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Dopo 50 anni chiude la pasticceria Supino

Un altro piccolo pezzo di città che se ne va: chiude dopo 51 anni di attività, a Milano, la pasticceria Supino, la prima ad entrare nella Guida Michelin. E’ noto che, nel locale in zona Papiniano, in via Cesare da Sesto, i famosi cannoncini grandi come il mignolo di una mano erano riservati solo ai clienti abituali e per nessun altro, nemmeno per le persone famose. La notizia è riportata oggi dal Corriere della Sera. Secondo quanto scritto nell’articolo perfino a Piersilvio Berlusconi, ad di Mediaset e figlio dell’ex presidente del Consiglio, sarebbe stato rifiutato un imponente ordinativo di cannoncini. E così tanti nel capoluogo lombardo non sono riusciti a mangiare l’agognato e prelibato dolce. E ora non potranno farlo più. ANSA

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Chiude modulo cura alta intensità in Fiera

Dopo quasi 200 giorni di attività, nell’Ospedale in Fiera di Milano, chiude il primo modulo di cura ad alta intensità, gestito da 7 medici e 19 infermieri dell’équipe dell’Asst dei Sette Laghi. “Un’ottima notizia, segno tangibile della pandemia che rallenta e del virus che allenta la presa” scrive su Facebook il governatore lombardo, Attilio Fontana. “L’Ospedale in Fiera è tutt’ora un polmone di salvataggio per la cura specifica dei pazienti Covid più gravi, fondamentale per tenere più liberi gli ospedali sul territorio – aggiunge il presidente -. Agli operatori in servizio, provenienti da tutta la Lombardia, va il nostro immenso grazie”. ANSA

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Chiude fra le polemiche il villaggio di Babbo Natale

Martedì 24 dicembre, la vigilia di Natale, chiuderà con tredici giorni di anticipo il villaggio di Babbo Natale allestito all’Ippodromo di San Siro. Quello che era stato annunciato come il parco natalizio più grande d’Italia, un luogo da sogno per i bambini, ma anche per i più grandi, non ha mai soddisfatto l’aspettativa suscitata fra i milanesi. Così, dopo i ritardi sui lavori dovuti ai sequestri per motivi di sicurezza di alcune attrazioni e le molte proteste e polemiche sollevate dai visitatori delusi dal non essersi trovati al cospetto dei 30mila metri quadrati casette a tema e spettacoli live che si attendevano, il calo delle vendite di biglietti e le disdette, hanno sancito la fine del “Songo di Natale“. Ad annunciarlo sono stati gli stessi organizzatori con un post su Facebook: “Gentile pubblico, il villaggio di Babbo Natale chiuderà il 24 dicembre 2019 alle ore 18 anziché il 6 gennaio 2020. Siamo costretti a questa scelta perché i continui attacchi e le costanti denigrazioni avvenute sui canali social e digitali dei giorni scorsi hanno purtroppo raggiunto il loro effetto riducendo drasticamente la vendita dei biglietti e ponendoci nelle condizioni di non poter più sostenere i costi di gestione” hanno scritto, facendo trasparire l’amarezza per l’insuccesso, aggiungendo, “Abbiamo lottato per oltre un mese contro una pioggia eccezionale (nel solo mese di novembre a Milano sono caduti 244 mm a fronte di una media di circa 100 mm) e per rimuovere il fango che aveva letteralmente coperto tutta l’area del villaggio abbiamo dovuto ritardare l’apertura. Di più non potevamo fare. Ringraziamo – hanno continuato – tutti quelli che sono venuti a trovarci e che hanno apprezzato l’esperienza“, per poi concludere, “Ringraziamo anche quelli che ci hanno criticato utilizzando toni decisi ma sempre civili e garbati. Li abbiamo ascoltati e spesso siamo intervenuti seguendo le loro indicazioni per migliorare i servizi esterni. Quando dovuto, abbiamo rimborsato loro il biglietto, cosa che continueremo a fare per chi ha acquistato il tagliando in prevendita dal 25 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020″. I molti commenti dispiaciuti per la conclusione infausta dell’iniziativa, scritti da visitatori che lo hanno apprezzatto trovandolo divertente e ben fatto, fanno sospettare che se pur non sia stato possibile realizzarlo completamente come avrebbero voluto gli organizzatori, abbia comunque assolto il suo scopo. Probabilmente le polemiche sono andate un po oltre il dovuto, si sa: la verità sta nel mezzo e in troppi si dimenticano che almeno a Natale dovremmo essere tutti un po’ più buoni.

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