9 Marzo 2020

Coronavirus: zona arancione in tutta Italia

L’annuncio lo dà il primo ministro Giuseppe Conte in un’edizione straordinaria. Tutto il territorio nazionale viene messo sotto zona arancione. Quindi l’ordine è fermi tutti. La grande fuga dalla Lombardia sortisce i suoi effetti: tutti gli italiani sono invitati a non uscire di casa se non in caso di necessità. Le attività non essenziali sono rimandate a data da destinarsi perché in nessun caso si può ipotizzare con ragionevole certezza quando la crisi finirà. Non bisogna muoversi se non in caso di necessità, non stiamo per morire tutti: non muoversi serve proprio a non morire. State calmi, calmi per favore. Questo è un Paese sempre lento, per una volta che lo chiedono vediamo di non perdere la testa. Conte è stato chiaro: si sta già ipotizzando la nuova richiesta di sforamento dei parametri perché serviranno altre risorse. E’ una buona notizia, vuol dire che il governo si sta muovendo nel presente ma sta pensando anche cosa fare da domani. Per ora essendo tutta zona arancione, non è il caso di correre da nessuna parte. I movimenti irresponsabili dei giorni scorsi hanno causato una crisi totale della nazione. Per non stare in casa qualche giorno, ora bisogna attrezzarsi per starci mesi. Stiamo uniti come non mai, proprio ora che siamo divisi.

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Gallera: il sistema sta reggendo, ma dobbiamo essere tutti protagonisti di questa battaglia

Nel corso dell’odierna conferenza stampa di aggiornamento sull’emergenza coronavirus, l’Assessore al Welfare Giulio Gallera è sembrato meno teso rispetto ai giorni scorsi. L’assessore ha riferito di una “giornata molto intensa“, fatta di riunioni e videoconferenze con tutte le persone e strutture coinvolte nel sistema Lombardo, nel corso delle quali si è ragionato su “come mettere in campo tutte le intelligenze e competenze per fronteggiare la crescita della diffusione del coronavirus” e riuscire ad assistere i molti malati che arrivano nei pronto soccorso dei vari ospedali, sottolineando “ammirato la grande competenza, la volontà di tutti gli uomini del nostro sistema sanitario” che dimostrano come “la nostra capacità di reazione è più forte della velocità con la quale si diffonde il virus“. “Anche oggi possiamo dire che la nostra battaglia la stiamo vincendo e l’abbiamo vinta“, ha quindi aggiunto Gallera, perché, grazie all’apertura di 223 nuovi posti di terapia intensiva, che aggiunti ai 724 disponibili in precedenza e all’obiettivo di aprirne altri 150 nella prossima settimana, si è allontanato lo spettro di non avere un numero sufficiente di posti di intensiva per le esigenze del momento. Un risultato ottenuto grazie “alla grande capacità del sistema lombardo” di rimodularsi ricavando nuovi posti letto anche di sub-intensiva, per i pazienti che non necessitano di essere  intubati, ma hanno bisogno di essere assistiti nella respirazione attraverso ai caschetti “cpap“, passati dai 200 in possesso di Regione Lombardia il 19 febbraio ai 1.600 di oggi, con altri 500 in arrivo nelle prossime ore. “Un’impegno straordinario che ci sta consentendo ancora oggi di dare risposte di grande qualità” ha premesso Gallera, prima di commentare alcune notizie uscite su alcuni giornali, “abbiamo letto le parole un po’ scorate dei nostri anestesisti, di coloro che sono sul fronte e sono assolutamente comprensibili, perché in alcuni presidi l’afflusso di persone è veramente al di sopra di ogni aspettativa“, ma, “vi voglio rassicurare sul fatto  che il sistema nel suo complesso sta reggendo e regge bene“, “perché stiamo creando un meccanismo che ci consente di liberare posti letto anche attraverso alle dimissione dei guariti che devono solo essere accompagnati alla negativizzazione“, ma che possono essere tenuti al di fuori delle strutture ospedaliere. “Questa è la forza del nostro sistema lombardo“, attraverso il quale vogliamo vincere la, “sfida che è riuscire ad avere più posti di quelli che sono necessari“. I numeri della Lombardia “vedono i casi positivi salire a 5469, 2802 i ricoverati, dei quali 440  leterapia intensiva, 646 le persone dimesse e 333 le decedute“, 505 i casi positivi fra Milano e provincia. Gallera ha quindi ricordato che “da ieri sono iniziate le misure restrittive” accompagnate “da un forte invito, un monito” a non muoversi all’interno della regione, lanciando il messaggio “di rimanere al proprio domicilio“, perché il “coronavirus non si può sconfiggere con un farmaco, non ci sono farmaci, non c’è un vaccino“, quindi, “l’unico modo per fermare questa infezione è quello di ridurre drasticamente la nostra vita sociale“. L’assessore ha quindi lanciato un monito, “se il contagio cresce, prima o poi non saremo in grado di dare una risposta di qualità” (a tutti i malati non solo a quelli di covid-19), “ma li dove la gente rimane al proprio domicilio i risultati si vedono“, come nel lodigiano e nella ex zona rossa “dove c’è una netta riduzione delle persone che si ammalano“, quindi, dove la gente rispetta le regole “la diffusione si riduce e si  può addirittura bloccare“. “Ognuno di noi è il protagonista di questa grande battaglia“, ha detto concludendo l’Assessore, “questo è il quadro della situazione, anche notizie positive, ma la consapevolezza che, o interveniamo in queste ore, in questi giorni, con comportamenti virtuosi, oppure, questa grande battaglia che oggi stiamo vincendo” la perderemo.  

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Scattano i controlli in stazione centrale

In Stazione Centrale si intensificano  i controlli di Forze dell’Ordine, Polizia ed Esercito, nei confronti di chi deve spostarsi in treno. Polizia e Militari sono chiamati a verificare che siano rispettate le direttive emesse dal Viminale per contenere la propagazione del coronavirus, secondo cui ci si può spostare  solo per comprovate esigenze lavorative o di salute. Chi viola le regole rischia sanzioni e anche arresto e carcerazione.  

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Rivolta a San Vittore, in 15 sul tetto

Da questa mattina è in corso una rivolta al carcere di San Vittore e alcuni detenuti sono saliti sul tetto della casa circondariale. Sul posto sono arrivate le volanti di Polizia. Dalla strada adiacente al carcere si vedono carta e stracci a cui è stato dato fuoco attaccati alle grate di una finestra e getti d’acqua per contenere le fiamme. Sono almeno una quindicina i detenuti visibili sul tetto che urlano e alzano le braccia al cielo, buona parte con il cappuccio della felpa alzato, o il volto nascosto da una sciarpa. “Libertà, vogliamo la libertà“, hanno urlato i detenuti – in tutto una quindicina – che sono saliti sul tetto della casa circondariale di San Vittore a Milano, da cui proviene una colonna di fumo nero. ANSA  

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Rivolta a San Vittore: fiamme nelle infermerie

Rivolta a San Vittore: fiamme nelle infermerie. Mentre tutto il sistema sanitario è concentrato a tentare di salvare tutti, compresi quelli che all’epidemia non credono, i detenuti del carcere di San Vittore hanno pensato bene di rivoltarsi contro le restrizioni imposte a tutti. Hanno devastato e dato alle fiamme proprio i locali destinati alle loro cure e ora un buon numero di detenuti si trova sul tetto. Le risorse preziosissime per contenere il contagio vengono ignorate ancora una volta in nome dei diritti dei singoli, presi pure questa volta come esseri che possono vivere lo stesso anche senza comunità intorno. Sarebbe allora il caso di utilizzare i sistemi che si utilizzano in guerra? Perché se il triage di guerra viene applicato negli ospedali, forse anche per i carcerati andrebbero applicate norme da trincea. Chi si ribella, devastando le strutture che dovrebbero proteggerlo merita di essere considerato un cittadino come gli altri? Le ambulanze oggi bloccate a San Vittore poteva servire a curarsi di chi sta male, salvando magari qualche vita. Invece sono bloccate a causa di una rivolta di chi già era in debito con la società. Come dovrebbe comportarsi ora la società stessa? Una ripresa di quanto sta accadendo la rende disponibile il noto fotografo Andrea Fasani sulla sua pagina Facebook da dove ha lanciato il video: lo trovate CLICCANDO QUI. Non è nemmeno il primo caso in cui a Milano si sollevano problemi a causa di detenuti, come riportato dall’Osservatore poco tempo fa.

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Il messaggio del Sindaco Sala ai Milanesi

Oggi il Sindaco Beppe Sala si è rivolto a tutti i Milanesi, pubblicando un lungo messaggio sulla sua pagina Facebook, eccolo: Cominciamo dalla sostanza. Dobbiamo cambiare le nostre abitudini di vita, dobbiamo evitare il più possibile contatti non strettamente necessari. E ve lo dice uno che in queste settimane ha sempre sostenuto che le regole vanno applicate e non discusse, ma che ha anche cercato di mantenere alta la speranza e la volontà di non fermarsi di fronte alle difficoltà. Per cui il mio invito, semplicemente, è di stare in casa il più possibile. Diamo una dimostrazione di realismo e di buon senso. Solo se saremo uniti e non minimizzeremo la situazione potremo superare questo momento difficile. Spieghiamolo bene ai nostri figli, prendiamoci cura degli anziani. Tenendo presente un punto fondamentale: capire come si sta agendo per adeguare le struttura sanitaria delle nostre Regioni dell’emergenza. Detto ciò, ribadisco il mio pensiero. Lunedì scorso in Consiglio Comunale ho ricordato che il Direttore della Virologia del più grande ospedale tedesco (lo Charitè di Berlino) afferma che questo virus si ripresenterà probabilmente anche l’inverno prossimo. Da qui parto per dire che è più che ovvio che siamo in emergenza sanitaria, ma il blocco di un quarto del Paese (che però in termini economici vale tre quarti) produrrà danni incalcolabili alle famiglie italiane. Non per qualche settimana, ma per un lungo periodo. Non è una questione di PIL, ma di reddito familiare. Di chi perderà il lavoro, di chi è già in difficoltà e vedrà peggiorare la sua situazione. Mi aspetto dal Governo una risposta rapida e decisa su questo fronte, che non si risolva in misure fiscali ma che preveda forti iniezioni di liquidità. Sono già pronto per lavorarci con tutte le Istituzioni. Si vive sempre giorno per giorno, ma una comunità che non riesce a guardare avanti è persa. Serve un grande investimento finanziario per supportare un territorio che traina l’Italia da decine di anni. E infine una piccola ma doverosa questione di merito. Milano, piaccia o no, è il cuore del Paese. Stamattina ho ascoltato il Presidente del Consiglio lamentarsi della fuga di notizie. Non va bene, infatti, che il Sindaco e il Prefetto di Milano sappiano di queste norme dai media. Detto tutto ciò garantisco il mio massimo impegno per far sì che le decisioni prese trovino la migliore applicazione possibile, sapendo che non sono ancora sufficientemente chiare e che lo dovranno diventare in fretta. Servirà tanto, tanto buon senso. Di chi governa e dei singoli cittadini.  

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