza è che il banco lo faccia Arcuri”. Riferendosi al disastroso commissario governativo per l’emergenza Covid, quello che aveva ordinato i tamponi ma non i reagenti. Stefano Indovino, candidato per la presidenza del Municipio 9 per il PD, è stato più diretto definendola una c…ata pazzesca. E via così: un grosso pezzo dell’elettorato e degli eletti dalla parte di Sala sono fortemente critici verso quest’idea. Ecco dunque come si sta manifestando l’idea degli Assistenti civici: ennesimo autogol di Beppe Sala. Da questa crisi il primo cittadino dovrebbe capire che chi gli cura la comunicazione ormai è bollito. Pochi giorni fa c’era stato un altro autogol, non risaliamo fino a Milano non si ferma per pietà: Sala aveva affidato la città alla Madonnina, chiaro tentativo di seguire la fase liturgica di Salvini. Solo che l’effetto è stato di inimicarsi tutti i cattolici di sinistra che disprezzano Salvini proprio per il tentativo di arruolare alla sua causa la Madonna. Insomma un disastro. Il centrodestra per ora sembra andarci morbido, salvo qualche esempio. Ma forse la strategia migliore per liberarsi di Sala è proprio questa: lasciar fare a lui e ai suoi consulenti della comunicazione. Da soli stanno svolgendo perfettamente il ruolo di opposizione. Si prendono a sberle da soli come certi romani in Asterix o i cattivi nei film di Bud Spencer e Terence Hill. Forse i decisori potrebbero escogitare una formula così contro il personaggio Sala: non presentare un candidato ma un’idea generale di città sostenuta da una coalizione. Tanto il sindaco durante la campagna elettorale non parla né del suo avversario diretto, né con lui. Dunque perché presentare una figurina? Non serve: Sala si batte da solo.  

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