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Tutto il disagio di usare i mezzi pubblici

Tutto il disagio di usare i mezzi pubblici. Rapidamente è cresciuto dentro chi tenta di utilizzare i mezzi pubblici giorno dopo giorno: l’impossibilità oggettiva di salire sulla metropolitana o sui tram senza aggredire fisicamente donne, vecchi e bambini impedisce a una persona con un minimo di decenza di usare il servizio per cui paga in tempi ragionevoli. Intendiamoci: nessuno qui ventila un ritorno alla società novecentesca delle donne a cui si cede il passo, agli anziani a cui si porta rispetto in quanto anziani e la tenerezza verso i bambini. I bambini sono diventati soggetto e oggetto della pubblicità disumanizzandoli, gli anziani sono aumentati tanto che ormai sei “giovane” fino a cinquant’anni e passa, e le donne spesso sono le prime alfiere dei pessimi modi (mamme col SUV mettetevi una mano sulla coscienza prima di giudicare chi scrive). Quindi ok. Tra chi prende la “spostapoveri” c’è coscienza di non avere diritto a chissà che spazio, ma almeno quel piccolo famoso centimetro di libertà ce lo dovete lasciare. Ci prendete tutto il tempo della nostra vita per sacrificarlo alle rendite di posizione o alle scalate senz’anima alle piramidi del potere, ma almeno quel centimetro lasciatecelo. Tutto il disagio di usare i mezzi pubblici lo viviamo già perché la gente puzza, spinge e passa sopra le più elementari regole di convivenza civile, forse ritrovando nelle piccole prepotenze quel senso di vittoria che manca a tutta la propria vita. Non chiediamo un mondo migliore dunque, solo la possibilità di vivere in questo destinato a quanto pare a finire sotto un’onda dei cambiamenti climatici a cui come piccoli animali (sardine o gatti scegliete voi) non potremmo comunque opporci. Le metropolitane possono e devono migliorare ancora, come i mezzi di superficie, perché così Milano è come una vecchia locomotiva lanciata a 300 chilometri all’ora. Potrà reggere un altro po’, ma prima o poi si spezzeranno viti impossibili da sostituire e lo schianto arriverà anche nei quartieri alti. Beppe e soci sono avvertiti, pensate davvero che le fiamme che divampano in tutto il mondo non possano giungere fino alle vostre porte?

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Strade dissestate: Atm inquina il Naviglio

Strade dissestate: Atm inquina il Naviglio. La notizia è trapelata via social insieme alle foto dello sversamento di litri e litri di carburante nel Naviglio grande. Non risultano comunicazioni ufficiali da parte di Atm o del Consorzio Villoresi, afferma su Facebook l’admin della pagina Angeli dei Navigli. I dati certi sono l’avvenimento dell’incidente, confermato da una donna presente in quel momento sull’autobus. L’automezzo in servizio della linea 325 pare che abbia colpito un pezzo dissestato del pavè danneggiando in modo grave il serbatoio, con il conseguente sversamento di una piccola marea nera nelle acque del Naviglio. Un danno ambientale serio, soprattutto per quello che è tutto meno che un grande fiume. L’incidente, che pare sia passato sotto silenzio (in fondo i pesci non parlano), riapre ancora la discussione sulla manutenzione ordinaria della città. Gli attuali amministratori del Comune come di Atm sembrano più propensi a progettare cose eccezionali, invece che lavorare sulle questioni ordinarie. Però pare che dimentichino quanto sia importante avere anche una base su cui costruire le piramidi. Se no prima o poi crollano. La linea 325 ha appena assestato un brutto colpo al Naviglio, dopo averne subito uno. Era proprio inevitabile?

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Aumenti ATM per i cronisti, De Corato si schiera dalla loro parte

Sulla dedisione del Comune di eliminare l’abbonamento Atm a costo agevolato per i cronisti, è intervenuto l’Assessore Regionale Riccardo De Corato, commentando:”In periodo di magra, tutto serve a far cassa: dopo balzelli e aumenti Sala e la sua Giunta colpiscono i giornalisti della cronaca che per lavoro corrono da una parte all’altra di Milano in uno dei modi più ecologici possibili: usando i mezzi“. “Una categoria, in molti casi sottopagata oggi, lavoratori a cottimo, persone che amano il loro lavoro. In epoca di ‘colpiamo la casta’ qualcuno potrà esultare“, osserva De Corato che aggiunge “ma chi conosce questi ragazzi sa i sacrifici e i rischi che corrono nel fare il loro mestiere”. “Mi rivolgo direttamente al sindaco, chiedendogli – conclude – di togliersi l’abito da grillino e di domandare ai ragazzi che lo intervistano quale sia la loro paga mensile. Vedrà che non si tratta di privilegiati o di appartenenti ai ‘buoni salotti’ ma di giornalisti cittadini che svolgono un servizio pubblico“.  

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La strada s’imbianca per il bus Atm

La strada s’imbianca per il bus Atm. Quello che sembrava uno strano fenomeno atmosferico è in realtà legato a un guasto di un bus dell’Atm. I cittadini alla sera però si erano ritrovati in uno scenario sorprendente: la strada imbiancata come nelle mattine d’inverno, quando il gelo notturno rischiara i grigi della città. Viale Rodi si è così trasferita all’improvviso nel prossimo futuro, suscitando la curiosità dei residenti. Simona Bettazzi, donna che vive in zona, ha postato alcune foto sui social chiedendo se qualcuno sapesse cosa fosse successo. In breve le è arrivata la risposta: un bus della compagnia di trasporti milanese ha avuto un incidente. La successiva fuoriuscita di liquidi ha causato l’effetto neve che ha creato “l’allarme”. La dinamica dell’incidente non è chiara, quindi non è possibile stabilire se sia uno degli automezzi con qualche acciacco, per capirci come quelli che ogni tanto vanno a fuoco, o solo un caso dettato dalla circolazione di nuovo frenetica dopo la pausa estiva (o magari qualcuno che correva a votare su Rousseau per decidere se approvare o meno l’alleanza di governo tra Partito democratico e Movimento 5 Stelle). In ogni caso un segnale ulteriore di come i social possano essere una rete di sicurezza oltre che un megafono per l’odio: per molte segnalazioni o legittime preoccupazioni, le risposte arrivano più velocemente che attraverso i canali ufficiali. Compreso quando la strada s’imbianca per il bus Atm.  

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Il ridicolo sfogo di un multato sul tram

Il ridicolo sfogo di un multato sul tram. La vicenda sembra secondaria, ma racconta meglio di tante altre l’italietta di cui siamo ancora prigionieri. Sergio, il nome non è di fantasia, scrive a un giornale online per lamentarsi: ha preso una multa sul tram da una pattuglia di quattro controllori, ma il problema sarebbe che una ragazza filippina con l’abbonamento scaduto è stata invece graziata e lasciata scendere. A quello che per Sergio è un episodio molto increscioso, segue la di lui minaccia di rivolgersi alla Procura della Repubblica. Ora, noi siamo molto felici se davvero nel Paese i magistrati non avessero di meglio da fare che dirimere questioni risibili come una multa Atm: vorrebbe infatti dire che tutti, ma proprio tutti, i problemi seri sono stati risolti. Però non è così. Ennio Flaiano aveva capito bene l’Italia descrivendola come un Paese dove tutto è grave, ma mai serio. O dove è impossibile fare la rivoluzione perché ci conosciamo tutti. Sergio è la rappresentazione di questo racconto: in un mondo normale un uomo adulto si vergognerebbe di non aver pagato il biglietto del trasporto pubblico. E mai si sognerebbe di raccontarlo pure su Facebook o a un giornale online. Invece lo fa. Perché il punto di Sergio non è che lui abbia violato una regola così inoffensiva, ma che qualcun altro (per di più secondo lui filippino e donna) ha commesso la stessa infrazione senza essere punito. Ora, posto anche che la ragazza fosse filippina, il pensiero di Sergio lo riteniamo velenoso. Le regole devono valere per tutti, siamo d’accordo. Ma non per questo quando le si trasgredisce bisogna cercare qualcun altro su cui scaricare parte della responsabilità. Vale nel piccolo come nel grande schema: l’Italia è stata fascista e non solo per la violenza di una minoranza. Però oggi si fatica a trovare famiglie che non fossero zeppe di partigiani. Senza autocoscienza non c’è rispetto per sé stessi, né per può esserci per le regole. Dunque cerchiamo ogni giorno di essere meno Sergio perché ci farebbe cadere sempre più in basso. O detto in altro modo: prima di scagliare la pietra, pensa.

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