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Opposizione protesta contro il Consiglio Comunale in videoconferenza

Ieri pomeriggio, alcuni consiglieri comunali di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, si sono simbolicamente incatenati fra loro e collegati al consiglio Comunale in videoconferenza da piazza Scala, per protestare e chiedere che le riunioni tornino ad essere svolte in presenza. I consiglieri, durante l’appello che si svolge a microfoni aperti, hanno mostrato cartelli e urlato lo slogan: “Rispettate i milanesi. Basta consigli i pantofole”, fino a quando al termine della conta il presidente Bertolè li ha silenziati. “Ormai tutte le attività a Milano sono aperte, eppure il Consiglio Comunale continua a tenersi in remoto È assurdo, soprattutto se si considera che altre assemblee come il Consiglio Regionale e persino la Camera e il Senato si riuniscono in presenza” ha spiegato Riccardo De Corato, Consigliere di Fratelli d’Italia, concludendo “il Sindaco Sala e il Presidente del Consiglio Comunale Bertolè hanno decretato la zona rossa permanente. Sembra quasi una mossa studiata a tavolino dal centrosinistra per mettere il bavaglio all’opposizione“. “Basta un click e ci tolgono la parola” ha sottolineato Andrea Mascaretti, capogruppo id FdI, aggiungendo “In aula invece possiamo far sentire la voce dei cittadini, l’opposizione deve vigilare sull’attività del Comune”. Secondo il capogruppo di Forza Italia Fabrizio De Pasquale invece, questa situazione “depotenzia molto il nostro ruolo non ci contente di ascoltare le proteste di tanti cittadini che vengono qua a segnalare i loro problemi e non è giustificato dalle motivazioni della sicurezza sanitaria”. A supportare la tesi dei consiglieri d’opposizione vi è il fatto che, sia il Parlamento che il Consiglio regionale della Lombardia si riuniscono ormai con modalità in presenza ed è possibile andare al ristorante, sui mezzi pubblici, a lavorare in qualsiasi luogo, salvo che in Consiglio Comunale, situazione che solleva parecchie perplessità.

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In scena la protesta luminosa dei teatri

In scena la protesta luminosa dei teatri. Oggi infatti va in scena la protesta luminosa dei teatri per ricordare l’anno di serrata a cui sono stati sottoposti i luoghi della cultura e dell’arte. Ecco dunque l’idea della protesta luminosa: Scala, Piccolo Teatro e Dal Verme accenderanno le luci aderendo all’iniziativa di Unita (Unione nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo) che ha invitato i direttori di teatro, gli artisti ma anche il pubblico a presidiare le sale rimaste chiuse troppo a lungo. La data non è casuale: il 22 febbraio è l’ultimo giorno in cui i teatri furono aperti senza restrizione. Poi arrivò la chiusura per il lockdown. La Scala sarà illuminata ma non aperta perché è in programma in streaming il recital di Vittorio Grigolo. Anche il Piccolo ha deciso di aderire così come il teatro Dal Verme che mette a disposizione degli spettatori un libro dei pensieri dove potranno lasciare un ricordo o una riflessione. E nel frattempo annuncia l’avvio del suo foyer digitale in cui si possono fare domande via social ai protagonisti dei concerti. Tra l’altro l’arte potrebbe essere proprio uno dei volani per la Milano del domani, una città che si spera diversa da quella del cazzeggio in birreria artigianale. La città che come prospettiva aveva andare alla Bocconi o diventare cameriere o ristoratore potrebbe essere sostituito da qualcosa di più solido. Con sbocchi umani e professionali meno predatori di quelli offerti finora. Un esempio era la proposta del nuovo teatro da intitolare a Gigi Proietti, ma forse è ancora troppo per una città che in fondo ha in testa gli appartamenti nel Bosco Verticale.

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I gilet arancioni protestano contro le restrizioni

I Gilet arancioni dell’ex generale dei Carabinieri, Antonio Pappalardo, sono tornati in piazza Duomo contro le restrizioni imposte dal governo per contenere il contagio da Covid. In piazza con l’ex generale, che si è presentato rigorosamente senza mascherina c’erano poche decine di persone, oltre a qualche passante incuriosito dal comizio. “Riteniamo che i lockdown siano inutili e irragionevoli – ha spiegato Pappalardo -, il Covid esiste e noi non siamo negazionisti ma non è tale da raggiungere livelli di pandemia che impedisca alla gente di lavorare, con l’economia italiana al tracollo. Abbiamo il numero di morti più elevato al mondo e significa che i lockdown non funzionano”. Riguardo al nuovo governo Pappalardo ha spiegato che “Draghi è competente e non potrà sbagliare, non potrà dire come Di Maio ‘non sapevo niente’ – ha concluso -. Se sbaglia gli punteremo il dito contro. I gilet arancioni oggi sono l’unico movimento davvero all’opposizione”. Tra i pochi manifestanti c’è anche chi non indossa la mascherina. “Sono pericolose – ha concluso Pappalardo – non proteggono e bisogna essere liberi di agire e di decidere se indossarle”. ANSA

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Protesta dei ristoratori davanti a Regione Lombardia

Una trentina di ristoratori partiti dalla Brianza ha manifestato davanti alla sede della Regione Lombardia. Il gruppo, che esponeva un volantino firmato “paninari ambulanti” e ristoratori, ha portato con sé una bara e manifesti funebri con il nome delle attività “morte a causa delle restrizioni imposte per le misure anti Covid”. La manifestazione ha provocato alcuni problemi alla circolazione stradale, ma si è conclusa alle 12.40, quando i partecipanti sono stati scortati dalla polizia stradale lungo la statale 36 e condotti fino al limite della città dove sono stati presi in carico dalla polizia locale. ANSA

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Protesta dei ristoratori davanti alla Regione

Un centinaio di ristoratori, baristi e soprattutto proprietari di discoteche che dalla Brianza sono arrivati a Milano per partecipare oggi pomeriggio alla manifestazione sotto Palazzo Lombardia ha inscenato un corteo di auto a passo d’uomo, che ha rallentato la circolazione sulla Milano-Lecco. Suonando clacson e fischietti, sono entrati a Milano scortati da auto della polizia, in apertura e chiusura del corteo.  Poi hanno parcheggiato nella zona di viale Zara e sono arrivati sotto il palazzo della Regione in vista dell’appuntamento pomeridiano, “Abbiamo lasciato libera la corsa d’emergenza e quella di sorpasso – ha spiegato all’ANSA Mauro Meda, imprenditore di Seregno – in modo che potessero passare i mezzi di soccorso e siamo andati a circa 40 km all’ora. Qualcuno arriverà al lavoro dieci minuti in ritardo, così capirà come ci sentiamo noi che non possiamo andare a lavorare”. “Volevamo dare un segnale – ha aggiunto – far notare che siamo qua non per capricci ma perché non possiamo lavorare, perché da ottobre i nostri dipendenti non hanno ricevuto la cassa integrazione”. ANSA

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Protesta dei lavoratori spettacolo

Sono circa un centinaio i lavoratori del mondo dello spettacolo e della cultura che si sono radunati davanti alla Triennale di Milano per dare vita alla prima Cultural Mass, una protesta in bicicletta toccando i luoghi principali della cultura milanese dove lasciare simbolicamente uno striscione, dalla Triennale al Teatro Strehler fino alla Scala e al Teatro degli Arcimboldi. “Vogliamo richiamare assieme i cittadini – ha raccontato Francesca Biffi del Coordinamento Spettacolo Lombardia che si è occupato dell’organizzazione dell’evento -, perché la cultura è necessaria alla gente e alla città, non solo ai lavoratori”. “Il distanziamento fisico non significa repressione della socialità e questa ne è la dimostrazione: siamo in tanti e in bicicletta, siamo aggregazione ma non assembramento” dice un manifestante. “C’è un immobilismo sociale grave – ha continuato Francesca Biffi -. Noi chiediamo attenzione. I luoghi della cultura non possono continuare a rimanere chiusi, bisogna parlare di ripartenza”. Capire quando e come si riaprirà: questo chiedono i lavoratori del mondo della cultura. Tra musica dal vivo, balli e applausi un membro del Coordinamento ha ricordato come non vi siano aiuti adeguati per questo settore. “La Lombardia ha dato reddito e sostegno solo alle partite Iva, non ai lavoratori dipendenti, mentre in altre Regioni è stato fatto” ha affermato una manifestante. Una protesta che abbraccia virtualmente anche il mondo della scuola: “Siamo vicini agli studenti che stanno manifestando per il loro diritto allo studio. Si parla sempre di cultura e ci sentiamo uniti in una causa comune” ha raccontato uno dei presenti. Fuori dalla Triennale un cartello riassume i punti ideologici della manifestazione: assunzione diretta, reddito di continuità e sicurezza sul lavoro, per una vera e propria “riforma radicale dell’intero settore”. ANSA

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