via piranesi

L’inesorabile crescita delle strisce blu

L’inesorabile crescita delle strisce blu. E’ il fenomeno silenzioso che accompagna l’allungamento delle metropolitane e nel contempo crea quasi più disagi dell’aumento del biglietto a due euro. In migliaia hanno provato a opporsi al cambiamento cromatico della segnaletica orizzontale, ma non ci sono mezzi reali per opporvisi: la normativa infatti è molto chiara e stabilisce che l’avvicinarsi di infrastrutture importanti rende una certa zona di alto interesse urbanistico, vale a dire una zona in cui non valgono le stesse regole che in quelle “normali”. Una delle regole che non vale è proprio il necessario equilibrio tra strisce bianche e strisce colorate. Possono diventare tranquillamente solo gialle e blu, colori che per i residenti si equivalgono. Tutto questo rende i cittadini molto incazzati, ma molto inermi: sembra proprio di tornare a fine Ottocento quando frotte di contadini tentavano di opporsi alle ferrovie che attraversavano i continenti. Una sfida persa fin dal principio per i contadini ovviamente. Oggi il problema però si ripropone in via Piranesi e dintorni e in via Bezzi e dintorni, proprio quelle vicine alla nuova Metropolitana 4. I cittadini sono allarmati soprattutto per il rischio di chi è partito tranquillo lasciando la sua auto sulle strisce bianche: il cambiamento infatti potrebbe rappresentare per lui o lei una raffica di multe al ritorno dalle vacanze, se non addirittura la rimozione della macchina. Un bello scherzo per chi torna rilassato dalle ferie estive: guarda e l’auto non è più dove l’ha lasciata. Il primo pensiero sarebbe un furto e se davvero il responsabile fosse invece il carro attrezzi non sarebbe poi così lontano dalla verità. Il Comune infatti come un mariuolo avrebbe aspettato che l’incauto milanese si spostasse sulla spiaggia per poi prendergli la macchina e restituirgliela solo dietro compenso. A Palazzo Marino è meglio che ci pensino, magari con una direttiva ad hoc per la polizia locale: già sarebbe imbarazzante spiegare certe verniciate alle auto viste negli anni scorsi, figuriamoci una montagna di multe e rimozioni rifilate alla chetichella. In fondo lo scopo dovrebbe essere migliorare la viabilità e la vivibilità, non taglieggiare vacanzieri.

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L’omicida di via Piranesi si è impiccato in carcere

Pietro Carlo Artusi, l’uomo che interrogato dagli inquirenti mercoledì scorso aveva ammesso l’omicidio della compagna Roberta Priore, 53 anni, trovata morta nell’appartamento di via Piranesi dopo una lite per gelosia, si è impiccato sabato sera in carcere, a san Vittore, dove era recluso. L’uomo è stato ricoverato al San Carlo, e’ stata dichiarata la morte cerebrale.  

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Omicidio di via Piranesi, arrestato il compagno della vittima

Secondo la ricostruzione di Pietro Carlo Artusi, l’italiano di 48 anni che ieri sera davanti al sostituto procuratore Grazia Colacicco ha ammesso di aver ucciso Roberta Priore, compagna 53enne il cui corpo è stato trovato ieri, verso le 16, in via Piranesi, causa dell’omicidio sarebbe stata una lite cominciata a cena, in un locale in zona Ortica, e poi proseguita a casa. I due, la cui relazione era iniziata circa 6 mesi fa, convivevano insieme, sebbene nell’ultimo mese ci fossero stati già due diversi interventi della Polizia per liti tra i due. L’allarme è scattato ieri alle 16 quando la figlia della donna, che già da un giorno aveva provato senza fortuna a contattare la madre, si è diretta a casa della stessa, in via Piranesi, e lì ha trovato la porta chiusa insieme a dense nuvole di fumo che uscivano dalla finestra. L’intervento di Polizia e Vigili del Fuoco ha permesso di scoprire il corpo della vittima avvolto in una coperta. Mentre era in atto l’intervento, intanto, Artusi ha fatto ritorno all’abitazione ed è stato subito bloccato dagli agenti che lo hanno portato in Questura dove, nel corso di un lungo interrogatorio, ha ammesso la responsabilità dell’omicidio. La causa sarebbe stata, stando alla sua ricostruzione, una discussione avvenuta nel locale dove i due erano andati a cena. Lì la donna avrebbe parlato al bancone con un altro uomo scatenando la gelosia del compagno che se ne sarebbe andato. La vittima sarebbe poi tornata a casa in taxi dove la discussione sarebbe ricominciata. I due sarebbero venuti alle mani, reazione dovuta forse anche al consumo di cocaina durante la serata. Lei avrebbe cercato di colpirlo impugnando un coltello e l’uomo in risposta avrebbe cercato di tapparle la bocca con un cuscino causandone la morte per soffocamento. Resosi conto di ciò che aveva fatto Artusi ha spiegato di aver staccato i tubi del gas cercando di soffocarsi e poi di far scoppiare un incendio gettando dei fogli in fiamme sul corpo senza vita della compagna. La Polizia ritiene plausibile la ricostruzione effettuata dall’uomo, sebbene ancora alcuni particolari non siano del tutto chiari. L’effettiva data della morte, ad esempio, che potrebbe essere avvenuta domenica sera, un giorno prima rispetto a quanto dichiarato. Il reato contestato a Pietro Carlo Artusi è quello di omicidio volontario. La vittima era stata suo malgrado protagonista già in passato di un triste fatto di cronaca: nel 2005 la figlia era morta precipitando da un balcone.

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