banner

CGIL, sindacato o megafono ideologico? Una risposta al comunicato sulle pensioni pubbliche.

Written by

Nel comunicato diffuso il 28 agosto 2025, la CGIL insieme a FP CGIL e FLC CGIL denuncia quello che definisce un “attacco senza precedenti” alle pensioni dei dipendenti pubblici da parte del Governo. Il tono, come spesso accade, è apocalittico: si parla di tagli retroattivi, di violazione della Costituzione, di decurtazioni da decine di migliaia di euro su pensioni medie e alte, di oltre 700.000 lavoratori colpiti e 33 miliardi “scippati” nel tempo allo Stato sociale. Una narrazione che, ancora una volta, preferisce lo scontro alla responsabilità, il clamore alla verità, e l’ideologia alla concretezza. Il sindacato più rappresentativo del Paese si comporta da partito d’opposizione, ma senza mandato elettorale. Non si limita a rappresentare e tutelare i propri iscritti nel contesto lavorativo – cosa che dovrebbe essere il suo unico, sacrosanto obiettivo – ma si erge a giudice morale e politico, emettendo sentenze contro qualsiasi iniziativa legislativa che non rientri nel suo recinto ideologico. In questo caso, accusa il governo di voler colpire i lavoratori pubblici per riequilibrare la spesa pensionistica. Peraltro, tralascia volutamente il fatto che la sostenibilità del sistema è una priorità condivisa da ogni governo europeo, e che il pubblico impiego italiano gode di trattamenti pensionistici ancora più favorevoli rispetto a molte categorie private. La CGIL ignora, nel suo comunicato, il problema di fondo che l’Italia ha una spesa pensionistica tra le più alte in Europa, oltre il 16% del PIL, e il rapporto tra lavoratori attivi e pensionati è in costante peggioramento. Il sindacato non propone soluzioni, non avanza correttivi seri, non lavora per trovare un equilibrio tra giustizia sociale e sostenibilità, ma preferisce agitare il proprio elettorato interno, alimentare il risentimento, e creare uno scontro permanente tra lavoratori ed istituzioni, come se ogni riforma fosse una provocazione e non una necessità. Ma la parte più ipocrita del comunicato è la pretesa di purezza politica: la CGIL condanna con durezza le ipotesi dell’attuale governo, ma tace o minimizza ciò che è accaduto in passato. Nessuna parola sull’autore della riforma più traumatica degli ultimi decenni, Elsa Fornero, che nel 2011 – con un governo sostenuto dal centrosinistra – ha alzato l’età pensionabile, tagliato la pensione anticipata, cancellato le finestre di uscita e generato il dramma degli esodati, veri fantasmi del sistema previdenziale. La CGIL, allora, si limitò a qualche manifestazione simbolica, accettando di fatto la logica emergenziale e scaricando il prezzo su centinaia di migliaia di lavoratori, molti dei quali suoi iscritti. Nessuna campagna di denuncia quotidiana e nessuna crociata mediatica come quella odierna. Perché? Forse perché allora i responsabili non sedevano nei banchi della destra, ma in quelli del “campo progressista”? Il sindacato dovrebbe essere un soggetto serio, che contratta, che conosce i numeri e che sta vicino al lavoratore in modo concreto. Invece, la CGIL si comporta come un organismo politico extraparlamentare attaccando selettivamente, urlando “diritti calpestati” ad ogni riforma scomoda e non ha più il coraggio di confrontarsi con la realtà. Una realtà difficile, in cui servono correzioni strutturali, equità tra generazioni, uscita graduale e sostenibile dal lavoro, e sistemi misti di previdenza. Tutto questo è ignorato in favore di slogan, retorica e vittimismo organizzato. Il comunicato della CGIL non è un grido d’allarme in difesa dei lavoratori, ma un manifesto ideologico contro chiunque non parli il linguaggio della sinistra sindacale. La pretesa di rappresentare “tutti i lavoratori” si sgretola di fronte all’evidente strumentalizzazione politica. E il risultato è, che la voce sindacale perde autorevolezza proprio dove dovrebbe essere più forte e specialmente nei luoghi di lavoro, nella contrattazione, e nella gestione delle crisi aziendali. Se la CGIL vuole davvero tornare a essere un sindacato e non un movimento politico travestito, deve smettere di gridare al lupo ogni volta che il governo affronta un tema scomodo. Deve tornare a trattare, a costruire, a essere credibile anche per chi non vota a sinistra. Altrimenti, continuerà a rappresentare sempre meno lavoratori e sempre più slogan.

 

Article Categories:
Senza categoria

Comments are closed.