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Intesa Plenitude e Dellorto accordo sul fotovoltaico in Lombardia

Plenitude (Eni) e Dellorto, azienda specializzata nella costruzione di carburatori, sistemi di iniezione elettronica, corpi farfallati e centraline elettroniche, hanno firmato un accordo di Energy Performance Contract per la realizzazione a Cabiate (CO) di un impianto fotovoltaico da 1,35 MWp. L’energia solare contribuirà ad alimentare lo stabilimento Dellorto e a migliorare l’efficienza energetica nell’ottica di una maggiore sostenibilità, consentendo di evitare emissioni di CO2 per un ammontare atteso di circa 603 tonnellate annue. Grazie alla formula contrattuale dell’accordo, gli interventi verranno realizzati, finanziati e garantiti da Plenitude mentre Dellorto pagherà un corrispettivo fisso per 10 anni, relativo alla fornitura dell’energia elettrica prodotta dall’impianto, che gli permetterà di avere una maggiore certezza della spesa migliorando al contempo la propria efficienza energetica. Finito tale periodo Dellorto acquisirà la titolarità dell’impianto. “Questo accordo – ha dichiarati Pasquale Cuzzola, direttore Retail Italian Market di Plenitude -, che si inserisce in un più ampio progetto di collaborazione congiunta di Eni Sustainable B2B e Dellorto, è in linea con la nostra strategia di creare valore attraverso la transizione energetica e di azzerare, entro il 2040, le emissioni nette di CO2 Scope1, 2 e 3. Siamo quindi lieti di mettere a disposizione della sede italiana di DELLORTO le nostre soluzioni energetiche per l’autoproduzione e impianti tecnologicamente avanzati che consentiranno un uso più efficiente e sostenibile dell’energia e di ridurre anche i relativi costi”. “Anche per le aziende del nostro settore – ha aggiunto Luca Dell’Orto, amministratore delegato di Dell’Orto Spa – i requisiti di sostenibilità stanno diventando cogenti, all’interno di questi la transizione energetica è un pilastro imprescindibile. In quest’ottica si inserisce l’accordo con Plenitude, un progetto importante che ci consente un notevole passo avanti verso l’utilizzo di energia pulita, garantendoci allo stesso tempo un efficientamento energetico ed un miglioramento di immagine verso i clienti”.

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Il processo Eni Nigeria e come si costruisce una rete di fake news/5: il sequestro di persona in via Watt

Il processo Eni Nigeria e come si costruisce una rete di fake news/5: il sequestro di persona in via Watt. Nelle scorse puntate di questo viaggio nel più importante processo seguito dalla Procura di Milano sotto il mandato di Francesco Greco, abbiamo visto come con una serie di mail anonime uno o più ignoti abbiamo cercato di diffondere informazioni che oggi definiremmo fake news. Una serie di presunte notizie sugli affari di Mario Draghi, della famiglia Rocca di Techint, come di altri nomi importanti che grazie ai proventi di miniere d’oro avrebbero costruito una serie di affari loschi tra Italia e Africa. Gabriele Volpi, attuale proprietario dello Spezia calcio, sembra l’unico nome relativamente sconosciuto. In questa prima parte abbiamo approfondito l’importanza della costruzione di quasi verità e dell’utilizzo di servizi come gmx.com così come dell’importanza di tenere d’occhio la propria casella mail. Oggi però passiamo al salto di qualità, in un certo senso: le persone dietro a una complessa manovra di aggiramento del sistema Eni iniziano a metterci la faccia. E’ infatti il 2015 l’anno in cui Alessandro Ferrario, napoletano classe ’71, si presenta di fronte alla polizia per denunciare un sequestro di persona. E’ il 13 agosto. L’uomo alla Procura di Siracusa dichiara di essere stato rapito a Milano il giorno prima: tre uomini, due neri e un bianco “dallo spiccato accento milanese”, armati di pistola lo avrebbero costretto a salire su un suv nero BMW per portarlo a parlare con un quarto personaggio. Quest’ultimo prima gli avrebbe chiesto se sapeva qualcosa di un deposito di rifiuti radioattivi vicino a Melilli, poi informazioni in merito a certe cene avvenute al ristorante il Caimano (che in realtà è il Kaimano con la K). I quattro “dopo aver consultato qualcun altro con un collegamento tipo skype” lo avrebbero rilasciato così, senza nemmeno uno “se chiami la polizia ti spariamo”, o un più semplice “attento a te”. Forse perché come diceva una vecchia pubblicità “una telefonata ti allunga la vita”. O forse perché questo sequestro lampo in realtà non è mai avvenuto. Ma Ferraro in quell’agosto è ribolle di informazioni: dice che l’episodio lo ha fatto pensare. E forse il problema sono proprio quelle cene milanesi in cui lui ha scoperto l’esistenza di “un’organizzazione internazionale che si basa in Italia con l’obbiettivo di destabilizzare il managment  (è scritto così nel verbale, ndr) di grandi gruppi italiani al fine di assumere il controllo di importanti operazioni economiche”. Niente meno. E i target non sono piccoli: “Eni spa, Telecom spa e Cofely spa”. Ma la trama si infittisce ancora perché Ferraro conoscerebbe il capo di tutto, proprio quel Gabriele Volpi di prima, grazie a un presunto agente dei servizi segreti nigeriani Nic Aboutaki. Ferraro tra l’altro non si spiega come mai quest’ultimo sappia che lui ha avuto rapporti con i servizi segreti italiani “per ragioni d’ufficio” (il pensiero corre subito ammiocuggino). Ma i dettagli esondano da Ferraro: la rete conterebbe anche su Vergine (ex ad di Saipem), Luigi Zingales (cda di Eni spa), Cusimano (dirigente Telecom spa), Pietro Varone (ex Saipem). Avrebbe partecipato a questi incontri “tuttavia estraneo a quei discorsi”, pure il giudice di Cassazione Esposito (ricordate? Quello che avrebbe dichiarato che a Berlusconi gli avrebbe “fatto un mazzo così”, con conseguente diatriba giornalistico-giudiziaria che ha coinvolto pure Franco Nero). Ma ecco che Ferraro si raffredda tutto d’un colpo: “Non ho idea se tali fatti siano veri oppure no, rappresento tutto ciò al solo fine di individuare le persone da me frequentate nei contesti milanesi”. Come se per parlare del vicino di casa uno iniziasse: secondo quella del secondo piano è un pedofilo, io l’ho visto spesso con due ragazzine, secondo quello del pianerottolo è sempre al sexy shop ed è iscritto a un sito per chi violenta le donne, però non sto dicendo che sia un criminale. A chiunque, cronista o no, verrebbe il dubbio. Anche perché nel frattempo c’è spazio per un altro giro di fango: stavolta è Bruno Marziano, deputato regionale siciliano, che sarebbe stato corrotto per la costruzione della Piattaforma Vega B di Eni. Caso vuole che Marziano avesse espresso pubblicamente il proprio appoggio all’operazione, ma non risulta che sia stato arrestato. Ma è la serie di mezze verità di cui continueremo a parlare nel prossimo articolo…

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Il processo Eni Nigeria e come si costruisce una rete di fake news/2

Il processo Eni Nigeria e come si costruisce una rete di fake news/2. Abbiamo iniziato questa serie per vedere quanto può essere complesso creare una serie di menzogne che oggi vanno sotto il nome di fake news. Perché sotto ogni coltre di balle si nasconde un motivo pratico ben preciso. Persino il sito o la pagina social più dedicata al cazzeggio ha alla base uno scopo. Di solito si tratta di soldi. Chi è stato tra i più onesti a dichiararlo è “il milanese imbruttito”: in quel caso un personaggio chiaramente fasullo è diventato testimonial e protagonista di video promozionali. Ma esistono altri mille esempi. Ci sono anche Stati che grazie a giochini su Facebook o giornali riescono a raccogliere informazioni, immagini e a influenzare l’opinione pubblica. Nel caso di Eni Nigeria tutto era orchestrato, almeno stando alle carte processuali, per influire sul management e dirottare così parte del ricchissimo bilancio Eni verso i conti correnti di amici degli amici. E allora rieccoci nel 2014, quando inizia l’operazione. Nello scorso articolo abbiamo visto come da un falso account partano email all’apparenza zeppe di informazioni riservate. All’inizio dell’articolo ne trovate una seconda che parla della famiglia Rocca, Berlusconi, Squinzi, Giulio Napolitano e di altri personaggi noti come Bisignani o di “operativi dell’Aise” che sarebbero i servizi segreti per l’estero. Qui si parla di “tangenti pagate attraverso i profitti di miniere d’oro”, “l’affitto di barge” e la “generazione di fondi neri in Tenaris”. Ora, uno dei trucchi essenziali per far sì che la propria costruzione di fake news abbia un fondamento è inserire dati reali o para reali, cioè qualcosa di plausibile, vicino al vero. Per Tenaris è facile infatti scrivere fondi neri: da una semplice ricerca su Google si ricava l’informazione che è almeno dagli anni Novanta che il colosso dei Rocca  viene portato alla sbarra per corruzioni e fondi neri usati per gli scopi più sordidi. Da qui a provare che ci sia una questione simile anche su Eni e in Africa c’è un mare, ma l’idea è credibile. Come la nota sulla Pilkington affare gestito da Scaroni che avrebbe così salvato il gruppo Rocca all’epoca delle privatizzazioni anni Novanta: anche in questo caso da una semplice ricerca su Google (Repubblica dell’epoca era molto diversa, bisogna ammetterlo) conferma i rapporti tra Scaroni e Rocca. Da qui a dire che il gruppetto si sia costruito ricchezza e potere per trent’anni a spese dello Stato corrompendo e commettendo reati di ogni genere ce ne passa. Ma ormai il legame è “provato”, cioè plausibile. Stesso discorso per Berlusconi che sarebbe stato corrotto tramite la cessione della Vinavil a Squinzi che poi avrebbe investito sui giornali di Berlusconi: con ricerche sommarie sembra tornare tutto. Guido Rossi invece sarebbe stato “pagatissimo” da Scaroni per gestire la Procura di Milano: anche in questo caso, per crederci basterebbe ripercorre la storia recente e rendersi conto che contro Eni i pm milanesi si scatenano soprattutto quando Edmondo Bruti Liberati lascia lo scranno a Francesco Greco. Bruti Liberati poi grazie alla biografia di Renzi è quello che passerà alla storia come Procuratore che capì l’esigenza di non indagare su Expo 2015 (nel suo libro Renzi dice che si sono messi d’accordo di fronte a un caffè all’aeroporto di Linate). Il riferimento a Giulio Napolitano non può mancare. Il figlio dell’ex presidente della Repubblica è spesso tirato in ballo quando si parla di presunti loschi traffici ad alto livello. Perché, finché sarà in vita, il padre ha ancora molto potere sulla politica romana. Ma provare qualcosa su di lui è come parlare di “operativi dell’Aise”, essendo servizi segreti, nessuna eventuale conferma sul loro operato verrà mai creduta fino in fondo. A volte l’unico effetto è che puoi far mandare in pensione qualcuno in anticipo come accaduto a Marco Mancini, una delle più grandi spie italiane, pensionata dopo una serie di servizi giornalisti all’apparenza guidati da altri pezzi dello Stato che volevano impedirne la promozione a vicedirettore del DIS (l’ente che controlla tutti i Servizi italiani).  Non può mancare un riferimenti a mogli e amanti, perché un pizzico di sesso ci sta sempre e attira l’attenzione del lettore. E allora via con riferimenti a Marinù Paduano, che sarebbe amante di uno e collegamento con la spia Boeri. Uno scenario che fa tanto James Bond. O alla presunta amante di Scaroni, la segretaria (ma va?) kazaka Galiya Magistrali Mussayeva. Ci sono talmente tanti elementi che già solo per questo motivo la fonte anonima non sarebbe del tutto credibile: chi ha informazioni preziose le rilascia un poco alla volta. Magari anche solo per vedere come vengono usate. Così il tentativo di mettere insieme tutto è un tantino grossolano e perde di credibilità. Per non parlare dei destinatari: oltre ai soliti come Mucchetti, viene aggiunto anche Woodcock, il pm che si era fatto un nome per i suoi processi contro personaggi famosi. Processi che per altro a quanto riportano le cronache non hanno mai avuto grandissimi effetti giudiziari. Se non quelli di renderlo famoso. E la fama di un pm che si lancia su qualunque inchiesta che lo possa mandare sui giornali in questo caso non sembra un elemento da sottovalutare. Insomma, in poche righe si citano anni di rapporti tra industria, pezzi della magistratura e del giornalismo italiano mischiandoli in un verosimile racconto di corruttele e vizio. E noi abbiamo ricostruito come il verosimile sia essenziale per la costruzione di un sistema di fake news. Così come sono importanti i bersagli delle informazioni, vere o presunte, che si tratti di chi deve leggere per renderle pubbliche o di chi deve farlo per sapere di essere ricattabile. Nella prossima puntata vedremo come di fronte al sostanziale silenzio, il nostro anonimo aggiungerà ulteriori nomi e circostanze…verosimili      

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Città Metropolitana, San Donato Milanese, Paullo ed Eni insieme per sostenere progetti di economia circolare.

Città Metropolitana, San Donato Milanese, Paullo ed Eni insieme per sostenere progetti di economia circolare. Il Sudest Milano si candida ad essere un territorio di sperimentazione nel campo della mobilità sostenibile e dell’economia circolare. Con la sottoscrizione del Protocollo le Parti si impegnano a collaborare per favorire, ciascuna secondo le proprie competenze, un percorso in ottica di transizione energetica. Grazie al coinvolgimento strategico della Città metropolitana di Milano, Il Comune di San Donato Milanese, Capofila delegato SEM, assume un ruolo importante di coordinamento nel territorio del Sudest Milano, insieme al Comune di Paullo, Capofila dell’iniziativa “Smart Land” , rafforzano la valenza trasversale di questa progettualità territoriale che mette al centro di questo patto tra Enti locali ed Eni la sperimentazione di modelli virtuosi di economia circolare al servizio delle Smart City. L’obiettivo del protocollo è infatti proprio quello di dare seguito a progetti pilota che entrino nel perimetro dell’economia circolare: dalla digitalizzazione in ottica “smart” del tessuto urbano, alla valorizzazione dei rifiuti, l’installazione di colonnine di ricarica alimentate ad energia verde, l’impiego di asfalti innovativi a basso impatto ambientale e lo studio di percorsi di sensibilizzazione per le scuole. I prossimi passi previsti dalla collaborazione sono la definizione di un Osservatorio di coordinamento territoriale e un Comitato d’indirizzo, che avranno il compito di dare concreta attuazione all’accordo e per questo già a settembre è prevista una prima conferenza di confronto sui temi indicati. «La firma di questo protocollo – dichiara la Vicesindaca di Città Metropolitana Arianna Censi – ha una valenza strategica e conferma la vera vocazione che Città Metropolitana sta esprimendo negli ultimi anni: – dare impulso ai processi di innovazione a sviluppo sostenibile sui territori metropolitani alla pari di altre grandi realtà europee; – fungere da acceleratore di idee e di progettualità per allargare la visione “milanocentrica” anche al di là dell’area metropolitana per un territorio vitale, vivace, poliedrico e strategico anche a livello europeo; – avere una comprensione integrata delle tematiche critiche per lo sviluppo del decennio 20-30; il concetto di circolarità abbraccia tematiche economiche, sociali, ambientali, culturali e inclusive che necessitano di un’unica regia. Per questo un protocollo di intesa con Eni, una realtà internazionale presente proprio sul territorio metropolitano di San Donato Milanese, ha una valenza cruciale nel percorso di innovazione del piano di crescita di Città Metropolitana; con l’auspicio che faccia da attrattore di altre competenze ed eccellenze ed inneschi quel processo di rinnovamento e cambiamento reso ancora più imprescindibile dal superamento della crisi pandemica». «Questo è uno dei passi concreti di SEM Smart Land Sud Est Milano – spiega il Sindaco di Paullo Federico Lorenzini – e lo si fa affrontando uno dei corridoi prioritari di tutto il progetto, quello dello sviluppo sostenibile portando anche realtà globali ad agire localmente spinti da nuove prospettive innovative. Siamo orgogliosi di aver avviato il programma SEM che vuole realizzare progettualità di ampio respiro e rappresentare un modello per lo sviluppo del nostro territorio: insieme siamo più forti». «Vogliamo consolidare il nostro impegno per il territorio – afferma il Sindaco di San Donato Andrea Checchi – rinnovando il confronto con le amministrazioni vicine del Sud Est ed Eni. Un lavoro di squadra, tra pubblico e privato, verso la tutela dell’ambiente e un utilizzo ancor più consapevole delle risorse naturali e finanziarie. Parlare di sviluppo sostenibile oggi è più che mai necessario, non possiamo farci trovare impreparati per le sfide che ci prospetta il Futuro, soprattutto nel contesto delle azioni e dei progetti che l’Europa sta proponendo nell’ambito del PNNR. San Donato Milanese farà sicuramente la sua parte».

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Mai così tanti black out come quest’anno in Italia

Mai così tanti black out come quest’anno in Italia. Ti eri accorto che ultimamente stiamo assistendo ad un numero anomalo di Black out in Italia? A volte non ci facciamo caso perché avvengono in pieno giorno quando abbiamo le luci spente o di notte mentre dormiamo, ma tra il 2019 e il 2020 c’è stato un numero crescente di anomali blackout in diverse città d’Italia! Dalla relazione (fresca di pubblicazione) di Arera (Autorità di Regolamentazione per Energia, Rete e Ambiente) sui black out, si evince che dal 2019 c’è stato il maggior numero di interruzioni della rete elettrica dall’anno 2000! che hanno causato e continuano a causare molti disservizi ai cittadini italiani. Dati alla mano, nell’ultima relazione è stato riscontrato un numero di blackout, durante l’ultimo anno solare, di più di due volte e mezzo superiore al numero dell’anno precedente. Gli ultimi Black Out in Italia 27 Novembre 2020 – Stazione Termini Roma La mattina di questo 27 Novembre, a causa di un guasto alla rete elettrica, si è bloccata la stazione di Roma Termini per oltre 2 ore. I passeggeri hanno dovuto trovare l’uscita della stazione della metro con le torce dei telefonini. Questo black out ha fatto seguito ad un altro, sempre alla stazione Termini, in data 24 Settembre, quando il guasto tecnico era stato dovuto ad un nubifragio. 23 Novembre 2020 – Imola Nella città di Imola c’è stato un altro black out dovuto ad un’interruzione nel cavo di alta tensione, non dipeso, stando a quanto dichiarato da Hera, dalla sua azienda distributrice InRete. Il problema dovrebbe invece essere stato dovuto ad un guasto all’azienda che gestisce la distribuzione in alta tensione: Terna (l’azienda che porta l’elettricità alle centrali locali). 03 Novembre 2020 – Calci Il black out in questo caso è stato causato da un problema ad una parte della linea di bassa tensione (le linee che distribuiscono direttamente nelle case) ed al quadro della cabina elettrica da cui partiva il cavo. La rete in quel caso era gestita da Enel attraverso E-Distribuzione. Insomma, diverse città, diversi impianti e diversi fornitori, con un fattore comune: il buio. E questi sono solo gli ultimi casi eclatanti. Le cause di un blackout possono essere molteplici: il più preoccupante è il deterioramento delle infrastrutture, dovuto all’usura o ad una cattiva progettazione. un’altra causa ricorrente sono le catastrofi ambientali, per esempio i nubifragi, che provocando fulmini o cadute di alberi, possono danneggiare i cavi elettrici ad alta tensione, conosciuti come tralicci. soprattutto al sud (Sicilia e Basilicata in particolare, secondo i dati nazionali), un problema che causa spesso interruzioni di corrente è dato dai furti di rame. infine alcuni black out sono semplicemente causati da interruzioni della rete per lavori di manutenzione o di riparazione di guasti. Le Penalità ai distributori ed i Rimborsi ai consumatori Dalla relazione, sappiamo che le penalità, dovute alle richieste di rimborso dei consumatori, inflitte ai distributori di energia elettrica sono aumentate del 148% rispetto all’anno passato, passando da 45 milioni di Euro a 112 Milioni di Euro. E-Distribuzione, il distributore principale in Italia, ha ricevuto più di 100 Milioni di queste penalità, che sono state applicate per interruzioni senza preavviso alla corrente elettrica. Come ottenere il rimborso Sapevi che in caso ci sia un black out in casa tua è possibile richiedere un rimborso? Vediamo insieme come fare. I rimborsi per interruzioni di rete possono essere richiesti ed ottenuti dalle famiglie (con impianti elettrici di normale potenza) solo per interruzioni di rete sopra gli “standard” vale a dire se il black out superasse le 8 ore. Allo scattare di questa interruzione le famiglie otterranno 30€, più una cifra crescente al continuare del blackout. Sotto le 8 ore di black out Non è previsto rimborso Sopra le 8 ore di black out 30€ + 15€ ogni 4 ore Il rimborso previsto dall’Autorità è automatico, e verrà erogato nella prima bolletta a partire da 60 giorni dopo il black out. In caso di particolari danni subiti invece bisognerà effettuare la richiesta direttamente al fornitore/distributore di energia elettrica, compilando il modulo “Richiesta Rimborso per Interruzione della linea elettrica”, che puoi trovare sul sito di ciascun operatore. Cosa fare in caso di blackout? Se dovesse capitare anche a voi una situazione di black out non fatevi prendere dal panico, sono normalmente situazioni che durano qualche minuto. Di seguito alcuni consigli da seguire se dovesse capitarvi un black out più lungo: In generale: non chiamate i Vigili del Fuoco, se non siete in emergenza, per evitare un intasamento delle linee telefoniche Se vi trovate in casa: scollegate i dispositivi elettrici dalla corrente, che potrebbero danneggiarsi alla riaccensione controllate l’ascensore e rassicurate eventuali persone bloccate dentro (le ascensori sono progettate con ricambio dell’aria), e chiamate il 115 per avvisare le autorità dopo la riattivazione fate passare un po’ di tempo prima di utilizzare dispositivi elettronici, come computer, tv, elettrodomestici e videogiochi Nel caso sia notte: Potete pensare di organizzare una bella cena a lume di candela, per accendere i fornelli a gas con un fiammifero. Nel caso in cui abbiate dei fornelli a induzione, potete invece optare per una bella insalata salutare Se vi trovate per strada: State attenti ai semafori che potrebbero non funzionare, sia che siate a piedi sia in macchina, e prestate particolare attenzione agli altri veicoli che circolano La soluzione: Il piano P.E.S.S.E. E-Distribuzione (ex Enel Distribuzione) che, con 108 Milioni di Euro di multe, è risultato il distributore più colpito da guasti e interruzioni di tensione, ha capito che il principale problema che causa questo aumento delle interruzioni, è un deterioramento della tecnologia della rete elettrica. Infatti è corsa ai ripari, con il piano P.E.S.S.E. (Piano di Emergenza per la Sicurezza del Sistema Elettrico Nazionale), studiato per la prevenzione e il controllo dei black out imprevisti, attraverso un sistema di distacchi programmati, durante i quali verranno effettuate le manutenzioni del caso. In altre parole i black out improvvisi saranno sostituiti da brevi interruzioni programmate per fare manutenzione, di cui saremo avvisati in anticipo. Questo piano riporterà la

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Italia Viva non vale niente ma piazza De Cesaris all’Eni

Italia Viva non vale niente ma piazza De Cesaris all’Eni. Gli ultimi sondaggi sono impietosi, ma i risultati strepitosi: mentre il partito di Mattero Renzi viene valutato dai sondaggi intorno (spesso sotto) al 2%, i suoi uomini nei posti chiave dello Stato superano il test governativo e anzi riescono pure a piazzare la “milanese” Ada Lucia De Cesaris nel consiglio d’amministrazione dell’ENI. Apparentemente Matteo Renzi è un genio e anche chi come De Cesaris ha deciso di aderire a Italia Viva, visto che ha compiuto un bel balzo di carriera e magari nel futuro ce la troveremo ministro: Italia Viva non vale niente ma piazza De Cesaris all’ENI, pensate quanto potrebbe fare se prendesse solo il 5% quando e se torneremo a votare. L’avvocato De Cesaris è molto nota a Milano perché è stata vicesindaco con Giuliano Pisapia, lei era il mastino da affiancare al “sindaco gentile”: chiunque ci abbia avuto a che fare sa quanto sia invece ruvido il suo carattere. Ancora oggi c’è una lunga lista di politici, imprenditori e giornalisti che preferisce parlarci al telefono. Se deve. Perché De Casaris “la dura” ha sempre avuto il suo caratterino: da vicesindaco aveva dato una strigliata a costruttori e edilizia milanese in generale (come professionista ne sa) che ancora in tanti si ricordano. Dopo l’esperienza con Pisapia per un momento una parte di sinistra milanese aveva anche pensato di candidarla proprio per il suo atteggiamento da dura, ma poi la maggioranza ha preferito pescare dal centrodestra Giuseppe Sala. De Cesaris è rimasta in campo, ma lievemente defilata fino al passaggio a Italia Viva alcuni mesi fa. Una scelta azzeccatissima visto che in poco tempo è arrivata la chiamata dal cuore pulsante dello Stato. Tra l’altro per lei è proprio una storia di famiglia: pure il padre era all’ENI come ricordato dal suo Comune d’origine: Siamo orgogliosi ed onorati di vedere @AdalucDe nel nuovo CdA di @eni … Come lo fummo mezzo secolo fa per il nostro concittadino #benedettodecesaris oggi lo siamo per te #orgoglioguarcinese #guarcinonelcuore Sono molto onorata e lavorerò con impegno,fatemi intanto dedicare un pensiero a mio padre,che proprio per #ENI, negli anni 60 ha cambiato il percorso della nostra famiglia,credendo in un progetto innovativo e coraggioso per il Paese #BenedettoDeCesaris #EnricoMattei #testaecuore Una scelta di continuità di padre in figlia dunque, che pare perfettamente in linea con la tradizione conservatrice italiana dove i vertici del potere sono gestiti dalle stesse famiglie da moltissimo tempo. C’era un De Cesaris all’ENI prima e ora ecco la figlia. Prima che si agiti: siamo sicurissimi che lei e il padre avessero il cv giusto, anzi perfetto, e indubbie competenze. Però è un fatto. Italia Viva è un partito italiano tradizionale e legato alle stesse élite di Forza Italia, PD, ecc. E infatti a Milano c’è ancora un grosso pezzo di Forza Italia che non vede l’ora di passare a Italia Viva, sempre che accantoni la ridicola pretesa di dichiararsi di sinistra. Intanto, Italia Viva non vale niente ma piazza De Cesaris all’Eni. La nuova Democrazia Cristiana funziona. Eccome.

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