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AMSA in agitazione e l’opposizione si spacca sulla Commissione Partecipate

Fra le grane di cui si dovrebbe occupare con urgenza l’amministrazione milanese, non ci sono solo le rivendicazioni della Polizia Locale, ma anche quelle che cominciano ad avanzare i lavoratori di AMSA. Infatti, la piattaforma sindacale che li segue, ha recentemente inviato una lettera ad azienda e dirigenti per contestare alcune situazioni critiche: l’assegnazione dei servizi attraverso un’asta al ribasso che potrebbe avere ricadute sui dipendenti, carenza e ritardi nella consegna di indumenti  strumenti di lavoro, utilizzo di automezzi vecchi e a rischio incendio, stipendi troppo bassi, carenza di personale con la conseguente necessità di fare troppi straordinari e contestazioni disciplinari considerate inique. Tutte questioni che hanno indotto i sindacati ad indire delle assemblee chiedendo contestualmente un tavolo di confronto con azienda e comune. Sulla questione è intervenuto il capogruppo di Forza Italia in Consigli Comunale Alessandro De Chirico “Sono mesi che il servizio di igiene ambientale è stato confermato ad AMSA” per poi accusare “L’azienda non ha più scuse in merito agli investimenti necessari per far tornare a splendere la nostra città”. “Purtroppo non è così” continua l’azzurro  “perché con un’asta al ribasso ne pagano le spese i milanesi che si lamentano per una Milano mai così sudicia, ma anche i lavoratori che svolgono le loro mansioni su mezzi che rischiano l’autocombustione. Salute e sicurezza tanto sbandierate, ma poi costringono gli operatori a doversi acquistare da soli guanti in più perché ne forniscono solo un paio a testa (monouso) per ogni settimana”. “La minoranza di Palazzo Marino avrebbe a disposizione uno strumento molto importante per il controllo delle società partecipate” spiega De Chirico, spostando la questione sulla politica e aprendo uno scontro con un collega d’aula di FdI “Bestetti, presidente della commissione, che aveva dichiarato che il suo compito non fosse così gravoso da ritenere di lasciare la presidenza nonostante gli fu data quand’era consigliere del mio partito e a seguito di accordi politici, è così preso dal doppio incarico da non avere il giusto pungolo per incalzare A2a”. “Sarà bene ricordargli di fare il suo dovere o se non è in grado di lasciare ad altri il compito” conclude polemicamente De Chirico.

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Sciopero ATM, mezzi fermi dalle 18 alle 22

Oggi a Milano è la giornata dello sciopero dei mezzi Atm. A Milano, nella giornata di oggi, potrebbero saltare corse di metro, tram e bus (e lo stesso potrebbe accadere il 15 dicembre). È il risultato del braccio di ferro tra le organizzazioni sindacali e il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini. La precettazione dello sciopero dei trasporti da parte del ministro ha comportato, infatti, che l’agitazione si ‘moltiplicasse’. Le tre sigle sindacali che inizialmente dovevano incrociare le braccia lunedì 27 novembre – Usb Lavoro Privato, Cub Trasporti e Al Cobas – si sono ‘divise’. Da un lato, le due sigle sindacali precettate, Usb Lavoro Privato e Cub Trasporti, – che avevano in programma un’astensione dal lavoro di 24 ore – hanno scelto di rimandare la loro protesta ai giorni pre natalizi mentre dall’altro lato la sigla Al Cobas – non precettata perché protestava solo per 4 ore – ha scelto di confermare l’agitazione per come inizialmente prevista. Dunque i milanesi si ritrovano a dover subire un doppio disagio. “A Milano, lo sciopero potrebbe avere conseguenze sulle nostre linee tra le 18 e le 22″, comincia ora Atm con una nota. La funicolare Como Brunate gestita sempre dalla società milanese sarà in normale servizio. Come sempre gli effettivi disagi dipenderanno dall’adesione del personale: un dato che si conoscerà solo la mattina stessa del giorno dello sciopero. Non sono ancora noti, invece, gli orari dei mezzi della seconda data di protesta (quella del 15 dicembre). Il sindacato Al Cobas protesta “contro ogni forma di limitazione del diritto di sciopero e abolizione di accordi sulla rappresentanza, superando monopolio costruito su complicità organizzazioni sindacali e associazioni datoriali; per il superamento dei salari di ingresso; contro appalti e subappalti; per un piano di investimenti e assunzioni in tutti i settori di pubblica utilità; per la sicurezza e tutela della salute in tutti gli ambienti di lavoro; per il blocco delle spese militari; contro le grandi opere speculative”.

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Confermato lo sciopero ATM a Milano

Lo sciopero dei mezzi Atm (metro, bus e tram) in programma per venerdì 10 novembre 2023 è stato confermato anche dalla società dei trasporti milanesi. Si tratta dell’ennesima agitazione che coinvolge il personale incaricato di garantire la mobilità pubblica a Milano. L’azienda di Foro Buonaparte ha pubblicato online le fasce orarie di garanzia e le motivazioni della protesta, proclamata dal sindacato Al Cobas. La manifestazione dei lavoratori potrebbe avere conseguenze sul servizio delle linee metro, bus e tram dalle 8.45 alle 15 e dopo le 18, fino al termine del servizio. Tutto, come sempre, dipenderà dall’effettiva adesione del personale Atm. Per questo è molto probabile che alla fine a ‘saltare’ del tutto sia il servizio di una sola parte della rete dei trasporti ma non l’intero sistema. Dovrebbero incrociare le braccia dunque tutti i dipendenti del Gruppo Atm, per 24 ore. Ad annunciare lo sciopero è la piattaforma del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. La protesta del sindacato Al Cobas ha carattere locale. Lo sciopero è stato proclamato per un lungo elenco di motivazioni: “Contro la liberalizzazione, privatizzazione e gare d’appalto dei servizi attualmente gestiti dal Gruppo Atm e per la reinternalizzazione dei servizi di tpl (trasporto pubblico locale) in appalto e/o subappalto; contro il progetto ‘Milano Next’, per la trasformazione di Atm spa in Azienda Speciale del Comune di Milano e il conseguente affidamento diretto in house dei servizi, nonché per la loro gratuità”. E ancora: “Per la riattivazione del distanziamento tra conducenti e utenti con inibizione della porta anteriore per la salita e la discesa dei passeggeri; per la pulizia, igienizzazione e sanificazione delle vetture e degli ambienti; per la tutela della sicurezza dei lavoratori più esposti ad atti aggressivi, anche con sistemi di protezione passivi; per la fruizione delle ferie per il personale viaggiante, piani aziendali d’assunzione e trasformazione dei contratti a tempo parziale; per l’aumento di 150 euro netti per tutti i lavoratori, a recupero degli insufficienti aumenti dei contratti nazionali; per ulteriori tematiche di carattere aziendale attinenti, tra l’altro a indennità ferie, turni particolari e vestiario”.

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Smascherati i furbi della Guardia Medica

Cinque medici del servizio di continuità assistenziale di Milano sono stati sanzionati con un provvedimento disciplinare dall’Ats perché durante un’ispezione non sono stati trovati in servizio alla centrale telefonica di via Farini, né erano impegnati in qualche visita domiciliare, nonostante risultassero in turno e avessero timbrato il cartellino. Il fatto, confermato al Giorno da più fonti, emerge solo a margine di uno scontro che ha riacceso i fari sulla riforma della continuità assistenziale (l’ex guardia medica, che funziona la notte e nei festivi quando gli studi dei medici di base sono chiusi) nel capoluogo. Dal 15 luglio, le sei postazioni dalle quali 22 medici per turno rispondevano alle telefonate dei milanesi al 116.117 (il numero unico dal 2020, ma già da sei anni le chiamate vengono filtrate da un centralino dell’Areu, diverso da quello dedicato alle urgenze di competenza del 112-118) sono state concentrate in una centrale unica in via Farini, con 18 dottori negli orari di punta e dieci in quelli “di morbida”. Senza tagli al personale, perché sono stati potenziati gli ambulatori in cui i medici visitano di persona: da otto (con due postazioni nel Municipio 9, e nessuna nel 5 e nel 7) con undici professionisti in totale sono aumentati a 13 (l’ultimo aperto ieri in via Saponaro), coprendo tutti i Municipi con 17 dottori negli orari di punta (la prima serata dei feriali, dalle 20 all’una e 30, e i festivi dalle 9 alle 21) e oltre 300 ore in più a settimana secondo i calcoli dell’Ats Metropolitana. Il sindacato si era però attivato, ha spiegato Salvatore Monteduro, segretario confederale con delega alla Sanità della Uil Milano e Lombardia, chiedendo un incontro all’Ats a seguito di una lettera aperta firmata da un centinaio di camici bianchi alla vigilia del debutto della nuova organizzazione, in luglio: protestavano per la riduzione dei turni in postazione telefonica e per la centrale unica (chiedevano di tenerne quattro), preconizzando che “per i cittadini risulterà molto difficile parlare con un medico di notte”. La Uil una settimana fa ha proclamato uno stato d’agitazione, accusando l’Ats di “mancanza di dialogo e di apertura”, ma lo scontro è divenuto pubblico lunedì scorso, alla vigilia del tentativo di conciliazione in Prefettura, quando “Uil Lombardia, insieme a Uil Fpl e Uil Pensionati” ha fatto sapere di voler querelare il direttore generale dell’Ats Metropolitana Walter Bergamaschi per non meglio precisate “affermazioni inaccettabili e denigratorie” che avrebbero “messo in dubbio l’operato della Uil” venerdì durante un incontro sindacale. Al quale partecipavano anche gli altri due confederali (Cgil e Cisl), e tra i punti in agenda c’era la riorganizzazione del servizio di continuità assistenziale, ha replicato l’Ats Metropolitana, contestando alla Uil “affermazioni che non corrispondono al vero”, spiegando di “aver già risposto a luglio alla richiesta di chiarimenti” del sindacato e rispondendo alle preoccupazioni per i carichi di lavoro delle guardie mediche e di un allungamento dei tempi delle visite domiciliari con la centrale unica (prima della riforma, la media era una visita ogni tre operatori per turno) con i numeri forniti dal nuovo sistema, che tiene traccia di tutte le chiamate. “Nei primi tre mesi, il servizio ha gestito senza alcun problema e con buoni livelli oltre 18 mila chiamate, effettuato 2.400 prescrizioni telematiche, 351 video visite e 361 visite domiciliari – ha fatto sapere l’Ats –. I carichi di lavoro sono risultati più che appropriati e rispettosi: in media ogni operatore in un turno di 12 ore risponde a 14 chiamate della durata media di meno di cinque minuti l’una”. A quanto Il Giorno apprende, sarebbe stata la discrepanza nel numero di telefonate evase da un gruppo di medici a far scattare l’ispezione che ha portato ai provvedimenti disciplinari. Dei quali Monteduro precisa di aver appreso solo durante l’incontro di venerdì e che, assicura, nulla hanno a che fare con lo stato d’agitazione né con la querela al dg Bergamaschi: “Se qualcuno ha avuto un comportamento del genere, l’Ats ha fatto bene a prendere provvedimenti perché è molto grave e infanga il buon nome di 150 medici che lavorano nel servizio di continuità assistenziale a Milano”. Dopo l’incontro in Prefettura, la Uil ha sospeso lo stato d’agitazione ed è stato fissato un incontro con l’Ats il 20 novembre: “Avvieremo un confronto per capire insieme come valorizzare il servizio. Non chiediamo di tornare indietro”, spiega il sindacalista. Quanto alla querela, invece, la Uil non ha ottenuto le pretese “pubbliche scuse”, dunque “andiamo avanti”, assicura.

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Primo maggio. Appello dei sindacati: aumentare salari

Da Milano, “città del carovita lanciamo un appello al governo: il tema del salario è molto più sentito qui, perché si fa fatica a trovare personale per determinate postazioni”: il segretario della Camera del Lavoro di Milano Massimo Bonini ha scelto il primo maggio per lanciare questo messaggio condiviso da tutti i sindacati confederali. “Anche noi come Uil siamo impegnati perché ci sia un forte recupero salariale su stipendi e pensioni: questo può avvenire solo facendo buona contrattazione, ha spiegato il segretario generale Uil Milano, Danilo Margaritella. Milano “è una città cara, ma che può dare soluzioni ai giovani che devono essere in grado di poter sostenere un affitto e condurre una vita decente”. Un capitolo del patto per il lavoro appena firmato con il Comune è dedicato proprio ai costi della città e a quello che può fare l’amministrazione per intervenire. “Salari più congrui, uniti a una fiscalità più equa e progressiva. Da qui può emergere un rilancio del salario”, è la ricetta di Margaritella che spinge sul taglio del cuneo fiscale, “cosa che il governo non ha fatto, e su un Irpef più progressiva”. E comunque, quella di oggi “non è tanto una giornata di festa – ha proseguito – ma di riflessione. Non può essere una festa per chi non ha un lavoro e per tutti coloro che non hanno rinnovato il contratto nazionale”. Anche il segretario generale Cisl, Carlo Gerla, cita il patto per il lavoro, con il quale “Milano deve tornare a competere con le Regioni più importanti”. Ma in città “è fondamentale non lasciare nessuna persona in difficoltà: ci sono alcuni aspetti fortemente innovati che vanno incontro ai cittadini – ha concluso – mi riferisco in modo particolare allo smart working, che abbiamo riscoperto nel periodo della pandemia”. ANSA

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Corteo sindacati con delegazioni da tutto il nord Italia

Si è svolto come previsto il corteo milanese organizzato nell’ambito della giornata nazionale di sciopero generale indetta da Cgil e Uil. Partiti intorno alle 10.30 dopo il concentramento in piazza Castello, i partecipanti hanno dato vita a una lunga coda di persone provenienti dalle regioni del nord Italia, con la testa del corteo già arrivata all’Arco della Pace e la coda ancora nel parco, che è stato attraversato proprio per minimizzare l’impatto sul traffico. Mentre sul palco si alterneranno gli interventi dei delegati nazionali e regionali, e degli attivisti, l’evento, denominato ‘Insieme per la Giustizia’ si dovrebbe concludere intorno alle 12.30 dopo il collegamento con la manifestazione di Roma per ascoltare gli interventi di Pierpaolo Bombardieri e Maurizio Landini. ANSA

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