6 Settembre 2019

La storia della ligera. Quarta parte

L’arresto di Lutring fece molto scalpore sia in Francia che in Italia. Nonostante l’incredibile numero di rapine commesse non avesse lasciato dietro di sé né morti né feriti, di frequente era ricordato con simpatia dalle sue vittime. Insomma, era diventato un personaggio abbastanza popolare fra la gente comune come quasi tutti i vecchi esponenti della vecchia ligera. A  renderlo famoso erano stati l’atteggiamento da guascone, le frasi in dialetto che pronunciava sempre quando “lavorava” nel milanese, la fiabesca storia d‘amore con Yvonne che a Milano conoscevano tutti e di cui si parlava in tutta Italia, ma soprattutto il suo comportamento da ladro gentiluomo. Spesso aveva preteso che fossero pagate le pensioni ai presenti prima di portare a termine la rapine, mentre le compiva aveva sempre un occhio d’attenzione per le anziane vecchine, capitava ci scambiasse qualche battuta ricevendone non di rado in cambio delle sonore sgridate, ma anche in questi casi, se le vedeva in difficoltà non se ne andava mai senza infilargli qualche banconota in borsa. Quando la corte francese, dove venne giudicato nel 1965, lo condannò a ventidue anni di detenzione, la prima cosa che fece fu un gesto d’amore: per evitare che sprecasse il resto della vita ad aspettare un carcerato, lasciò libera Yvonne che – come vedremo poi – non smetterà mai d’amare per tutto il resto della vita. Una volta in cella Lutring, lontano da altre tentazioni, si mise prima a studiare e poi a scrivere e dipingere mettendo in mostra una straordinaria vena artistica che gli fu presto riconosciuta da pubblico e critica. La sua storia attirò l’attenzione di molte personalità del tempo – fra cui Sandro Pertini – col quale intraprese fitte corrispondenze e che probabilmente fecero pressioni sulla giustizia francese perché fosse anticipata la sua liberazione. Fu probabilmente in virtù di questo, dell’avere constatato che effettivamente Lutring fosse un uomo diverso e che non aveva mai fatto del male a nessuno, che scaturì il gesto di clemenza che del Presidente della Repubblica Francese Georges Pompidou che lo graziò nel 1976 subito imitato da quello italiano Giovanni Leone. Fu una fortuna per lui essere in galera negli anni in cui l’ascesa della nuova criminalità scalzò i vecchi esponenti della ligera decretando la fine della vecchia mala milanese. Non gli sarebbe piaciuto assistere a quel cambiamento, avrebbe finito con lo scontrarsi con quei delinquenti sanguinari di cui difficilmente avrebbe  avuto ragione. Probabilmente il carcere gli salvò la vita. Tornato in libertà si dedicò alla scrittura e soprattutto, con successo, alla pittura che, gli diede modo di vivere in modo agiato. I suoi quadri sono stati esposti in numerose mostre, collettive e personali, e gli sono valsi molti premi e riconoscimenti in tutta Europa. Pur se assumendo un tenore di vita meno vistoso e più riservato del precedente, il suo aspetto non era cambiato, volto sorridente, baffi, capelli lunghi e aspetto scanzonato lo rendevano affascinante e già nel 1977 iniziò una relazione con la donna che nello stesso anno  gli diede il suo primo figlio, Dora Internicola. Purtroppo Mirko, così lo chiamarono, morì qualche anno dopo, nel 1995 in un tragico incidente dandogli il secondo grande dispiacere della vita dopo l’avere dovuto lasciare Yvonne. Nonostante fosse ancora in vita, più passavano gli anni, più la sua storia si copriva di un alone di leggenda. Su di lui si scrivevano libri e prima ancora che fosse scarcerato erano usciti due film sulla sua vicenda criminale: “Svegliati e uccidi”, nel 1966  interpretato da Robert Hoffmann Lisa Gastoni e Gian Maria Volonté, e “Lo zingaro”, nel 1975, nel quale Lutring è interpretato da Alain Delon. Dopo  la storia con la Intarnicola conobbe Flora D’Amato che sposò nel 1985, i due ebbero due figlie gemelle, Natasha e Katiusha, ma anche questa storia naufragò, si separarono nel 1997. Gli amici più intimi dicevano che non riuscisse ad evitare di confrontare tutte le donne che entravano a fare parte della sua vita con Yvonne e che queste ne uscivano sempre sconfitte cosa che alla lunga logorava i rapporti. Dopo il divorzio continuò nella sua carriera artistica intensificando i rapporti con il pubblico, partecipò a molti incontri pubblici soprattutto con i giovani ai quali amava dire di vivere d’arte e onestà, e non dei suoi stessi errori. Nei primi anni duemila scelse di ritirarsi a vivere in riva al Lago Maggiore nei pressi di Stresa e poco dopo si ammalò di un male che lo avrebbe lentamente portato via. Gli infermieri dell’ospedale dove fu ricoverato negli ultimi mesi di vita, quando oramai necessitava di cure giornaliere, raccontavano che ogni tanto fuggiva per recarsi alla Stazione di Stresa a sedersi su una panchina da dove guardava i treni che arrivavano. Agli amici che a turno andavano a riprenderlo diceva che andava li perché sperava sempre di vedere scendere Yvonne da qualche vagone (lei era morta oramai da anni). Infine, la notte fra il dodici e il tredici maggio 2013 la morte se lo portò via. Con lui se ne andò l’ultimo rappresentante della ligera chiudendo definitivamente la storia di questa mala romantica i cui appartenenti rubavano quasi sempre per necessità, non facevano male a nessuno e se potevano aiutare un povero diavolo non mancavano mai di farlo. Ci piace pensare che Luciano Lutring abbia ricevuto la sua terza grazia, quella con cui il buon Dio gli avrà concesso di entrare in paradiso dove siamo certi ora siede di fianco a Yvonne.  

La storia della ligera. Quarta parte Leggi tutto »

Presentata Milano Bike City e sarà potenziato il servizio di biciclette in condivisione

Torna per la seconda edizione, dal 14 al 22 settembre, Milano Bike City, il festival diffuso con un cartellone unico di oltre cento eventi proposti da operatori, associazioni e aziende impegnate nella mobilità sostenibile attiva, pensato per coinvolgere tutti i cittadini in modo trasversale e inclusivo per scoprire il potenziale ciclabile della città e promuovere contemporaneamente uno stile di vita sostenibile. Presentata ieri a Palazzo Marino, Milano Bike City coincide con la settimana europea che ogni anno promuove le buone pratiche nel campo della mobilità, la European Mobility Week (dal 16 al 22 settembre). Molte le attività in programma, dalla campagna Bike-to-Work, che incentiva l’utilizzo della bicicletta per gli spostamenti casa-lavoro, alla Carfreeweek, che invita i cittadini all’utilizzo della bicicletta e dei mezzi pubblici, non utilizzando l’auto per un’intera settimana. Un modello che si sta diffondendo in Italia ed è diventato itinerante con l’adesione di Bologna e Padova. Arriveranno inoltre 600 nuove biciclette in condivisione, con il sistema Bikemi, soprattutto nei quartieri periferici di Lorenteggio, Giambellino, Niguarda, e arriveranno anche 1.000 nuovi posti per le biciclette private negli stalli in corrispondenza dei luoghi di interscambio vicini a metropolitane e stazioni ferroviarie. Lo ha annunciato il sindaco, Sala, che ha anche la delega all’Ambiente, a margine della conferenza stampa di presentazione della seconda edizione di Milano Bike City. “In questo momento credo che nessuno ci possa accusare di far poco sulla mobilità sostenibile“, ha detto Sala. Il Comune lancerà anche un nuovo bando per le bici in condivisione senza stallo, il cosiddetto ‘free floating‘, e per la micro mobilità elettrica in generale: “la settimana prossima contiamo di portare in giunta l’insieme di sharing che comprende scooter, monopattini e biciclette – ha detto l’assessore alla Mobilità, Marco Granelli -, con delle regole coordinate tra di loro. Però facciamo appello al governo perché stabilisca delle regole che ci permettano di utilizzare questo tipo di mobilità“. Infine Sala parlando di “una città sempre più smart e sostenibile” è tornato a parlare della presenza del pavè sulle strade di Milano. “Bisognerebbe ragionare sul utilizzo se vogliamo spingere più per l’utilizzo delle biciclette e non è una decisione che spetta solo al Comune perché se la Soprintendenza dice che va lasciato in alcune vie, va lasciato“. La linea del Comune rimane comunque quella di un pavè che va bene in aree pedonali e in zone a traffico limitato.  

Presentata Milano Bike City e sarà potenziato il servizio di biciclette in condivisione Leggi tutto »

Armi da guerra e droga nelle cantine di via Fulvio Testi

Armi da guerra e droga nelle cantine di via Fulvio Testi. Un kalashnikov, due pistole, 200 cartucce, un giubbotto antiproiettile, 2 chili e duecento grammi di hashish, un chilo e seicento grammi di marijuana, 200 grammi di cocaina. E’ quanto scoperto dai carabinieri della stazione Greco-Milanese nei box delle case popolari di viale Fulvio Testi. Mercoledì scorso i militari diretti da Raffaele Vitale hanno eseguito una perquisizione nei 200 box delle cosiddette Case Bianche, giàcontrollate a giugno con un servizio simile. Stavolta i carabinieri hanno trovato alcune aree comuni degli stabili protette da grate di ferro, come visto in altre zone di spaccio in diverse periferie italiane. Il kalashnikov era stato nascosto all’interno di buchi ricavati nel muro, le due pistole risultate rubate erano sotto auto abbandonate, avvolte in stagnola e altro materiale isolante per evitare che l’umidità rovinasse la funzionalità. Altro elemento interessante è stato il ritrovamento della divisa e il giubbotto antiproiettile di una guardia giurata che ne aveva denunciato la scomparsa alcuni mesi fa. L’uniforme e il fucile lasciano ipotizzare che fosse in programma l’assalto a un furgone portavalori. La droga, invece, era in buste della spesa in uno dei tanti box, la particolaritè in questo caso consiste nel ritrovamento anche di un flacone di olio di hashish. ANSA  

Armi da guerra e droga nelle cantine di via Fulvio Testi Leggi tutto »

Peruviano arrestato per rapina e aggressioni a transessuali

Ieri, gli agenti del Commissariato Villa SanGiovanni della #Questura di Milano hanno eseguito una misura cautelare in carcere nei confronti di un cittadino transessuale peruviano di 47 anni per rapina aggravata dall’uso di armi e lesioni personali pluriaggravate nei confronti di un altro transessuale. Le indagini dei poliziotti sono iniziate il 2 luglio quando un 36enne transessuale peruviano è stato avvicinato in viale Fulvo Testi dal suo connazionale: dopo aver offerto da bere e proposto di accompagnarla a casa, l’arrestato ha aggredito la vittima in piazzale Loreto per ottenere del denaro. Gli investigatori hanno individuato altri episodi analoghi ai danni di transessuali compiuti a Milano, Cinisello Balsamo e Como con sempre il medesimo primo approccio gentile che in breve si trasformava in violente aggressioni con l’uso di armi improprie per cagionare lesioni e sfregi permanenti al volto degli aggrediti.  

Peruviano arrestato per rapina e aggressioni a transessuali Leggi tutto »

Via Cavalcanti, anche secondo la Cassazione la moschea abusiva va chiusa

Anche la Corte di Cassazione ha confermato quanto già espresso dalle sentenze di primo e di secondo grado, ossia che il centro culturale islamico milanese di via Cavalcanti non ha i requisiti per essere destinato a luogo di culto con relativa condanna penale per i responsabili. La condanna è stata emessa per abuso edilizio in quanto la presenza di un luogo di culto, all’interno di un immobile che non ha quella destinazione d’uso, costituisce non solo un’illiceità dal punto di vista amministrativo, ma anche un reato penale. Soddisfatto Presidente del Municipio 2, Samuele Piscina, secondo cui la condanna “evidenzia ancora una volta quanto dicevamo da tempo: quella moschea abusiva deve chiudere“. “Le regole vanno rispettate da tutti, anche dalla comunità musulmana. – prosegue Piscina –  Non si può infatti tollerare che un luogo adibito a magazzino senza vie di fuga o condotti di areazione venga utilizzato come spazio di ritrovo da centinaia di persone o addirittura come sede di una sorta di scuola estiva per bambini musulmani. Tutto ciò ovviamente alimenta i rischi per la sicurezza delle persone che usufruiscono abusivamente di questo spazio, a partire dai più piccoli e da tutti i cittadini residenti nello stabile. Una situazione lasciata totalmente allo sbando dall’amministrazione comunale che ora è chiamata a intervenire al più presto per ristabilire legalità e sicurezza nel quartiere”. “Sala e il PD, – accusa l’esponente della Lega – nonostante fossero consapevoli di ciò che accadeva in quello stabile grazie alle segnalazioni inviate anche dal Municipio 2 e considerata l’interlocuzione costante di Palazzo Marino con l’associazione sul tema dei luoghi di culto, hanno abbandonato a sé stessi tanti cittadini onesti, facendo finta di non vedere nel nome dell’illegalità. Dopo la condanna all’imam, il Partito Democratico non può più nascondersi e la sinistra è chiamata ad agire immediatamente per porre i sigilli al magazzino che ogni giorno mette in pericolo centinaia di cittadini, come già avrebbero dovuto fare facendo rispettare la legge e i regolamenti comunali. A perdere tempo la sinistra è maestra – conclude –  ma prima o poi tutti i nodi vengono al pettine”. Dello stesso parere il Consigliere Comunale ed Europarlamentare della Lega Silvia Sardone, “Ormai è rimasta solo la sinistra a non vedere la realtà, ovvero gli abusi in serie commessi dalla Bangaldesh cultural and welfare association” ricordando che Sala “in campagna elettorale aveva promesso la chiusura di questa moschea senza poi far nulla” e che “esiste anche una legge regionale con dei paletti urbanistici ben precisi da rispettare“. “Sono stata più volte in via Cavalcanti – continua la Sardone – per confrontarmi coi residenti dello stabile che ogni venerdì vedono entrare nel loro cortile centinaia di persone per pregare in un luogo che non ha nemmeno un’uscita di sicurezza: e se scoppiasse un incendio?” si chiede la leghista. “Purtroppo – continua Silvia Sardone – quella di via Cavalcanti non è l’unica situazione paradossale e cosa ancor più grave è il fatto che l’amministrazione comunale anziché chiudere i luoghi di culto irregolari ha inserito nel Par la regolarizzazione di quattro moschee abusive a cui si aggiungerebbe l’area di via Esterle messa a bando. È assurdo – conclude – che il Comune continui a tollerare certe gravi irregolarità: multano i commercianti per il colore degli ombrelloni e lasciano che centinaia di persone si radunino in seminterrati senza alcuna norma di sicurezza?”.  

Via Cavalcanti, anche secondo la Cassazione la moschea abusiva va chiusa Leggi tutto »

Piove e la Metro 5 ha gli accessi ridotti

Piove e la Metro 5 ha gli accessi ridotti. Uno dei simboli della rinascita milanese è perennemente in panne: se non sono le scale mobili, sono i distributori automatici di biglietti o i tornelli. E se per sbaglio per qualche benedizione celeste la metro automatizzata decide di allinearsi allo storytelling del sindaco Giuseppe Sala, ecco che arriva la pioggia e costringe gli addetti a chiudere le uscite. L’ultima costruita dal celebratissimo studio di progettazione di Metropolitana milanese, la Metro Lilla è la peggiore: essendo nuova ci si aspetterebbe una quantità di guasti a tutti i livelli molto molto bassa. Invece i disservizi continuano, come per altro molte infrastrutture costruite da società tecnicamente fallite. Eppure pare che nulla si possa fare: rimettere mano a un progetto di quelle dimensioni vorrebbe dire spendere una marea di soldi. Senza contare che alcuni difetti, come la curva tra Isola e Garibaldi, non possono essere aggiustati a meno di non ricominciare tutto da capo, scavo compreso. La fortuna di Milano e di Astaldi è che un “potere forte” come Pietro Salini sarebbe anche disposto a caricarsi il carrozzone: vista la solidità data al gruppo Salini-Impregilo dal suo profilo internazionale, avrebbe le risorse per risanare quanto c’è da risanare e magari allungare pure la metro contribuendo a avvicinare i cittadini della città metropolitana. Altrimenti la triste fine della Metro 5 rischia di essere quella di Expo e di tante altre opere “made in Sala e amici”: un lento degrado che viene oscurato il tanto che basta per permettere ai manovratori di non essere fermati nella corsa a un potere sempre più ampio. Il conto, da  buona tradizione italiana, lo pagheranno altri in un altro momento. Quando magari saranno passati gli anni per la prescrizione: la domanda è seria, se un’opera è stata costruita male con i soldi pubblici perché non si possono cercare i responsabili ora? Forse è il momento di indire una class action contro chi ha usato i soldi di tutti per costruire “male” una metropolitana. Perché si creano solo comitati per lamentarsi del rumore o dei disagi quando vengono costruite le metropolitane e poi ci si rassegna a un servizio dagli evidenti limiti? Milano merita di più, molto di più. Magari anche progettisti migliori, sia a livello tecnico che amministrativo. E i magistrati, tra un procedimento e l’altro contro Matteo Salvini, perché non si muovono? Si fa più carriera ad attaccare i politici, o forse anche loro hanno sistemato qualcuno negli organici delle ferrovie milanesi? intanto piove e la metro 5 ha gli accessi ridotti.

Piove e la Metro 5 ha gli accessi ridotti Leggi tutto »