Estorsioni

Narcotraffico ed estorsioni: blitz della Dda

Quattro arresti e una chiusura di indagine nei confronti di 27 persone per reati che vanno dall’associazione di stampo mafioso al narcotraffico, dalle estorsioni alle attività illecite legate al recupero crediti. E’ questo l’esito di una indagine coordinata dal pm della Dda di Milano Alessandra Cerreti, e denominata ‘Medoro’, svolta dai carabinieri del Ros che riguarda un gruppo ‘ndranghetista facente capo alla famiglia Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia). Eseguite perquisizioni in tutta Italia. Ma il gruppo avrebbe agito anche fuori dall’Italia, soprattutto alle Baleari. Dall’attività di indagine è emersa la figura di una avvocatessa che, “ritenendo di vantare un credito di oltre 40 mila euro” nei confronti di un piccolo imprenditore della Lombardia, si sarebbe rivolta a tre persone contigue a Cosa Nostra, alla ‘Ndrangheta e alla Sacra Corona Unita. Quest’ultima parte dell’inchiesta è svolta dalla Squadra mobile milanese, i cui accertamenti hanno consentito di dimostrare che la donna si sarebbe rivolta a un individuo vicino alla nota famiglia di mafia Fontana. ANSA

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Estorsioni e usura: 7 arresti

Gli agenti della Polizia di Stato, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, hanno eseguito nelle province di Milano e Pavia, diverse misure cautelari nei confronti di persone ritenute responsabili di usura ed estorsione, aggravata dal metodo mafioso, spaccio di stupefacenti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Si stima che in totale il giro di affari legato alle sole emissioni di false fatture ammontasse a diversi milioni di euro mentre è stata scoperta una “vendita di denaro” da parte di alcuni degli indagati che consentiva di poter camuffare dei prestiti di tipo usuraio: si sono verificate anche estorsioni ed è stato riscontrato sfruttamento di manodopera in nero. Durante le indagini il Tribunale di Milano – Sezione Misure di Prevenzione – aveva emesso un decreto di sequestro a carico di uno degli indagati, risultato affiliato alla ‘ndrangheta, in particolare alla locale di Giussano (Monza e Brianza), direttamente collegata alla locale di Guardavalle (Catanzaro). L’uomo è risultato gestore di fatto, attraverso una serie di prestanome, di società cartiere che emettevano false fatturazioni al fine di mascherare altre operazioni ed attività illecite. Gli agenti della Divisione Anticrimine e gli investigatori della Squadra Mobile, hanno raccolto le dichiarazioni di due presunte vittime di usura da parte dell’indagato destinatario del provvedimento di sequestro. Avrebbe prestato loro somme di denaro a tassi di interesse usurario, variabili tra il 10% e il 30% mensili che, se non restituiti, avrebbero determinato delle pesanti conseguenze nei loro confronti. Le operazioni vedono impegnati decine di poliziotti, anche della Squadra Mobile di Pavia. Dei dieci indagati, tre sono stati portati in carcere, quattro ai domiciliari e uno sottoposto alla misura dell’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria. ANSA

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Estorsioni: tre arresti. Indagato capo ultrà

Gli avrebbero fatto “intravedere il calcio di una pistola” e avrebbero anche pronunciato frasi come “tu devi fare quello che ti diciamo noi, altrimenti ti ammazziamo”, oltre a mandargli messaggi di questo genere: “fai il bravo conviene a tutti”. Sono solo alcune delle presunte minacce rivolte all’imprenditore Enzo Costa, titolare della Ferco srl che si occupa di servizi di pulizie soprattutto negli appalti sanitari, vittima di una presunta tentata estorsione da oltre 2 milioni di euro. Nell’ambito dell’indagine  la Squadra mobile di Milano ha arrestato tre persone: Ivan Turola, Gerardo Toto e Ezio Carnago. E’ indagato (non arrestato) anche Vittorio Boiocchi, storico capo ultrà della curva interista. Turola, 42 anni, si era candidato (non eletto) alle elezioni regionali lombarde del marzo 2018 nella lista ‘Noi con l’Italia’ di Maurizio Lupi (estraneo alle indagini). Lo si legge nell’ordinanza del gip Ramundo dalla quale risulta che Paolo Cambedda, anche lui in carcere, parlando intercettato con Boiocchi, indicava Turola come “il politico”. Tra l’altro, si legge negli atti, Turola, che ha patteggiato 4 anni e mezzo a Palermo dopo l’arresto per corruzione del maggio 2020 (per aver favorito la Ferco di Costa in un appalto), nel 2019 “aveva fatto parte di un cordata di imprenditori che avevano rilevato la società calcistica Savona”. Poi, ci sono leintercettazioni nelle quali anche Boiocchi parlava del presunto piano di intimidazione nei confronti di Costa. Già nel gennaio 2021, parlando con Cambedda, avrebbe fatto riferimento ad un “recupero” da fare, ossia un “recupero crediti”, quello per conto di Turola. E il 18 febbraio chiedeva: “Serve una pettorina (finta della Gdf, ndr) e basta?”. E Cambedda replicava: “Sì la pistola la porto io”. Il piano del blitz di marzo (interrotto dall’intervento, non casuale, della polizia), stando alle intercettazioni, “sarebbe stato quello di prelevare” Costa dai suoi uffici e portarlo a casa di Turola e poi dirgli: “Adesso ve la dovete sbrigare voi”. Costa decise di denunciare le minacce il 18 giugno. Secondo l’ordinanza, l’imprenditore era “ben consapevole” di chi fosse il “mandante” di quelle intimidazioni e quale fosse il “contesto”. Come emerge dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Ileana Ramundo, su richiesta del pm Carlo Scalas, la “pretesa estorsiva” portata avanti dal gruppo (cinque gli indagati per tentata estorsione) si sarebbe consumata “in tre ‘round’”, ossia con tre ‘visite’ minatorie, a marzo, aprile e giugno 2021, sui luoghi di lavoro dell’imprenditore. E il movente di quella richiesta di soldi stava nel fatto che Turola rivendicava di aver fatto vincere alla Ferco di Costa una gara sui servizi di pulizie in Sicilia. Era stato arrestato per corruzione e turbativa d’asta nel maggio 2020 in un’indagine dei pm di Palermo, nella quale era indicato come “referente” della Ferco. Nel 2014 Enzo Costa era rimasto coinvolto in una tranche dell’ormai nota inchiesta milanese sulla ‘cupola per gli appalti Expo’ e aveva subito collaborato con gli inquirenti. In una nota Noi con l’Italia-Lombardia precisa che Turola “si presentò nel 2018 alle elezioni regionali lombarde nella lista composita Nci-Udc, prima che Maurizio Lupi venisse nominato presidente di Nci, il 17 giugno 2020. Inoltre Ivan Turola – viene chiarito – è estraneo alla vita del partito e non ne è nemmeno iscritto”.

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