12 Maggio 2022

Sulla pelle di un bufalo d’acqua. La complessità della Thailandia raccontata al PIME

Sulla pelle di un bufalo d’acqua. La complessità della Thailandia raccontata al PIME. Dal 4 maggio al 30 dicembre 2022, via Monte Rosa, 81. Ingresso gratuito. https://centropime.org/eventi/sulla-pelle-bufalo-acqua-mostra/ Attualmente in Thailandia vivono circa 70 milioni di persone: il 95 per cento appartiene al gruppo maggioritario thai, mentre meno di 1 milione di persone fa parte di diverse comunità etniche. Nelle regioni settentrionali, vivono le comunità note come “tribù dei monti”- come gli akha- alle prese con il tentativo di preservare le proprie radici e la propria identità di popolo in un costante fluttuare tra la volontà di mantenere la continuità con il passato e la necessità del cambiamento. Il 4 maggio 2022 apre al Museo Popoli e Culture del Centro PIME di Milano la mostra “Sulla pelle di un bufalo d’acqua. La complessità della Thailandia raccontata attraverso il patrimonio culturale del PIME”, evento che si inserisce all’interno della campagna 2022 “Sale della terra” lanciata in occasione del cinquantesimo anniversario di presenza dell’Istituto missionario in Thailandia e finalizzata proprio a sostenere le missioni tra le comunità dei monti e i più poveri delle città. Il titolo della rassegna fa riferimento al mito di Apoe Miyeh attraverso il quale la comunità akha spiega l’origine della via akha o Akhazaunh, ossia il codice sociale e spirituale che governa ogni aspetto della vita. Oggi la via akha e le vie degli altri gruppi etnici tailandesi rischiano di scomparire e il mito offre quindi lo spunto per affrontare le questioni legate alla salvaguardia linguistica e delle identità di questi popoli. La mostra si concentra in particolare su due aspetti. Il primo è quello della lingua. Le lingue delle comunità etniche corrono infatti il rischio, tra qualche anno, di essere abbandonate e dimenticate. Per il PIME, nel contesto specifico delle comunità del Nord della Thailandia, dare valore alle lingue locali significa, da sempre, contribuire allo sviluppo sociale e aiutare le persone a riconoscersi, orgogliosamente, popolo. Inoltre, per i missionari, conoscere a fondo le lingue locali significa entrare veramente in contatto con gli abitanti del luogo e a questo proposito, padre Marco Ribolini, missionario del PIME in Thailandia, afferma: «Puoi toccare le corde del cuore solamente quando la lingua entra nel cuore». Il secondo tema principale della mostra è legato all’abbigliamento, elemento caratterizzante dell’identità di queste genti e che gioca un ruolo chiave nel distinguere un gruppo da un altro. Lo stile degli abiti si tramanda di generazione in generazione, ma ciascuno continua a interpretare la tradizione in modo personale, attraverso i propri gusti e le proprie preferenze, inserendo di volta in volta innovazioni, tuttora in divenire. Oggi la crescente accessibilità di queste regioni, un tempo assai isolate, ha reso l’uso di magliette e jeans realtà quotidiana. Accanto a ciò, le nuove tecniche di lavorazione, in particolare con le macchine da cucire, hanno permesso un approccio diverso alla realizzazione degli abiti tradizionali che ormai indossati quasi solo in occasioni importanti per la comunità. La mostra del PIME mira a raccontare questa complessità attraverso il ricco patrimonio culturale del Centro, attingendo soprattutto ai beni conservati nei depositi: saranno infatti esposti numerosi tessuti e ornamenti di alcune comunità etniche, mai esposti prima in museo, insieme a libri della biblioteca e dizionari e documenti dell’archivio. Infine, verranno proiettati alcuni documenti video storici che testimoniano un Paese in transizione e il ruolo dei missionari del PIME in quei luoghi. Centro PIME Il PIME, il più antico istituto missionario italiano, nacque nel 1850 come seminario lombardo per le missioni estere. Nel 2019, si è provveduto alla dismissione del polo romano concentrando le attività a Milano per una scelta di sobrietà e risparmio economico, al fine di dare più servizi. Il nuovo Cento PIME milanese, con ingresso in via Monterosa 81, oggi offre il teatro completamente rinnovato internamente ed esternamente, da 499 posti, una libreria, il Museo Popoli e Culture ristrutturato e dotato di tecnologia interattiva, una caffetteria culturale, uno Store per lo shopping equo e solidale e dei prodotti delle cooperative sociali attive in Italia; la Biblioteca con il suo patrimonio di 43.000 volumi, una nutrita emeroteca, una sala lettura aperta alla cittadinanza con particolare attenzione agli studenti; una nuova sala polivalente e altri spazi per appuntamenti culturali e proposte per il tempo libero per tutte le età. Il PIME pubblica anche la rivista Mondo e Missione ed è sede della agenzia quotidiana di informazione AsiaNews diretta dallo stesso direttore del PIME, Padre Mario Ghezzi. L’Ufficio Educazione Mondialità infine organizza attività con i ragazzi delle scuole e degli oratori. Tutte le info sul sito www.centropime.org  

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L’inter vince la Coppa Italia

L’Inter ha vinto la Coppa Italia 2022 battendo 4-2 la Juventus allo stadio Olimpico di Roma al termine dei tempi supplementari. Dopo i primi 90 minuti terminati sul 2-2 (gol nerazzurri di Barella al 6′ e Calhanoglu su rigore all’80’ e bianconeri di Alex Sandro al 50′ e Vlahovic al 52′) è decisiva la doppietta nell’over time di Perisic (99′ su rigore e 102′). E’ festa Inter all’Olimpico, per tanti anni palcoscenico di Simone Inzaghi: i milanesi battono 4-2 la Juventus ai supplementari e centrano il secondo obiettivo stagionale, conquistando a spese dei bianconeri anche la Coppa Italia, l’ottava nella loro storia, dopo la Supercoppa a gennaio. Con la seconda stella ancora alla portata, i nerazzurri restano in corsa per un possibile triplete, pur in tono minore, visto che la Champions non è ancora una preda alla portata. La Juve, invece, chiude con ‘zero tituli’ una stagione che era nata con ben altre aspettative dopo il ritorno di Massimiliano Allegri e che si contava avesse una svolta con l’arrivo di Dusan Vlahovic. Ma quello che rimarrà nei ricordi dopo le uscite anticipate dalla corsa allo scudetto e alla Champions e le sconfitte nelle coppe italiche sarà forse solo l’addio di Paulo Dybala, che oggi non fa il miracolo, e l’espulsione di Allegri in un nervosissimo finale seguito al secondo dei due rigori assegnati all’Inter e alla rete del 4-2 siglata da un sempre gigantesco Persic. Lo stadio ‘sold out’, diviso a metà tra i sostenitori delle due squadre che non hanno risparmiato coreografie, cori e sostegno costante, è uno stimolo per le due rivali, che non si risparmiano. Allegri vuole la rivincita della Supercoppa e anche del match beffa in campionato. Si affida a Paulo Dybala a suggerire per Vlahovic, con Bernardeschi e Cuadrado a sostegno e subito dietro Rabiot e Zakaria. Inzaghi conferma le sue certezze, col solo D’Ambrosio al posto di un Bastoni non al meglio e Darmian per Dumfries L’equilibrio si spezza subito, perchè al 7′ Barella al primo spazio utile fa partire un gran tiro che si infila all’incrocio. Il vantaggio sprona i nerazzurri, scesi in campo più convinti e abili nel dialogo, mentre la Juve cerca solo lanci per Vlahovic. La prima vera risposta bianconera arriva dopo il 20′, quando prima Dybala e poi il serbo impegnano Handanovic I nerazzurri allentano un po’ la pressione e soffrono, con il portiere chiamato ancora in causa da De Ligt e Dybala che sul seguente corner manca di poco la porta. Bernardeschi è ispirato e crea più di qualche scompiglio tra i nerazzurri, che dal 40′ devono fare anche i conti con Morata entrato per Danilo, infortunatosi. Ed è proprio lo spagnolo, in uno dei primi affondi della ripresa, a ingannare con la sua presenza Handanovic su un tiro già insidioso di Alex Sandro ma la rimonta Juve si concretizza 2′ dopo con un letale contropiede finalizzato da Vlahovic, bravo a mettere in porta dopo la respinta del n.1 sul primo tiro. Il serbo, spesso discusso per il momento di appannamento, dà un segnale importante ma la partita non è chiusa. Inzaghi per l’ultima mezz’ora richiama Darmian, D’Ambrosio e un impalpabile Dzeko e inserisce Dumfries, Di Marco e Correa. Allegri risponde con Bonucci e Locatelli al posto di Bernardeschi e Zakaria. L’Inter si getta in avanti e colleziona corner, la retroguardia bianconera sbanda e alla fine su un contrasto in area Lautaro cade, l’arbitro fischia, la var conferma: rigore. Al 35′ Cahlanoglu, gelido, trova di potenza l’angolo irraggiungibile per Perin e il 2-2 non cambia più. E’ over time, con due squadre stremate. Escono Chiellini e Alex Sandro, così Calhanoglu e Lautaro, entrano da una parte Arthur e Pellegrini e dall’altra Sanchez e Vidal, insieme con un nervosismo crescente che coinvolge anche le panchine. L’Inter ne ha di più e la svolta arriva al 7′ di recupero, quando De Ligt abbatte De Vrij in area. L’azione continua ma il var richiama l’arbitro che assegna il penalty dopo il video check. Perisic imita il compagno turco e porta i suoi in vantaggio. Poco dopo il croato batte ancora Perin – stop di destro, sinistro al volo dal limite – e chiude la gara. Esce Dybala, a testa bassa, Allegri viene espulso. La festa è solo dall’altra parte, l’Inter alza la coppa, ma le polemiche non mancheranno.

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Omicidio-suicidio in via Ande

Un uomo di 57 anni ha ucciso la madre di 90 in un appartamento di via Ande a Milano e poi si è tolto la vita. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, l’anziana è stata trovata sul divano di casa con del nastro adesivo su bocca e naso, mentre il figlio si è impiccato in bagno. Secondo quanto è stato ricostruito dai carabinieri, la donna uccisa viveva da sola in un appartamento al terzo piano nello stabile di via Ande ma, per quanto autosufficiente, era assistita quotidianamente dai due figli che abitavano al piano di sopra. Uno di questi, probabilmente nel pomeriggio, è sceso nell’appartamento dell’anziana e l’ha uccisa, poi si è tolto la vita impiccandosi in bagno. E’ stato l’altro fratello a scoprire la tragedia. L’elemento scatenante, stando ad alcun testimonianze raccolte dai carabinieri, potrebbe essere stato il fatto che l’uomo era rimasto molto turbato dalla morte del padre, accaduta nel 2018 al termine di un calvario per una malattia degenerativa. ANSA

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convegno a Palazzo Pirelli per la Giornata internazionale dell’infermiere

Convegno a Palazzo Pirelli per la Giornata internazionale dell’infermiere. Apre i lavori il Consigliere Segretario Dario Violi e partecipa alla seduta Gregorio Mammì, segretario della Commissione Sanità. “Investire nelle cure infermieristiche. Pandemie e guerre: il contributo della ricerca storica per rispettare i diritti e tutelare la salute”. E’ questo il titolo del convegno che sarà ospitato domani mattina a partire dalle ore 10 a Palazzo Pirelli in Sala Gonfalone, patrocinato dal Consiglio regionale della Lombardia in occasione della Giornata mondiale dell’infermiere. Protagonisti del convegno diversi medici e infermieri molti dei quali impegnati in prima linea non solo negli ospedali anche nelle zone di guerra e in contesti a forte rischio, che porteranno i contributi delle proprie esperienze e riflessioni su un ruolo e una professione sempre più delicata e complessa e che nel periodo della pandemia ha assunto importanza ancora maggiore. A introdurre i lavori sarà il Consigliere Segretario Dario Violi, che sottolinea come “la figura dell’infermiere in passato è stata troppo spesso sottovalutata e sottostimata, e solo in questi ultimi due anni abbiamo assunto piena consapevolezza della sua necessità, del suo valore e della imprescindibilità del suo ruolo e della sua presenza all’interno del sistema di cure e di assistenza territoriale. Con questo convegno -aggiunge Violi- vogliamo pertanto non solo celebrare la Giornata mondiale dell’Infermiere esprimendo la gratitudine dell’istituzione regionale per quanto gli infermieri hanno fatto e fanno ogni giorno, ma al tempo stesso cerchiamo di porre l’attenzione sulla necessità di qualificare meglio e creare condizioni professionali migliori e più gratificanti per una figura di cui oggi c’è carenza e al tempo stesso grande necessità”.

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Nasce il Punto Lilla nella metro

La clinica ostetrico ginecologica dell’ospedale Buzzi, con il supporto e la collaborazione della Fondazione Buzzi, ha inaugurato oggi il Punto Lilla, lo spazio di promozione della salute delle donne che avrà sede nella fermata Gerusalemme della metropolitana Lilla. I medici del reparto di ostetricia e ginecologia daranno informazioni e distribuiranno materiale sulla prevenzione delle patologie della riproduzione e la gravidanza, verranno date informazioni sul ruolo dell’alimentazione, dello stile di vita, dell’assunzione dell’acido folico e delle vaccinazioni. Si parlerà dell’allattamento, del microbioma e dell’importanza delle prime fasi nella programmazione della vita futura e nel mantenimento della salute. Inoltre, verranno fornite informazioni pratiche sui consultori, sui centri vaccinali, sugli ambulatori dell’ospedale, sulla sala parto e su tutta la struttura di rete per la migliore assistenza. L’attività di promozione alla salute dedicata alle donne sarà svolta tutti i giovedì dalle 14.30 alle 17.00. “Siamo molto contenti – commenta Stefano Simontacchi, presidente di Fondazione Buzzi – di questa inaugurazione che rappresenta un ulteriore passo nel nostro percorso volto a garantire il benessere delle neomamme e di quelle che lo diventeranno a breve. Un ringraziamento speciale alla metropolitana Lilla che mette a disposizione lo spazio gratuitamente”. “Dal 2020 Metro 5 è al fianco della Fondazione Buzzi nelle iniziative dedicate ai più piccoli – ricorda Serafino Lo Piano, amministratore delegato di Metro 5 spa – e anche in questa occasione supporta l’impegno di tutte le strutture coinvolte per diffondere informazioni che possano essere d’aiuto alle donne nel loro percorso di vita”. ANSA

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Nella giornata internazionale dell’infermiere ricordiamo le vittime del Covid

Nella giornata internazionale dell’infermiere ricordiamo le vittime del Covid. Perché a causa della guerra e dei conti che non tornano si sta già profilando la tendenza generale all’oblio. Pochi mesi fa ancora tutti invitavano a fare qualcosa per chi era morto in corsia cercando di salvare più vite possibili. Era già passato il momento degli “eroi”, ma ancora si ricordavano che in tanti erano accorsi per quattro soldi e tante pacche sulle spalle a mettere una pezza a quella ipotetica macchina perfetta che era la sanità lombarda. Ora sono in pochi a ricordare, perché l’emergenza è passata e improvvisamente i contratti dignitosi non sono così importanti. Quindi quelli scaduti sono scaduti e nessuno si è preoccupato di rinnovarli. Altri hanno tentato persino di peggiorarli. Perché passare da un complimento a uno scippo è un attimo. Noi invece vogliamo ricordare chi nel momento del bisogno si è offerto di coprire i buchi della trincea, così come ricorderemo quelli come Vincenzo De Luca che invece rifiutarono di aiutare la Lombardia. Un maramaldo a nostro parere, perché non si infierisce su chi sta morendo. Oggi però vogliamo anche ricordare a chi non ha memoria o rispetto che la situazione è cambiata: c’è più domanda di professionisti sanitari e dunque chi è stato pugnalato alle spalle avrà tempo e modo di curarsi le ferite. Già ora gli ospedali sono ridotti a pagare 90 euro all’ora i professionisti che lavorano nei turni serali, perché alla fine sono in pochi pronti a farsi sfruttare. L’idea che ci sia un dovere di farsi sfruttare è finalmente al termine dopo decenni in cui un certo Professore di Bologna vendeva come una buona idea quella di rendere gli italiani i cinesi d’Europa. Solo a livello di taglio degli stipendi e dei diritti, ovviamente. Oggi nella giornata internazionale dell’infermiere ricordiamo le vittime del Covid, ma anche tutto ciò che il loro sacrificio ha comportato, sia in termini di vite salvate, che di valori.

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