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Aborto: in mille al corteo

“Aborto libero sicuro e diritti. Molto di più di 194”. E’ lo scritta nera sullo striscione rosa che ha aperto il corteo della manifestazione organizzata stasera a Milano da ‘Non una di meno’ per la Giornata internazionale per l’aborto sicuro. Circa un migliaio le persone che hanno partecipato al corteo partito da piazza Duca d’Aosta e che sta attraversando la città fra cartelli e slogan espliciti: “Basta consigli, vogliamo tutele”, “Né Stato né Dio sul corpo mio”, “Basta mettere mano sui nostri corpi, non siamo vostre”, “Il corpo è mio, decido io”, “La donna partigiana ce lo ha insegnato, lottare per l’aborto non è reato”. Durante il corteo, sfilato sotto il controllo della polizia di Stato e degli agenti della Polizia locale, scanditi anche cori contro Giorgia Meloni. Non a caso l’associazione ‘Libera di abortire’ aveva promosso la manifestazione sui social con lo slogan “Io non sono Giorgia. Sul mio utero decido io”. Lo slogan di ‘Non una di meno’ era invece “Bell3 ciao! Pront3? Furios3?”. Utilizzati anche fumogeni rosa, ma non si sono registrati momenti di tensione. ANSA

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L’appello pro aborto della Rete Pro-choice

L’appello pro aborto della Rete Pro-choice. Aborto e diritto alla salute, richieste alle istituzioni a due anni dalle nuove linee di indirizzo sull’interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico. 28/10/2022.- Nelle Marche governate da Fratelli d’Italia è praticamente impossibile abortire”. La denuncia rilanciata su Instagram da Chiara Ferragni ha acceso i riflettori su un problema che si manifesta con particolare gravità in questa Regione, ma che riguarda in generale tutto il Paese. A rigore nelle Marche non è impossibile abortire, ma l’accesso a una prestazione perfettamente legale è ostacolato quotidianamente dall’estesa obiezione di coscienza degli operatori sanitari, obiezione che talvolta riguarda intere strutture sanitarie e costringe chi ne ha bisogno a spostarsi da una città all’altra o fuori Regione, dall’azione di disturbo dei gruppi no-choice negli ospedali e nei consultori e dalla mancanza di indicazioni chiare su dove andare e a chi rivolgersi. Nella Regione a guida FDI, ma anche nel resto del Paese, è osteggiato soprattutto il ricorso all’aborto farmacologico, procedura sicura, meno invasiva rispetto a quella chirurgica e preferita dalle donne europee. In Francia e Gran Bretagna le IVG farmacologiche sono più del 70% del totale, nei Paesi del Nord Europa più del 90%. In Italia nel 2020 è stato registrato un 31,9% di aborti farmacologici. Nelle Marche nello stesso anno la percentuale è stata pari all’11,3%. Il 4 agosto 2020 il Ministero della Salute ha pubblicato un aggiornamento delle linee di indirizzo sull’aborto farmacologico, che autorizza il suo impiego fino alla nona settimana di età gestazionale, in regime di day hospital o presso strutture ambulatoriali pubbliche adeguatamente attrezzate, funzionalmente collegate all’ospedale e autorizzate dalle Regioni, nonché presso i consultori familiari. A più di due anni di distanza, la maggior parte delle Regioni italiane non ha ancora recepito l’indicazione ministeriale. Il Consiglio Regionale delle Marche ha votato espressamente contro, limitando alle prime 7 settimane di gestazione e alle strutture ospedaliere l’impiego del farmacologico. Pro-choice Rete italiana contraccezione aborto, che nel 2020 ha contribuito a sensibilizzare il Ministero sulla necessità di aggiornare le linee di indirizzo, a due anni dalla loro pubblicazione ha rivolto un appello allo stesso Ministero, all’Istituto Superiore di Sanità e al Consiglio Superiore di Sanità perché le indicazioni siano mandatarie per le Regioni e perché vengano adottate nel nostro Paese le più recenti linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’accesso legale, sicuro e gratuito all’interruzione volontaria di gravidanza. Qui il testo della lettera, sottoscritta da un gruppo di organizzazioni https://prochoice.it/2022/08/21/aborto-e-diritto-alla-salute-richieste-alle-istituzioni-a-due-anni-dalle-nuove-linee-di-indirizzo-sullinterruzione-volontaria-di-gravidanza-con-metodo-farmacologico/

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Aborto: la legge di iniziativa popolare arriva in Consiglio Regionale

Aborto: la legge di iniziativa popolare arriva in Consiglio Regionale. La seduta di Consiglio regionale, convocata dal Presidente Alessandro Fermi per martedì 23 febbraio alle ore 10, si aprirà con la relazione annuale del Comitato Paritetico di Controllo e Valutazione delle leggi e delle politiche regionali sull’attività svolta nel 2020. E’ quindi previsto l’esame della proposta di legge di iniziativa popolare presentata da Michele Usuelli (+Europa-Radicali) per l’applicazione della legge 194 sull’aborto in tutto il territorio regionale. Il progetto di legge, che fra le altre cose prevede l’eliminazione dell’obbligo di ricovero per l’aborto farmacologico, la riqualificazione dei consultori familiari e la continuità terapeutica nelle strutture accreditate, è stato promosso da diversi attori tra cui l’associazione Luca Coscioni, i Radicali Italiani e l’Associazione Enzo Tortora Radicali Milano. Prima di essere depositata, la proposta ha raccolto 8436 firme. I lavori proseguiranno con la discussione di due mozioni, una che chiede il potenziamento delle misure di contenimento del virus Sars-CoV-2 per il passaggio a zona bianca (prima firmataria Maria Rozza, PD), l’altra che esprime sostegno alla Risoluzione del Parlamento europeo per la liberazione immediata e in condizionata di Alexei Navalny (primo firmatario Michele Usuelli, +Europa-Radicali). La seduta sarà trasmessa anche in diretta streaming sul sito del Consiglio regionale.  

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Consiglio Comunale: Forza Italia si divide sull’aborto

Lo “strappo”, maturato in seguito a posizioni etiche sull’aborto, dopo la presentazione della “mozione pro vita” da parte del Consigliere Comunale, Luigi Amicone, che non era stata firmata dal vicecapogruppo di Forza Italia, Alessandro De Chirico in attesa di poterla leggere in modo più approfondito.  Un approfondimento che ha portato l’azzurro a dichiarare: “Ora che l’ho letta sono convinto di non sostenerla“. De chirico spiega: “Capisco perfettamente la provocazione politica, ma da liberale ritengo che non si possa tornare al Medioevo. Noi dobbiamo sostenere il diritto alla vita, alla procreazione e alla famiglia. Ma dobbiamo sostenere in maniera ancora più forte la libertà di scelta di una donna. Non siamo più negli anni ‘70 in cui il sesso libero era un tabù. Oggi bisogna parlare di sesso sicuro e protetto, di genitorialità consapevole e di welfare aziendale. Investire nei consultori pubblici e nei centri alla vita, come peraltro già si fa“. Il vicecapogruppo è però d’accordo con il collega  “quando afferma che oggigiorno è più facile comprare un animale domestico piuttosto che mettere al mondo un bambino“. Infatti, si domanda: “Come fanno le giovani coppie a mantenere un figlio se non hanno un lavoro e certezze nel loro futuro?” sottolinenado che  “Nel XXI secolo non si vive di aria e amore, e nemmeno di reddito di cittadinanza. Servono politiche attive per sostenere il lavoro perché senza di quello non si costruiscono solide basi per far crescere una famiglia“. Infine, De Chirico ha concluso chiedendosi dove sta andando il suo partito: “Mi domando se Forza Italia, nato come un partito liberale, non stia prendendo una piega un po’ troppo conservatrice, diventando un partito di nicchia, più interessato ai voti dei nostalgici piuttosto che guardare alla società contemporanea“.

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