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Il video con cui Niguarda annuncia la chiusura di un reparto covid

L’ospedale di Niguarda, ha annunciato la notizia della chiusura di un reparto di Terapia Intensiva allestito durante la fase più grave dell’emergenza coronavirus,  pubblicando sulla propria pagina Facebook un video accompagnato dal messaggio: “Il calo di  nuovi pazienti positivi ci ha permesso di chiudere una delle 5 terapie intensive che in questi due mesi abbiamo dovuto aprire per l’assistenza dei malati covid 27 posti letto che fino a pochi giorni fa avevano accolto pazienti in condizioni gravissime a causa del virus, sono ormai vuoti. Adesso il reparto verrà riorganizzato e sanificato per poter ripartire!“.  

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Il momento contestato del video di Conte

Il momento contestato del video di Conte. Ve lo riproponiamo perché nelle ultime ore la conferenza stampa del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, durante la quale ha citato come esempi di fake news Matteo Salvini e Giorgia Meloni, sta suscitando quasi più polemiche che notizie. Il primo e più importante aggiornamento è l’allungamento del periodo di quarantena fino a primi di maggio. Il secondo è il “circolo di saggi” invitati a ripensare la nostra organizzazione sociale ed economica. Ma è un terzo punto quello che ha sollevato polemiche ed è il momento contestato del video di Conte che riportiamo: L’utilizzo di una struttura istituzionale che comunica in un momento istituzionale come la conferenza stampa di aggiornamento del primo ministro è sembrato uno scivolone sulla forma. E proprio da un uomo come Conte che si è sempre presentato come custode delle buone maniere dentro e fuori dal Palazzo. Enrico Mentana ha dovuto prendere le distanze affermando che non avrebbe mandato in onda tutta la conferenza se avesse saputo che ci sarebbe stata una diatriba politica a reti unificate. Con questa mossa Conte ha dato il destro alle destre: un’opposizione contestata con questi mezzi si è vista solo in Ungheria, pur con le evidenti differenze, o da manifestazioni di piazza come quella delle sardine. Persino Donald Trump, profeta della comunicazione scorretta, ha sempre usato il suo profilo Twitter per certi sgarbi pubblici, così come per i complimenti visto proprio il caso di “Giuseppi”.

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Vigili in strada: lo sfogo dell’ex comandante Barbato

Vigili in strada: lo sfogo dell’ex comandante Barbato. La questione del perché la Polizia Locale non sia in strada ad aiutare nell’opera di controllo dei trasgressori delle direttive anti Covi19 è aperta. Sono stati gli stessi ghisa milanesi a chiedere di tornare dalle ferie forzate imposte dal Comune di Milano. Lettere aperte, comunicati stampa e sfoghi a cui si sono aggiunti pian piano alcuni membri della politica milanese. L’idea è semplice: servono molti controlli, soprattutto serviranno anche nella fase 2, ma non c’è il personale. Polizia e carabinieri sono già a tutto campo, ma non possono essere ovunque. Per pattugliare migliaia di chilometri di strade di città da milioni di persone servono anche i vigili. Proprio sul tema dei vigili in strada è arrivato lo sfogo dell’ex comandante Antonio Barbato. Un video in cui l’ufficiale ripropone alcune domande che diventano sempre più insistenti.   Sala si trova con una questione spinosa, perché proprio da un accorto utilizzo della Polizia Locale il Comune avrebbe forse potuto far sentire la propria presenza ai cittadini. Sarebbe stato un segnale importante anche per confermare l’affidabilità di Milano e dei milanesi. Ma il sindaco, come altri politici di destra e sinistra, è stato travolto da una crisi epocale e forse non ha più le energie per gestire la questione della gestione dei ghisa.

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Covid19, la Paura e il Coraggio

Covid19, la Paura e il Coraggio. In questi giorni assistiamo allo sfaldamento intellettuale di buona parte d’Italia. Un degrado civile accettabile in tempi di pace, perché non c’è niente di più rilassante e sicuro del parlare del nulla, ma oggi si impone una reazione. Le paure di una società di fatto ormai inesistente dal punto di vista dei legami sociali stanno esplodendo nel peggiore dei modi. I motivi sono tanti, ma essenzialmente è il risultato della cavalcata verso il pensiero inutile degli ultimi 40 anni, quello dell’accumulo delle cose a discapito dei valori umani, che ci ha portato a non saper pensare. Una delle espressioni più frequenti è “meditate, meditate…”. Peccato che le capacità di elaborazione di un pensiero complesso siano perdute da tempo: ormai è difficilissimo sostenere un dialogo per l’oggettiva incapacità della maggior parte delle persone di comprendere ragionamenti con più di una o due informazioni per volta. Non a caso è tornato di moda l’ipse dixit e il sillogismo, due artifici retorici creati essenzialmente per diffondere idee semplici, povere, insomma non umane. Questa carenza di capacità dipende per assurdo proprio dall’elevatissimo livello di benessere raggiunto dalla nostra società: il costante abbassarsi di tutti i pericoli a cui l’umanità è sempre stata sottoposta (carestie, pestilenze, guerre) ha causato un’incapacità intellettuale di afferrare il senso degli eventi. Il superfluo è diventato necessario, causando crisi nervose in chi si sente violato dal divieto di passare la giornata al bar a fissare i corpi delle donne che passano. O chi dopo averli messi al mondo ora si trova costretto a frequentare i figli per tutto il giorno. Immersi in una società dell’inutile, come tutte quelle evolute, abbiamo perso progressivamente le capacità di base. La prima lasciata per strada in questo percorso intellettuale e sociale è quella di affrontare la paura. La paura è sempre stata la spinta che ha portato l’umanità a compiere meraviglie, perché la reazione era il coraggio. Non si può avere coraggio senza prima soffrire una profonda e sincera paura. Ma il coraggio non si estrinseca con l’erezione di un muro o una pallottola in testa a chi ci spaventava. Quelle sono soluzioni temporanee e tendenzialmente non risolvono la paura né le sue cause. Il coraggio è respirare quando ci manca il fiato. E’ combattere quando tutti scappano. Il coraggio è la paura stessa che si trasforma in azione positiva. Il coraggio è anche faticare intellettualmente per cambiare modo di pensare: non semplicemente cambiare idea secondo l’ormai vetusto Voltaire, ma rimodulare tutto il sistema di pensiero. Per capirsi: non si tratta di decidere se mettere le strisce pedonali qui o lì, ma di decidere come muoversi in generale. Questa crisi è un enzima di un cambiamento già in atto da tempo, ma il presente è ancora prigioniero di un Novecento che non vuole morire. Le regole di base erano già cambiate, ma erano ancora poco visibili. Basti pensare che quando nel Settecento si costruivano le prime linee ferroviarie di massa (quelle che avrebbero di fatto cambiato il mondo in modo radicale) era tecnicamente ancora vivo il Sacro Romano Impero. Oggi siamo in una situazione simile: mentre si costruiscono le infrastrutture del nuovo mondo, il vecchio è ancora in forma a sufficienza per non permettere l’evoluzione della società. E dunque le crisi intellettuali aumentano. E, spiace scriverlo, crediamo aumenteranno ancora. Intanto cresce la Paura, ma non il coraggio. Per ora prevalgono le reazioni isteriche di un mondo morente. Ma per il Covid19, la Paura e il Coraggio saranno le nostre vere sfide: non possiamo sconfiggere i virus per sempre, non si può andare in guerra senza morti, non si può correre senza avere il fiatone. Però possiamo puntare più sulla ricerca di nuove cure che di nuove bombe, puntare più sulle protezioni per chi ci deve curare che sul mercato dell’inutile, possiamo allenarci per correre meglio e più a lungo. Ci serve la il Coraggio, lato luminoso della luna nera chiamata Paura. Torniamo umani, abbracciamo la Paura e lanciamoci verso un mondo che ha finalmente l’occasione di diventare migliore di prima.

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Rivolta a San Vittore: fiamme nelle infermerie

Rivolta a San Vittore: fiamme nelle infermerie. Mentre tutto il sistema sanitario è concentrato a tentare di salvare tutti, compresi quelli che all’epidemia non credono, i detenuti del carcere di San Vittore hanno pensato bene di rivoltarsi contro le restrizioni imposte a tutti. Hanno devastato e dato alle fiamme proprio i locali destinati alle loro cure e ora un buon numero di detenuti si trova sul tetto. Le risorse preziosissime per contenere il contagio vengono ignorate ancora una volta in nome dei diritti dei singoli, presi pure questa volta come esseri che possono vivere lo stesso anche senza comunità intorno. Sarebbe allora il caso di utilizzare i sistemi che si utilizzano in guerra? Perché se il triage di guerra viene applicato negli ospedali, forse anche per i carcerati andrebbero applicate norme da trincea. Chi si ribella, devastando le strutture che dovrebbero proteggerlo merita di essere considerato un cittadino come gli altri? Le ambulanze oggi bloccate a San Vittore poteva servire a curarsi di chi sta male, salvando magari qualche vita. Invece sono bloccate a causa di una rivolta di chi già era in debito con la società. Come dovrebbe comportarsi ora la società stessa? Una ripresa di quanto sta accadendo la rende disponibile il noto fotografo Andrea Fasani sulla sua pagina Facebook da dove ha lanciato il video: lo trovate CLICCANDO QUI. Non è nemmeno il primo caso in cui a Milano si sollevano problemi a causa di detenuti, come riportato dall’Osservatore poco tempo fa.

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Duro commento del SAP che pubblica il video dell’aggressione ai Pompieri

Il Sindacato Autonomo di Polizia, è intervenuto in merito ai fatti avvenuti in via Gola nella notte di capodanno, con un commento scritto sulla sua pagina Facebook: “Questo è quanto è successo questa notte in Via Gola a Milano. Inutile negare che vi sono zone di questa nostra Città dove alcuni si sentono “proprietari” del territorio e, pensando di godere di una sorta di immunità, continuano ormai da svariati anni ad impedire e contrastare non solo gli interventi dei Vigili del fuoco come accaduto la notte scorsa, ma soprattutto gli interventi di polizia e Carabinieri. Sarebbe davvero ora che Questura e Comune intervengano, instaurando in quei posti difficili, presidi fissi delle Forze dell’Ordine e non demandare alle Volanti oppure alle poche forze disponibili nel Commissariato di competenza, un problema enorme di ordine pubblico. Lo spaccio di sostanze stupefacenti in quella zona, frequentatissima dai giovani, è molto diffuso ed il personale impiegato al tentativo di contrasto a quel maledetto fenomeno è sempre più in difficoltà ad intervenire a causa delle poche risorse impiegate. Occorre dare un segnale forte di legalità al fine di recuperare sia la fiducia nelle Istituzioni da parte della gente perbene che abita in questi luoghi, sia per far capire a chi delinque che lo Stato non può consentire la creazione di zone franche. S.A.P. MILANO esprime pertanto solidarietà ai Vigili del fuoco ed al personale di polizia e Carabinieri impegnati in strada che ogni giorno cercano, da soli e con le proprie forze, di assicurare il controllo del territorio.”  

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